1. Mi и rimasta impressa, e me ne sono servito piщ volte per la mia orazione, una scena a cui ho assistito molti anni fa percorrendo una strada di Castiglia: degli uomini conficcavano con forza nel terreno dei pali e vi fissavano la rete che avrebbe delimitato il recinto per il gregge. Poco dopo, giunsero sul posto i pastori con le pecore, con gli agnelli; li chiamavano per nome, ed essi, a uno a uno, entravano nell'ovile per restare, tutti insieme, al sicuro.
In questo momento, o Signore, il mio pensiero si sofferma in modo tutto particolare su quei pastori e su quell'ovile, perchй tutti noi che siamo qui – e molti altri sparsi nel mondo – per parlare con Te, sappiamo di far parte del tuo gregge. Tu stesso l'hai detto: Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me [Gv 10,14]. Tu ci conosci bene; sai che vogliamo udire, ascoltare sempre con attenzione i tuoi richiami di Pastore Buono, e assecondarli, perchй questa и la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio e colui che hai mandato, Gesщ Cristo [Gv 17,3].3. Il tempo trascorso non mi ha cancellato dalla memoria il ricordo di quando mi recai a pregare nella cattedrale di Valenza e vidi la tomba del venerabile Ridaura. Mi raccontarono allora che quel sacerdote, quando era ormai molto vecchio, a chi gli domandava quanti anni avesse, rispondeva con convinzione, in valenziano: Poquets, pochini; quelli che ho trascorso al servizio di Dio. Per parecchi di voi si possono ancora contare sulle dita di una mano gli anni trascorsi dal momento in cui vi siete decisi a entrare in rapporto con Dio, a servirlo in mezzo al mondo, nel vostro ambiente e per mezzo della vostra professione o mestiere. Il particolare cronologico non и molto rilevante: и importantissimo, invece, marchiare a fuoco nella nostra anima la certezza che l'invito alla santitа, rivolto da Cristo a tutti gli uomini, nessuno escluso, esige che ciascuno coltivi la vita interiore e si eserciti quotidianamente nelle virtщ cristiane; e non in un modo qualsiasi, e neppure in un modo fuori del comune o comunque eccellente: dobbiamo sforzarci fino all'eroismo, nel senso piщ forte e reciso della parola.
4. La meta che vi propongo – o meglio, la meta che Dio indica a noi tutti – non и un miraggio o un ideale irraggiungibile: potrei portarvi molti esempi di gente della strada, come voi e come me, uomini e donne, che hanno incontrato Gesщ che passa quasi in occulto [Gv 7,10] per i crocicchi apparentemente piщ usuali, e si sono decisi a seguirlo, abbracciando con amore la croce di ogni giorno [Cfr Mt 16,24]. In questo tempo di sgretolamento generale, di cedimenti e di scoraggiamenti, o di libertinaggio e di anarchia, mi sembra ancor piщ attuale la semplice e profonda convinzione che, agli inizi del mio lavoro sacerdotale, e sempre, mi ha consumato nel desiderio di comunicarla a tutta l'umanitа: queste crisi mondiali sono crisi di santi.
5. Vita interiore: и un'esigenza della chiamata che il Maestro ha acceso nell'anima di tutti. Dobbiamo essere santi – se mi consentite l'espressione – da capo a piedi: cristiani veri, autentici, canonizzabili; altrimenti avremo fallito come discepoli dell'unico Maestro. Badate inoltre che Dio, fissando la sua attenzione su di noi, concedendoci la grazia che ci sostiene nella lotta per raggiungere la santitа in mezzo al mondo, ci impone anche l'obbligo dell'apostolato. И facile capire che, anche dal punto di vista umano, come fa osservare un Padre della Chiesa, la preoccupazione per le anime sgorga come logica conseguenza della chiamata: Se ritenete di aver compiuto qualche progresso, attirate anche altri con voi, nel desiderio di aver compagni sulla via di Dio. Se qualcuno di voi, fratelli, si dirige verso la piazza o i bagni, invita a venire con se chi vede non intento ad occupazione alcuna. Mantenete questa vostra umana consuetudine e se vi orientate verso Dio fate in modo di non giungere soli al Suo cospetto [San Gregorio Magno, Homeliж in Evangelia, 6, 6].
Se non vogliamo sprecare inutilmente il tempo – e non valgono le false scuse delle difficoltа dell'ambiente esterno, che non sono mai mancate fin dai primi tempi del cristianesimo –, dobbiamo tenere ben presente che Cristo, in via ordinaria, ha vincolato alla vita interiore l'efficacia del la nostra azione per attirare chi ci circonda. Come condizione per l'influsso dell'attivitа apostolica, Cristo ha posto la santitа; o meglio, il nostro sforzo per essere fedeli, dato che santi, finchй siamo sulla terra, non lo saremo. Sembra incredibile, ma Dio e gli uomini hanno bisogno, per parte nostra, di una fedeltа senza palliativi, senza eufemismi, che giunga alle estreme conseguenze, senza mediocritа e senza compromessi, nella pienezza di una vocazione cristiana assunta e praticata con grande cura.
6. Forse qualcuno di voi sta pensando che io alluda esclusivamente a gruppi scelti di persone. Non lasciatevi ingannare tanto facilmente dalla codardia o dalla comoditа. Sentite, invece, l'urgenza divina che ciascuno di voi sia un altro Cristo, ipse Christus, lo stesso Cristo; in poche parole, l'urgenza che il vostro comportamento si svolga in coerenza alle norme della fede, perchй la nostra santitа – la santitа a cui aspiriamo – non и una santitа di seconda categoria, che non puт esistere. E il primo requisito che ci viene chiesto – in piena conformitа alla nostra natura – и l'amore: la caritа и il vincolo della perfezione [Col 3, 4]; caritа che dobbiamo mettere in pratica secondo i comandamenti esplicitamente stabiliti dal Signore: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente [Mt 22,37], senza riservare nulla per noi stessi. Questa и la santitа.
7. Senza dubbio и un obiettivo elevato e arduo. Ma non dimenticate che santi non si nasce: il santo si forgia nel continuo gioco della grazia divina e della corrispondenza umana. Tutto ciт che si sviluppa – scrive un autore cristiano dei primi secoli, riferendosi all'unione con Dio – agli inizi и piccolo. Alimentandosi gradualmente, con continui progressi, diventa grande [San Marco Ermita, De lege spirituali, 172]. Pertanto ti dico che, se vuoi comportarti da cristiano coerente – so che le disposizioni non ti mancano, anche se spesso ti costa vincere o slanciarti verso l'alto con il tuo povero corpo –, devi mettere una cura estrema nei particolari piщ minuti, perchй la santitа che il Signore esige da te si ottiene compiendo con amore di Dio il lavoro, i doveri di ogni giorno, che quasi sempre sono un tessuto di cose piccole.
9. Nel meditare queste parole di Cristo: Pro eis ego sanctifico me ipsum, ut sint et ipsi sanctificati in veritate, per loro io consacro me stesso, perchй siano anch'essi consacrati nella veritа [Gv 17, 19], percepiamo con chiarezza il nostro unico fine: la santificazione, cioи il dovere di essere santi per santificare. Nel contempo, come una sottile tentazione, puт venirci in mente che solo in pochi siamo decisi a rispondere alla chiamata divina, e per di piщ ci riconosciamo strumenti con ben scarse attitudini. E vero, siamo in pochi in confronto al resto dell'umanitа, e personalmente non valiamo nulla; ma l'affermazione del Maestro risuona con tutta la sua autoritа: il cristiano и luce, sale, lievito del mondo, e un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta [Gal 5, 9]. Proprio per questo ho sempre predicato che ci interessano tutte le anime – cento su cento –, senza discriminazione alcuna, con la certezza che Cristo ci ha redenti tutti e vuole servirsi di noi pochi, nonostante la nostra personale nullitа, per diffondere la salvezza.
Un discepolo di Cristo non tratterа mai male nessuno: chiamerа errore l'errore, ma correggerа con affetto chi sta sbagliando: altrimenti, non potrа aiutare, non potrа santificare. Bisogna saper vivere con gli altri, bisogna capire, bisogna scusare, bisogna esercitare la fraternitа; e, secondo il consiglio di san Giovanni della Croce, in ogni istante bisogna mettere amore dove non c'и amore, per raccogliere amore [Cfr. S. Giovanni della Croce, Lettera a Maria de la Encarnaciуn, 6-VII-1591], anche nelle circostanze apparentemente insignificanti offerte dal lavoro professionale e dalle relazioni famigliari e sociali. Pertanto, tu e io metteremo a frutto anche le occasioni piщ banali che ci si presentano, per santificarle, per santificarci e per santificare coloro che condividono i nostri stessi impegni quotidiani, sentendo nella nostra vita il peso dolce e attraente della corredenzione.
10. Voglio continuare questa conversazione alla presenza del Signore utilizzando un'annotazione raccolta anni addietro e tuttora attualissima. Mi ero trascritto questa considerazione di santa Teresa d'Avila: Niente e meno di niente и tutto ciт che passa e non и a gloria di Dio [Santa Teresa di Gesщ, Autobiografнa, 20, 26]. Capite dunque perchй l'anima non ritrova il sapore della pace e della serenitа quando si allontana dal suo fine, quando dimentica che Dio l'ha creata per la santitа? Sforzatevi di non perdere mai il punto di mira soprannaturale, neppure nei momenti di riposo e di distensione, necessari quanto il lavoro alla vita di ciascuno.
Potete arrivare al vertice della vostra professione, potete ottenere i trionfi piщ clamorosi, come frutto della vostra liberissima iniziativa nelle attivitа temporali; ma se perdete il senso soprannaturale che deve presiedere ogni nostra occupazione umana, avete deplorevolmente sbagliato strada.
11. Consentitemi una breve digressione, che viene a puntino. Non ho mai chiesto a nessuno di coloro che mi sono venuti vicino che cosa pensasse in materia politica: non me ne importa! Vi manifesto, con questa mia regola di condotta, una realtа profondamente innestata nel cuore dell'Opus Dei, a cui con la grazia e la misericordia di Dio mi sono dedicato pienamente, per servire la santa Chiesa. L'argomento non mi interessa perchй, in quanto cristiani, voi godete la piщ completa libertа, con la conseguente responsabilitа personale, per intervenire come piщ vi piaccia nelle questioni di carattere politico, sociale, culturale, eccetera, senza altri limiti oltre quelli indicati dal Magistero della Chiesa. Mi preoccuperei – per il bene delle vostre anime – unicamente nel caso in cui oltrepassaste tali confini, perchй a quel punto avreste creato una netta opposizione tra la fede che affermate di professare e le vostre opere, e ve lo farei notare con chiarezza. Questo sacrosanto rispetto delle vostre scelte, purchй non vi allontanino dalla legge di Dio, non и capito da coloro che ignorano il vero concetto della libertа che Cristo ci ha guadagnato sulla Croce, qua liberiate Christus nos liberavit [Gal 4, 31], dalle persone faziose di ogni colore e provenienza: da coloro che pretendono di imporre come dogmi le loro opinioni temporali, o che degradano l'uomo negando il valore della fede, lasciata in balмa degli errori piщ crassi.
12. Ma riprendiamo il filo del discorso. Vi stavo dicendo che potete pur ottenere i successi piщ spettacolari in campo sociale, nella vita pubblica, nella professione, ma se trascurate la vostra vita interiore e vi allontanate dal Signore, avrete fallito clamorosamente. Al cospetto di Dio, e questo, in definitiva, и ciт che conta, и vittorioso colui che lotta per comportarsi da cristiano autentico: non ci puт essere una soluzione intermedia. Per questo conoscete persone che, giudicando umanamente la loro situazione, dovrebbero essere molto felici, e invece trascinano un'esistenza inquieta, amara; sembra che vendano allegria a profusione, ma appena si gratta la loro anima affiora un gusto aspro, piщ amaro del fiele. Questo non capiterа a nessuno di noi, se davvero cerchiamo di compiere in ogni momento la Volontа di Dio, di rendergli gloria, di lodarlo e di estendere il suo regno a tutte le creature.
14. All'inizio degli anni quaranta, mi recavo spesso a Valenza. Non avevo alcun mezzo umano, e con coloro che – come ora voi – si riunivano col povero sacerdote che vi parla, facevo orazione ovunque si potesse, qualche sera sulla spiaggia deserta. Come i primi amici del Maestro, ricordi? San Luca scrive che, alla partenza da Tiro, diretti con Paolo a Gerusalemme, tutti ci accompagnarono con le mogli e i figli sin fuori dalla cittа, e inginocchiati sulla spiaggia pregammo [Cfr. At 21,5.].
Un giorno, a sera inoltrata, durante un meraviglioso tramonto valenziano, vedemmo avvicinarsi una barca alla riva: ne balzarono fuori degli uomini bruni, forti come rocce, bagnati, a torso nudo, bruciati dal vento da sembrare di bronzo. Incominciarono a tirar fuori dall'acqua la rete tesa in mare dalla barca per la pesca a strascico: era piena di pesci lucenti, d'argento. Tiravano vivacemente, affondando i piedi nella sabbia, con sorprendente energia. D'improvviso sopraggiunse un bimbo, anche lui abbronzato: si avvicinт alla corda, l'afferrт con le sue manine e incominciт a tirare con evidente imperizia. Quei pescatori rudi, per nulla raffinati, certamente si sentirono intenerire il cuore, e consentirono al bambino di collaborare; non lo allontanarono, anche se piщ che altro era d'intralcio.
Pensai a voi e a me; a voi, che ancora non conoscevo, e a me; a questo nostro tirare le reti tutti i giorni, in tanti aspetti. Se ci presentiamo davanti a Dio nostro Signore come quel bambino, convinti della nostra debolezza, ma disposti ad assecondare i Suoi progetti, raggiungeremo la meta piщ facilmente: porteremo a riva la rete, piena di frutti abbondanti, perchй dove le nostre forze vengono meno, interviene la potenza di Dio.
16. Prendeteci le volpi, le volpi piccoline che guastano le vigne, perchй le nostre vigne sono in fiore [Ct, 2,15]. Fedeli nelle piccole cose, molto fedeli nelle piccole cose. Se applichiamo questo sforzo, impareremo anche ad accorrere con fiducia nelle braccia della Madonna: siamo suoi figli. Non vi ho giа detto che di anni ne abbiamo pochissimi, solo quelli trascorsi da quando abbiamo deciso di entrare in intimo rapporto con Dio? И logico che la nostra miseria e la nostra pochezza cerchino riparo nella grandezza e nella santa puritа della Madre di Dio, che и anche Madre nostra.
Vi posso raccontare un altro aneddoto, questa volta reale; ve lo posso raccontare perchй sono trascorsi molti, moltissimi anni da quando и accaduto, e perchй puт darvi materia di riflessione per la schiettezza popolaresca delle espressioni. Stavo dirigendo un ritiro spirituale per sacerdoti di varie diocesi. Li avvicinavo io stesso con affetto e con interesse, perchй parlassero e sfogassero la loro coscienza, perchй anche noi sacerdoti abbiamo bisogno del consiglio e dell'aiuto di un fratello. Incominciai a parlare con uno di loro, un po' rozzo, ma di animo nobile e sincero; lo stuzzicavo un po', delicatamente ma con chiarezza, perchй parlasse, pronto a stagnare le ferite che ci potessero essere lа dentro, nel suo cuore. A un certo punto mi interruppe, piщ o meno con queste parole: Invidio molto il mio asino; ha prestato servizi parrocchiali in sette circoscrizioni, e sul suo conto non c'и niente da dire. Magari avessi fatto altrettanto!
17. Forse – esaminati a fondo – neppure noi meritiamo la lode che quel parroco di campagna rivolgeva al suo asino. Abbiamo lavorato tanto, abbiamo occupato certi posti di responsabilitа, hai avuto successo in varie attivitа umane... ma, alla presenza di Dio, non c'и proprio nulla di cui ti debba lamentare? Hai davvero cercato di servire Dio e gli uomini tuoi fratelli, o hai fomentato il tuo egoismo, la tua gloria personale, le tue ambizioni, il tuo successo esclusivamente umano e penosamente caduco?
Se vi parlo cosм apertamente и perchй io per primo voglio rinnovare un sincero atto di contrizione, e perchй vorrei che anche ciascuno di voi domandasse perdono. Nel considerare le nostre infedeltа, i tanti errori, le debolezze, le viltа – ciascuno ha le sue – ripetiamo di tutto cuore al Signore l'esclamazione del pentimento di Pietro: Domine, tu omnia nosti, tu scis quia amo te! [Gv 21,17]; Signore, Tu sai tutto: Tu sai che ti amo, nonostante le mie miserie. E oso aggiungere: Tu sai che ti amo, proprio per le mie miserie, perchй mi inducono ad appoggiarmi a te, che sei la fortezza: quia tu es Deus, fortitudo mea [Sal 42,2]. Questo и il punto da cui ricominciare.
19. Nell'intimitа personale e nel comportamento esterno, nel rapporto con gli altri, nel lavoro, tutti devono riuscire a mantenersi continuamente alla presenza di Dio, in un colloquio – un dialogo – che non si manifesta esternamente. O meglio, che normalmente non si esprime con suono di parole, ma si deve notare dall'impegno e dall'affettuosa diligenza che mettiamo nel portare bene a termine i nostri compiti, importanti o minuti che siano. Se non ci comportassimo con questa applicazione, saremmo poco coerenti alla nostra condizione di figli di Dio, perchй avremmo sprecato le risorse che il Signore ci ha messo provvidenzialmente accanto per raggiungere lo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturitа di Cristo [Ef 4,13].
Durante la guerra civile spagnola, facevo frequenti viaggi per dedicarmi sacerdotalmente ai molti giovani che si trovavano al fronte. In una trincea ho ascoltato un dialogo che mi и restato molto impresso. Vicino a Teruel, un giovane soldato diceva di un altro, a quanto pare indeciso, pusillanime: Quello non и un uomo fatto d'un solo pezzo! Mi dispiacerebbe moltissimo che di taluni di noi si potesse legittimamente affermare che sono incoerenti; persone che assicurano di voler essere cristiani autentici, santi, ma che trascurano i mezzi, perchй nel compiere i loro doveri non esprimono continuamente a Dio il loro affetto e il loro amore filiale. Se questo fosse il nostro modo di comportarci, neppure tu e io saremmo cristiani d'un solo pezzo.
20. Cerchiamo di alimentare in fondo al nostro cuore un desiderio ardente, una gran voglia di raggiungere la santitа, anche se ci vediamo pieni di miserie. Non spaventatevi: quanto piщ si procede nella vita interiore, tanto piщ chiaramente ci si accorge dei difetti personali. L'aiuto della grazia diventa come una specie di lente d'ingrandimento, per cui la piщ piccola inezia di fango, il granello di polvere quasi impercettibile, risaltano in dimensioni gigantesche, perchй l'anima acquisisce la finezza divina, e cosм anche la piщ piccola ombra disturba la coscienza che apprezza soltanto il lindore di Dio. Ripeti con me, dal fondo del cuore: Signore, voglio davvero essere santo, voglio davvero essere un tuo degno discepolo e seguirti incondizionatamente. E subito farai il proposito di rinnovare quotidianamente i grandi ideali da cui in questo momento ti senti animato.
Gesщ, se tutti noi riuniti nel tuo Amore fossimo perseveranti! Se riuscissimo a tradurre in opere gli slanci che Tu stesso accendi nei nostri cuori! Domandatevi molto spesso: perchй sono su questa terra? E in questo modo otterrete di portare a perfetto compimento – pieno di caritа – gli impegni giornalmente intrapresi e la cura delle cose piccole. Faremo tesoro dell'esempio dei santi: persone come noi, di carne e ossa, con fragilitа e debolezze, ma che seppero vincere e vincersi per amore di Dio; considereremo il loro comportamento e – come le api che estraggono da ogni fiore il nettare migliore – metteremo a frutto il loro modo di lottare. Voi e io impareremo anche a scoprire tante virtщ in quanti ci circondano – ci danno lezioni di lavoro, di abnegazione, di allegria... –, e non indugieremo troppo sui loro difetti; soltanto lo stretto imprescindibile. per poterli aiutare con la correzione fraterna.
22. Se accetti che Dio comandi sulla tua barca, che sia Lui il padrone..., che sicurezza! Anche quando sembra assente, quando sembra addormentato, quando sembra non darsi pensiero, mentre si leva la tempesta nelle tenebre piщ fitte. San Marco racconta che gli apostoli ebbero a trovarsi in circostanze simili; e Gesщ, vedendoli tutti affaticati nel remare, poichй avevano il vento contrario, giа verso l'ultima parte della notte andт verso di loro camminando sul mare... «Coraggio, sono io, non temete!» Quindi salм con loro sulla barca e il vento cessт [Mc 6, 48, 50-51].
Figli miei, succedono tante cose sulla terra...! Potrei dirvi delle pene, delle sofferenze, dei maltrattamenti, del martirio – non sto esagerando –, dell'eroismo di tante anime. Davanti ai nostri occhi, nella nostra mente, talvolta prende corpo l'impressione che Gesщ dorma, che non ci stia a sentire; ma san Luca racconta come Gesщ si comporta con i suoi amici: Ora, mentre i discepoli navigavano, egli si addormentт. Un turbine di vento si abbattй sul lago, imbarcavano acqua ed erano in pericolo. Accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: «Maestro, maestro, siamo perduti!». E lui, destatosi, sgridт il vento e i flutti minacciosi; essi cessarono e si fece bonaccia. Allora disse loro: «Dov'и la vostra fede?» [Lc 8,23-25],
Se noi ci diamo, Egli ci si dа. Bisogna avere piena fiducia nel Maestro, abbandonarsi nelle sue mani senza lesinare; dimostrargli, con le opere, che la barca и sua; che vogliamo che Egli disponga a suo piacimento di tutto ciт che ci appartiene.
Concludo, ricorrendo all'intercessione della Madonna, con questi propositi: vivere di fede; perseverare nella speranza; restare uniti a Cristo; amarlo davvero, davvero, davvero; per seguire e gustare la nostra avventura d'Amore, perchй siamo innamorati di Dio; lasciare che Cristo entri nella nostra povera barca, e prenda possesso della nostra anima come Signore e Padrone; dimostrargli sinceramente che ci sforziamo di mantenerci sempre alla sua presenza, giorno e notte, perchй Egli ci ha chiamati alla fede: Ecce ego quia vocasti me! [1 Sam 3, 9], e veniamo nel suo ovile, attratti dai suoi richiami di Buon Pastore, con la certezza che soltanto sotto la sua ombra troveremo la vera felicitа temporale e sempiterna.
23. Molto spesso vi ho fatto ricordare una scena evangelica commovente: Gesщ и sulla barca di Pietro, e da lм ha parlato alla folla. La moltitudine di persone che lo seguiva ha reso incandescente il desiderio di anime che arde nel suo Cuore, e il divino Maestro vuole che i suoi discepoli incomincino a partecipare del suo zelo. Dopo aver loro detto di prendere il largo – Duc in altum! [Lc 5, 4] – invita Pietro a gettare le reti per la pesca.
Non intendo ora soffermarmi sui particolari, pur cosм istruttivi, di quell'episodio. Voglio considerare con voi la reazione del principe degli Apostoli di fronte al miracolo: Signore, allontanati da me che sono un peccatore [Lc 5,8], Una veritа che – senza ombra di dubbio – calza perfettamente alla situazione personale di ciascuno. Eppure, vi assicuro che di fronte ai tanti prodigi della grazia, operati da mani d'uomo mo, di cui sono stato testimone nel corso della mia vita, mi sono sentito spinto, ogni volta piщ forte, a esclamare: Signore, non allontanarti da me, perchй senza di Te non posso fare niente di buono.
Proprio per questo capisco molto bene quelle parole del vescovo di Ippona, che sono un meraviglioso inno alla libertа: Dio, che ti ha creato senza di te, non puт salvarti senza di te [Sant'Agostino, Sermo CLXIX, 13]. Infatti, ciascuno di noi – tu, io – conserva la possibilitа – la triste sventura – di ribellarsi a Dio, di respingerlo – forse implicitamente, con il comportamento – o di esclamare: Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi [Lc 19, 14].
25. Pensate invece al momento sublime in cui l'arcangelo Gabriele annuncia a Maria il disegno dell'Altissimo. La Madonna ascolta, fa una domanda per capire meglio che cosa il Signore le chiede; poi, la risposta sicura: fiat! [Lc 1, 38] – avvenga di me quello che hai detto –, frutto della migliore libertа: quella di scegliere Dio.
In tutti i misteri della nostra fede cattolica aleggia il canto alla libertа. La Trinitа beatissima trae dal nulla il mondo e l'uomo, in un libero slancio d'amore. Il Verbo scende dal Cielo e assume la nostra carne con lo splendido sigillo della libertа nella sottomissione: Ecco, io vengo – poichй di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontа [Eb 10, 7]. Quando giunge l'ora segnata da Dio per salvare l'umanitа dalla schiavitщ del peccato, vediamo Gesщ nel Getsemani soffrire fino al sudore di sangue [Cfr Lc 22, 44] e accettare spontaneamente e senza resistenza il sacrificio che il Padre esige: come agnello condotto al macello. come pecora muta di fronte ai suoi tosatori [Is 53, 7]. Lo aveva preannunciato ai suoi discepoli, in una di quelle conversazioni in cui apriva il suo Cuore, affinchй coloro che lo amano conoscano che Egli и la Via – non ve ne sono altre – per giungere al Padre: Per questo il Padre mi ama: perchй io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poichй ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo [Gv 10, 17-18].
27. Domandiamoci ancora, alla presenza di Dio: Signore, perchй ci hai dato questo potere? Perchй hai messo nelle nostre mani la facoltа di sceglierti o di respingerti? Tu vuoi che impieghiamo nel modo giusto questa nostra capacitа. Signore, che cosa vuoi che io faccia? [Cfr At 9, 6]. Ed ecco la risposta chiara, decisa: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente [Mt 22,37],
Lo vedete? La libertа acquista il suo autentico significato quando viene esercitata al servizio della veritа che redime, quando и spesa alla ricerca dell'Amore infinito di Dio, che ci scioglie da ogni schiavitщ. Cresce in me di giorno in giorno l'impulso di proclamare a gran voce l'insondabile ricchezza del cristiano: la libertа della gloria dei figli di Dio! [Rm 8, 21]. Questa и la volontа buona, che ci insegna a ricercare il bene, dopo averlo distinto dal male [San Massimo Confessore, Capita de Charitate, 2, 32],
Vorrei farvi riflettere su un punto fondamentale, che ci mette di fronte alle nostre responsabilitа di coscienza. Nessuno puт scegliere per noi: Il grado supremo della dignitа degli uomini consiste in questo: da se, e non per intervento di altri, possono dirigersi al bene [S. Tommasso D'Aquino, Super Epistolas S. Pauli lectura. Ad Romanos, cap. II]. Molti di noi hanno ereditato dai genitori la fede cattolica e, per grazia di Dio, da quando abbiamo ricevuto il battesimo, poco dopo la nascita, и incominciata la vita soprannaturale nell'anima. Ma nel corso della nostra esistenza – e anche nel corso di ogni nostra giornata – dobbiamo rinnovare la decisione di amare Dio al di sopra di tutte le cose. И cristiano, voglio dire, vero cristiano, colui che si sottomette all'autoritа dell'unico Verbo di Dio, senza dettare condizioni. pronto a resistere alla tentazione diabolica con lo stesso comportamento di Cristo: Adora il Signore Dio tuo, e a lui solo rendi culto [Mt 4, 10].
29. Sono anime che costruiscono barricate con la libertа. «La mia libertа, la mia libertа!». Hanno la libertа, e non la seguono; la contemplano, ne fanno un idolo di terracotta nella loro mente ristretta. E questa la libertа? Che frutto ricavano da questa ricchezza senza un impegno serio, che orienti tutta la vita? Un simile modo di fare si oppone alla dignitа, alla nobiltа della persona umana. Manca la rotta la strada sicura che indirizzi il cammino su questa terra: queste anime – ne avrete conosciute anche voi – si lasceranno rapidamente trascinare dalla vanitа puerile, dalla boria egoista, dalla sensualitа.
La loro libertа si rivela sterile, o produce frutti irrisori, anche dal punto di vista umano. Chi non sceglie – in piena Libertа! – una retta norma di condotta, presto o tardi subirа le manipolazioni altrui, vivrа nell'indolenza – come un parassita –, schiavo delle decisioni degli altri. Sarа esposto ad essere sballottato da qualunque vento, e saranno sempre altri a decidere per lui. Sono come nuvole senza pioggia portate via dai venti, o alberi di fine stagione senza frutto, due volte morti, sradicati [Gd, 12], anche se si nascondono dietro a un continuo parlottмo dietro a palliativi con i quali cercano di mascherare la loro mancanza di carattere, di coraggio, di onestа.
«Non mi lascio condizionare da nessuno!», ripetono ostinatamente. Da nessuno? Tutti condizionano e coartano la loro illusoria libertа, che non si arrischia ad accettare responsabilmente le conseguenze di azioni libere, personali. Dove non c'и amore di Dio, si forma un vuoto nell'esercizio individuale e responsabile della libertа: allora – nonostante le apparenze – tutto и coazione. L'indeciso, l'irresoluto, и come materia plasmabile in balмa delle circostanze; chiunque puт modellarlo a suo capriccio, e a farlo, innanzitutto, sono le passioni e le tendenze peggiori della natura ferita dal peccato.
30. Ricordate la parabola dei talenti. Il servo che ne aveva ricevuto uno, poteva – come i suoi compagni – impiegarlo bene, farlo fruttare, applicando le sue capacitа. Invece che cosa decide? Ha paura di perderlo, e va bene. Ma poi? Lo sotterra! [Cfr Mt 25, 18], Cosм non dа frutto.
Deve farci riflettere questo esempio di timore malsano di mettere a frutto onestamente le capacitа di lavoro, l'intelligenza, la volontа, tutto l'uomo. «Lo sotterro – pensa tra se quell'infelice – ma la mia libertа и salva!». No. La libertа ha aderito a qualcosa di molto concreto, all'ariditа piщ povera e piщ sterile. Ha preso una decisione, perchй non poteva non scegliere: e ha scelto male.
Niente di piщ falso che opporre la libertа al dono di se, perchй tale dono и conseguenza della libertа. Ascoltate bene: una madre che si sacrifica per amore dei suoi figli, ha fatto una scelta; e la misura del suo amore esprimerа quella della sua libertа. Se l'amore и grande, la libertа sarа feconda, e il bene dei figli deriva da questa benedetta libertа, che comporta il dono di se, e deriva da questo benedetto dono, che и appunto libertа.
31. Ma, mi direte, quando abbiamo raggiunto ciт che amiamo con tutta l'anima, smettiamo di cercare. La libertа, in tal caso, и scomparsa? Vi assicuro che proprio allora la libertа и piщ operativa che mai, perchй l'amore non si accontenta di adempimenti abitudinari, e non и compatibile con il tedio o l'apatia. Amare significa ricominciare ogni giorno a servire, con segni operativi di affetto.
Insisto, vorrei inciderlo a fuoco in tutti: la libertа e il dono di se non sono contraddittori; si sostengono a vicenda. La libertа si puт cedere soltanto per amore; non riesco a concepire altro genere di concessione. Non и un gioco di parole, piщ o meno felice. Nel dono di se volontario, in ogni istante della dedicazione, la libertа rinnova l'amore, e rinnovarsi significa essere sempre giovane, generoso, capace di grandi ideali e di grandi sacrifici. Ricordo la gioia che provai quando venni a sapere che in portoghese i giovani sono chiamati os novos. Sono nuovi davvero. E io, che ho compiuto molti anni, posso dirvi che, nel rivolgermi ai piedi dell'altare al Dio che allieta la mia giovinezza [Sal 42, 4], mi sento molto giovane, e so che non mi riterrт mai vecchio; perchй, se resto fedele al mio Dio, l'Amore mi vivificherа continuamente; la mia giovinezza si rinnoverа, come quella dell'aquila [Cfr Sal 102, 5].
Per amore alla libertа, ci leghiamo. Soltanto la superbia puт credere che quei legami siano pesanti come catene. La vera umiltа, insegnataci da Colui che и mite e umile di cuore, ci assicura che il suo giogo и soave e il suo peso leggero [Cfr Mt 11, 29-30] il giogo и la libertа, il giogo и l'amore, il giogo и l'unitа, il giogo и la Vita che Egli ci ha acquistato sulla Croce.
33. La santa Chiesa, nostra Madre, si и sempre pronunciata a favore della libertа, e ha respinto tutti i fatalismi, vecchi e nuovi. Ha sempre insegnato che ogni anima и padrona del suo destino, nel bene come nel male: E coloro che non si allontanarono dal bene, andranno alla vita eterna; coloro che avranno commesso il male, al fuoco eterno [Simbolo Quicumque]. И impressionante questo tremendo potere, tuo, mio, di tutti, che rivela nel contempo la nostra dignitа. A tal punto il peccato и un male volontario, che non potrebbe affatto essere peccato se non avesse principio nella volontа: questa affermazione и cosм evidente, che su di essa concordano i pochi saggi e i molti ignoranti che popolano il mondo [Sant'Agostino, De vera religione, 14, 17].
Di nuovo innalzo il mio cuore in rendimento di grazie al mio Dio e mio Signore, perchй avrebbe potuto benissimo crearci impeccabili, dandoci un impulso irresistibile verso il bene, ma reputт che i suoi servi l'avrebbero meglio servito se fossero stati liberi di farlo [Sant Agostino, De vera religione, 14, 17]. Quanto sono grandi l'amore, la misericordia di Dio nostro Padre! Di fronte all'evidenza delle sue 'divine pazzie' per i suoi figli, vorrei avere mille bocche, mille cuori, e piщ ancora, per poter vivere in continua lode a Dio Padre, a Dio Figlio, a Dio Spirito Santo. Pensate che l'Onnipotente, colui che con la sua Provvidenza regge l'Universo, non vuole dei servi forzati; preferisce avere dei figli liberi. Ha messo nell'anima di ciascuno di noi – anche se nasciamo proni ad peccatum inclini al peccato, per la caduta dei nostri progenitori – una scintilla della sua infinita intelligenza, l'attrazione verso il bene, un desiderio di pace duratura. E ci fa capire che la veritа, la felicitа e la libertа si raggiungono quando ci sforziamo di far germogliare in noi questo seme di vita eterna.
34. И alla portata della creatura rispondere di no a Dio, respingere questo principio di felicitа nuova e definitiva. Ma se cosм fa, non и piщ figlio e diventa schiavo. Ogni cosa и ciт che secondo la sua natura le conviene essere; pertanto, quando si muove alla ricerca di qualcosa che le и estraneo, non agisce secondo il suo modo di essere, ma per impulso altrui; e ciт и servile. L'uomo и razionale per natura. Quando si comporta secondo ragione, procede per movimento proprio, da par suo: e ciт и proprio della libertа. Quando pecca, agisce al di fuori della ragione, e pertanto si lascia condurre da un impulso altrui, schiavo in terra straniera; e dunque chi accetta il peccato и servo del peccato (Gv 8, 34) [San Tommasso d'Aquino, Super Evangelium S. Ioannis lectura, cap VIII, lect. IV, 1024].
Perdonate l'insistenza. И evidente, e del resto lo possiamo verificare spesso intorno a noi o in noi stessi, che nessuno sfugge a qualche tipo di servitщ. Alcuni si inginocchiano davanti al denaro; altri adorano il potere; altri, la relativa tranquillitа dello scetticismo; altri fanno della sensualitа il loro vitello d'oro. E la stessa cosa accade in campi piщ nobili. Ci affanniamo in un lavoro, in un'impresa di proporzioni piщ o meno grandi, nello svolgimento di un'attivitа scientifica, artistica, letteraria, spirituale. Se c'и impegno, se c'и vera passione, chi si applica vive da schiavo, si dа con gioia al servizio del compito che si и prefisso.
35. Schiavitщ per schiavitщ – dato che, in ogni caso, dobbiamo servire, perchй, piaccia o no, questa и la condizione umana –, non c'и niente di meglio che sapersi schiavi di Dio, per Amore. Perchй a quel punto perdiamo la condizione di schiavi, per diventare amici, figli. Ed ecco la differenza: affrontiamo le occupazioni oneste del mondo con la stessa passione, con lo stesso slancio degli altri, ma con la pace in fondo all'anima; con gioia e serenitа, anche nei momenti difficili: perchй la nostra fiducia non и riposta nelle cose che passano, ma in ciт che dura per sempre. Non siamo figli della schiava, ma di una donna libera [Gal 4, 31].
Da dove ci viene questa libertа? Da Cristo, Signore nostro. Per questa libertа Egli ci ha redenti [Cfr Gal 4, 31]. Per questo ammonisce: Se il figlio vi farа liberi, sarete liberi davvero [Gv 8, 36]. Noi cristiani non dobbiamo chiedere in prestito a nessuno il vero senso di questo dono, perchй l'unica libertа che salva l'uomo и la libertа cristiana.
Mi piace parlare di avventura della libertа. И cosм, infatti, che si svolgono la vostra vita e la mia. Liberamente – da figli, ripeto, non da schiavi – percorriamo il sentiero che il Signore ha indicato a ciascuno di noi. Assaporiamo questa scioltezza di movimenti come un dono di Dio.
Liberamente, senza costrizione alcuna, scelgo, perchй ne ho voglia, Dio. E mi impegno a servire, a trasformare la mia esistenza in dedicazione al prossimo, per amore di Gesщ, mio Signore. Questa libertа mi spinge a proclamare che nessuno, su questa terra, potrа separarmi dalla caritа di Cristo [Cfr Rm 8, 39].
37. Nella parabola del convito nuziale, il padre di famiglia, dopo essersi accorto che alcuni degli invitati hanno addotto scuse pretestuose, ordina al servo: Esci per le strade e lungo le siepi e spingi a entrare – compelle intrare – tutti coloro che incontri [Cfr Lc 14, 23]. E forse coazione, questa? E violenza contro la legittima libertа della coscienza individuale?
Se meditiamo il Vangelo e riflettiamo sugli insegnamenti di Gesщ, non confonderemo questi ordini con la costrizione. Osservate come Cristo preferisce sempre suggerire: Se vuoi essere perfetto... se qualcuno vuoi venire dietro a me... Il compelle intrare non comporta violenza fisica o morale: esprime lo slancio dell'esempio cristiano, che sprigiona la forza di Dio: Ecco come esercita la sua attrattiva il Padre: attrae col suo insegnamento, senza costringere nessuno. Ecco come attrae [Sant'Agostino, In Ioannis Evangelium tractatus, 26, 7].
Quando si respira questo clima di libertа, si capisce chiaramente che compiere il male non и liberazione, ma schiavitщ. Colui che pecca contro Dio conserva il libero arbitrio quanto alla libertа dalla coazione, ma lo ha perso quanto alla libertа dalla colpa [San Tommaso d'Aquino, Ibidem]. Potrа dire di essersi comportato a suo gusto, ma non potrа far sentire la voce della vera libertа; perchй si и reso schiavo di ciт che ha scelto, ed ha scelto il peggio, l'assenza di Dio, e lм non vi и libertа.
38. Lo ripeto: non accetto schiavitщ se non quella dell'Amore di Dio. E questo perchй, come vi ho detto in altre occasioni, la religione и la piщ grande ribellione dell'uomo che non sopporta di vivere da bestia, che non si rassegna – non trova riposo – finchй non conosce ed entra in rapporto con il Creatore. Vi voglio ribelli, liberi da ogni legame, perchй vi voglio – Cristo ci vuole! – figli di Dio. Schiavitщ o filiazione divina: questo и il dilemma della nostra vita. O figli di Dio, o schiavi della superbia, della sensualitа, dell'egoismo angoscioso in cui tante anime si dibattono.
L'Amore di Dio indica il cammino della veritа, della giustizia, del bene. Se ci decidiamo a rispondere al Signore: «La mia libertа и per te», ci troviamo liberati da tutte le catene che ci avevano legati a cose senza importanza, a ridicole preoccupazioni, ad ambizioni meschine. E la libertа – tesoro incalcolabile, perla meravigliosa da non gettare alle bestie [Cfr Mt 7, 6] – va interamente impiegata ad imparare a fare il bene [Cfr Is 1, 17].
Questa и la gloriosa libertа dei figli di Dio. I cristiani che si sgomentassero – inibiti o invidiosi – di fronte al libertinaggio di coloro che non hanno accolto la Parola di Dio, dimostrerebbero di avere un ben misero concetto della nostra fede. Se davvero osserviamo la Legge di Cristo – se ci sforziamo di osservarla, perchй non sempre ci riusciremo –, ci scopriremo dotati di quello splendido vigore di spirito che non ha bisogno di ricercare altrove il senso pieno della dignitа dell'uomo.
La nostra fede non и un peso, non и una limitazione. Che povera idea della veritа cristiana dimostrerebbe chi non ne fosse convinto! Scegliendo Dio non perdiamo nulla, guadagniamo tutto: chi, a scapito della propria anima, avrа trovato la sua vita, la perderа; e chi avrа perduto la sua vita per causa mia, la troverа [Mt 10, 39]. Abbiamo in mano la carta vincente, il primo premio. Se qualcosa ci impedisce di vedere chiaramente questa veritа, esaminiamo il fondo della nostra anima: forse c'и poca fede, poco rapporto personale con Dio, poca vita di preghiera. Dobbiamo chiedere al Signore – per mezzo di sua Madre, che и anche Madre nostra – di farci crescere nel suo amore, di concederci di gustare la dolcezza della sua presenza; perchй soltanto quando si ama si giunge alla libertа piщ piena: la libertа di non voler mai abbandonare, per tutta l'eternitа, l'oggetto del nostro amore.
39. Quando tutti insieme conversiamo con Dio nostro Signore, e io mi rivolgo a voi, continuo a fare ad alta voce la mia orazione personale: mi piace ricordarlo molto spesso. Voi pure dovete sforzarvi di alimentare nelle vostre anime la vostra orazione personale, anche quando, per un qualsiasi motivo, come per esempio in questa circostanza, dobbiamo trattare un tema che a prima vista non sembra venire molto a proposito per un dialogo d'amore, tale essendo il nostro colloquio col Signore. Dico "a prima vista", perchй tutto quel che ci capita, tutto ciт che accade accanto a noi, puт e deve essere tema del la nostra meditazione.
Devo parlarvi del tempo, del tempo che passa. Non voglio ripetere quel detto risaputo che ogni anno di piщ и un anno di meno... E nemmeno vi suggerisco di domandare in giro che cosa si pensa del trascorrere dei giorni, perchй probabilmente – se lo faceste – ascoltereste risposte del genere "gioventщ, tesoro divino, che passi per non tornare...", anche se non escludo che potreste sentire qualche altra considerazione piщ ricca di senso soprannaturale.
Non desidero neppure soffermarmi sul tema della brevitа della vita, con accenti di rimpianto. La fugacitа del cammino su questa terra dovrebbe incitare noi cristiani a trarre maggior profitto dal tempo, non certo ad aver paura del Signore, e ancor meno a considerare la morte una tragica fine.
Un anno che passa – lo si и detto in mille modi, piщ o meno poetici –, con la grazia e la misericordia di Dio, и un passo avanti verso il Cielo, nostra Patria definitiva.
Pensando a questa realtа, comprendo molto bene l'esclamazione di san Paolo ai corinzi: Tempus breve est! [1 Cor 7, 29], come и breve la durata del nostro passaggio sulla terra! Queste parole, per un cristiano coerente, risuonano nel piщ intima del cuore come un rimprovero per la propria mancanza di generositа, come un costante invito a essere leale.
И davvero breve il tempo che abbiamo per amare, per dare, per riparare. Non и giusto perciт che lo sperperiamo, che gettiamo irresponsabilmente questo tesoro dalla finestra: non possiamo sprecare il momento del mondo che Dio ha affidato a ciascuno di noi.
40. Apriamo il Vangelo di san Matteo, al capitolo venticinquesimo: Il regno dei cieli и simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge [Mt 25, 1-2]. L'evangelista riferisce che le vergini sagge hanno impiegato bene il tempo. Prudentemente si riforniscono dell'olio necessario, e sono pronte quando viene dato il segnale: «Su и l'ora; ecco lo sposo, andategli incontro!» [Mt 25, 6]. Ravvivano le loro lampade e accorrono con gioia a riceverlo.
Verrа anche per noi quel giorno che sarа l'ultimo e che non ci spaventa: con ferma fiducia nella grazia di Dio, siamo pronti, fin da questo momento, con generositа, con fortezza, con amore alle cose piccole, ad accorrere all 'appuntamento con il Signore portando le lampade accese. Perchй ci attende la grande festa del Cielo.
Siamo noi, fratelli amatissimi, coloro che partecipano alle nozze del Verbo. Noi che giа abbiamo fede nella Chiesa che ci alimentiamo della Sacra Scrittura, che godiamo perchй la Chiesa и unita a Dio. Considerate adesso, vi prego, se siete venuti a queste nozze con l'abito nuziale: esaminate attentamente i vostri pensieri [San Gregorio Magno, Homiliae in Evangelia, 38, 11]. Vi assicuro, e lo affermo a me stesso, che l'abito nuziale sarа intessuto con l'amore di Dio che avremo saputo raccogliere fin nelle piщ minute occupazioni.
41. Perchй и da innamorati aver cura dei particolari, anche nelle azioni apparentemente senza importanza.
Ma seguiamo il filo della parabola. Che cosa fanno lo vergini stolte? Solo da quel momento si impegnano a prepararsi per attendere lo sposo: vanno a comperare olio. Si sono perт decise tardi e, mentre andavano, arrivт lo sposo, e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Piщ tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici. [Mt 25, 10-11]. Non sono rimaste inattive: qualche tentativo l'hanno pur fatto... Ma dovettero udire la voce che rispondeva loro con durezza: Non vi conosco [Mt 25, 12].
Non seppero o non vollero prepararsi con la dovuta prontezza, e si dimenticarono di prendere la ragionevole precauzione di comperare l'olio a tempo debito. Mancт loro la generositа di compiere interamente quel poco che era stato loro affidato. In realtа ebbero a disposizione molte ore, ma le sprecarono.
Pensiamo coraggiosamente alla nostra vita. Perchй a volte non troviamo quei pochi minuti per portare a termine con amore il lavoro che ci aspetta e che и lo strumento della nostra santificazione? Perchй trascuriamo i doveri famigliari? Perchй si insinua la precipitazione al momento di pregare, di assistere al santo Sacrificio della Messa? Perchй ci manca serenitа e calma nel compiere i doveri del nostro stato, e ci intratteniamo senza alcuna fretta dietro ai nostri capricci personali? Mi direte: sono piccolezze. Sм, и vero: ma queste piccolezze sono l'olio, il nostro olio, che tiene viva la fiamma e accesa la luce.
43. Mi potrai dire: e perchй dovrei sforzarmi? Non ti rispondo io, ma san Paolo: L'amore del Cristo ci spinge [2 Cor 5, 14]. L'intero spazio di un'esistenza и poco per dilatare le frontiere della tua caritа. Dai primissimi inizi dell'Opus Dei mi sono impegnato al massimo a ripetere instancabilmente, perchй le anime generose si decidano a tradurlo in opere, il grido di Cristo: Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri [Gv 13, 35]. Ci riconosceranno proprio da questo, perchй la caritа и il movente di qualsiasi attivitа di un cristiano.
Egli, che и la purezza stessa, non afferma che riconosceranno i suoi discepoli per la illibatezza della loro vita. Egli, che и la sobrietа fino al punto di non disporre neppure di una pietra dove posare il capo [Cfr Mt 8, 20] e di trascorrere tanti giorni in ritiro digiunando [Cfr Mt 4, 2], non dichiara agli Apostoli: riconosceranno che siete i miei eletti perchй non siete mangioni nй beoni.
La vita pura di Cristo era – come и stato e sarа in ogni epoca – uno schiaffo per la societа di allora, con larghe zone di marcio come quella odierna. Anche la temperanza del Maestro era una sferzata per coloro che banchettavano senza sosta, fino a procurarsi il vomito per poter continuare a mangiare, compiendo alla lettera le parole di Saulo: fanno del loro ventre un dio [Cfr Fil 3, 19].
44. L'umiltа del Signore era un altro colpo contro coloro che dissipano la vita occupandosi solo di se stessi. Stando a Roma, ho commentato varie volte, e forse me lo avete sentito dire, che sotto gli archi oggi in rovina, sfilavano da trionfatori, pieni di vanitа, di alterigia, di superbia, gli imperatori e i loro generali vittoriosi. E, nel passare sotto quei monumenti, pare che abbassassero il capo, per timore che la loro fronte maestosa colpisse il grandioso arco. Tuttavia Cristo, umile, non dice nemmeno: riconosceranno che siete miei discepoli perchй siete umili e modesti. Vorrei farvi notare che, dopo venti secoli, il mandato del Maestro appare con tutta la forza della sua novitа, ed и come la credenziale del vero figlio di Dio.
Lungo la mia vita di sacerdote, ho predicato spessissimo che per molti, disgraziatamente, il mandato continua ad essere nuovo, perchй mai o quasi mai si sono sforzati di praticarlo: и triste, perт и cosм. Ed и chiarissimo che l'affermazione del Messia и perentoria: da questo vi riconosceranno, se vi amerete gli uni gli altri! Sento pertanto la necessitа di ricordare costantemente quelle parole del Signore. San Paolo aggiunge: Portate i pesi gli uni degli altri, cosм adempirete la legge di Cristo [Gal 6, 2]. Minuti perduti, magari con la falsa scusa che ti avanza tempo... Mentre ci sono tanti tuoi fratelli, tanti tuoi amici, sovraccarichi di lavoro! Con delicatezza, con garbo, con il sorriso sulle labbra, aiutali in modo tale che risulti quasi impossibile che lo notino; e che neppure ti possano mostrare gratitudine perchй la squisitezza discreta della tua caritа ha fatto in modo che non la si avvertisse.
«Non avevamo avuto un momento libero», avranno commentato quelle poverette che erano rimaste con le lampade vuote. Agli operai in piazza avanza addirittura la maggior parte del giorno, perchй non si sentono in obbligo di prestar servizio, anche quando la richiesta del Signore и continua, и pressante, sin dalla prima ora. Accettiamola rispondendo di sм: e sopportiamo per amore – che non и sopportazione – il peso della giornata e il caldo [Mt 20, 12].
46. Che brutta cosa vivere avendo come occupazione l'ammazzare il tempo, che и un tesoro di Dio! Non ci sono scuse ammissibili per giustificare questo modo di agire. Nessuno dica: dispongo solo di un talento, non posso guadagnarci nulla. Anche con un solo talento puoi operare in modo meritorio [San Giovanni Crisostomo, In Matthaeum homiliae, 78, 3]. Che tristezza non trarre partito, il frutto legittimo, da tutte le facoltа, poche o molte, che Dio concede all'uomo perchй si dedichi al servizio delle anime e della societа!
Quando il cristiano ammazza il suo tempo sulla terra, si mette in pericolo di ammazzare il suo Cielo: quando per egoismo si tira indietro, si nasconde, si disinteressa. Chi ama Dio non solo offre ciт che possiede – qualunque cosa sia – al servizio di Cristo: dа tutto se stesso. Non vede – come chi guarda con occhi miopi – il proprio io nella salute, nel prestigio, nella carriera.
47. "Mio, mio, mio...", pensano, dicono e fanno tanti e tanti. Che cosa indisponente! San Gerolamo commenta che l'espressione scritturistica "per cercare scuse ai peccati" si realizza alla lettera in questa gente che, al peccato di superbia, aggiunge la pigrizia e l'indolenza [San Gerolamo, Commentariorum in Matthaeum libri, 4, 25].
И la superbia a suggerire continuamente quel "mio, mio, mio"... Un vizio che trasforma l'uomo in una creatura sterile cancellando la sua ambizione di lavorare per Dio, inducendolo a sprecare il tempo.
Tu invece bada a non perdere l'efficacia e pertanto annienta il tuo egoismo. La tua vita per te? La tua vita и per Iddio, per il bene di tutti gli uomini, nell'amore al Signore. Dissotterra il talento! Rendilo proficuo: e assaporerai la gioia di costatare che in questo affare soprannaturale non importa che il risultato terreno non sia una meraviglia che susciti l'ammirazione degli uomini. L'essenziale и dare tutto ciт che siamo e abbiamo, fare in modo che il talento renda, e impegnarci senza sosta a produrre un buon frutto.
Dio ci concede forse ancora un solo anno per servirlo. Non pensare a cinque nй a due. Bada solo a questo: uno solo, quello che и appena incominciato. Bisogna darlo, non sotterrarlo! Questa dev'essere la nostra risoluzione.
49. Il Signore ci ha regalato la vita, i sensi, le facoltа, innumerevoli grazie: e noi non abbiamo il diritto di dimenticare che siamo degli operai fra i tanti, nel podere in cui egli ci ha collocati, per collaborare nel compito di procurare alimento agli altri. Il nostro posto и questo, entro questi limiti; qui dobbiamo spendere la vita ogni giorno con Lui, aiutandolo nella sua opera di redenzione [Cfr Col 1, 24].
Permettetemi di insistere: il tuo tempo и per te? Il tuo tempo и per Dio! Puт darsi che, per misericordia del Signore, l'egoismo non sia penetrato per ora nella tua anima. Ti parlo per l'eventualitа che tu debba sentire il tuo cuore vacillare nella fede di Cristo. Perciт ti chiedo – te lo chiede Dio – di essere fedele al tuo impegno, di dominare la superbia, di assoggettare l'immaginazione, di non permetterti la leggerezza di allontanarti, di non disertare.
Quei braccianti che stavano sulla piazza avevano l'intera giornata da sprecare; colui che nascose il suo talento sotto terra voleva ammazzare le ore; l'altro che doveva occuparsi della vigna, se ne va per un'altra strada. Tutti ugualmente insensibili di fronte alla grande missione affidata dal Maestro a ogni cristiano: considerarci e comportarci come suoi strumenti, essere con Lui corredentori; consumare la nostra intera vita nel sacrificio lieto di dare noi stessi per il bene delle anime.
51. Gesщ aveva lavorato molto il giorno prima e, quando intraprese il cammino, ebbe fame. Spinto da questo bisogno, si dirige verso quel fico che, lа discosto, presenta uno splendido fogliame. San Marco informa che non era quella la stagione dei fichi [Mc 11, 13]; ma il Signore si avvicina ugualmente, sapendo benissimo che non ne avrebbe trovati. Tuttavia, costatando la sterilitа dell'albero, pur nell'apparente feconditа segnalata dall'abbondanza di foglie, ordina: Nessuno possa mai piщ mangiare i tuoi frutti! [Mc 11,14].
И duro, certamente! Mai piщ da te nasca frutto! Come saranno rimasti stupefatti i discepoli, tanto piщ sapendo che era la sapienza di Dio a parlare! Gesщ maledice l'albero perchй ha trovato soltanto l'apparenza della feconditа, il fogliame. Impariamo cosм che non ci sono scuse per l'inefficacia. Si sente dire: non ho la preparazione sufficiente... Non ci sono scuse! Oppure: ma... la malattia, ma... non ho grandi capacitа, ma... le circostanze non sono favorevoli, ma... l'ambiente... Nemmeno queste scuse hanno valore. Guai a chi si adorna del fogliame di un falso apostolato, a chi ostenta la frondositа di una vita apparentemente feconda, senza sinceri propositi di produrre frutto! Chi si muove, chi organizza, chi inventa soluzioni sempre nuove, sembra utilizzare bene il tempo... Ma и improduttivo. Nessuno si alimenterа delle sue opere, perchй sono senza sostanza soprannaturale.
Chiediamo al Signore che faccia di noi anime disposte a lavorare con eroismo fecondo. Perchй sono molti sulla terra coloro che, alle creature che li avvicinano, offrono soltanto foglie: grandi, lustre e splendenti. Fogliame, solo fogliame, e nient'altro. E le anime ci guardano con la speranza di saziare la loro fame, che и fame di Dio. Non possiamo dimenticare che abbiamo a disposizione tutti i mezzi: la dottrina sufficiente e la grazia del Signore, nonostante le nostre miserie.
52. Vi ricordo nuovamente che ci resta poco tempo: Tempus breve est [1 Cor 7, 29], perchй и breve la vita sulla terra e, avendo quei mezzi, non abbiamo bisogno d'altro che di buona volontа per approfittare delle occasioni che Dio ci ha concesso.
Da quando il Signore и venuto in questo mondo, ha avuto inizio il momento favorevole, il giorno della salvezza [Cfr 2 Cor 6,2], per noi e per tutti. Non debba Dio nostro Padre rivolgerci il rimprovero che un tempo espresse per bocca di Geremia: Anche la cicogna nel cielo conosce i suoi tempi; la tortora, la rondinella e la gru osservano la data del ritorno; il mio popolo invece non conosce il comando del Signore [Ger 8, 7].
Non esistono tempi cattivi o inopportuni: tutti i giorni sono buoni, per servire Dio. Le giornate cattive sono sol tanto quelle che l'uomo sciupa, quando la sua mancanza di fede, la sua pigrizia, la sua negligenza, lo persuadono a non lavorare con Dio, per Iddio. Benedirт il Signore in ogni tempo! [Sal 33, 2]. Il tempo и un tesoro che passa, che sfugge, che scorre tra le mani come l'acqua tra le rocce. L'ieri и passato, I'oggi sta passando. Il domani sarа presto un nuovo ieri. La durata di una vita и molto breve; e, tuttavia, quante cose si possono fare in cosм breve spazio, per amore di Dio!
Non ci varrа nessuna scusa. Il Signore si и prodigato per noi: ci ha pazientemente istruiti; ci ha spiegato i suoi precetti in parabole, insistendo senza riposo. Come a Filippo, puт domandarci: Da tanto tempo sono con voi, e tu non mi hai conosciuto? [Gv 14, 9]. И venuto il momento di lavorare davvero, di occupare ogni istante della giornata, di sopportare – volentieri, con allegria – il peso della giornata e il caldo [Mt 20, 12].
54. Ecco il frutto dell'orazione di oggi: persuaderci che il nostro cammino sulla terra – in ogni occasione e in ogni tempo – и per Iddio, и un tesoro di gloria, un'immagine del Cielo; и, in mano nostra, una cosa preziosa che dobbiamo amministrare, con senso di responsabilitа di fronte agli uomini e di fronte a Dio: senza che, per far ciт, sia necessario cambiare di stato, bensм nel bel mezzo della strada, santificando la propria professione o il proprio mestiere; santificando la vita di famiglia, le relazioni sociali, e ogni altra attivitа in apparenza esclusivamente terrena.
Quando avevo ventisei anni e compresi in tutta la sua profonditа il dovere di servire il Signore nell'Opus Dei, chiesi a Dio, con tutta l'anima, ottant'anni di gravitа. Chiedevo piщ anni al mio Dio – con ingenuitа da principiante, in modo infantile – per sapere usare il tempo, per imparare a utilizzare ogni minuto al suo servizio. Il Signore sa concedere tali ricchezze. Forse tu e io arriveremo a poter dire: Ho piщ senno degli anziani, perchй osservo i tuoi precetti [Sal 118, 100]. La giovinezza non deve significare spensieratezza, come i capelli bianchi non denotano necessariamente prudenza e sapienza.
Rivolgiti con me alla Madre di Cristo: Madre nostra, che hai visto crescere Gesщ, che lo hai visto mettere a frutto il suo passaggio tra gli uomini, insegnami a impiegare i miei giorni al servizio della Chiesa e delle anime; insegnami ad ascoltare nel piщ intimo del cuore, come un affettuoso rimprovero, Madre buona, ogni volta che ce ne sia bisogno, che il mio tempo non mi appartiene, perchй и del Padre nostro che и nei Cieli.
55. Cominciare и di molti; portare a termine и di pochi. Fra questi pochi dobbiamo esserci noi, che cerchiamo di comportarci da figli di Dio. Non dimenticatelo: soltanto i lavori ultimati con amore, completati bene, meritano le parole di elogio del Signore, che si leggono nella Sacra Scrittura: Meglio la fine di una cosa che il suo principio [Qo 7, 8].
Voglio ricordarvi un aneddoto che forse giа sapete, ma che mi piace ripetere perchй и molto espressivo e ricco di insegnamenti. Una volta, mi misi a cercare nel Rituale romano la formula per la benedizione dell'ultima pietra di un edificio, la pietra piщ importante, perchй riassume, simbolicamente, il lavoro intenso, coraggioso e perseverante di molte persone, per molti anni. Rimasi molto sorpreso nel costatare che non esisteva; bisognava accontentarsi di una benedictio ad omnia, di una benedizione generica. Una lacuna simile mi sembrava impossibile e ripassai ripetutamente, ma invano, l'indice del Rituale.
Molti cristiani hanno smarrito la convinzione che l'integritа di Vita, richiesta dal Signore ai suoi figli, esige una cura autentica nell'adempimento dei propri compiti, che devono essere santificati, fino ai dettagli piщ minuti.
Non possiamo offrire al Signore cose che, pur con le povere limitazioni umane, non siano perfette, senza macchia, compiute con attenzione anche nei minimi particolari: Dio non accetta le raffazzonature.. Non offrirete nulla con qualche difetto, ammonisce la Sacra Scrittura, perchй non sarebbe gradito [Lv 22, 20], Pertanto, il lavoro di ciascuno, il lavoro che impiega le nostre giornate e le nostre energie, dev'esse re un'offerta degna per il Creatore, operatio Dei, lavoro di Dio e per Dio: in una parola, dov'essere un'opera completa, impeccabile.
56. A ben guardare, fra le molte lodi che di Gesщ hanno intessuto coloro che ebbero modo di contemplare la sua vita, ve n'и una che, in un certo modo, le riassume tutte. Mi riferisco all'esclamazione, piena di meraviglia e di entusiasmo, che sorse spontaneamente dalla folla, testimone attonita dei suoi miracoli: Bene omnia fecit [Mc 7, 37], ha fatto tutto ammirevolmente bene: i grandi prodigi e le cose piccole, quotidiane, che non lasciano stupefatti, ma che Cristo ha compiuto con la pienezza di chi и perfectus Deus, perfectus homo [Simbolo Quicumque], perfetto Dio e uomo perfetto.
Tutta la vita del Signore mi riempie di ammirazione. Inoltre, ho una debolezza particolare per i suoi trent'anni di esistenza occulta a Betlemme, in Egitto, a Nazaret. Questo periodo – lungo –, del quale il Vangelo fa solo un cenno, sembra privo di significato specifico agli occhi di chi lo osserva con superficialitа. Invece, ho sempre sostenuto che questo silenzio sulla biografia del Maestro и molto eloquente, e racchiude meravigliose lezioni per i cristiani. Furono anni intensi di lavoro e di preghiera, durante i qual Gesщ condusse una vita normale – come la nostra, se vogliamo –, divina e nello stesso tempo umana; in quella semplice e ignorata bottega di artigiano e, successivamente, davanti alle folle, ha svolto tutto con perfezione.
58. Se la sola presenza di un personaggio importante, ragguardevole, и sufficiente a far sм che i presenti si comportino meglio, come mai la presenza di Dio, costante, diffusa ovunque, conosciuta dalle nostre facoltа e amata con gratitudine, non ci rende sempre migliori nel nostro parlare, nelle nostre azioni e nei nostri sentimenti? [Clemente Alessandrino, Stromata, 7, 7]. Davvero: se il fatto che Dio ci vede fosse una realtа ben incisa nella nostra coscienza, se ci rendessimo conto che tutto il nostro lavoro, proprio tutto – nulla sfugge al suo sguardo –, si svolge alla sua presenza, con quanta cura porteremmo a compimento tutte le cose o quanto diverse sarebbero le nostre reazioni! E questo и il segreto della santitа che vi sto predicando da tanti anni: Dio ha chiamato tutti ad essere suoi imitatori; e voi e io siamo stati chiamati affinchй, vivendo in mezzo al mondo – da persone qualsiasi –, sappiamo mettere Cristo nostro Signore al vertice di tutte le attivitа umane oneste.
Adesso capirete ancor meglio che se qualcuno di voi non amasse il lavoro – il suo lavoro –, se non si sentisse autenticamente impegnato in una delle nobili attivitа umane per santificarla, se fosse privo di una vocazione professionale, non riuscirebbe mai a cogliere la radice soprannaturale della dottrina del sacerdote che vi sta parlando, proprio perchй gli mancherebbe una condizione indispensabile: quella di essere un lavoratore.
59. Vi avverto, e non и presunzione da parte mia, che mi rendo immediatamente conto se le mie parole cadono nel vuoto o semplicemente scivolano su chi mi ascolta. Lasciate che vi apra il mio cuore, cosм mi aiuterete a rendere grazie a Dio. Quando, nel 1928, vidi ciт che il Signore voleva da me, mi misi subito al lavoro. In quegli anni – grazie, Signore, perchй и stato necessario soffrire molto e amare molto – mi presero per pazzo; alcuni, con aria di comprensione, si limitarono a chiamarmi "sognatore", ma sognatore di sogni impossibili. Nonostante tutto, e nonostante la mia miseria, continuai senza scoraggiarmi: siccome "la cosa" non era mia, si fece strada in mezzo alle difficoltа, e oggi и una realtа diffusa su tutta la terra, da un polo all'altro, e sembra tanto naturale alla maggior parte delle persone perchй il Signore ha fatto sм che venisse riconosciuta come cosa sua.
Vi stavo dicendo che mi basta scambiare due parole con una persona per rendermi conto se mi capisce o no. Non mi succede come alla chioccia che sta covando, e una mano estranea le rifila furtivamente un uovo d'anatra. Passano i giorni, e solo quando i pulcini rompono il guscio, e vede arrancare quel batuffolo di lana, si accorge dai suoi movimenti sgraziati – una zampa qua, una lа – che quel coso non и dei suoi; che non imparerа mai a pigolare, per quanto si sforzi. Non ho mai trattato male chi mi ha voltato le spalle, neppure quando i miei desideri di aiutare sono stati ripagati con lo scherno. Per questo, verso il 1939, rimasi colpito da una scritta che trovai in un edificio in cui stavo predicando un ritiro a degli studenti universitari. Essa diceva: «Ogni viandante segua la sua strada». Era un consiglio da non buttare.
60. Scusate questa digressione e, anche se non ci siamo al lontanati dal tema, riprendiamo il filo del discorso. Convincetevi che la vocazione professionale и parte essenziale, inseparabile, della nostra condizione di cristiani. Il Signore vi vuole santi nel posto in cui siete, nella mansione che vi siete scelta per il motivo che vi и parso piщ opportuno: tutte mi sembrano buone e nobili – se non si oppongono alla legge divina – e suscettibili di essere innalzate al piano soprannaturale, cioи inserite nella corrente d'Amore che caratterizza la vita di un figlio di Dio.
Non posso evitare un certo disagio quando qualcuno, parlando del suo lavoro, si dа l'aria di vittima e afferma che gli assorbe chissа quante ore, quando, in realtа, non svolge neppure la metа del lavoro di molti suoi compagni di professione che, in fin dei conti, forse si muovono solo per motivi egoistici o, quanto meno, meramente umani. Tutti noi qui presenti, in dialogo personale con Gesщ, svolgiamo un'occupazione ben precisa: medico, avvocato, economista... Pensate un momento ai vostri colleghi che emergono per prestigio professionale, per onestа, per spirito di servizio: non dedicano molte ore del giorno – e anche della notte – al loro compito? Non abbiamo niente da imparare da loro?
Mentre vi sto parlando, io stesso esamino la mia condotta e vi confesso che, nel pormi questa domanda, sento un certo imbarazzo e il desiderio di chiedere perdono a Dio, pensando alla mia corrispondenza cosм debole, cosм lontana dalla missione che Dio ci ha affidata nel mondo Cristo – scrive un Padre della Chiesa – ci ha lasciati perchй fossimo come lampade; perchй diventassimo maestri per gli altri; perchй fungessimo da lievito; perchй vivessimo come angeli fra gli uomini, come adulti in mezzo ai bambini, come esseri spirituali in mezzo a gente soltanto razionale; perchй fossimo semente; perchй producessimo frutti. Non sarebbe necessario aprir bocca se la nostra vita risplendesse in questo modo. Le parole sarebbero superflue, se mostrassimo le opere. Non ci sarebbe neppure un pagano, se noi fossimo veramente cristiani [San Giovanni Crisostomo, In epistolam I ad Timotheum homiliae, 10, 3].
62. Lottate contro l'eccessiva comprensione che ciascuno prova verso di se: siate esigenti con voi stessi! Talvolta pensiamo troppo alla salute; al riposo, che peraltro non deve mancare, perchй и necessario per ritornare al lavoro con rinnovate energie. Ma il riposo – come ho scritto tanto tempo fa – non consiste nel non far nulla: consiste nel distrarci con attivitа che richiedono meno sforzo.
Altre volte, con falsi pretesti, ce la prendiamo troppo comoda, dimentichiamo la benedetta responsabilitа che pesa sulle nostre spalle, ci accontentiamo di salvare la faccia, ci lasciamo trascinare da 'ragioni senza ragione' per restare con le mani in mano, mentre Satana e i suoi complici non vanno mai in ferie. Ascolta con attenzione, e meditalo, ciт che san Paolo scriveva ai cristiani che svolgevano mansioni servili: li esortava a obbedire ai loro padroni, non servendo per essere visti, come per piacere agli uomini, ma come servi di Cristo, compiendo la volontа di Dio di cuore, prestando servizio di buona voglia come al Signore, e non come a uomini [Ef 6, 6-7], Ottimo consiglio, che tu e io dobbiamo seguire!
Chiediamo luce a Gesщ Cristo nostro Signore, e preghiamolo di aiutarci a scoprire, in ogni momento, il significato divino che trasforma la nostra vocazione professionale nel cardine sul quale poggia e ruota la nostra chiamata alla santitа. Nel Vangelo potete leggere che Gesщ era conosciuto come faber, filius Mariae [Mc 6, 3], l'artigiano, il figlio di Maria: ebbene, anche noi, con santo orgoglio, dobbiamo dimostrare coi fatti che siamo lavoratori, uomini e donne che lavorano!
Dato che ci dobbiamo comportare sempre come inviati di Dio, dobbiamo ricordare molto bene che non lo serviamo con lealtа quando trascuriamo il nostro lavoro; quando non condividiamo con gli altri l'impegno e l'abnegazione nel compiere i doveri professionali; quando diamo motivo di essere giudicati scansafatiche, leggeri, superficiali, disordinati, pigri, inutili... Perchй chi trascura questo genere di doveri, solo in apparenza meno importanti, difficilmente riuscirа vittorioso nei doveri della vita interiore, che certamente sono piщ difficili.. Chi и fedele nel poco, и fedele anche nel molto; e chi и disonesto nel poco, и disonesto anche nel molto [Lc 16, 10].
63. Non sto parlando di ideali astratti. Mi attengo a una realtа molto concreta, di capitale importanza, capace di trasformare l'ambiente piщ pagano e piщ ostile alle richieste divine, come avvenne nei primi tempi dell'era della salvezza. Assaporate le parole di un autore anonimo di quell'epoca, che cosм riassume la grandezza della nostra vocazione: i cristiani sono nel mondo ciт che l'anima и nel corpo. Vivono nel mondo, ma non sono mondani, come l'anima и nel corpo, ma non и corporea. Abitano in tutti i luoghi, come l'anima и in tutte le parti del corpo. Agiscono per una forza interiore che non si vede, come l'anima, quantunque invisibile, agisce per la sua essenza... Vivono come pellegrini fra le cose periture nella speranza dell'incorruttibilitа dei cieli, come l'anima immortale vive ora in una tenda mortale. Si moltiplicano sempre di piщ nelle persecuzioni di tutti i giorni, come l'anima si abbellisce nella mortificazione quotidiana del corpo. Cosм eccelso и il posto loro assegnato da Dio nel mondo, e non и lecito disertarlo, come all'anima non и consentito separarsi volontariamente dal corpo [Epistola ad Diognetum, 6].
Pertanto, sbaglieremmo strada se ci disinteressassimo delle occupazioni terrene: anche in esse il Signore vi attende: potete star sicuri che attraverso le circostanze della vita quotidiana, ordinate o consentite dalla Provvidenza nella sua sapienza infinita, noi uomini dobbiamo avvicinarci a Dio. Non raggiungeremo questo scopo se non siamo disposti a portare bene a termine il nostro compito; se non perseveriamo sullo slancio del lavoro incominciato con passione umana e soprannaturale; se non svolgiamo le nostre mansioni come il migliore dei nostri colleghi e, se possibile – se davvero lo vuoi, vedrai che и possibile –, ancor meglio del migliore, perchй impiegheremo tutti i mezzi umani onesti e i mezzi spirituali necessari, per offrire al Signore un lavoro fragrante di premure, eseguito fin nei dettagli come una filigrana, in tutto completo.
65. Ricordo anche il periodo del mio soggiorno a Burgos, nella stessa epoca. Venivano in molti a trascorrere qualche giorno con me, approfittando dei permessi, mentre altri erano di stanza nelle caserme della zona. Come alloggio condividevo, con alcuni miei figli, un'unica stanza di un albergo sgangherato e, pur non disponendo nemmeno dello stretto indispensabile, ci organizzavamo in modo che quelli che venivano – ed erano centinaia – trovassero il necessario per riposare e ritemprarsi.
Avevo l'abitudine di passeggiare lungo le rive dell'Arlanzуn per parlare con quei giovani, per ascoltare le loro confidenze, per orientarli con il consiglio opportuno che li confermasse o aprisse loro nuovi orizzonti di vita interiore; e sempre, con l'aiuto di Dio, li incoraggiavo, li stimolavo, li appassionavo alla loro vita di cristiani. Talvolta le nostre camminate giungevano fino al monastero di Las Huelgas; in altre occasioni facevamo una capatina nella cattedrale.
Mi piaceva salire su una delle sue torri, per far contemplare da vicino a quei ragazzi la selva di guglie, un autentico ricamo di pietra, frutto di un lavoro paziente, faticoso. In quelle conversazioni facevo notare che tutta quella meraviglia non era visibile dal basso. E, per materializzare ciт che tanto spesso avevo loro spiegato, commentavo: questo и il lavoro di Dio, l'opera di Dio!: portare a termine il lavoro professionale con perfezione, in bellezza, con la grazia di questi delicati merletti di pietra. Capivano, davanti a una realtа cosм palese, che tutto quello era preghiera, un bellissimo dialogo con il Signore. Coloro che spesero le loro forze in quel lavoro, sapevano perfettamente che dalle strade della cittа nessuno si sarebbe reso conto del loro sforzo: era soltanto per il Signore. Capisci adesso come la vocazione professionale puт avvicinare a Dio? Fa' anche tu come quegli scalpellini, e anche il tuo lavoro sarа operatio Dei, un lavoro umano con viscere e fisionomia divine.
66. Convinti che Dio и dappertutto, noi coltiviamo i campi lodando il Signore, solchiamo i mari ed esercitiamo ogni altro mestiere cantando le sue misericordie [Clemente Alessandrino, Stromata, 7, 7].
In questo modo restiamo uniti a Dio in ogni momento. Anche se vi trovate isolati, lontani dal vostro ambiente abituale – come quei ragazzi in trincea –, vivrete messi nel Signore grazie al lavoro personale, generoso e continuo, che saprete trasformare in orazione, perchй lo incomincerete e lo concluderete alla presenza di Dio Padre, di Dio Figlio e di Dio Spirito Santo.
Ma non dimenticate che siete anche alla presenza degli uomini, i quali attendono da voi – da te! – una testimonianza cristiana. Pertanto, nel lavoro professionale, nelle cose umane, dobbiamo agire in modo tale da non doverci vergognare se ci vedesse all'opera chi ci conosce e ci ama, chi potrebbe arrossire di noi. Se vi comporterete secondo lo spirito che cerco di insegnarvi, non disgusterete chi ha posto fiducia in voi, e voi stessi non dovrete arrossire: non vi succederа come all'uomo della parabola che si mise a costruire una torre: gettate le fondamenta e non potendo finire il lavoro, i passanti cominciano a deriderlo, dicendo: «Costui ha iniziato a costruire, ma non и stato capace di finire il lavoro» [Cfr Lc 14, 29-30].
Vi assicuro che, se non perdete il punto di mira soprannaturale, coronerete il vostro lavoro, porterete a termine la vostra cattedrale, fino all'ultima pietra.
67. Possumus! [Mt 20, 22], possiamo vincere anche questa battaglia, con l'aiuto del Signore. Siate convinti che non и difficile trasformare il lavoro in un dialogo di preghiera. Non appena lo si и offerto e si и messo mano all'opera, Dio и giа in ascolto, giа infonde coraggio. Abbiamo raggiunto lo stile delle anime contemplative, in mezzo al lavoro quotidiano! Perchй ci pervade la certezza che Egli ci vede, mentre ci richiede continui superamenti: quel piccolo sacrificio, quel sorriso a un importuno, il cominciare dall'occupazione meno piacevole ma piщ urgente, la cura dei dettagli di ordine, la perseveranza nel compimento del dovere quando sarebbe cosм facile interromperlo, il non rimandare a domani ciт che dobbiamo concludere oggi..., tutto per far piacere a Lui, a Dio nostro Padre! E magari, sul tavolo di lavoro o in un posto opportuno, che non richiama l'attenzione ma che a te serve da svegliarino dello spirito contemplativo, collochi il crocifisso, che per la tua anima e per la tua mente и il manuale da cui apprendi le lezioni di servizio.
Se ti decidi – senza singolaritа, senza abbandonare il mondo, nel bel mezzo delle tue occupazioni abituali – ad avviarti per questi cammini contemplativi, ti sentirai immediatamente amico del Maestro, con il divino incarico di aprire i sentieri divini della terra a tutta l'umanitа. Sм: con il tuo concreto lavoro contribuirai ad estendere il regno di Cristo in tutti i continenti. Una dopo l'altra si succederanno le ore di lavoro offerte per le nazioni lontane che si aprono alla fede, per i popoli orientali ai quali и barbaramente impedito di professare liberamente la religione, per i paesi di antica tradizione cristiana in cui sembra che la luce del Vangelo si sia offuscata e che le anime si dibattano nelle tenebre dell'ignoranza... in questo modo, che grande valore assume un'ora di lavoro, perseverare con impegno costante ancora per un po', qualche minuto ancora, per terminare tutto bene! Stai trasformando, in modo semplice e pratico, la contemplazione in apostolato, come un'imperiosa necessitа del cuore che batte all'unisono con il dolcissimo e misericordioso Cuore di Gesщ, Signore nostro.
69. Succede, peraltro, che alcuni – che pure sono buoni, o meglio, bonaccioni – assicurino a parole di voler diffondere il bell'ideale della fede, ma in pratica si rassegnino a un comportamento professionale superficiale, trascurato: sembrano teste sventate. Se ci imbattiamo in questo tipo di cristiani a parole, dobbiamo aiutarli con affetto e con chiarezza; e ricorrere, se necessario, al rimedio evangelico della correzione fraterna: Qualora uno venga sorpreso in qualche colpa, voi che avete lo Spirito correggetelo con dolcezza. E vigila su te stesso, per non cadere anche tu in tentazione. Portate i pesi gli uni degli altri, cosм adempirete la legge di Cristo [Gal 6, 12]. E se coloro che fanno del cattolicesimo una professione sono inoltre persone di etа piщ matura, di una certa esperienza, o svolgono compiti di piщ spiccata responsabilitа, allora a maggior ragione dobbiamo parlare, dobbiamo cercare di farli reagire, perchй prendano sul serio la loro vita di lavoro, orientandoli come un padre buono, come un maestro, senza umiliare.
И di grande stimolo meditare con calma il comportamento di san Paolo: Sapete infatti come dovete imitarci: poichй non abbiamo vissuto oziosamente fra voi, nй abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato con fatica e sforzo notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi... E infatti, quando eravamo presso di voi, vi demmo questa regola: chi non vuol lavorare, neppure mangi [2 Ts 3, 7-10].
70. Per amore a Dio, per amore alle anime e per corrispondere alla nostra vocazione di cristiani, dobbiamo dare buon esempio. Per non essere di scandalo, per non suscitare neppure l'ombra del sospetto che i figli di Dio siano fiacchi o buoni a nulla, per essere edificanti..., dovete sforzarvi di offrire con la vostra condotta la giusta misura, la buona dimensione dell'uomo responsabile. Sia il contadino che ara la terra innalzando di continuo il suo cuore a Dio, sia il falegname, il fabbro, l'impiegato, l'intellettuale – ogni cristiano, insomma –, tutti devono essere un modello per i loro colleghi, senza orgoglio, perchй и ben chiara nelle nostre anime la convinzione che soltanto facendo affidamento su di Lui saremo vittoriosi: noi, da soli, non possiamo neppure sollevare da terra un filo di paglia [Cfr Gv 15, 5]. Pertanto, ciascuno nel suo lavoro, nel posto che occupa nella societа, deve sentirsi obbligato a fare un lavoro di Dio, che semini dappertutto la pace e la gioia del Signore. Il cristiano perfetto porta sempre con se la serenitа e la gioia. Serenitа, perchй si sente alla presenza di Dio; gioia, perchй si sente circondato dai suoi doni. In tal caso il cristiano и davvero un personaggio regale, un santo sacerdote di Dio [Clemente Alessandrino, Stromata, 7, 7].
71. Per raggiungere questa meta, dobbiamo operare mossi dall'Amore, non come chi sopporta il peso di un castigo o di una maledizione: Tutto quello che fate in parole e opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesщ, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre [Col 3, 17]. Agendo in questo modo, porteremo a termine le nostre occupazioni con perfezione, riempiendo il tempo, come strumenti innamorati di Dio, consci della grande responsabilitа che il Signore ha messo sulle nostre spalle e della fiducia che ripone in noi, nonostante la nostra debolezza personale. In ogni tua attivitа dal momento che puoi contare sulla fortezza di Dio, devi comportarti come chi и mosso esclusivamente dall'Amore.
Ma non chiudiamo gli occhi davanti alla realtа, accontentandoci di una visione ingenua, superficiale, che ci faccia pensare di aver davanti un cammino facile, e che per percorrerlo siano sufficienti dei propositi sinceri e dei desideri ardenti di servire il Signore. Potete esserne sicuri: nel corso degli anni si presenteranno – magari prima di quanto si pensi – situazioni particolarmente dure, che richiederanno molto spirito di sacrificio e un piщ generoso distacco da se stessi. Coltiva pertanto la virtщ della speranza e, audacemente, fa' tuo il grido dell'apostolo: Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrа esser rivelata in noi [Rm 8, 18]; medita con sicurezza e pace: che cosa sarа l'Amore infinito di Dio, riversato su questa povera creatura? И ormai il momento, in mezzo alle tue occupazioni abituali, di esercitare la fede, di risvegliare la speranza, di ravvivare l'amore; vale a dire, di rendere attive le tre virtщ teologali, che ci spingono a sradicare subito, senza infingimenti, senza false coperture, senza giri di parole, gli equivoci nella nostra condotta professionale e nella nostra vita interiore.
72. Fratelli miei carissimi – и ancora la voce di san Paolo –, rimanete saldi e irremovibili, prodigandovi sempre nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non и vana nel Signore [1 Cor 15, 58]. Vedete? Nello svolgere il nostro compito, decisi a santificarlo, entra in gioco tutto un contesto di virtщ: la fortezza, per perseverare nel lavoro, nonostante le naturali difficoltа, e per non lasciarsi mai vincere dal suo peso; la temperanza, per spendersi senza riserve superando la comoditа e l'egoismo; la giustizia, per compiere i nostri doveri verso Dio, verso la societа, la famiglia, i colleghi; la prudenza, per sapere in ogni circostanza che cosa conviene fare e metterci all'opera senza indugi... E tutto, insisto, per Amore, con il senso vivo e immediato della responsabilitа del frutto del nostro lavoro, e della sua portata apostolica.
Le opere sono amore, non i bei ragionamenti, dice un proverbio, e non occorre aggiungere parole.
O Signore, concedici la tua grazia. Aprici la porta della bottega di Nazaret, affinchй impariamo a contemplare Te, la tua santa Madre Maria e il santo patriarca Giuseppe – che tanto venero e amo –, tutti e tre dedicati a una vita di lavoro santo. I nostri poveri cuori si sentiranno scossi: ti cercheremo e ti troveremo nel lavoro quotidiano, che Tu vuoi che trasformiamo in opera di Dio, in opera d'Amore.
73. Narra san Luca, al capitolo settimo: Uno dei farisei lo invitт a mangiare da lui. Egli entrт nella casa del fariseo e si mise a tavola [Lc 7, 36]. Giunge in quel momento una donna della cittа, conosciuta da tutti come peccatrice, e si avvicina a Gesщ che, secondo l'uso di allora, pranza disteso sul fianco, e gli lava i piedi. Le lacrime sono l'acqua di quel commovente lavacro e i capelli l'asciugatoio. Col balsamo contenuto in un prezioso vasetto d'alabastro unge i piedi del Maestro. E li bacia.
Il fariseo pensa male. Non riesce a concepire tanta misericordia nel cuore di Gesщ. Se costui fosse un profeta saprebbe chi e che specie di donna и colei che lo tocca: и una peccatrice [Lc 7, 39], Gesщ legge il suo pensiero e gli dice: Vedi questa donna? Io sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e me li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non mi hai cosparso di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poichй ha molto amato [Lc 7, 44-47].
Non ci soffermeremo ora a considerare le meraviglie divine del cuore misericordioso del Signore. Esamineremo un altro aspetto della scena: come Gesщ apprezza i dettagli di cortesia e di delicatezza umana che il fariseo non ha saputo manifestargli. Cristo и perfectus Deus, perfectus homo [Simbolo Quicumque]: Egli и Dio, Seconda Persona della Trinitа Beatissima, e perfetto uomo. Porta con se la salvezza e non la distruzione della natura; impariamo quindi da Lui che non и da cristiani comportarsi male con l'uomo, creatura di Dio, fatto a sua immagine e somiglianza [Cfr Gn 1, 26].
75. Forse avrete presenti altri esempi in certo senso opposti: tanti che si dicono cristiani – perchй sono battezzati e ricevono i sacramenti – ma si rivelano sleali, falsi, ipocriti, superbi... E cadono a capofitto. Sembrano stelle che brillano un momento nel cielo, ma precipitano senza rimedio. Se accettiamo la responsabilitа di essere suoi figli, vedremo che Dio ci vuole molto umani. La testa deve arrivare al cielo, ma i piedi devono poggiare saldamente per terra. Il prezzo per vivere da cristiani non и la rinuncia a essere uomini o la rinuncia allo sforzo per acquistare quelle virtщ che alcuni posseggono anche senza conoscere Cristo. Il prezzo di ogni cristiano и il Sangue redentore di Gesщ nostro Signore che ci vuole – ripeto – molto umani e molto divini, costanti nell'impegno quotidiano di imitare Lui, perfectus Deus, perfectus homo.
76. Non saprei dire qual и la principale virtщ umana: dipende dal punto di vista. La questione, per di piщ, и oziosa, perchй non si tratta di vivere una o alcune virtщ: и necessario lottare per acquistarle e praticarle tutte. Ciascuna si intreccia con le altre: lo sforzo per essere sinceri – ad esempio – ci rende giusti, lieti, prudenti, sereni.
Non mi convince la distinzione tra virtщ personali e virtщ sociali. Non esiste virtщ alcuna che possa favorire l'egoismo; tutte e singole promuovono il bene della nostra anima e quello di coloro che ci stanno vicini. Essendo tutti uomini, e fig]i di Dio, non possiamo concepire la nostra vita come l'affannosa realizzazione di un brillante curriculum, di una luminosa carriera. Tutti dobbiamo sentirci solidali e, nell'ordine della grazia, siamo uniti dai vincoli soprannaturali della Comunione dei santi.
Inoltre dobbiamo considerare che la capacitа di decisione e di responsabilitа si fonda sulla libertа personale del singolo e perciт le virtщ sono fondamentalmente personali, della persona. Senza dubbio in questa battaglia d'amore nessuno combatte da solo – sono solito dire che nessuno и un verso isolato –: in qualche modo ci aiutiamo o ci danneggiamo. Siamo anelli della stessa catena. Chiedi ora, assieme a me, a Dio nostro Signore, che quella catena ci unisca al suo Cuore, finchй arrivi il giorno in cui lo contempleremo faccia a faccia nel cielo, per sempre.
78. Sa essere forte chi non ha fretta di ottenere i frutti della virtщ, ma и paziente. La fortezza ci fa assaporare la virtщ divina e umana della pazienza. Con la vostra pazienza salverete le vostre anime (Lc 21, 19). Il possesso dell'anima и posto nella pazienza che, in effetti, и la radice e la custodia di tutte le virtщ. Noi possediamo l'anima per mezzo della pazienza perchй, imparando a dominare noi stessi, cominciamo a possedere quello che siamo [San Gregorio Magno, Homiliae in Evangelia, 35, 4]. И la pazienza che ci spinge a essere comprensivi con gli altri, persuasi che le anime, come il vino buono, migliorano col tempo.
79. Forti e pazienti: sereni. Ma non la serenitа di chi paga la propria tranquillitа col disinteresse per i propri fratelli o per il grande compito, che riguarda tutti, di diffondere senza posa il bene nel mondo intero. Sereni, perchй c'и sempre perdono, perchй a tutto c'и rimedio, tranne che alla morte; ma, per i figli di Dio, la morte и Vita. Sereni, non fosse che per poter agire con intelligenza: chi conserva la calma и in grado di pensare, di studiare i pro e i contro, di esaminare giudiziosamente l'esito delle azioni previste. Poi, ponderatamente, potrа agire con decisione.
80. Stiamo rapidamente enumerando alcune virtщ umane. So che, nella vostra orazione al Signore, molte altre ne affioreranno. Io desidero fermarmi qualche istante su una dote meravigliosa, la magnanimitа.
Magnanimitа: animo grande, capiente, che fa posto a molti. И la forza che ci fa uscire da noi stessi, permettendoci di intraprendere opere grandi, a beneficio di tutti. Nel magnanimo non c'и posto per la meschinitа; non viene a patti con l'avarizia, non fa calcoli egoistici nй si serve di raggiri. Il magnanimo impiega senza riserve le sue forze in ciт che vale la pena; и quindi capace di offrire se stesso.
Non si accontenta di dare: semplicemente si dа. Cosм puт arrivare a capire qual и la piщ grande dimostrazione di magnanimitа: darsi a Dio.
83. Se siamo veritieri, saremo anche giusti. Non mi stancherei mai di parlare della giustizia, ma qui possiamo solo considerarne alcuni tratti, senza perdere di vista il fine di queste riflessioni, che и quello di edificare una vita interiore concreta e autentica sul solido fondamento delle virtщ umane. Giustizia significa dare a ciascuno il suo; ma penso che questo non basti. Per quanto uno possa meritare, bisogna dargli di piщ, perchй ogni anima и un capolavoro di Dio.
La caritа migliore consiste nell'esercitare una giustizia generosamente eccedente: caritа che di solito passa inosservata, ma che и feconda nel cielo e sulla terra. И un errore pensare che le espressioni 'termine medio' o 'giusto mezzo', riferite alle virtщ morali, significhino mediocritа, come se indicassero la metа di quanto и possibile realizzare. Il medio tra l'eccesso e il difetto и un vertice, un punto limite: quanto di meglio ci indica la prudenza. Nel campo delle virtщ teologali, infatti, non si ammettono equilibri: non si puт credere, sperare o amare troppo. E questo amore senza limiti per Dio trabocca su coloro che ci stanno accanto come abbondanza di generositа, di comprensione, di caritа.
86. San Tommaso indica tre atti di questo abito buono dell'intelletto: chiedere consiglio, giudicare rettamente, decidere [Cfr San Tommaso d'Aquino, Summa Theologiae, II-II, q. 47, a.8]. Il primo passo della prudenza и riconoscere la propria limitatezza: avere umiltа, ammettere, in determinate questioni, che non ce la facciamo, che non possiamo afferrare – in tanti casi – tutte le circostanze che и necessario non perdere di vista nel momento del giudizio. Perciт ricorriamo a qualcuno che ci puт dare consigli; non a una persona qualsiasi, bensм a chi ne abbia l'idoneitа e sia animato dal nostro stesso desiderio sincero di amare Dio, di seguirlo fedelmente. Non basta chiedere un parere; dobbiamo rivolgerci a chi ce lo puт dare in modo disinteressato e retto.
Poi и necessario giudicare, perchй la prudenza esige ordinariamente una determinazione pronta, opportuna. Se a volte и prudente ritardare la decisione in attesa che siano raccolti tutti gli elementi di giudizio, in altre occasioni sarа grave imprudenza non metter mano, quanto prima, all'opera che vediamo di dover fare, specie se и in gioco il bene degli altri.
87. Tale sapienza del cuore, tale prudenza, non si trasformerа mai nella prudenza della carne, cui allude san Paolo [Cfr Rm 8,6]; quella cioи di coloro che hanno intelletto, ma non se ne servono per conoscere e amare il Signore. La vera prudenza и sempre attenta ai suggerimenti divini e accoglie nell'anima, in vigilante ascolto, le parole che sono promessa e realtа di salvezza: Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, che hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e ai prudenti e le hai rivelate ai piccoli [Mt 11, 25].
Sapienza del cuore che orienta e sostiene molte altre virtщ: per virtщ di prudenza l'uomo и audace, senza essere avventato; non schiva, per nascoste ragioni di comoditа, lo sforzo necessario per vivere pienamente secondo i disegni di Dio; la sua temperanza non и insensibilitа o misantropia; la sua giustizia non и durezza; la sua pazienza non и servilismo.
88. И prudente non chi pensa di non sbagliare mai, ma chi sa rettificare i propri errori. И prudente perchй preferisce sbagliare venti volte piuttosto che abbandonarsi a un comodo astensionismo; perchй non agisce con stolta precipitazione nй con assurda temerarietа, ma accetta il rischio delle sue decisioni e non rinuncia a cercare il bene per timore di sbagliare. Nella vita incontriamo compagni equilibrati, obiettivi, che dominano le passioni e non fanno pendere la bilancia dal lato del loro tornaconto. Ci fidiamo di queste persone quasi per istinto, perchй si comportano bene, con rettitudine, senza alterigia e senza il chiasso degli sfoghi incontrollati.
La prudenza и una virtщ cordiale, indispensabile al cristiano; tuttavia la sua meta ultima non и la concordia sociale o la tranquillitа di chi cerca soltanto di evitare gli attriti. Il suo motivo fondamentale и il compimento della Volontа di Dio, che ci vuole semplici, ma non puerili; amici della veritа, e non sventati o leggeri: Cor prudens possidebit scientiam [Pro 18, 15], il cuore prudente possiederа la scienza; и la scienza dell'amor di Dio, il sapere definitivo, quello che puт salvarci, che porta a tutte le creature frutti di pace e di comprensione e, per ogni anima, la vita eterna.
90. Naturalezza e semplicitа sono due meravigliose virtщ umane, che rendono l'uomo capace di ricevere il messaggio di Cristo. Invece ciт che и ingarbugliato, complicato, contorto e ritorto su se stesso, costituisce un muro che impedisce spesso di udire la voce del Signore. Ricordate il rimprovero di Gesщ ai farisei: hanno elaborato un mondo complicato che esige il pagamento delle decime della menta, dell'aneto e del cumino, e hanno abbandonato gli obblighi piщ essenziali della legge, la giustizia e la fede; fanno attenzione a filtrare tutto ciт che bevono, perchй non passi un moscerino, ma ingoiano un cammello [Cfr Mt 23, 23-24].
No. Nй la vita umanamente nobile di chi – senza sua colpa – non conosce Gesщ, nй la vita del cristiano, devono essere singolari, strane. Le virtщ umane che oggi stiamo considerando, conducono tutte alla stessa conclusione. И vero uomo chi si impegna ad essere veritiero, leale, sincero, forte, temperante, generoso, sereno, giusto, laborioso, paziente... Comportarsi in questo modo puт essere difficile, ma non sarа mai strano. Se qualcuno ne rimane meravigliato, vuoi dire che vede le cose con sguardo torbido, offuscato da una segreta viltа, che altro non и che mancanza di vigore.
92. Se il cristiano lotta per acquistare tali virtщ, la sua anima si dispone a ricevere efficacemente la grazia dello Spirito Santo; allora le buone qualitа umane si rafforzano mediante le mozioni che il Paraclito pone nell'anima. La Terza Persona della Trinitа Beatissima – dolce ospite dell'anima [Sequenza Veni, Sancte Spiritus] – regala i suoi doni: dono di sapienza, di intelletto, di consiglio, di fortezza, di scienza, di pietа, di timor di Dio [Cfr Is 11, 2].
Si notano allora il gaudio e la pace [Cfr Gal 5, 22], la pace lieta, il giubilo interiore, come conseguenza della virtщ umana della gioia. Quando ci sembra che tutto crolli davanti ai nostri occhi, non crolla nulla, perchй Tu sei il Dio della mia difesa [Sal 42, 2]. Se Dio abita nell'anima nostra, tutto il resto, per importante che sembri, и accidentale, transeunte; invece noi, in Dio, siamo ciт che permane.
Lo Spirito Santo, col dono della pietа, ci aiuta a sentirci con sicurezza figli di Dio. E se siamo figli di Dio, come possiamo esser tristi? La tristezza и la scoria dell'egoismo; se cerchiamo di vivere per il Signore, non ci mancherа la gioia, anche se scopriamo in noi errori e miserie. La gioia penetra a tal punto nella vita d'orazione, che non si puт fare a meno di mettersi a cantare: perchй amiamo, e cantare и cosa da innamorati.
93. Se viviamo in questo modo, realizzeremo nel mondo un compito di pace; sapremo rendere amabile agli altri il servizio al Signore, perchй Dio ama chi dona con gioia [2 Cor 9, 7]. Il cristiano и uno dei tanti nella societа; ma dal suo cuore traboccherа la gioia di chi si propone di realizzare, con l'aiuto costante della grazia, la Volontа del Padre. E nel fare ciт non si sente vittima, nй in situazione di inferioritа, nй coartato. Cammina a testa alta, perchй и uomo e perchй и figlio di Dio.
La nostra fede dа pieno rilievo a tutte queste virtщ che nessuno dovrebbe trascurare di coltivare. Nessuno puт superare il cristiano in umanitа. Perciт chi segue Cristo и capace – non per merito proprio, ma per grazia di Dio – di comunicare a quanti lo circondano ciт che sovente intuiscono, ma non arrivano a comprendere: che la vera felicitа, l'autentico servizio al prossimo, passano necessariamente attraverso il Cuore del nostro Redentore, perfectus Deus, perfectus homo.
Ricorriamo a Maria, Madre nostra, la creatura piщ eccelsa uscita dalle mani di Dio. Chiediamole di renderci uomini operatori di bene e che quelle virtщ umane, intrecciandosi con la vita della grazia, si trasformino nell'aiuto piщ grande che possiamo dare a coloro che con noi lavorano nel mondo per la pace e la felicitа di tutti.
94. Partiremo dalle letture di questo martedм di Passione per parlare di divinizzazione, della possibilitа, cioи, di vivere la vita stessa di Dio, ma imparando a distinguere la 'divinizzazione buona' dalla 'divinizzazione cattiva'. Parleremo pertanto di umiltа, perchй и la virtщ che ci aiuta a comprendere, ad un tempo, la nostra miseria e la nostra grandezza.
La nostra miseria risalta in modo anche troppo evidente. Non mi riferisco ai limiti di natura, alle tante aspirazioni illusorie che portano l'uomo a fare dei progetti che non realizzerа mai, non foss'altro perchй gliene mancherа il tempo. Penso a ciт che facciamo male, alle cadute, agli errori che, potendo essere evitati, evitati non vengono.
Di continuo sperimentiamo la nostra personale inefficacia. Ma a volte sembra che tutte queste cose si sommino insieme e si manifestino con maggiore evidenza; allora ci rendiamo conto piщ che mai di essere ben poca cosa. Che fare? Expecta Dominum [Sal 26, 14], spera nel Signore; vivi di speranza, ci suggerisce la Chiesa, con amore e con fede. Viriliter age [Sal 26, 24], comportati virilmente. Che cosa importa essere creature di fango, se la nostra speranza и riposta in Dio? Se in qualche momento un'anima sperimenta la caduta, o fa un passo falso – non и necessario che succeda –, gli si dа il rimedio opportuno, come si fa abitualmente quando и in pericolo la salute fisica; poi, di nuovo in marcia!
95. Non avete mai visto, nelle famiglie, quando si possiede un fragile oggetto di valore – un vaso, per esempio –, quanta attenzione si pone perchй non si rompa? Finchй un giorno, il bambino, giocando, lo fa cadere a terra e il prezioso ricordo va in frantumi. Il dispiacere и grande, ma subito si provvede a riparare il danno: il vaso viene ricomposto, incollato con cura, e alla fine l'oggetto appare piщ bello di prima.
Ma se l'oggetto и di minor valore, o semplicemente di terracotta, bastano alcuni punti di fil di ferro o di altro metallo per tenere insieme i pezzi. Il vaso, cosм riparato, acquista un incanto particolare.
Cerchiamo di applicare tutto ciт alla vita interiore. Di fronte alle nostre miserie e ai nostri peccati, di fronte ai nostri errori – anche se, per grazia di Dio, sono di poca importanza –, ricorriamo alla preghiera e diciamo a Dio nostro Padre: «Signore, alla mia povertа, alla mia fragilitа, ai cocci di questo vaso rotto, metti qualche punto, e io – con il mio dolore e con il tuo perdono – sarт piщ forte e piщ bello di prima». И una preghiera consolante, da ripetere ogni volta che si rompe la povera terracotta di cui siamo fatti.
Non possiamo meravigliarci d'esser fragili, non possiamo rimanere stupiti vedendo che la nostra condotta si svia per un nonnulla; confidiamo nel Signore che ci offre sempre il suo aiuto: Il Signore и mia luce e mia salvezza, di chi avrт paura? [Sal 26, 1]. Di nessuno. Parlando in questo modo con il Padre celeste, non avremo paura di niente e di nessuno.
97. Quando san Paolo allude a questo mistero, prorompe anche lui in un inno di giubilo che oggi possiamo assaporare attentamente: Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesщ, il quale, pur essendo di natura divina, non considerт un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliт se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliт se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte in croce [Fil 2, 5-8].
Gesщ, nostro Signore, ci propone con frequenza l'esempio della sua umiltа: Imparate da me, che sono mite e umile di cuore [Mt 11, 29]. Cosм tu e io impariamo che non c'и un altro cammino, perchй solo la sincera conoscenza del nostro nulla ha la forza di attirare su di noi la grazia divina. Per noi Gesщ venne a soffrire la fame e a dare cibo, venne a soffrire la sete e a dare da bere, venne rivestito della nostra mortalitа e a rivestirci dell'immortalitа, venne povero per farci ricchi [Sant'Agostino, Enarrationes in Psalmos, 49, 19].
98. Dio resiste ai superbi, ma dа grazia agli umili [1 Pt 5, 5], insegna l'Apostolo Pietro. In ogni epoca, in ogni situazione umana, non esiste altra via – per vivere una vita divina – che quella dell'umiltа. Forse il Signore si compiace della nostra umiliazione? No. Che cosa guadagnerebbe con la nostra prostrazione colui che tutto ha creato, e regge e governa ciт che esiste? Dio desidera la nostra umiltа, lo svuotarci di noi stessi, unicamente perchй Lui possa riempirci; vuole che non gli poniamo ostacoli e che – per dirla in modo umano – ci sia piщ posto per la sua grazia nel nostro povero cuore. Perchй il Dio che ci ispira l'umiltа и lo stesso che trasfigurerа il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtщ del potere che ha di sottomettere a sй tutte le cose [Fil 3, 21]. Il Signore ci fa suoi, ci riempie di sй; и Lui che ci ottiene la 'divinizzazione buona'.
100. Quando l'orgoglio si impadronisce dell'anima, non и strano che, legati l'uno all'altro, gli vengano dietro tutti gli altri vizi: avarizia, intemperanza, invidia, ingiustizia.. Il superbo tenta inutilmente di sbalzare dal suo trono Dio, misericordioso con tutti, e installarsi al suo posto, portando con se tutta la sua crudeltа.
Dobbiamo chiedere al Signore che non ci lasci cadere in questa tentazione. La superbia и il peggiore e il piщ ridicolo dei peccati. Se riesce a irretire qualcuno con le sue multiformi allucinazioni, la persona soggiogata si riveste di apparenze, si riempie di vuoto, si gonfia come la rana della favola, piena di presunzione, fino a scoppiare. Anche umanamente la superbia и sgradevole: chi si considera superiore a tutti e a tutto, non fa che contemplare se stesso e disprezzare gli altri, che lo ricambiano burlandosi della sua vanitа.
101. Sentiamo parlare di superbia e forse ci immaginiamo un agire dispotico, vessatorio: la folla che acclama e il vincitore che passa, come un imperatore romano, piegando il capo sotto gli archi trionfali, per timore di urtarvi la fronte gloriosa.
Dobbiamo essere realisti: tale genere di superbia trova posto soltanto in una fantasia malata. Dobbiamo lottare contro altre forme, piщ sottili, piщ frequenti: l'orgoglio di anteporre la propria eccellenza a quella del prossimo; la vanitа nelle conversazioni, nei pensieri e nei gesti; una suscettibilitа quasi morbosa, che si offende per parole e azioni del tutto inoffensive.
Queste sм che possono essere, e sono, tentazioni comuni. Ci si considera il sole, il centro di coloro che ci sono accanto; tutto deve ruotare intorno a noi. Non и raro che si ricorra, con smania morbosa, a simulare dolore, tristezza, malattia, perchй gli altri si prendano cura di noi e ci vezzeggino,
La maggior parte dei conflitti che sorgono nella vita interiore di molte persone, sono un prodotto dell'immaginazione: «Che cosa hanno detto, che cosa penseranno, come mi considerano...». E la povera anima soffre, per triste vanitа, a causa di sospetti infondati.
In questa avventura disgraziata, la sua amarezza и continua, ed и causa di disagio per gli altri: tutto questo accade perchй non sa essere umile, perchй non ha imparato a dimenticare se stessa e a darsi, generosamente, al servizio degli altri per amore di Dio.
103. Quando si avvicina il momento della passione e Gesщ vuole manifestare in modo espressivo la sua regalitа, entra trionfalmente in Gerusalemme: cavalcando un asinello! Era scritto che il Messia doveva essere un re di umiltа: Esulta grandemente figlia di Sion, giubila figlia di Gerusalemme! Ecco a te viene il tuo re. Egli и giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d'asina [Mt 21, 5; Zc 9, 9].
Infine, durante l'Ultima Cena, quando Gesщ ha preparato tutto per prendere commiato dai suoi discepoli, essi ancora una volta sono invischiati in una contesa su chi dovesse essere considerato il piщ grande in quel gruppo di prescelti. Gesщ si alzт da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse intorno alla vita. Poi versт dell'acqua nel catino e cominciт a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto [Gv 13, 4-5].
Di nuovo predica con l'esempio, con le opere. Di fronte ai discepoli che discutevano per motivi di superbia e di vanagloria, Gesщ si umilia e compie lietamente la mansione del servitore. Poi, quando torna a tavola, commenta: «Sapete ciт che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perchй lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri» [Gv 13, 12-14]. Mi commuove la delicatezza di Gesщ, perchй non dice: «Se io ho fatto questo, quanto piщ dovrete farlo voi!». Si mette sullo stesso piano, non obbliga: riprende amorosamente la mancanza di generositа di quegli uomini.
Come ai primi dodici, cosм anche a noi il Signore puт suggerire e suggerisce di continuo: exemplum dedi vobis [Gv 13, 15], vi ho dato un esempio di umiltа. Mi sono fatto servo, perchй voi impariate, con cuore umile e mite, a servire tutti gli uomini.
105. Leggendo l'epistola della Messa, immaginavo Daniele nella fossa dei leoni affamati e, senza pessimismo – perchй non posso dire che i tempi passati fossero migliori; ogni tempo и stato buono e cattivo –, pensavo che anche oggi ci sono molti leoni in libertа, e noi dobbiamo viverci in mezzo. Leoni ruggenti che vanno in giro cercando chi divorare: tamquam leo rugiens, circuit quaerens quem devoret [1 Pt 5, 8].
Come eviteremo queste fiere? Forse avverrа come a Daniele. Non sono 'miracolaio', tuttavia amo la grandiositа di Dio e capisco che gli sarebbe stato piщ facile placare la fame del profeta o mettergli davanti del cibo; ma non fece cosм. Dispose, invece, che giungesse miracolosamente dalla Giudea un altro profeta, Abacuc, per portargli il cibo. Volle operare un grande prodigio, perchй Daniele non si trovava in quella fossa per caso, ma per un'ingiustizia tramata dai seguaci del demonio, perchй era servo di Dio e distruttore di idoli.
Anche noi, senza azioni portentose realizzando, nella normalitа di una semplice vita cristiana, una semina di pace e di gioia, dobbiamo distruggere molti idoli: quello dell'incomprensione, quello dell'ingiustizia, quello dell'ignoranza, quello della pretesa sufficienza umana che volge orgogliosamente le spalle a Dio.
Non intimoritevi e non temete alcun male, anche se le circostanze in cui realizzate il vostro lavoro sono tremende, peggiori forse di quelle di Daniele nella fossa delle belve voraci. La mano di Dio и sempre possente e, se fosse necessario, opererebbe meraviglie. Siate fedeli! Vivete con amore, con consapevolezza e allegria la vostra fedeltа alla dottrina di Cristo, persuasi che i nostri anni non sono peggiori di quelli dei tempi passati e che il Signore и lo stesso, oggi e sempre.
Ho conosciuto un anziano sacerdote che diceva di se sorridendo: «lo sono sempre tranquillo, tranquillo». Cosм anche noi, in mezzo al mondo, circondati da leoni affamati, non dobbiamo perdere la pace: tranquilli. Con amore, con fede, con speranza, senza dimenticare mai che, se fosse necessario, il Signore opererebbe miracoli.
106. Vi ricordo che se siete sinceri, se vi mostrate quali siete, se vi divinizzate sul fondamento dell'umiltа e non della superbia, voi e io ci sentiremo sicuri in ogni ambiente; potremo chiamarci vincitori e parlare soltanto di vittorie: vittorie interiori dell'amore di Dio, che danno la serenitа, la felicitа dell'anima, la comprensione.
L'umiltа ci spingerа a compiere grandi lavori, ma a condizione di non perdere la consapevolezza della nostra pochezza, la convinzione della nostra perenne indigenza. Ammetti senza esitazioni di essere un servitore che deve compiere numerosi servizi. Non ti vantare di essere chiamato figlio di Dio – riconosciamo la grazia, ma non dimentichiamo la nostra natura –; non ti inorgoglire se hai servito bene, perchй hai fatto quello che dovevi fare. Il sole compie il suo corso, la luna obbedisce, gli angeli eseguono le loro missioni. Lo strumento eletto dal Signore per i Gentili dice: «Sono l'infimo degli Apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato Apostolo, perchй ho perseguitato la Chiesa di Dio» (...) Tanto meno noi pretendiamo d'esser elogiati per noi stessi [Sant'Ambrogio, Expositio Evangelii Secundum Lucam, 8, 32], e cioи per i nostri miseri meriti.
108. Non date credito a coloro che presentano la virtщ dell'umiltа come una menomazione dell'uomo o come una perpetua condanna alla tristezza. Sentirsi di terracotta, riparata con dei punti, и fonte di continua gioia; significa riconoscersi poca cosa di fronte a Dio: bambino, figlio. C'и felicitа piщ grande di quella di colui che, povero e debole, sa perт di essere figlio di Dio? Perchй invece gli uomini sono tristi? Perchй la vita sulla terra non si svolge come essi personalmente sperano, perchй sorgono ostacoli che impediscono o rendono difficile la soddisfazione delle loro pretese.
Nulla di tutto questo avviene quando l'anima vive la realtа soprannaturale della filiazione divina: Se Dio и per noi, chi sarа contro di noi? [Rm 8, 31]. Siano tristi – ripeto da sempre – coloro che si ostinano a non riconoscersi figli di Dio.
Per concludere, facciamoci suggerire dalla liturgia odierna due suppliche che devono prorompere ardenti dalla nostra bocca e dal nostro cuore: Dio Onnipotente, la partecipazione a questi divini misteri ci dia la grazia di meritare i doni celesti [Orazione post communionem della Messa]; e ancora: Ti preghiamo, Signore, di concederci di servirti costantemente secondo la tua volontа [Orazione super populum]. Servire, figli miei, servire и il nostro compito; essere servitori di tutti perchй si accresca in numero e in virtщ il popolo fedele [Orazione super populum].
109. Guardate Maria. Mai creatura si и data con piщ umiltа alla volontа di Dio. L'umiltа dell'ancilla Domini [Lc 1, 38] della serva del Signore, и il motivo per cui l'invochiamo come causa nostrae laetitiae, causa della nostra gioia. Eva, dopo aver peccato, per volere nella sua follia farsi simile a Dio, si nascondeva davanti al Signore, piena di vergogna: era triste. Maria, proclamandosi serva del Signore, diviene Madre del Verbo divino, e si riempie di letizia. Che la sua gioia di Madre buona metta radici in noi tutti; cerchiamo, come figli, di assomigliarle, e cosм assomiglieremo di piщ a Cristo.
110. Siamo alla soglia della Settimana Santa, si attualizza il momento in cui la Redenzione di tutta l'umanitа si compie sul Calvario. И un tempo particolarmente propizio perchй tu e io soffermiamo la nostra considerazione sulle vie attraverso le quali Gesщ, Signore nostro, ci ha salvato; perchй tu e io contempliamo il suo amore – davvero ineffabile – verso creature povere come noi, formate col fango della terra.
Memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris [Rito della imposizione delle ceneri]: la Chiesa, nostra Madre, ci ha rivolto questo monito all'inizio della Quaresima per non farci mai dimenticare che siamo ben poca cosa, che un certo giorno il nostro corpo – adesso cosм pieno di vita – si disfarа, come la nuvoletta di polvere sollevata dai nostri piedi mentre camminiamo: si disperderа come nebbia scacciata dai raggi del sole [Sap 2, 4].
111. Non ti sei mai chiesto, con santa curiositа, in che modo Gesщ ha riversato il suo torrente d'amore? La risposta viene ancora da san Paolo: Pur essendo di natura divina (...), spogliт se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini [Fil 2, 6-7]. Figli miei, riempitevi di stupore e Di gratitudine davanti a questo mistero, e imparate: tutta la potenza, tutta la maestа, tutta la bellezza, tutta l'armonia infinita di Dio, le sue grandi e incommensurabili ricchezze, un Dio tutt'intero, si и celato nell'Umanitа di Cristo per servirci. L'Onnipotente si mostra risoluto ad offuscare per un certo tempo la sua gloria, per facilitare l'incontro redentore con le sue creature.
Dio nessuno l'ha mai visto – scrive san Giovanni Evangelista –; proprio il Figlio unigenito, che и nel seno del Padre, lui lo ha rivelato [Gv 1, 18], presentandosi allo sguardo attonito degli uomini: dapprima, come un neonato, a Betlemme; poi, come un bambino uguale agli altri; piщ tardi, nel tempio, come un adolescente assennato e sveglio; e, alla fine, con la figura amabile e attraente del Maestro, che faceva breccia nei cuori delle folle che lo seguivano con entusiasmo.
112. Basta rievocare pochi tratti dell'Amore di Dio che si incarna, e subito la sua generositа ci tocca l'anima, ci accende, ci spinge dolcemente a un dolore di contrizione per il nostro comportamento, cosм spesso meschino ed egoista. Gesщ Cristo non esita ad abbassarsi per elevare noi dalla miseria alla dignitа di figli di Dio, di fratelli suoi. Tu e io, invece, sovente ci inorgogliamo stoltamente per i doni e i talenti ricevuti, facendoli diventare un piedistallo per imporci sugli altri, come se il merito di certe azioni, portate a termine con relativa perfezione, dipendesse esclusivamente da noi: Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l'hai ricevuto, perchй te ne vanti come se non l'avessi ricevuto? [1, Cor 4, 7].
Nel considerare la dedizione di Dio e il suo annichilimento – lo dico perchй lo meditiamo, e ciascuno pensi a sй – la vanagloria, la presunzione del superbo rivelano la loro natura di peccati orrendi, proprio perchй collocano la persona all'estremo opposto del modello che Gesщ Cristo ci ha offerto col suo comportamento. Pensateci bene: Egli, che era Dio, umiliт se stesso. L'uomo, orgoglioso del proprio io, pretende a ogni costo di esaltare se stesso, non riconoscendo di essere fatto di rozza terraglia.
113. Non so se da bambini vi и stata raccontata la favola del contadino che ricevette in dono un fagiano dorato. Passato il primo momento di allegria e di stupore per il regalo, il brav'uomo incominciт a domandarsi dove collocarlo. Dopo parecchie ore di dubbi e di ipotesi, decise di metterlo nel pollaio. Le galline, abbagliate dalla bellezza del nuovo venuto, gli giravano intorno con l'ammirazione di chi ha scoperto un semidio. In mezzo a tanta animazione, venne l'ora del pasto, e quando il padrone cominciт a lanciare le prime manciate di becchime, il fagiano – affamato dall'attesa – si lanciт avidamente a rimpinzarsi. Davanti a uno spettacolo cosм volgare – quel prodigio di bellezza mangiava con la voracitа di qualunque altro animale –, le sue deluse compagne di pollaio si scagliarono col becco contro l'idolo caduto, e gli strapparono tutte le penne. Altrettanto triste и la caduta di chi idolatra se stesso; tanto piщ disastrosa quanto piщ l'infelice si и drizzato sulle proprie forze, confidando presuntuosamente sulle sue capacitа personali.
Tocca a voi trarre conseguenze pratiche per la vostra vita quotidiana, sentendovi depositari di talenti – soprannaturali e umani – che dovete mettere a frutto rettamente; respingete il risibile inganno di ritenere che qualcosa vi appartenga, quasi fosse unicamente frutto dei vostri sforzi. Ricordatevi che c'и un addendo – Dio – dal quale nessuno puт prescindere.
114. In questa prospettiva, convincetevi che se davvero vogliamo seguire il Signore da vicino e prestare un servizio autentico a Dio e a tutta l'umanitа, dobbiamo sul serio essere distaccati da noi stessi: dai doni dell'intelligenza, dalla salute, dall'onore, dalle nobili ambizioni, dai trionfi, dai successi
Alludo anche – perchй la tua determinazione deve arrivare a questo punto – alla bella aspirazione di cercare esclusivamente di dare a Dio tutta la gloria e di rendergli lode. La nostra volontа deve seguire questa regola chiara e precisa: «Signore, voglio questo o quest'altro soltanto se a Te piace; altrimenti, che me ne faccio?». In questo modo assestiamo un colpo mortale all'egoismo e alla vanitа che serpeggiano in ogni coscienza, e nel contempo raggiungiamo la vera pace dell'anima, con un distacco che conduce al possesso di Dio, sempre piщ intimo e intenso.
Per imitare Gesщ Cristo, il cuore deve essere interamente libero da ogni attaccamento. Se qualcuno vuoi venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perchй chi vorrа salvare la propria vita, la perderа; ma chi perderа la propria vita per causa mia, la troverа. Quale vantaggio infatti avrа l'uomo se guadagnerа il mondo intero, e poi perderа la propria anima? [Mt 16, 24-26]. E san Gregorio Magno commenta: Non basta abbandonare ciт che si possiede se poi non ci stacchiamo da noi stessi. Che significa questo distacco da se? Se abbandoniamo noi stessi dove andremo al di fuori di noi? Chi puт andare se giа ha abbandonato se stesso? Teniamo perт presente che diverso и lo stato della natura incorrotta da quello in cui siamo caduti a motivo del peccato, come diversa и la condizione di ciт che abbiamo fatto, da quella in cui siamo stati posti alla creazione. Dobbiamo abbandonare noi stessi come ci siamo ridotti a motivo del peccato e restare quali siamo stati costituiti dall'opera della grazia. Se infatti un superbo diventa umile dopo la conversione a Cristo, abbandona se stesso; se un lussurioso muta vita e diviene casto, opera certo un distacco da sй; se un avaro smette di bramare ricchezze e impara a donare del suo mentre prima rubava agli altri, senza dubbio abbandona se stesso [San Gregorio Magno, Homiliae in Evangelia, 32, 2].
116. Si puт ben dire che il Signore, nel compiere la missione ricevuta dal Padre, vive alla giornata, secondo il consiglio contenuto in uno dei piщ suggestivi insegnamenti pronunciati dalle sue divine labbra: Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; nй per il vostro corpo, come lo vestirete. La vita vale piщ del cibo e il corpo piщ del vestito. Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio nй granaio, e Dio li nutre. Quanto piщ degli uccelli voi valete!... Guardate i gigli come crescono: non filano, non tessono; eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Se dunque Dio veste cosм l'erba del campo, che oggi c'и e domani si getta nel forno, quanto piщ voi, gente di poca fede? [Lc 12, 22-24, 27-28].
Se vivessimo con maggior fiducia nella Provvidenza divina, sicuri – con fede robusta – della protezione quotidiana che non viene mai meno, quante inquietudini e preoccupazioni ci risparmieremmo! Scomparirebbero tanti grattacapi che, come diceva Gesщ, sono tipici dei pagani, della gente mondana [Cfr Lc 12, 30], delle persone prive di senso soprannaturale. Vorrei, in confidenza d'amico, di sacerdote, di padre, farvi ricordare in ogni occasione che noi, per la misericordia di Dio, siamo figli del Padre nostro, onnipotente, che sta nei cieli e, simultaneamente, nell'intimo del cuore; vorrei incidere a fuoco nella vostra mente l'idea che abbiamo tutti i motivi per camminare con ottimismo sulla terra, con l'anima libera dalle cose che sembrano imprescindibili, dato che il Padre vostro sa di che cosa avete bisogno! [Cfr Lc 12, 30], e sarа Lui a provvedere. Sappiate che soltanto cosм avremo il dominio sulla creazione [Cfr Gn 1, 26-31], ed eviteremo la triste schiavitщ nella quale molti cadono perchй dimenticano la loro condizione di figli di Dio, mentre si affannano per un domani e un dopodomani che forse non arriveranno neppure.
117. Consentitemi, ancora una volta, di confidarvi un 'pezzettino' della mia esperienza. Vi apro il cuore, alla presenza di Dio, nella piщ assoluta persuasione di non essere modello in nulla, di essere uno straccio, un povero strumento – inetto e sordo – di cui il Signore si и servito per dimostrare, con la massima evidenza, che Egli sa scrivere perfettamente anche con una gamba del tavolo. Pertanto, nel parlarvi di me, non mi passa per la testa – neppure per un momento – l'idea che in ciт che ho fatto e faccio ci sia del merito da parte mia; e meno ancora pretendo di condurvi per la via dove il Signore ha portato me, perchй puт benissimo succedere che il Maestro a voi non chieda ciт che ha chiesto a me e che mi ha tanto aiutato a lavorare senza ostacoli nell'Opera di Dio alla quale ho dedicato tutta la mia vita.
Vi posso assicurare – l'ho toccato con le mie mani, l'ho visto coi miei occhi – che, se vi affidate alla divina Provvidenza, se vi abbandonate nelle sue braccia onnipotenti, non vi mancheranno mai i mezzi per servire Dio, la santa Chiesa, le anime, senza trascurare nessuno dei vostri doveri, e inoltre godrete una gioia e una pace che mundus dare non potest [Cfr Gv 14, 27], che il possesso di tutti i beni della terra non puт dare.
Dall'inizio dell'Opus Dei, nel 1928, a parte il fatto che non disponevo di alcuna risorsa umana, non ho mai amministrato personalmente neppure un centesimo; e neppure sono intervenuto personalmente nelle questioni economiche che, secondo logica, si presentano quando si intraprende qualunque impresa alla quale partecipano creature – uomini di carne e ossa, non angeli –, che hanno bisogno di strumenti materiali per compiere efficacemente il loro lavoro.
L'Opus Dei ha avuto bisogno e penso che avrа sempre bisogno – fino alla fine dei tempi – della generosa collaborazione di molte persone, per sostenere le attivitа apostoliche; da una parte, perchй tali attivitа non sono mai redditizie; dall'altra, perchй, per quanto aumenti il numero di coloro che cooperano e per quanto aumenti il lavoro dei miei figli, se c'и amore di Dio l'apostolato si ingrandisce e le richieste si moltiplicano. Per questo, piщ di una volta, ho fatto sorridere i miei figli perchй, mentre li spingevo con fortezza a corrispondere fedelmente alla grazia di Dio, li esortavo ad affrontare a viso aperto il Signore, per chiedergli piщ grazia e i soldi, in contanti, di cui avevamo impellente bisogno.
Nei primi anni eravamo privi anche dello stretto indispensabile. Attratti dal fuoco di Dio, mi si avvicinavano operai, braccianti, studenti universitari... che ignoravano le ristrettezze e l'indigenza in cui versavamo, perchй sempre nell'Opus Dei, con l'aiuto del Cielo, abbiamo cercato di lavorare in modo che il sacrificio e la preghiera fossero abbondanti e nascosti. Nel volgere lo sguardo a quei tempi, sgorga dal mio cuore il rendimento di grazie piщ sincero: che sicurezza regnava nelle nostre anime! Sapevamo che, cercando il regno di Dio e la sua giustizia, il resto ci sarebbe stato dato in aggiunta [Cfr Lc 12, 31]. E vi posso assicurare che non si и mai rinunziato a nessuna iniziativa apostolica per mancanza di risorse materiali: al momento giusto, in un modo o nell'altro, Dio nostro Padre, con la sua Provvidenza ordinaria, ci faceva giungere quanto occorreva, perchй vedessimo che Lui и sempre un 'ottimo pagatore'.
118. Se volete comportarvi in ogni istante da signori di voi stessi, vi consiglio di mettere il massimo impegno nel distaccarvi da tutto, senza paura, senza timori e senza diffidenze. Poi, nell'applicarvi al compimento dei vostri doveri personali, famigliari... impiegate con rettitudine i mezzi umani onesti, pensando al servizio che rendete a Dio, alla Chiesa, ai vostri cari, al vostro lavoro professionale, al vostro paese, a tutta l'umanitа. Guardate che l'importante non consiste nel fatto materiale di possedere una data cosa o di non averne un'altra, ma di comportarsi secondo la veritа insegnataci dalla nostra fede: i beni creati sono dei mezzi, sono soltanto dei mezzi. Pertanto, non lasciatevi abbagliare dallo specchietto di ritenerli come qualcosa di definitivo: Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove i ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove nй tignola nй ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perchй dov'и il tuo tesoro, sarа anche il tuo cuore [Mt 6, 19-21].
Chi ripone la sua felicitа unicamente nelle cose di quaggiщ – sono stato testimone di vere e proprie tragedie – ne perverte l'uso ragionevole e distrugge l'ordine sapientemente disposto dal Creatore. Il cuore, allora, si sente triste e insoddisfatto; si avvia per il sentiero di un'eterna scontentezza e finisce per rendersi schiavo anche sulla terra, vittima degli stessi beni che magari ha conquistato a Prezzo di innumerevoli sforzi e rinunce. Ma, soprattutto, vi raccomando di non dimenticare mai che Dio non trova posto, non puт abitare in un cuore infangato da un amore disordinato, rozzo, vano. Nessuno puт servire a due padroni: o odierа l'uno e amerа l'altro, o preferirа l'uno e disprezzerа l'altro: non potete servire a Dio e a mammona [Mt 6, 24]. Ancoriamo, dunque, il nostro cuore all'amore capace di renderci felici... Desideriamo i tesori del cielo [San Giovanni Crisostomo, In Matthaeum homiliae, 63, 3].
119. Non ti sto suggerendo la rinuncia all'esercizio dei tuoi diritti e al compimento dei tuoi doveri. Anzi, per ciascuno di noi, di solito, indietreggiare su questo fronte significa disertare vilmente la lotta per essere santi, alla quale Dio ci ha chiamati. Pertanto, con coscienza sicura, devi impegnarti – soprattutto nel tuo lavoro – perchй nй a te nй ai tuoi cari manchi ciт che occorre per una vita cristianamente dignitosa. Se in qualche occasione senti nella tua carne il peso dell'indigenza, non rattristarti e non ribellarti; ma, ripeto, cerca di impiegare tutte le risorse oneste per uscire da tale situazione, perchй fare altrimenti sarebbe un modo di tentare Dio. E mentre lotti, ricordati anche che omnia in bonum!, tutto – compresa la penuria, la povertа – concorre al bene di chi ama il Signore [Cfr Rm 8, 28]; abituati, fin da ora, ad affrontare con gioia i piccoli inconvenienti, le scomoditа, il freddo, il caldo, la mancanza di qualcosa che ti sembra imprescindibile, il non poter riposare come e quando vuoi, la fame, la solitudine, l'ingratitudine, l'incomprensione, il disonore...
121. Nel comportarci con normalitа – come la gente uguale a noi – e con senso soprannaturale, non facciamo altro che seguire l'esempio di Gesщ Cristo, vero Dio e vero Uomo. Potete ben vedere che tutta la sua vita и piena di naturalezza. Per trent'anni resta nell'ombra, senza richiamare l'attenzione, come uno dei tanti lavoratori, e nel suo villaggio и conosciuto come il figlio del falegname. Neppure durante la vita pubblica si nota qualcosa di stonato perchй strano o eccentrico. Si circondava di amici, come tutti gli altri suoi concittadini, e il suo comportamento non differiva dal loro. Tanto che Giuda, per indicarlo, deve dare un segno convenuto: Quello che bacerт, и lui [Mt 26, 48]. In Gesщ non c'era niente di stravagante. Mi commuove sempre questa regola di condotta del Maestro, che passa in mezzo agli uomini come uno qualsiasi.
Giovanni Battista – seguendo una vocazione speciale – vestiva di pelle di cammello e si nutriva di locuste e di miele selvatico. Il Salvatore indossava una tunica senza cuciture, tessuta in un solo pezzo, mangiava e beveva come gli altri, la felicitа degli altri lo riempiva di gioia, si commuoveva davanti al dolore del prossimo, non rifiutava il riposo che gli amici gli offrivano, e tutti erano al corrente che Egli si era guadagnato il proprio sostentamento, per molti anni, lavorando con le sue mani accanto a Giuseppe, l'artigiano. Cosм dobbiamo anche noi sbrigarcela in mezzo al mondo: come ha fatto il Signore. Per dirtela in poche parole, dobbiamo avere i vestiti puliti, il corpo pulito e, soprattutto, pulita l'anima.
Inoltre – perchй non rilevarlo? – il Signore che predica un cosм meraviglioso distacco dai beni terreni, dimostra nel contempo una cura ammirevole di non sprecarli. Dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani, che con tanta generositа servм a sfamare piщ di cinquemila uomini, disse ai discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati perchй nulla vada perduto». Li raccolsero, e riempirono dodici canestri [Gv 6, 12-13]. Se meditate con attenzione tutto questo episodio, imparerete a non essere mai taccagni, ma buoni amministratori dei talenti e dei mezzi materiali da Dio concessi.
122. Il distacco che vi predico, dopo aver guardato il nostro Modello, и signorilitа; non и chiassoso e ostentato pauperismo, maschera della pigrizia e della trascuratezza. Devi vestirti in maniera adeguata al tono della tua condizione, del tuo ambiente, della tua famiglia, del tuo lavoro..., come i tuoi colleghi, ma per il Signore, col desiderio di dare un'immagine autentica e attraente della vera vita cristiana. Con naturalezza, senza stravaganze: vi assicuro che и meglio peccare per eccesso che per difetto. Come immagini il portamento di Gesщ nostro Signore? Non hai pensato alla dignitа con cui indossava quella tunica inconsutile, probabilmente tessuta dalle mani della Madonna? Non ricordi che in casa di Simone si и lamentato perchй non gli avevano offerto l'acqua per lavarsi, prima di sedersi a mensa? [Cfr Lc 7, 36-50]. Di certo Egli fece notare quella mancanza di educazione per sottolineare l'insegnamento che l'episodio suggeriva, e cioи che и nei piccoli particolari che si dimostra l'amore; ma nel contempo mostra chiaramente di volersi attenere ai costumi sociali del suo ambiente. Pertanto, tu e io ci sforzeremo di essere distaccati dai beni e dalle comoditа della terra, ma senza stonature e senza stranezze.
Secondo me, una manifestazione del nostro sentirci padroni del mondo, amministratori fedeli di Dio, и prenderci cura di ciт che usiamo, facendo in modo che si conservi che duri, che faccia bella figura, che serva il piщ a lungo possibile al suo scopo, che non vada a male. Nei centri dell'Opus Dei troverete un arredamento semplice, accogliente, e, soprattutto, molta pulizia, perchй la povertа di una casa non va confusa con il cattivo gusto e con la sporcizia. Peraltro, capisco che tu, secondo le tue possibilitа e i tuoi doveri sociali e famigliari, possa avere oggetti di valore e te ne prenda cura, con spirito di mortificazione, con distacco.
123. Molti anni fa – piщ di venticinque – frequentavo una mensa di caritа, per mendicanti che non avevano altro pasto giornaliero che quello che lм veniva distribuito. Era un locale spazioso, amministrato da un gruppo di buone signore. Dopo la prima distribuzione, venivano altri mendicanti a raccogliere qualcosa che avanzava e, in questo secondo gruppo, un povero attirт la mia attenzione: era proprietario di un cucchiaio di peltro! Lo cavava di tasca con circospezione, con cupidigia, lo guardava avidamente e, dopo aver assaporato la sua razione, guardava di nuovo il cucchiaio con occhi che gridavano: и mio!, gli dava un paio di leccate per pulirlo e, soddisfatto, lo riponeva di nuovo tra le pieghe dei suoi cenci. Effettivamente, quel cucchiaio era suo! Il misero mendicante, in mezzo a quella gente, ai suoi compagni di sventura, si riteneva ricco.
Nella stessa epoca conoscevo una signora, con titolo nobiliare, Grande di Spagna. Davanti a Dio, questo non significa niente: siamo tutti uguali, tutti figli di Adamo e di Eva, creature deboli, con virtщ e difetti, capaci – se il Signore ci abbandona – di compiere i delitti piщ gravi. Da quando Cristo ci ha redenti, non ci sono differenze di razza, di lingua, di colore, di lignaggio, di censo...: siamo tutti figli di Dio. La signora di cui sto parlando abitava in un palazzo aristocratico, ma per se non spendeva neppure due pesetas al giorno. Invece, retribuiva molto bene la servitщ, e il resto lo destinava all'aiuto dei bisognosi, assegnando a se stessa privazioni di ogni genere. A questa donna non mancavano i beni che molti ambiscono, ma personalmente era povera, molto mortificata, completamente distaccata da tutto. Avete capito? Del resto, и sufficiente ascoltare le parole del Signore: Beati i poveri in spirito, perchй di essi и il regno dei cieli [Mt 5, 3].
Se vuoi raggiungere questo spirito, ti consiglio di essere parco con te stesso e molto generoso con gli altri; evita le spese superflue per lusso, per capriccio, per vanitа, per comoditа...; non crearti esigenze. In una parola, impara con san Paolo a essere povero e a essere ricco, a essere sazio e ad aver fame, a essere nell'abbondanza e nell'indigenza. Tutto posso in colui che mi dа forza [Fil 4, 12-13]. E, come l'Apostolo, anche noi risulteremo vincitori nel combattimento spirituale, se manteniamo il cuore distaccato, libero da legami. Il Signore – scrive san Gregorio Magno – comandт a noi che intendiamo seguirlo la rinuncia ai nostri beni, perchй, arrivati al combattimento della fede, dobbiamo entrare in lotta contro gli spiriti maligni che non posseggono nulla in questo mondo. Il nostro dovere quindi и di combattere con loro spogli di tutto. Quando infatti qualcuno, tenendo le vesti lotta contro chi non le ha, и presto buttato a terra, perchй si trova impacciato. Ora, tutte le cose della terra non si possono forse considerare vesti poste sul corpo? [San Gregorio Magno, Homiliae in Evangelia, 32, 3].
125. Dobbiamo essere esigenti con noi stessi nella vita quotidiana, per non inventarci falsi problemi, bisogni artificiosi, che in fin dei conti derivano dall'orgoglio, dal capriccio, dallo spirito di comoditа e dalla pigrizia. Dobbiamo camminare verso Dio a passo svelto, senza pesi morti e impedimenti che ostacolino l'andatura. Proprio perchй la povertа in spirito non consiste nel non avere, ma nell'essere veramente distaccati, dobbiamo stare attenti a non ingannarci con fittizie cause di forza maggiore. Cercate il necessario, cercate ciт che basta. E non vogliate avere di piщ. Il di piщ и di peso, non di sollievo; schiaccia, anzichй sollevare [Sant'Agostino, Sermo LXXXV, 6].
Nel porgervi questi consigli, non mi riferisco a situazioni insolite, anormali o complicate. Conosco una persona che usava, come segnalibri, delle striscioline di carta sulle quali scriveva delle giaculatorie che lo aiutassero a mantenere la presenza di Dio. E gli venne il desiderio di conservare con cura quel 'tesoro', finchй si rese conto che si stava attaccando a quegli sciocchi pezzetti di carta.
Vedete che bel modello di virtщ! Non avrei ritegno a manifestarvi tutte le mie miserie, se ciт potesse esservi utile.
Ho scoperto un po' dei miei altarini, perchй forse anche a te succede lo stesso: i tuoi libri, i tuoi vestiti, il tuo tavolo, i tuoi... idoli di paccottiglia.
In casi del genere, vi consiglio di consultare il direttore spirituale, senza atteggiamenti puerili e senza scrupoli. Spesso, come rimedio, sarа sufficiente la piccola mortificazione di fare a meno di usare una certa cosa per un breve periodo. O, in altro campo, non casca il mondo se un giorno rinunci al tuo mezzo di trasporto abituale e dai in elemosina il denaro che risparmi, anche se si tratta di poca cosa. In tutti i casi, se hai spirito di distacco, saprai scoprire occasioni continue, discrete ed efficaci, per esercitarlo.
Dopo avervi aperto il mio cuore, devo anche confessarvi di avere un attaccamento al quale non voglio rinunciare: quello di voler bene davvero a tutti voi. L'ho appreso dall'unico Maestro, e vorrei seguire fedelissimamente il suo esempio, amando incondizionatamente le anime, a cominciare da chi mi sta accanto. Non vi commuove la caritа ardente – l'affetto! – di Gesщ, a cui allude l'evangelista nel designare uno dei discepoli? Quem diligebat Iesus [Gv 13, 23], quello che Gesщ amava.
126. Terminiamo con una considerazione offerta dal vangelo della Messa odierna: Sei giorni prima della Pasqua, Gesщ andт a Betania, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesщ e li asciugт con i suoi capelli, e tutta la casa si riempм del profumo dell'unguento [Gv 12, 1-3]. Che splendida dimostrazione di magnanimitа questo "sperpero" di Maria! И Giuda a lamentarsi dello "spreco" di un profumo che valeva – nella sua cupidigia ha fatto molto bene i suoi calcoli – almeno trecento denari [Gv 12, 5].
Il vero distacco induce a essere molto generosi con Dio e con i nostri fratelli; a darsi da fare, a cercare risorse, a spendersi per aiutare chi ha bisogno. Il cristiano non puт accontentarsi di un lavoro che gli consenta di guadagnare quanto basta per sostenere se e la propria famiglia: la sua grandezza di cuore lo spingerа a rimboccarsi le maniche per aiutare gli altri, a motivo della caritа, ma anche a motivo della giustizia, come san Paolo scriveva ai Romani: La Macedonia e l'Acaia hanno voluto fare una colletta a favore dei poveri che sono nella comunitа di Gerusalemme. L'hanno voluto perchй sono ad essi debitori: infatti, avendo i pagani partecipato ai loro beni spirituali, sono in debito di rendere un servizio sacro nelle loro necessitа materiali [Rm 15, 26-27].
Non dobbiamo essere meschini e avari con chi tanto generosamente si и prodigato per noi, fino a darsi totalmente, senza misura. Riflettete: quanto vi costa – anche economicamente – essere cristiani? E, soprattutto, non dimenticate che Dio ama chi dona con gioia. Del resto, Dio ha potere di far abbondare in voi ogni grazia perchй, avendo sempre il necessario in tutto, possiate compiere generosamente tutte le opere di bene [2 Cor 9, 7-8].
Nell'avvicinarci, in questa Settimana Santa, ai dolori di Gesщ, domandiamo alla Santissima Vergine, sul suo esempio [Cfr Lc 2, 19], di sapere anche noi conservare e meditare tutti questi insegnamenti nel nostro cuore.
127. Ego sum via, veritas et vita [Gv 14, 6]. Io sono la via, la veritа e la vita. Con queste inequivocabili parole il Signore ci ha indicato qual и il sentiero autentico che conduce alla felicitа eterna. Ego sum via: Egli и l'unico cammino che congiunge Cielo e terra. Lo proclama a tutti gli uomini ma lo ricorda soprattutto a noi, a te e a me, che gli abbiamo detto di essere decisi a prendere sul serio la vocazione di cristiani, in modo che Dio si trovi sempre presente nei nostri pensieri, sulle nostre labbra e in tutte le nostre azioni, anche le piщ umili e consuete.
Gesщ и la via. Egli ha lasciato su questa terra le chiare impronte dei suoi passi, tracce indelebili che nй il logorio del tempo nй la perfidia del nemico sono riusciti a cancellare. Iesus Christus heri, et hodie; ipse et in saecula [Eb 13, 8]. Come mi piace ricordarlo! Gesщ Cristo, lo stesso che ieri fu per gli Apostoli e le folle che accorrevano a lui, vive oggi per noi, e vivrа nei secoli. Siamo noi uomini, talvolta, a non riuscire a scoprire il suo volto, perennemente attuale, perchй guardiamo con occhi stanchi od offuscati. Adesso, all'inizio di questo tempo di orazione accanto al Tabernacolo, chiedigli come il cieco di cui parla il Vangelo: Domine, ut videam! [Lc 18, 41], Signore, che io veda! Fa' che la mia intelligenza si riempia di luce per consentire alla tua parola di penetrare nella mia mente; fa' che la tua Vita metta radici nella mia anima, per trasformarmi in vista della gloria eterna.
129. Gesщ ha dato se stesso, offrendosi in olocausto per amore. E tu, discepolo di Cristo; tu, figlio prediletto di Dio; tu, che sei stato riscattato al prezzo della Croce; anche tu devi essere disposto a rinunciare a te stesso. Pertanto, in qualunque circostanza concreta ci veniamo a trovare, nй tu nй io possiamo comportarci da egoisti, da imborghesiti, da pigri, da dissipati... – perdona la chiarezza – da stolti! Se ambisci alla stima degli uomini, se brami deferenza e apprezzamenti, e non cerchi altro che una vita piacevole, sei fuori strada... Nella cittа dei santi и consentito entrare, riposare e regnare col Re per l'eternitа dei secoli, soltanto a chi ha percorso la via difficile, angusta e stretta delle tribolazioni [Pseudo Macario, Homiliae 12, 5]. И necessario che ti decida a prendere la croce sulle spalle. Altrimenti dirai a parole di imitare Cristo, ma sarai smentito dai fatti; cosм non entrerai nell'intimitа del Maestro, e non lo amerai davvero. И urgente per noi cristiani convincerci bene di questa veritа: non camminiamo accanto al Signore se non sappiamo privarci spontaneamente di tante cose richieste dal capriccio, dalla vanitа, dalla comoditа, dall'interesse... Neppure una giornata deve trascorrere senza il condimento della grazia e del sale della mortificazione. E devi respingere l'idea che tutto ciт rende infelice. Meschina felicitа sarа la tua se non impari a vincere te stesso, se ti lasci schiacciare e dominare dalle tue passioni e dalle tue velleitа, invece di prendere con coraggio la tua croce.
130. Mi torna alla memoria – e di certo qualcuno di voi avrа giа sentito questa riflessione in altre meditazioni – il sogno narrato da uno scrittore castigliano del secolo d'oro. Davanti a lui si aprono due strade. Una appare ampia e agevole, facile, fornita di luoghi di ristoro e di locande, e di altri alloggi comodi e allegri. И percorsa da gente a cavallo o in carrozza, in mezzo a musiche e risate – pazze sghignazzate –; si vede una folla ubriaca di gioia apparente, effimera, perchй il cammino sbocca su un precipizio senza fondo. И la via dei mondani, degli eterni borghesi: ostentano un'allegria che in realtа non hanno; cercano insaziabilmente ogni sorta di comoditа e di piaceri...; hanno orrore per il dolore, la rinuncia, il sacrificio. Non vogliono saperne della Croce di Cristo, la ritengono una follia.
Ma sono loro i pazzi: schiavi dell'invidia, della gola, della sensualitа, alla fine soffrono di piщ, e troppo tardi si rendono conto di aver fatto un cattivo affare barattando la felicitа terrena e quella eterna con una bagatella insipida. Il Signore ci previene: Chi vorrа salvare la propria vita, la perderа; ma chi perderа la propria vita per causa mia, la troverа. Qual vantaggio infatti avrа l'uomo se guadagnerа il mondo intero, e poi perderа la propria anima? [Mt 16, 25-26].
In quel sogno, un altro sentiero si apre in diversa direzione: и cosм stretto e ripido, che и impossibile percorrerlo a dorso di mulo. Chi lo affronta, procede a piedi, a zigzag, sereno in volto, in mezzo a cardi pungenti e schivando dirupi. In certi passaggi, i viandanti lasciano brandelli delle loro vesti e anche della propria carne. Ma, alla fine, li accoglie un giardino delizioso, la felicitа eterna, il Paradiso. И la via delle anime sante che si umiliano, che volentieri, per amore a Cristo, si sacrificano per gli altri; и il percorso di chi non ha paura di andare in salita, addossandosi con amore la croce, per quanto pesante, perchй sanno che, se il peso li fa vacillare, potranno rialzarsi e continuare a salire: Cristo и la forza di questi viandanti.
131. Che importa inciampare, se nel dolore della caduta ritroviamo l'energia che ci raddrizza di nuovo e ci spinge a proseguire con slancio rinnovato? Non dimenticate che santo non и chi non cade, ma chi si rialza sempre, con umiltа, con santa ostinazione. Se nel libro dei Proverbi si legge che il giusto cade sette volte al giorno [Cfr Pro 24, 16], tu e io – povere creature come siamo – non dobbiamo nй meravigliarci nй scoraggiarci di fronte alle nostre miserie personali, ai nostri inciampi, perchй potremo sempre proseguire se cerchiamo la forza in Colui che ci ha promesso: Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerт [Mt 11, 28]. Grazie, Signore, quia tu es, Deus, fortitudo mea [Sal 42, 2], perchй sei sempre stato Tu, e soltanto Tu, Dio mio, la mia fortezza, il mio rifugio, il mio sostegno.
Se davvero vuoi progredire nella vita interiore, sii umile. Ricorri con costanza, con fiducia, all'aiuto del Signore e della sua Madre benedetta, che и anche tua Madre. Con serenitа, tranquillamente, per quanto possa farti male la ferita ancora non rimarginata del tuo ultimo scivolone, abbraccia di nuovo la croce e ripeti: «Signore, con il tuo aiuto, lotterт per non fermarmi, risponderт fedelmente ai tuoi inviti, senza paura dei ripidi pendii, nй dell'apparente monotonia del lavoro abituale, nй dei cardi e dei rovi del sentiero. Sono certo che la tua misericordia mi assiste, e che al termine del cammino troverт la felicitа eterna, la gioia e l'amore per l'infinitа dei secoli».
Poi, sempre in quel sogno, lo scrittore scopriva un terzo itinerario: angusto, anch'esso costellato di asperitа e di dure salite come il secondo. Era percorso da alcune persone che procedevano fra mille sofferenze, ma con aria solenne e maestosa. Eppure, finivano nello stesso orribile precipizio al quale conduceva il primo sentiero. И il cammino degli ipocriti, di coloro che sono privi di rettitudine di intenzione, che sono mossi da un falso zelo, e pervertono le opere divine mescolandole con egoismi temporali. И stolto intraprendere un'impresa difficile per essere ammirati; osservare i comandamenti di Dio con molto sforzo, ma aspirare a una ricompensa terrena. Chi si ripromette benefici umani dall'esercizio delle virtщ и come chi svende un oggetto prezioso per pochi spiccioli: poteva conquistare il Cielo, e invece si accontenta di un'effimera lode... Per questo si dice che le speranze degli ipocriti sono come una ragnatela: tanta fatica per tesserla, e alla fine il vento della morte se la prende in un soffio [San Gregorio Magno, Moralia, 2, 8, 43-44].
134. И il momento di ricorrere alla Madonna, tua Madre celeste, perchй ti accolga fra le sue braccia e ti ottenga da suo Figlio uno sguardo di misericordia. E cerca subito di formulare propositi concreti: taglia finalmente, anche se fa male, quell'ostacolo piccolo che Dio e tu ben conoscete. La superbia, la sensualitа, la mancanza di senso soprannaturale, faranno combutta per sussurrarti: «Proprio quello? Ma se и una sciocchezza, una cosa di poco conto!». Tu rispondi, senza dialogare con la tentazione: «Mi piegherт obbedendo anche a questa richiesta divina». Non te ne mancheranno i motivi: l'amore si dimostra in modo particolare nelle piccole cose. Normalmente, i sacrifici che il Signore ci chiede, i piщ impegnativi, sono piccoli, ma continui e preziosi come il battito del cuore.
Quante madri hai tu conosciuto che siano state protagoniste di un episodio eroico, straordinario? Poche, pochissime. Eppure, di madri eroiche, veramente eroiche, che non figurano in nessuna cronaca spettacolare, che non faranno mai notizia – come si dice –, tu e io ne conosciamo molte: vivono in continua abnegazione, sacrificando con gioia i loro gusti e le loro inclinazioni, il loro tempo, le loro possibilitа di affermazione o di successo, per tappezzare di felicitа i giorni dei loro figli.
135. Continuiamo negli esempi, tratti sempre dalla vita quotidiana. San Paolo ricorda: Ogni atleta и temperante in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona corruttibile, noi invece una incorruttibile [1 Cor 9, 25]. Guardatevi intorno. Osservate a quanti sacrifici si sottomettono, di buon grado o controvoglia, uomini e donne per curare il loro corpo, per proteggere la salute, per essere apprezzati... E noi non ci lasceremo scuotere dall'immenso amore di Dio, cosм mal corrisposto dall'umanitа, per mortificare ciт che deve essere mortificato, affinchй la nostra mente e il nostro cuore siano piщ solleciti ai cenni del Signore?
Il senso cristiano и stato talmente stravolto in molte coscienze che, a sentir parlare di mortificazione e di penitenza, si pensa solo ai grandi digiuni e ai cilici che vengono menzionati nelle mirabolanti biografie di certi santi. All'inizio di questa meditazione abbiamo posto la chiara premessa di dover imitare Gesщ Cristo, prendendolo a modello della nostra condotta. Di certo, Egli preparт l'esordio della sua predicazione con un ritiro nel deserto, digiunando per quaranta giorni e quaranta notti [Cfr Mt 4, 1-11], ma prima e dopo praticт la virtщ della temperanza con tanta naturalezza che i suoi nemici ne approfittarono per calunniarlo tacciandolo di mangione e beone, amico dei pubblicani e dei peccatori [Lc 7, 34].
136. Desidero che scopriate in tutta la sua profonditа la semplicitа del Maestro, che non fa sfoggio della sua vita penitente, e a te chiede la stessa cosa: Quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In veritа vi dico: hanno giа ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perchй la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che и nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserа [Mt 6, 16-18].
E cosм che ti devi esercitare nello spirito di penitenza: al cospetto di Dio e come un figlio, come il bambino che dimostra quanto vuol bene a suo padre rinunciando ai suoi piccoli tesori di nessun valore – un rocchetto, un soldatino senza testa, un tappo di bottiglia –; gli costa decidersi, ma alla fine l'affetto prevale, e apre la mano soddisfatto.
137. Consentitemi di ribadirvi ancora una volta il cammino che Dio si attende che ciascuno di noi percorra, avendoci chiamato a servirlo in mezzo al mondo, per santificare e santificarci Per mezzo delle occupazioni abituali. Con un formidabile buon senso, ma pieno di fede, san Paolo ricordava che nella legge di Mosи sta scritto: Non metterai la museruola al bue che trebbia [Dt 25, 4]. E si domandava: Forse Dio si dа pensiero dei buoi? Oppure lo dice proprio per noi? Certamente fu scritto per noi. Perchй colui che ara deve arare nella speranza di avere la sua parte, come il trebbiatore trebbiare nella stessa speranza [1 Cor 9, 9-10].
La vita cristiana non va mai ridotta a un opprimente intrico di doveri, che sottopone l'anima a un'esasperata tensione; si modella sulle circostanze personali come il guanto sulla mano, e richiede che nelle nostre occupazioni abituali, grandi o piccole che siano, per mezzo dell'orazione e della mortificazione, non si perda mai il punto di mira soprannaturale. Ricordate che Dio ama appassionatamente le sue creature, e come potrа l'asinello lavorare se non gli si dа da mangiare, se non puт disporre di un po' di tempo per ritemprare le forze, o se si spezza il suo vigore con troppe bastonate? Il tuo corpo и come un asinello – e un asinello и stato il trono di Dio nell'ingresso a Gerusalemme – che ti porta in groppa per i cammini divini della terra: bisogna moderarlo perchй non ci porti fuori del sentiero di Dio, e incoraggiarlo perchй il suo trotto abbia tutta l'allegria e tutto il brio di cui un giumento и capace.
139. Potrei continuare a segnalarti una quantitа di particolari – ti ho elencato solo quelli che mi sono venuti in mente sul momento – che puoi mettere a frutto lungo la giornata per avvicinarti sempre piщ a Dio e sempre piщ al prossimo. E se ti ho ricordato questi esempi, ripeto, non и perchй io disprezzi le grandi penitenze; al contrario, esse si rivelano sante e buone, e anche necessarie, quando il Signore chiama le anime per questa strada, purchй abbiano l'approvazione di chi le dirige. Ma ti avverto che le grandi penitenze sono compatibili anche con le cadute spettacolari provocate dalla superbia. Invece, con il continuo desiderio di piacere a Dio nelle piccole battaglie personali – ad esempio, sorridere quando non se ne ha voglia; e vi posso assicurare che, talvolta, un sorriso costa piщ di un'ora di cilicio –, и difficile dar spago all'orgoglio, alla ridicola ingenuitа di considerarci eroi illustri: ci vediamo come bambini capaci di offrire al loro padre soltanto delle cose da nulla, che perт sono ricevute con immensa gioia. Allora il cristiano deve sempre essere mortificato? Sм, ma per amore. Perchй il tesoro della nostra vocazione lo portiamo in vasi di Creta, perchй appaia che la potenza straordinaria viene da Dio e non da noi. Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesщ, perchй anche la vita di Gesщ si manifesti nel nostro corpo [2 Cor 4, 7-10].
140. Forse fino a questo momento non ci eravamo sentiti spinti a seguire cosм da vicino le orme di Cristo. Forse non ci eravamo resi conto che possiamo unire al suo sacrificio redentore le nostre piccole rinunce: per i nostri peccati, per i peccati degli uomini di ogni tempo, per il malvagio lavoro di Lucifero che continua ad opporre a Dio il suo non serviam! Come oseremo dire senza ipocrisia: «Signore, mi fanno male le offese che feriscono il tuo amabilissimo Cuore», se non saremo decisi a privarci di una piccola cosa, o ad offrire un piccolo sacrificio a lode del suo Amore? La penitenza – vera riparazione – ci lancia sul cammino della dedizione, della caritа. Dedizione per riparare, e caritа per aiutare gli altri, come Cristo ha aiutato noi.
Da ora in poi, abbiate fretta di amare. L'amore impedirа di lamentarci, di protestare. Perchй spesso sopportiamo le contrarietа, и vero; perт ci lamentiamo, e allora, oltre a sprecare la grazia di Dio, gli impediamo, in futuro, di esigerci ancora. Hilarem enim datorem diligit Deus [2 Cor 9, 7]. Dio ama chi dona con gioia, con la spontaneitа che nasce da un cuore innamorato, senza le smancerie di chi si dona come per fare un piacere.
141. Rivolgi nuovamente lo sguardo alla tua vita, e chiedi perdono per questo e quel particolare che immediatamente saltano agli occhi della tua coscienza; per il cattivo uso che fai della lingua; per quei pensieri che girano continuamente intorno a te stesso; per il giudizio critico a cui acconsenti e che scioccamente ti preoccupa, provocandoti una perenne inquietudine, una continua agitazione... Convincetevi che potete essere molto felici! Il Signore ci vuole contenti, ebbri di gioia, camminando sugli stessi avventurosi sentieri da Lui percorsi. Ci sentiamo infelici soltanto quando ci impegniamo ad andare fuori strada, e imbocchiamo la via dell'egoismo e della sensualitа; e avviene di peggio se ci immettiamo sul sentiero degli ipocriti.
Il cristiano deve mostrarsi autentico, verace, sincero in tutte le sue opere. Il suo comportamento deve lasciar trasparire uno spirito: quello di Cristo. Se al mondo c'и qualcuno che deve mostrarsi coerente, questi и il cristiano, perchй ha ricevuto in deposito, per farlo fruttificare [Cfr Lc 19, 23], il dono della veritа che libera, che salva [Cfr Gv 8, 32]. Forse qualcuno mi domanderа: «Padre, ma come riuscirт a ottenere questa sinceritа di vita?». Gesщ Cristo ha consegnato alla sua Chiesa tutti i mezzi necessari: ci ha insegnato a pregare, a entrare in rapporto con il Padre suo che и nei Cieli; ci ha mandato il suo Spirito, il Grande Sconosciuto, che agisce nella nostra anima; e ci ha lasciato quei segni visibili della grazia che sono i sacramenti. Usali. Intensifica la tua vita di pietа. Fa' orazione tutti i giorni. E non sottrarre mai la tua spalla al dolce peso della Croce del Signore.
E stato Gesщ a invitarti a seguirlo da buon discepolo, perchй tu possa compiere il tuo passaggio sulla terra seminando la pace e la gioia che il mondo non puт dare. Per questo – ripeto – dobbiamo camminare senza paura della vita e senza paura della morte, senza rifuggire a ogni costo dal dolore, che per il cristiano и sempre mezzo di purificazione e occasione per amare davvero i fratelli, utilizzando le mille occasioni della vita quotidiana.
Il tempo della meditazione и terminato. Devo concludere queste considerazioni, con le quali ho cercato di toccare la tua anima perchй tu reagissi con alcuni propositi concreti, pochi ma ben precisi. Pensa che Dio ti vuole contento e che, se da parte tua farai tutto il possibile, sarai felice, molto felice, felicissimo, anche se in nessun momento ti mancherа la Croce.
Ma la Croce non и piщ un patibolo, и il trono dal quale Cristo regna. E, accanto, c'и sua Madre, che и anche Madre nostra. La Vergine santa ti otterrа la fortezza di cui hai bisogno per camminare con decisione sulle orme di suo Figlio.
142. La domenica in albis mi riporta alla memoria un'antica e pia tradizione della mia terra. Nel giorno in cui la liturgia invita a desiderare l'alimento spirituale – razionabile, sine dolo lac concupiscite [1 Pt 2, 2], bramate il puro latte spirituale –, un tempo c'era l'usanza di portare la santa Comunione ai malati – non soltanto ai piщ gravi –, perchй potessero compiere il precetto pasquale.
Nelle cittа piщ grandi, ogni parrocchia organizzava una processione eucaristica. Ero allora studente universitario, e ricordo che era normale che si incrociassero, in una piazza del centro di Saragozza, anche tre di quei cortei, tutti formati di soli uomini – migliaia di uomini – con grandi ceri accesi. Gente forte, che accompagnava Gesщ Sacramentato con una fede piщ grande ancora di quei grossi ceri che pesavano vari chili.
La notte scorsa, le varie volte che mi sono svegliato, ho ripetuto, come giaculatoria: quasi modo geniti infantes [1 Pt 2, 2], Come bambini appena nati... Pensavo che questo invito della Chiesa si adatta molto bene a tutti noi che sentiamo la realtа della filiazione divina. Perchй, se conviene essere molto forti, tenaci e ben temprati per potere influire nell'ambiente in cui ci troviamo, tuttavia и cosa davvero buona che, davanti a Dio, ci consideriamo sempre alla stregua di figli neonati.
143. Per motivi che non occorre ricordare – ma che ben conosce Gesщ, che ci presiede dal Tabernacolo –, la vita mi ha condotto a sapere in modo tutto particolare di essere figlio di Dio, e ad assaporare la gioia di mettermi nel cuore di mio Padre, per rettificare, per purificarmi, per servirlo, per comprendere e scusare tutti, sul fondamento del suo amore e della mia umiliazione.
Per questo desidero ora insistere sulla necessitа per voi e per me di scuoterci, di ridestarci dal sonno molle che tanto facilmente ci intorpidisce, per tornare a percepire in modo piщ profondo e piщ immediato la nostra condizione di figli di Dio.
L'esempio di Gesщ e il suo peregrinare lungo le strade di Palestina ci aiutano a farci compenetrare da codesta veritа. Se accettiamo la testimonianza degli uomini – leggiamo nell'Epistola –, la testimonianza di Dio и maggiore [1 Gv 5, 9]. In che consiste la testimonianza di Dio? La risposta и ancora in san Giovanni: Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! (...) Carissimi, noi fin da ora siamo figli di Dio [1 Gv 3, 1-2].
Nel corso degli anni, ho cercato senza cedimenti di fondarmi su questa gioiosa realtа. La mia orazione, in ogni circostanza, и stata la stessa, pur con toni differenti. Gli ho detto: «Signore, Tu mi hai messo qui; Tu mi hai confidato questa o quella cosa e io confido in Te. So che sei mio Padre e ho sempre visto i piccoli fidarsi pienamente dei loro genitori». L'esperienza sacerdotale mi conferma che l'abbandono nelle mani di Dio spinge le anime ad acquistare una pietа forte, profonda e serena che incoraggia a lavorare sempre con rettitudine di intenzione.
145. Fissiamo di nuovo gli occhi sul Maestro. In questo momento forse anche tu senti il rimprovero rivolto a Tommaso: Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere piщ incredulo, ma credente [Gv 20, 27]; e, come l'Apostolo, farai prorompere dalla tua anima, con sincera contrizione, il grido: Mio Signore e mio Dio! [Gv 20, 28], ti riconosco definitivamente come Maestro, e ormai per sempre – col tuo aiuto – farт tesoro dei tuoi insegnamenti e mi sforzerт di seguirli con lealtа.
Addentrandoci nelle pagine del Vangelo, riviviamo la scena in cui Gesщ si и ritirato in orazione e i discepoli sono vicino a Lui, forse contemplandolo. Quando ebbe terminato, uno di loro si decise a chiedergli: «Signore. insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome...» [Lc 11, 1-2].
Notate quanto и sorprendente la risposta: i discepoli convivono con Gesщ e, nel corso delle loro conversazioni, il Signore insegna come devono pregare; rivela il grande segreto della misericordia divina: siamo figli di Dio e possiamo intrattenerci fiduciosamente con Lui, come il figlio che conversa con suo padre.
Quando vedo come taluni impostano la vita di pietа, il rapporto del cristiano con il Signore, presentandone un'immagine sgradevole, astratta, esteriore, infarcita di cantilene senz'anima he favoriscono l'anonimato invece del colloquio personale, a tu per tu, con Dio nostro Padre – l'autentica orazione vocale non и mai anonimato –, mi torna alla mente l'ammonimento del Signore: Pregando, poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perchй il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate [Mt 6, 7-8]. Un Padre della Chiesa commenta: Mi sembra che con queste parole Cristo condanni le lunghe preghiere; lunghe, non per la loro durata, ma per la moltitudine delle parole, per l'infinitа dei discorsi. (...) Quando Gesщ ci propone l'esempio di quella vedova che piegт, con l'insistenza delle sue preghiere, quel giudice crudele e spietato (cfr Lc 18, 1-8), oppure quello dell'uomo che andт a trovare il suo amico nel mezzo della notte e lo fece alzare dal letto quando giа era addormentato, non tanto per effetto dell'amicizia quanto per la sua insistenza (cfr Lc 11, 5-8), vuol dare a noi tutti un comando: noi dobbiamo, cioи, supplicarlo continuamente, non offrendogli una preghiera lunga, fatta di mille parole, ma esponendogli semplicemente le nostre necessitа [San Giovanni Crisostomo, In Matthaeum homiliae, 19, 4].
In ogni caso, se avete cominciato la vostra meditazione e non riuscite a concentrare l'attenzione per conversare con Dio, ma vi sentite aridi e vi sembra che la testa non sia capace di esprimere neppure un'idea, o i vostri affetti rimangono insensibili, vi consiglio quello che io stesso ho cercato di fare sempre in tali circostanze: mettetevi alla presenza di vostro Padre e ditegli almeno: «Signore, non so pregare, non mi viene in mente nulla da raccontarti!...». Siate sicuri che in quello stesso istante avete incominciato a fare orazione.
147. Siate molto bambini! Quanto piщ piccoli, tanto meglio. Ve lo dice l'esperienza di questo sacerdote, che ha dovuto rialzarsi molte volte nel corso di questi trentasei anni – mi sembrano tanto brevi e tanto lunghi! – vissuti cercando di compiere un'esplicita Volontа di Dio. Una cosa mi ha sempre aiutato: essere rimasto bambino, continuare a rifugiarmi nel grembo di mia Madre e nel Cuore di Cristo, mio Signore.
Le grandi cadute, quelle che causano gravi devastazioni nell'anima, talvolta con effetti quasi irrimediabili, procedono sempre dalla superbia, dal credersi adulti, autosufficienti. In tali casi, prevale nella persona una sorta di incapacitа di chiedere aiuto a chi lo puт dare: non solo a Dio, ma anche all'amico, al sacerdote. E quella povera anima, isolata nella sua disgrazia, cade nel disorientamento, nel traviamento.
Preghiamo in questo momento Dio perchй non voglia mai permettere che ci sentiamo soddisfatti, perchй accresca in noi il desiderio del suo aiuto, della sua parola, del suo Pane, della sua consolazione, della sua fortezza: razionabile sine dolo tac concupiscite; alimentate l'ansia, la bramosia di essere come bambini. Convincetevi che и il modo migliore di vincere la superbia. Persuadetevi che и l'unico rimedio perchй il nostro modo di operare sia buono, grande, divino. In veritа vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli [Mt 18, 3].
148. Mi ritorna ancora alla memoria quel ricordo di gioventщ. Che grande manifestazione di fede! Mi sembra di udire ancora il canto liturgico, di respirare l'aroma dell'incenso, di vedere migliaia e migliaia di uomini, ciascuno col suo grande cero – che и come il simbolo della loro miseria –, ma con cuore di bambini, di creature che forse non osano alzare gli occhi al volto del loro padre. Riconosci e vedi quanto и cosa cattiva e amara l'avere abbandonato il Signore tuo Dio [Ger 2, 19]. Rinnoviamo la ferma decisione di non allontanarci mai dal Signore per correre dietro alle cose della terra. Aumentiamo, con propositi concreti per la nostra condotta, la sete di Dio: come creature che riconoscono la propria indigenza e cercano, chiamano, incessantemente il Padre.
Ma ripeto: bisogna imparare a essere come bambini, bisogna imparare a essere figli di Dio. E, allo stesso tempo, bisogna comunicare agli altri questo atteggiamento che, in mezzo alle naturali debolezze, ci farа forti nella fede [1 Pt 5, 9], fecondi nelle opere e sicuri nel cammino; cosм, qualunque sia l'errore che possiamo commettere, anche il piщ disgustoso, non esiteremo a reagire, a ritornare sulla via maestra della filiazione divina che si conclude nelle braccia aperte, accoglienti, di Dio nostro Padre.
Chi di voi non ricorda le braccia del proprio padre? Forse non erano tanto indulgenti, dolci e delicate come quelle della madre. Ma quelle braccia robuste, forti, ci davano calore e sicurezza. Signore, grazie per quelle braccia rudi; grazie per quelle mani forti; grazie per quel cuore tenero e schietto. Stavo per dirti: grazie anche per i miei errori! No, perchй Tu non li vuoi! Ma li comprendi, li scusi, li perdoni.
И questa la sapienza che Dio si attende da noi nel nostro rapporto con Lui; quasi una manifestazione di scienza matematica: riconoscere che siamo uno zero... Ma Dio nostro Padre ama ciascuno di noi cosм com'и. Io – che non sono altro che un povero uomo – amo ciascuno di voi cosм com'и; immaginatevi allora quale sarа l'Amore di Dio! A condizione di lottare, a condizione di impegnarci a dare alla vita l'orientamento dettato da una coscienza ben formata.
150. Cerca riposo nella filiazione divina. Dio и un padre pieno di tenerezza, di infinito amore. Chiamalo Padre molte volte al giorno e digli – da solo a solo, nel tuo cuore – che lo ami, che lo adori, che senti l'orgoglio – che ti riempie di forza – di essere suo figlio. Vivrai cosм un autentico programma di vita interiore che ha come perno quelle norme di pietа con Dio – poche, ripeto, ma costanti –, che ti permetteranno di acquistare i sentimenti e le maniere di un buon figlio.
Devo ancora metterti in guardia contro il pericolo dell'assuefazione – vera tomba della pietа –, che si presenta di frequente mascherata dall'ambizione di realizzare o intraprendere gesta importanti, mentre si trascura per comoditа il dovere quotidiano. Quando avverti questa tentazione, mettiti sinceramente alla presenza del Signore: pensa se il tedio di dover lottare sempre sullo stesso punto non dipende dal fatto di non avere cercato Dio; guarda se и venuta meno – per mancanza di generositа, di spirito di sacrificio – la perseveranza fedele nel lavoro. In questa situazione, le norme di pietа, le piccole mortificazioni, l'attivitа apostolica che non ottiene frutto immediato, ci appaiono tremendamente sterili. Siamo vuoti e forse cominciamo a sognare nuovi progetti, per far tacere la voce del nostro Padre del Cielo, che reclama lealtа totale. E, con l'anima ossessionata dalle cose grandi, lasciamo da parte la realtа piщ sicura, il cammino che senza dubbio ci conduce direttamente alla santitа: segno certo che abbiamo perso la prospettiva soprannaturale, che и venuta meno la convinzione di essere bambini piccini, come pure la persuasione che nostro Padre opererebbe in noi meraviglie, se ricominciassimo con umiltа.
152. Non vi nascondo che, nel corso degli anni, mi hanno avvicinato persone che con dolore mi hanno detto: «Padre, non so che cosa succede, ma mi sento stanco e freddo; la mia vita di pietа, prima tanto sicura e semplice, mi sembra divenuta una commedia...». A chi si trova in questa situazione e a tutti voi rispondo: «Una commedia? Benissimo! Il Signore sta giocando con noi, come un padre coi figli».
Si legge nella Scrittura: Ludens in orbe terrarum [Pro 8, 31], Dio si ricrea sul globo terrestre e non ci abbandona, infatti subito aggiunge: Deliciae meae esse cum filiis hominum [Pro 8, 31], ho posto le mie delizie tra i figli dell'uomo. Il Signore gioca con noi! Quando ci sembra di star facendo la commedia, perchй ci sentiamo freddi, apatici; quando siamo annoiati e senza volontа; quando ci riesce difficile compiere il nostro dovere e raggiungere le mete spirituali che ci eravamo prefissi, и giunta l'ora di pensare che Dio gioca con noi e attende che gli rappresentiamo la nostra 'commedia' con bravura.
Non mi importa dirvi che il Signore, in certe occasioni mi ha concesso molte grazie; di solito, perт, vado contropelo. Seguo il mio piano, non perchй mi attrae, ma perchй devo farlo, per Amore. «Ma, Padre, si puт fare la commedia con Dio? Non и ipocrisia?» Stai tranquillo: per te и venuto il momento di recitare una commedia umana davanti a uno spettatore divino. Persevera, perchй il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo contemplano la tua commedia; fa' tutto per amor di Dio, per fargli piacere, anche se ti costa.
Che bella cosa essere giullare di Dio! Che cosa buona recitare la commedia per Amore, con sacrificio, senza cercare la soddisfazione personale, per piacere a Dio nostro Padre, che gioca con noi! Mettiti di fronte al Signore e confidagli: «Non ho nessuna voglia di fare la tal cosa, tuttavia la offrirт per Te». Poi falla davvero, anche se pensi che sia una commedia. Benedetta commedia! Ti assicuro che non и ipocrisia, perchй gli ipocriti hanno bisogno di pubblico per la loro messinscena. Invece, gli spettatori della nostra commedia – lasciami ripetere – sono il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, la Vergine Santissima, san Giuseppe e tutti gli angeli e i santi del Cielo. La nostra vita interiore non racchiude in se altro spettacolo che questo: Cristo che passa quasi in occulto [Cfr Gv 7, 10], quasi nascosto.
153. Iubilate Deo. Exsultate Deo adiutori nostro [Sal 80, 2], acclamate Dio, esultate in Dio nostra forza. Gesщ mio, chi non lo comprende, non sa nulla di amore, nй di peccato, nй di miseria. Io sono un poveruomo, e conosco i peccati, gli amori e le miseria Sapete che cosa significa essere innalzato fino al cuore di Dio? Comprendete che cosa vuoi dire che un'anima si ponga faccia a faccia col Signore, gli apra il suo cuore, gli racconti i suoi crucci? Io mi lamento, per esempio, quando Egli chiama a se persone giovani, che potrebbero amarlo e servirlo ancora molti anni sulla terra: и una cosa che non capisco. Ma sono gemiti pieni di fiducia, perchй so che se mi allontanassi dalle braccia di Dio incespicherei immediatamente. Pertanto, mentre accetto i disegni del cielo, aggiungo subito, scandendo bene: «Sia fatta, si compia, sia lodata ed eternamente esaltata la giustissima e amabilissima Volontа di Dio su tutte le cose. Amen. Amen».
И questo il modo di comportarsi che ci insegna il Vangelo; и questa la sagacia santa e la fonte di efficacia per il lavoro apostolico; и questa la sorgente del nostro amore e della nostra pace di figli di Dio e il sentiero che ci conduce a trasmettere affetto e serenitа agli uomini. Solo cosм potremo terminare i nostri giorni nell'Amore, dopo aver santificato il nostro lavoro e aver cercato in esso la felicitа nascosta delle cose di Dio. Ci comporteremo con la santa facciatosta dei bambini e respingeremo la vergogna – l'ipocrisia – degli adulti, che hanno paura di tornare dal loro Padre, quando hanno sperimentato l'insuccesso di una caduta.
Termino col saluto del Signore che и raccolto nel santo Vangelo di oggi: Pax vobis! Pace a voi! (...) E i discepoli gioirono al vedere il Signore [Gv 20, 19-20], il Signore che ci conduce dal Padre.
154. Siamo qui riuniti, consummati in unum! [Gv 17, 23], in unitа di preghiera e di intenzioni, pronti a cominciare questo tempo di conversazione con il Signore, con il rinnovato desiderio di essere efficaci strumenti nelle sue mani. Davanti a Gesщ Sacramentato – come mi piace fare un atto di fede esplicita nella presenza reale del Signore nell'Eucaristia! –, alimentate nei vostri cuori il desiderio di trasmettere, con la vostra orazione, un impulso pieno di fortezza che giunga in ogni luogo della terra, fino all'ultimo angolino del pianeta dove ci sia una persona che spende generosamente la sua vita al servizio di Dio e delle anime. Perchй, grazie all'ineffabile realtа della comunione dei santi, siamo solidali – "cooperatori", dice san Giovanni [3 Gv 8] nel compito di diffondere la veritа e la pace del Signore.
И ragionevole riflettere sul nostro modo di imitare il Maestro; soffermarci, meditare, per imparare direttamente dalla vita del Signore alcune virtщ che devono risplendere nel nostro comportamento, se davvero aspiriamo a estendere il regno di Cristo.
156. L'episodio evangelico cosм continua: Mandarono dunque a lui i propri discepoli – i discepoli dei farisei –, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro» [Mt 22, 6]. Osservate con quale capziositа lo chiamano "Maestro"; si fingono suoi ammiratori e amici, gli applicano il trattamento riservato all'autoritа da cui ci si aspetta di ricevere un insegnamento. Magister, scimus quia verax es [Mt 22, 16], sappiamo che sei veritiero...: che astuzia infame! Si puт avere maggior doppiezza? Camminate per il mondo con attenzione. Non siate guardinghi, diffidenti; tuttavia, dovete sentire sulle vostre spalle – ricordando la immagine del Buon Pastore che compare nelle catacombe – il peso di quella pecora che non и una sola anima, ma tutta la Chiesa, tutta l'umanitа.
Nell'accettare con disinteresse questa responsabilitа, sarete audaci e prudenti nel difendere e proclamare i diritti di Dio. E allora, per l'integritа del vostro comportamento, molti vi considereranno e vi chiameranno maestri, vostro malgrado: infatti, non cerchiamo la gloria terrena. Ma non vi dovete meravigliare se, fra i molti che vi si avvicinano, si infiltra qualcuno che vuole soltanto adulare. Incidete nelle vostre anime ciт che vi ho detto molto spesso: nй le calunnie, nй le mormorazioni, nй i rispetti umani, nй il "chissа che cosa diranno", e tanto meno le lodi ipocrite, devono giammai impedirci di compiere il nostro dovere.
157. Ricordate la parabola del buon samaritano? Quell'uomo и stato abbandonato lungo la strada, ferito dai briganti che lo hanno derubato anche dell'ultimo centesimo. Passano di lм un sacerdote dell'antica Legge e, poco dopo, un levita; entrambi proseguono il cammino senza preoccuparsi. Invece un samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciт le ferite, versandovi olio e vino; poi caricatolo sopra il suo giumento, lo portт a una locanda e si prese cura di lui [Lc 10, 33-34]. Badate bene che questo non и un esempio che il Signore propone soltanto a poche anime prescelte, perchй subito aggiunge, rispondendo a chi aveva posto il quesito – cioи a ciascuno di noi –: Va' e anche tu fa' lo stesso [Lc 10, 37].
Pertanto, quando nella nostra vita o in quella degli altri notiamo 'qualcosa che non va', qualcosa che richiede l'aiuto spirituale e umano che noi figli di Dio possiamo dare, sarа una chiara manifestazione di prudenza applicare il rimedio opportuno, a fondo, con caritа e con fortezza, con sinceritа. Non c'и posto per le inibizioni. И sbagliato pensare che i ritardi e le omissioni risolvano i problemi.
La prudenza vuole che, quando la situazione lo richiede, si adoperi la medicina, totalmente e senza palliativi, dopo aver messo allo scoperto la piaga. Non appena notate i piщ piccoli sintomi del male, sia che dobbiate curare, sia che dobbiate essere curati, siate sinceri, veritieri. In questi casi si deve permettere, a chi и in grado di sanare in nome di Dio, di spremere da lontano, e poi piщ da vicino, sempre piщ vicino, per far uscire tutto il pus, in modo che il focolaio d'infezione resti ben pulito. Innanzitutto dobbiamo fare cosм con noi stessi e con coloro che, per motivi di giustizia o di caritа, siamo obbligati ad aiutare; lo raccomando soprattutto ai genitori e a coloro che si dedicano a compiti di formazione e di insegnamento.
159. Continuiamo nel racconto di san Matteo: Sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo veritа [Mt 22, 16]. Questo cinismo non finisce mai di sorprendermi. Sono mossi dall'intenzione di ritorcere le parole di Gesщ, di coglierlo in contraddizione e, invece di esporre pianamente ciт che a loro sembra un nodo insolubile, cercano di confondere il Maestro con lodi che dovrebbero essere pronunciate soltanto da labbra fedeli, da cuori retti. Indugio volutamente su queste sfumature, perchй impariamo a non essere sospettosi, ma prudenti sм; a non accettare la frode della finzione, quantunque rivestita di frasi o di gesti che di per se corrispondono alla realtа, come nel passo che stiamo contemplando: «Tu non fai distinzioni», dicono a Gesщ; «Tu sei venuto per tutti gli uomini; niente ti trattiene dal proclamare la veritа e dall'insegnare il bene» [Cfr Mt 22, 16].
Ripeto: prudenti, sм; diffidenti, no. Date a tutti la fiducia piщ totale, con tutti siate nobili. Quanto a me, do piщ valore alla parola di un cristiano, di una persona leale – mi fido completamente di chiunque – che non alla firma autentica di cento notai unanimi, anche se qualche volta, per aver seguito questo criterio, forse sono stato ingannato. Preferisco correre il rischio che persone poco serie abusino della mia fiducia. Piuttosto che defraudare qualcuno del credito che merita come persona e come figlio di Dio. Vi posso assicurare che i risultati di questo modo di fare non sono mai stati deludenti.
161. Non vi nascondo che, quando devo correggere o prendere una decisione che darа dispiacere, soffro prima, durante e dopo: e non sono un sentimentale. Mi consola il pensiero che soltanto le bestie non piangono: gli uomini, i figli di Dio, piangono. Capisco che in certi momenti anche voi dovrete passare un brutto quarto d'ora, se vi impegnate a compiere fedelmente il vostro dovere. Non dimenticate che и molto piщ comodo – ma significherebbe andare fuori strada – evitare a ogni costo una sofferenza, con la scusa di non dare un dispiacere al prossimo: spesso questa inibizione racchiude un vergognoso rifuggire dal dolore proprio, perchй normalmente non и piacevole dare un avvertimento serio. Figli miei, ricordatevi che l'inferno и pieno di bocche chiuse.
So che mi stanno ascoltando alcuni medici. Scusate se mi permetto di prendere un altro esempio dalla medicina puт darsi che non sia del tutto esatto, ma il paragone ascetico regge. Per curare una ferita, innanzitutto la si pulisce bene, anche tutt'intorno, fino a una buona distanza. Il chirurgo lo sa benissimo che fa male; ma se evita questa operazione, dopo farа ancora piщ male. Inoltre, applica subito il disinfettante: brucia – 'pizzica', come si dice –, mortifica, ma non si puт fare a meno di usarlo, per evitare che la piaga si infetti.
Se per la salute corporale и evidente il dovere di prendere queste misure, anche se si tratta di leggere escoriazioni nelle cose grandi della salute dell'anima – nei punti nevralgici della vita di una persona – figuriamoci se non ci sarа da lavare, da incidere, da pulire, da disinfettare, e da soffrire! La prudenza ci impone questi interventi e di non rifuggire dal dovere, perchй passar sopra denoterebbe una grave mancanza di criterio, e anche un grave attentato alla giustizia e alla fortezza.
Siate persuasi che il cristiano, se davvero vuole agire con rettitudine, al cospetto di Dio e al cospetto degli uomini, ha bisogno di tutte le virtщ, almeno in potenza. Qualcuno mi domanderа: «Padre, e le mie debolezze?». Ecco la risposta: «Quando un medico и malato, smette forse di curare, anche se и afflitto da una malattia cronica? La sua malattia gli impedirа forse di prescrivere ad altri malati la medicina opportuna? Certamente no: per curare, gli basta possedere la scienza adeguata e metterla in pratica, con lo stesso interesse con cui combatte la propria infermitа».
163. Et viam Dei in peritate doces [Mt 22, 16]; insegnare, insegnare, insegnare: indicare i cammini di Dio secondo veritа. Non devi aver paura che gli altri vedano i tuoi difetti personali, i tuoi e i miei; io ci tengo a renderli pubblici, raccontando la mia lotta ascetica personale, il mio desiderio di rettificare in questo o quel punto della mia battaglia per essere leale verso il Signore. Lo sforzo per sradicare e vincere le nostre miserie sarа giа un modo per indicare agli altri i sentieri divini: innanzitutto, e nonostante i nostri errori evidenti, con la testimonianza della nostra vita; e poi con la dottrina, come Gesщ nostro Signore, che coepit facere et dovere [At 1, 1], cominciт con le opere, e in seguito si dedicт alla predicazione.
Dopo avervi confermato che il sacerdote che vi sta parlando vi vuole molto bene e che il Padre celeste ve ne vuole tanto di piщ, perchй и infinitamente buono, infinitamente Padre; dopo avervi detto che non ho niente da rimproverarvi, vi dico anche che considero mio dovere di aiutarvi ad amare Gesщ Cristo e la Chiesa, suo gregge, perchй in questo credo che non mi superate: mi emulate, ma non mi superate. Quando nella predicazione o nelle conversazioni personali segnalo qualche errore, non и per far soffrire; sono mosso esclusivamente dal desiderio che tutti amiamo di piщ il Signore. E, nell'insistere sulla necessitа di mettere in pratica le virtщ, non perdo di vista che questa necessitа e urgente anche per me.
164. Una volta, ho sentito un superficiale commentare che l'esperienza delle cadute serve per cadere di nuovo, nello stesso errore, cento volte. Io vi dico, invece, che una persona prudente trae profitto dai suoi rovesci per fare esperienza, per imparare ad agire bene, per rinnovare la decisione di essere piщ santo. Dall'esperienza dei vostri fallimenti e dei vostri successi nel servizio di Dio, dovete sempre trarre, con un aumento nell'amore, il desiderio piщ fermo di continuare a svolgere i vostri doveri e i vostri diritti di cittadini cristiani, a qualunque costo; senza vigliaccherie, senza rifuggire nй dall'onore nй dalla responsabilitа, senza spaventarci per le reazioni che ci si alzano intorno – magari per opera di falsi fratelli –, se nobilmente e con lealtа ci sforziamo di cercare la gloria di Dio e il bene del prossimo.
Dunque, dobbiamo essere prudenti. Perchй? Per essere giusti, per vivere la caritа, per servire efficacemente Dio e tutte le anime. Molto giustamente la prudenza и stata chiamata genitrix virtutum [San Tommaso d'Aquino, In III Sententiarum, dist. 33, q. 2, a. 5], madre delle virtщ, e anche auriga virtutum [San Bernardo, Sermones in Cantica Canticorum, 49, 5], guidatrice di tutte le abitudini buone.
166. Non и lecito farsi scudo di ragioni apparentemente devote, per defraudare il prossimo di ciт che gli и dovuto: Se uno dicesse: «Io amo Dio», e odiasse il suo fratello, и un mentitore [1 Gv 4, 20]. Ma cade nello stesso inganno anche chi lesina al Signore l'amore e l'ossequio – l'adorazione – che gli sono dovuti in quanto Creatore e Padre nostro; e altrettanto avviene per chi rifiuta di obbedire ai suoi comandamenti, con il falso pretesto di qualche incompatibilitа con il servizio agli uomini, perchй san Giovanni avverte espressamente che da questo conosciamo di amare i figli di Dio: se amiamo Dio e ne osserviamo i comandamenti, perchй in questo consiste l'amore di Dio, nell'osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi [1 Gv 5, 2-3].
Forse vi capiterа di sentire che qualcuno – in nome della funzionalitа, e perfino della caritа! – inventa e diffonde strane teorie per ridurre i segni di rispetto e di omaggio a Dio. A quei tali, tutto ciт che concorre all'onore del Signore sembra eccessivo. Non fateci caso: continuate per la vostra strada. Le loro elucubrazioni favoriscono soltanto polemiche che non pervengono ad altra conclusione che a scandalizzare le anime e a impedire il compimento del precetto di Gesщ Cristo, di dare a ciascuno il suo, di praticare con delicata fortezza la santa virtщ della giustizia.
168. La parabola del servo debitore di diecimila talenti [Cfr Mt 18,24] riflette bene la nostra situazione nei confronti di Dio: neppure noi abbiamo di che pagare l'immenso debito che abbiamo contratto per le tante manifestazioni della bontа divina, e che abbiamo accresciuto con i nostri peccati personali. Per quanto coraggiosamente possiamo lottare, non riusciremo a restituire con equitа il molto che il Signore ci ha perdonato. Ma la misericordia divina supplisce abbondantemente all'impotenza della giustizia umana. Lui sм, puт considerarsi soddisfatto, e rimetterci il debito, semplicemente perchй и buono, perchй eterna и la sua misericordia [Sal 105, 1].
La parabola – come certo ricordate – ha anche una seconda parte che fa da contrappunto alla precedente. Il servo, al quale era appena stata condonata una somma enorme, non ha pietа di un compagno che gli doveva solo cento denari. Qui viene a galla la sua meschinitа di cuore. Strettamente parlando, nessuno gli puт negare il diritto di esigere ciт che и suo; eppure sentiamo in noi che qualcosa si ribella e ci dice che l'intolleranza di quel servo si allontana dalla vera giustizia: non и giusto che chi, un momento prima, ha ricevuto un misericordioso trattamento di favore e di comprensione, non reagisca con un minimo di pazienza nei confronti del suo debitore. Guardate che la giustizia non si esprime esclusivamente nel rispetto esatto dei diritti e dei doveri; non и un problema aritmetico che si risolve con somme e sottrazioni.
169. La virtщ cristiana и piщ ambiziosa: ci spinge a mostrarci riconoscenti, affabili, generosi; a comportarci da amici leali e onesti, sia nei periodi favorevoli che nelle avversitа; a rispettare le leggi e le legittime autoritа; a rettificare con gioia quando ci accorgiamo di aver sbagliato nel modo di affrontare una questione. Soprattutto, se veramente siamo giusti, faremo fronte ai nostri impegni professionali, famigliari, sociali..., senza smancerie e senza sfoggio, lavorando sodo ed esercitando i nostri diritti, che sono anche doveri. Non credo alla giustizia dei fannulloni, perchй con il loro 'dolce far niente' – come dicono nella mia cara Italia –, contravvengono – e talvolta gravemente – al primo e fondamentale principio di equitа: quello del lavoro. Non dobbiamo dimenticare che Dio ha creato l'uomo ut operaretur [Gn 2, 15], perchй lavorasse, e il bene del prossimo – la nostra famiglia, la nostra patria, tutta l'umanitа – dipende anche dalla validitа del nostro lavoro. Figli miei, che misera idea di giustizia hanno coloro che la riducono a una mera distribuzione di beni materiali!
171. Siamo obbligati a difendere la libertа personale di tutti, sapendo che и stato Cristo ad acquistarci questa libertа [Cfr Gal 4, 31]; se non facciamo cosм, con che diritto potremo reclamare la nostra libertа? E dobbiamo anche diffondere la veritа, perchй veritas liberabit vos [Gv 8, 32], la veritа ci libera, mentre l'ignoranza rende schiavi. Dobbiamo sostenere il diritto di tutti gli uomini alla vita e a possedere il necessario per condurre un'esistenza dignitosa, il diritto al lavoro e al riposo, alla scelta del proprio stato, a formarsi una famiglia, a mettere al mondo dei figli nel matrimonio e a educarli, ad affrontare serenamente i periodi di malattia o di vecchiaia, ad accedere alla cultura, ad associarsi con altri cittadini per scopi leciti e, in primo luogo, a conoscere e ad amare Dio con piena libertа, perchй la coscienza – se и retta – scoprirа le impronte del Creatore in tutte le cose.
Proprio per questo – non entro in questioni politiche, affermo la dottrina della Chiesa – и urgente ripetere che il marxismo и incompatibile con la fede di Cristo. Che cosa ci puт essere di piщ opposto alla fede, di un sistema il cui fondamento consiste nell'eliminare dall'anima la presenza amorosa di Dio? Gridatelo ben forte, fate sentire chiaramente la vostra voce: per praticare la giustizia non abbiamo affatto bisogno del marxismo. Anzi, questo gravissimo errore, con le sue soluzioni esclusivamente materialiste che ignorano il Dio della pace, fa sorgere ostacoli al raggiungimento della felicitа e della concordia fra gli uomini. All'interno del cristianesimo troviamo la luce vera che dа sempre la risposta a tutti i problemi: basta che vi impegniate sul serio ad essere cattolici, non verbo neque lingua, sed opere et veritate [1 Gv 3, 18], non a parole e con la lingua, ma coi fatti e nella veritа: ditelo, tutte le volte che si presenta l'occasione – e siate voi a provocarla, se occorre –, senza reticenze, senza paura.
173. La caritа, che и come un generoso traboccare della giustizia, esige in primo luogo il compimento del dovere: si comincia con ciт che и strettamente giusto; si continua con il criterio dell'equitа...; ma per amare ci vuole molta finezza, molta delicatezza, molto rispetto, molta affabilitа. In una parola, occorre seguire il consiglio dell'Apostolo: Portate i pesi gli uni degli altri, cosм adempirete la legge di Cristo [Gal 6, 2]. Allora sм; allora vivremo pienamente la caritа, allora osserveremo il comandamento di Gesщ.
Secondo me, il comportamento delle madri и l'esempio piщ chiaro di questa unione pratica della giustizia con la caritа. Amano con identico affetto tutti i loro figli, e proprio questo amore le induce a trattarli in maniera diversa – con giustizia 'disuguale' –, perchй ciascuno и diverso dagli altri. Ebbene, anche con il nostro prossimo, la caritа perfeziona e completa la giustizia, perchй ci spinge a comportarci in modo disuguale con chi и disuguale, adattandoci alle circostanze concrete di ciascuno, per comunicare la gioia a chi и triste, la scienza a chi non ha formazione, l'affetto a chi и solo... La giustizia prescrive di dare a ciascuno il suo, che non vuoi dire dare a tutti la stessa cosa. L'egualitarismo utopico и fonte delle piщ grandi ingiustizie.
Per comportarci cosм, come si comportano le buone madri, dobbiamo dimenticarci di noi stessi, non dobbiamo aspirare ad altra dignitа che quella di servire gli altri, come Gesщ Cristo, che annunciava: Il Figlio dell'uomo non и venuto per essere servito, ma per servire [Mt 20, 28]. Per questo occorre la forza d'animo di sottomettere la propria volontа al modello divino, di lavorare per tutti, di lottare per la felicitа eterna e per il benessere temporale di tutte le anime. Il cammino migliore per essere giusti и una vita di dedizione e di servizio: non ne conosco altri.
174. Forse qualcuno penserа che sono un ingenuo. Non importa. Anche se mi considerassero ingenuo perchй credo ancora alla caritа, vi assicuro che continuerт a crederci! E, finchй il Signore mi darа vita, continuerт a prodigarmi – da sacerdote di Cristo – perchй regnino l'unitа e la pace fra coloro che, essendo figli dello stesso Padre, sono fratelli; perchй ci sia comprensione fra gli uomini; perchй tutti condividano lo stesso ideale: quello della fede.
Ricorriamo alla Madonna, la Vergine prudente e fedele, e a san Giuseppe, suo sposo, modello perfetto di uomo giusto [Cfr Mt 1, 19]. Essi, che vissero alla presenza di Gesщ, il Figlio di Dio, le virtщ che abbiamo contemplato, ci otterranno la grazia di farle attecchire nella nostra anima, affinchй impariamo a comportarci in ogni istante da buoni discepoli del Maestro: prudenti, giusti, pieni di caritа.
175. Sapete perfettamente, perchй l'avete udito e meditato con frequenza, che Gesщ Cristo и il nostro modello, il modello di tutti i cristiani. L'avete insegnato anche a tante anime, in un apostolato – rapporto umano con senso divino – che и parte del vostro io; e l'avete ricordato, quando era necessario, servendovi di un mezzo meraviglioso, la correzione fraterna, perchй chi vi ascoltava confrontasse il suo comportamento con quello del nostro Fratello primogenito, il Figlio di Maria, Madre di Dio e Madre nostra.
Gesщ и il modello. Lo ha detto Lui stesso: Discite a me [Mt 11, 29], imparate da me. E oggi desidero parlarvi di una virtщ che, senza essere l'unica nй la prima, indubbiamente agisce nella vita cristiana come il sale che preserva dalla corruzione, e costituisce la pietra di paragone dell'anima apostolica: la virtщ della santa purezza.
Certamente la caritа teologale и la virtщ piщ elevata la castitа tuttavia и il mezzo imprescindibile, una condizione sine qua non per stabilire un dialogo intimo con Dio; e quando non la si difende, quando non si lotta, si finisce col diventare ciechi; non si vede piщ nulla perchй l'uomo naturale non comprende le cose dello Spirito di Dio [1 Cor 2, 14].
Noi vogliamo guardare con occhi limpidi, animati dalla predicazione del Maestro: Beati i puri di cuore, perchй vedranno Dio [Mt 5, 8]. La Chiesa ha presentato sempre queste parole come un invito alla castitа. Hanno il cuore puro – scrive san Giovanni Crisostomo – coloro che non si sentono colpevoli di nessun male, o quelli che vivono nella castitа. Nessuna virtщ piщ di questa и necessaria per vedere Dio [San Giovanni Crisostomo, In Matthaeum homiliae, 15, 4].
177. Questa и la volontа di Dio, la vostra santificazione; che ciascuno sappia mantenere il proprio corpo con santitа e rispetto, non come oggetto di passioni e libidine, come i pagani che non conoscono Dio [1 Ts 4, 3-5]. Apparteniamo totalmente a Dio, anima e corpo, carne e ossa, sensi e facoltа. Diciamogli con fiducia: Gesщ, custodisci il nostro cuore, perchй sia un cuore grande, forte e tenero, affettuoso e delicato, traboccante di caritа per Te, per servire tutte le anime.
Il nostro corpo и santo; tempio di Dio, lo definisce san Paolo. L'esclamazione dell'Apostolo mi riporta alla memoria la chiamata universale alla santitа che il Maestro rivolge agli uomini: Estote vos perfetti sicut et Pater vester caelestis perfectus est [Mt 5, 48], siate perfetti, come и perfetto il Padre vostro celeste. A tutti, senza discriminazioni di alcun genere, il Signore chiede di corrispondere alla grazia; da ciascuno in armonia con la sua situazione personale, esige la pratica delle virtщ dei figli di Dio.
Perciт, ricordandovi che il cristiano deve osservare una castitа perfetta, mi rivolgo a tutti: ai celibi, che devono vivere una continenza assoluta; e agli sposati, che vivono castamente compiendo gli obblighi del loro stato.
Quando si ha lo spirito di Dio, la castitа non и un peso molesto e umiliante. E un'affermazione lieta: l'amore, il dominio, la vittoria su di se non vengono dalla carne, nй dall'istinto; procedono dalla volontа, soprattutto se и unita alla Volontа del Signore. Per essere casti – e non semplicemente continenti od onesti –, dobbiamo sottomettere le passioni alla ragione, per un motivo elevato, per un impulso dell'Amore.
Paragono questa virtщ alle ali: essa ci permette di trasmettere i comandamenti, la dottrina divina, in tutti gli ambienti della terra, senza timore di venire infangati. Le ali, anche quelle dei maestosi volatili che giungono fin sopra le nubi, sono pesanti, e molto. Ma senza ali non si potrebbe volare. Fissatevelo bene in mente, decisi a non cedere se avvertite il pungolo della tentazione che s'insinua presentando la purezza come un peso insopportabile: coraggio, piщ su! Verso il sole, fino a raggiungere l'Amore.
179. Alcuni, quando sentono parlare di castitа, sorridono. И un riso – una smorfia – senza allegria, smorto, di gente con mentalitа deformata. Dicono: «Quasi nessuno crede piщ a queste cose!». Ai ragazzi che mi accompagnavano nei quartieri e negli ospedali della periferia di Madrid – sono passati, ormai, tanti e tanti anni – solevo dire: pensate che c'и un regno minerale; viene poi il regno vegetale, piщ perfetto, perchй all'esistenza si и aggiunta la vita; e poi il regno animale, formato da esseri dotati, quasi sempre, di sensibilitа e movimento.
Spiegavo, forse in modo poco accademico, ma espressivo, che dovremmo istituire un altro regno, quello 'ominale', degli esseri umani, perchй la creatura razionale possiede una mirabile intelligenza, scintilla della sapienza divina, che le permette di ragionare per conto suo; e possiede quella stupenda libertа per mezzo della quale puт accettare o respingere una cosa, a suo volere.
In questo regno degli uomini – spiegavo con l'esperienza che mi veniva da un abbondante lavoro di sacerdote –, per una persona normale il problema del sesso occupa il quarto o quinto posto. Prima ci sono le aspirazioni della vita spirituale propria di ciascuno; subito dopo, vengono molte questioni che interessano ogni uomo e ogni donna normale: il proprio padre, la madre, il focolare, i figli; poi, a suo tempo, la professione; infine, al quarto o quinto posto, appare l'impulso sessuale.
Perciт, quando ho conosciuto persone che facevano del sesso l'argomento centrale della loro conversazione, dei loro interessi, ho sempre pensato che fossero anormali, poveri sventurati, forse malati. E aggiungevo – suscitando anche un po' di ilaritа tra i ragazzi – che quegli infelici mi facevano tanta pena, come me ne farebbe un bambino deforme con la testa grande, grande, di un metro di circonferenza. Sono individui infelici, a cui non deve mancare – assieme alla nostra preghiera – una fraterna compassione, perchй desideriamo che guariscano dalla loro triste infermitа; tanto piщ che, ovviamente, non saranno mai nй piщ uomini nй piщ donne di chi non и ossessionato dal sesso.
181. Chi si и lasciato corrompere dalla concupiscenza della carne, spiritualmente и incapace di procedere, и incapace di un'opera buona, и uno storpio buttato lа come uno straccio. Non avete mai visto quei malati di paralisi progressiva, incapaci di tutto, che non possono stare in piedi? A volte non sono neppure in grado di muovere la testa. La stessa cosa avviene in campo soprannaturale a chi non и umile e si и dato pavidamente alla lussuria. Non vede, non sente, non capisce nulla. E paralitico e come demente. Ciascuno di noi deve invocare il Signore e sua Madre, e chiedere che ci concedano l'umiltа e la decisione di ricorrere con devozione al divino rimedio della Confessione. Non permettete che nella vostra anima si annidi un focolaio di putrefazione, per piccolo che sia. Parlatene. Quando l'acqua scorre, и limpida; quando ristagna, forma una pozzanghera piena di porcheria ripugnante e da acqua potabile diviene una brodaglia immonda.
Voi tutti sapete bene, come me, che la castitа и possibile ed и fonte di gioia; vi и noto anche che esige, di quando in quando un po' di lotta. Ascoltiamo ancora san Paolo: Acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che и nelle mie membra. Sono uno sventurato! Chi mi libererа da questo corpo votato alla morte? [Rm 7, 22-24]. Tu grida piщ forte, se и necessario: ma non esageriamo: Sufficit tibi gratia mea [2 Cor 12, 9], ti basta la mia grazia, ci risponde il Signore.
182. Ho notato, una volta, come splendevano gli occhi di un atleta di fronte agli ostacoli che doveva affrontare. E che vittoria! Guardate come domina le difficoltа! Cosм ci contempla Dio nostro Signore, che ama la nostra lotta. D'altronde saremo sempre vincitori, perchй non ci nega mai l'onnipotenza della sua grazia. Non importa allora che ci sia da combattere, perchй Lui non ci abbandona.
И lotta, non rinuncia; rispondiamo al nemico con un'affermazione lieta, con una donazione libera e allegra. Il tuo comportamento non deve limitarsi a evitare le cadute, l'occasione. Non deve ridursi in alcun modo a una negazione fredda e matematica. Ti sei convinto che la castitа и una virtщ e che, come tale, deve crescere e perfezionarsi? Non basta, ripeto, essere continenti ciascuno secondo il suo stato: dobbiamo vivere castamente, con virtщ eroica. Tale atteggiamento richiede un atto positivo, con cui accettiamo di buon grado la richiesta divina: Praebe, fili mi, cor tuum mihi et ovuli tui vias meas custodiant [Pro 23, 26], figlio mio, dammi il tuo cuore, e piacciano ai tuoi occhi le mie vie.
Ti chiedo ora: come affronti questa lotta? Sai bene che se sostieni la lotta dall'inizio, sei giа vittorioso. Allontanati immediatamente dal pericolo, appena avverti i primi segni della passione, e anche prima. Parla subito con chi ti dirige; meglio, parla prima, se и possibile, perchй se apri il cuore spalancandolo bene, non sarai sconfitto. Un atto dopo l'altro formano un'abitudine, un'inclinazione, un'idoneitа. Perciт bisogna lottare per ottenere l'abitudine della virtщ, l'abitudine della mortificazione, per non respingere l'Amore degli Amori.
Meditiamo il monito di san Paolo a Timoteo: Te ipsum casta custodi [1 Tm 5, 22], conservati puro!, per essere anche noi sempre vigilanti, decisi a custodire il tesoro che Dio ci ha affidato. Nel corso della mia vita, quante persone ho sentito esclamare: «Se avessi troncato all'inizio!». E lo dicevano piene di afflizione e di vergogna.
186. Se per disgrazia si cade, bisogna rialzarsi subito. Con l'aiuto di Dio, che non mancherа se si adoperano i mezzi, si deve arrivare quanto prima al pentimento, alla sinceritа umile, alla riparazione, perchй la momentanea sconfitta si trasformi in una grande vittoria di Gesщ.
Abituatevi a sostenere la lotta in punti lontani dalle mura principali della cittadella. Non si possono fare equilibrismi al limite col male: dobbiamo evitare con decisione il volontario in causa, dobbiamo respingere anche la piщ piccola mancanza d'amore; e dobbiamo alimentare l'ansia di un apostolato cristiano, continuo e fecondo, che ha nella santa purezza il suo sostegno e anche uno dei suoi frutti piщ caratteristici. Infine, occorre impiegare il tempo in un lavoro intenso e responsabile, cercando sempre la presenza di Dio, perchй non possiamo mai dimenticare che siamo stati riscattati a gran prezzo e che siamo templi dello Spirito Santo.
Che altri consigli posso darvi? Quelli che sempre hanno aiutato i cristiani che volevano seguire davvero Cristo, e che giа vennero applicati dai primi che accolsero l'insegnamento di Gesщ: il rapporto assiduo col Signore nell'Eucaristia, l'invocazione filiale alla Beatissima Vergine, l'umiltа, la temperanza, la mortificazione dei sensi – perchй non conviene guardare ciт che non и lecito desiderare, ammoniva san Gregorio Magno [San Gregorio Magno, Moralia, 21, 2, 4] – e la penitenza.
Mi direte che ciт riassume tutta la vita cristiana. Certamente non si puт separare la purezza, che и amore, dall'essenza della nostra fede, che и caritа, rinnovato innamorarsi di Dio che ci ha creati, che ci ha redenti e che ci prende continuamente per mano, anche se in molti casi non ce ne accorgiamo. Non puт abbandonarci. Sion ha detto «Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato». Si dimentica forse una donna del suo bambino, cosм da non commuoversi per il Aglio del suo seno? Anche se ci fosse una donna che si dimenticasse, io invece non ti dimenticherт mai [Is 49, 14-15]. Non vi infondono una gioia immensa queste parole?
187. Sono solito affermare che ci sono tre cose che riempiono di contentezza sulla terra e che danno la felicitа eterna del cielo; esse esigono una fedeltа ferma, delicata, lieta e indiscussa: la fede, la vocazione che ciascuno ha ricevuto, e la purezza. Chi rimane impigliato nei rovi del cammino – la sensualitа, la superbia... –, vi rimarrа per sua volontа e, se non rettifica, sarа un infelice che ha voltato le spalle all'Amore di Cristo.
Torno a dire che tutti abbiamo miserie. Ma le nostre miserie non devono mai allontanarci dall'Amore di Dio, anzi, ci faranno trovare rifugio nell'Amore, ci introdurranno in seno alla bontа divina, come i guerrieri antichi si introducevano nella loro armatura. Quel grido: Ecce ego, quia vocasti me [1 Sam 3, 6 e 8] – mi hai chiamato, eccomi! –, и la nostra difesa. Non dobbiamo allontanarci da Dio quando scopriamo le nostre fragilitа; possiamo combattere le nostre miserie, proprio perchй Dio confida in noi.
188. Come potremo superare tali meschinitа? Torno ad insistere perchй il punto и di capitale importanza: con l'umiltа e la sinceritа nella direzione spirituale e nel sacramento della Penitenza. Andate con cuore aperto da chi ha il compito di orientare la vostra anima; non chiudetelo, perchй se vi entra il demonio muto, poi и difficile scacciarlo.
Perdonate la mia insistenza, ma ritengo imprescindibile che si incida a fuoco nella vostra intelligenza che l'umiltа e – sua conseguenza immediata – la sinceritа uniscono fra loro tutti gli altri mezzi e sono fondamento di efficacia per la vittoria. Se il demonio muto entra in un'anima, manda tutto in rovina; invece, se lo si getta fuori immediatamente, tutto riesce bene, la vita procede rettamente. Cerchiamo allora di essere sempre 'brutalmente' sinceri, senza essere imprudenti o maleducati.
Voglio che sia chiara una cosa: il cuore e la carne non mi preoccupano tanto quanto mi preoccupa la superbia. Siate umili. Quando pensate che la ragione sia tutta dalla vostra parte, significa che non ne avete nemmeno un briciolo. Andate alla direzione spirituale con l'anima aperta; non chiudetela, perchй – ripeto – vi entrerebbe il demonio muto, che и difficile poi da sloggiare.
Ricordatevi di quel povero indemoniato che i discepoli non riuscirono a liberare. Solo il Signore ottenne la sua liberazione, con orazione e digiuno. In quell'occasione il Maestro operт tre miracoli: il primo, ridare l'udito, perchй quando siamo dominati dal demonio muto l'anima rifiuta di ascoltare; il secondo, ridare la parola; e il terzo, cacciare il demonio.
189. Dite per primo ciт che non vorreste che si sapesse. Abbasso il demonio muto! Un piccolo problema, a forza di rigirarlo, diventa una valanga, come succede con la neve, e ne rimanete imprigionati. Perchй? Aprite l'anima! Vi garantisco la felicitа, cioи la fedeltа al cammino cristiano, se siete sinceri. Chiarezza e semplicitа sono disposizioni assolutamente necessarie; dobbiamo aprire l'anima, spalancarla ben bene, perchй vi entrino il sole di Dio e il calore dell'Amore.
Ad allontanare da una totale sinceritа non и sempre un motivo torbido; a volte basta un errore di coscienza. Alcune persone hanno formato – deformato – la loro coscienza al punto che il mutismo, la mancanza di semplicitа, sembra loro una cosa retta: pensano che sia bene tacere. Succede anche ad anime che hanno ricevuto una buona preparazione, che conoscono le cose di Dio; forse proprio per questo trovano motivi per convincersi che con viene tacere. Ma si ingannano. La sinceritа и sempre necessaria; non valgono scuse, anche se sembrano buone.
Terminiamo questo momento di conversazione, in cui tu e io abbiamo rivolto la nostra orazione al Padre, chiedendogli di concederci la grazia di vivere la felice affermazione della virtщ cristiana della castitа.
Gliela chiediamo per intercessione della Madonna, che и la purezza immacolata. Andiamo da Lei – tota pulchra – seguendo il consiglio che davo giа molti anni fa a coloro che si sentivano incerti nella lotta quotidiana per esser umili, puri, sinceri, allegri, generosi: Sembra che tutti i peccati della tua vita si siano alzati in piedi. Non perderti d'animo. Invoca piuttosto tua Madre Santa Maria, con fede e abbandono di bimbo. Ella porterа il riposo alla tua anima [Considerazioni spirituali, Cuenca 1934. p. 53].
190. Si sente dire, ogni tanto, che oggi i miracoli sono meno frequenti. Non sarа invece che oggi sono meno le anime che vivono vita di fede? Dio non puт non mantenere la sua promessa: Chiedimi, e io ti darт le genti in ereditа, e in dominio i confini della terra [1 Sal 2, 8]. Il nostro Dio и la Veritа, il fondamento di tutto quello che esiste: nulla si compie senza il suo volere onnipotente.
Come era nel principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli [Gloria al Padre]. Il Signore non cambia: non ha bisogno di muoversi e correre dietro a cose che non possieda; Egli ha in sй tutto il movimento, tutta la bellezza, tutta la grandezza. Oggi come ieri. I cieli si dissolvono come fumo, la terra si logora come una veste... Ma la mia salvezza rimarrа in eterno, la mia giustizia non tramonterа [Is 51, 6].
Dio ha stabilito in Gesщ Cristo – una nuova ed eterna alleanza con gli uomini. Ha posto la sua onnipotenza al ser vizio della nostra salvezza. Se noi, sue creature, dubitiamo se trepidiamo per mancanza di fede, dobbiamo riascoltare quello che Isaia annunciava nel nome del Signore: И forse la mia mano troppo corta per redimere oppure io non ho la forza per liberare? Ecco, con una minaccia prosciugo il mare, rendo i fiumi un deserto fino a far perire i loro pesci per mancanza d'acqua, e morire di sete gli altri loro esseri viventi. Rivesto i cieli a lutto, do loro un sacco per manto [Is 50, 2-3].
191. La fede и una virtщ soprannaturale che dispone la nostra intelligenza a dare assenso alle veritа rivelate, a rispondere di sм a Cristo, a colui che ci ha fatto conoscere pienamente il disegno salvifico della Trinitа Beatissima. Dio, che aveva giа parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo. Questo Figlio, che и irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola, dopo aver compiuto la purificazione dei peccati si и assiso alla destra della Maestа nell'alto dei cieli [Eb 1, 1-3].
193. Che esempio di fede risoluta ci dа il cieco! Una fede viva, operante. Ti comporti anche tu allo stesso modo dinanzi ai precetti di Dio quando, come accade sovente, ti ritrovi cieco, quando nelle inquietudini dell'anima ti viene a mancare la luce? Che virtщ conteneva quell'acqua per guarire gli occhi che ne erano bagnati? Sarebbe stato piщ logico applicare un collirio portentoso, una medicina preziosa, preparata nel laboratorio di un sapiente alchimista. Ma quell'uomo crede; esegue il comando divino e torna con gli occhi Dieni di luce.
Parve utile all'Evangelista – commenta Sant'Agostino – spiegare il significato del nome della piscina, facendo notare che vuol dire Inviato. Capite ora chi и l'inviato. Se il Signore non ci fosse stato inviato, nessuno di noi sarebbe stato liberato dal peccato [Sant'Agostino, In Ionnis Evangelium tractatus, 44, 2]. Dobbiamo credere con fede decisa in colui che ci salva, nel Medico divino che и stato inviato per risanarci. Dobbiamo credere tanto piщ fermamente quanto piщ grave o disperata и la malattia che ci affligge.
194. Dobbiamo acquistare la misura divina delle cose, non perdendo mai il punto di vista soprannaturale e sapendo che Gesщ si avvale anche delle nostre miserie per far risplendere la sua gloria. Pertanto, quando sentite serpeggiare nella vostra coscienza l'amor proprio, la stanchezza, lo scoraggiamento, il peso delle passioni, reagite con prontezza e ascoltate il Maestro; e non spaventatevi della triste realtа che vediamo in noi, perchй le debolezze personali ci accompagneranno finchй avremo vita.
E questo il cammino del cristiano. E palese la necessitа di invocare senza tregua, con fede forte e umile: «Signore non fidarti di me. Io sм, mi fido di te». E nel presagire nell'anima l'amore, la compassione, la tenerezza con cui Cristo Gesщ ci guarda – perchй Lui non ci abbandona – comprenderemo in tutta la loro profonditа le parole dell'Apostolo: Virtus in infirmitate perficitur [2 Cor 12, 9]; confidando nel Signore, nonostante le nostre miserie – anzi, con le nostre miserie –, saremo fedeli a Dio nostro Padre; risplenderа il potere divino e ci sarа di sostegno nella nostra fragilitа.
196. Allora Gesщ si fermт e disse: «Chiamatelo» Alcuni tra i migliori che lo attorniavano dicono al cieco: «Coraggio! Alzati, ti chiama!» [Mc 10, 49]. И la vocazione cristiana! Perт la chiamata di Dio non и una sola. Anzi, il Signore ci cerca ad ogni momento: «Alzati – ci dice – esci dalla tua pigrizia, dalla tua comoditа, dai tuoi egoismi meschini, dai tuoi piccoli problemi senza importanza. Distaccati dalla terra, tu che te ne stai lм piatto, gretto, informe. Guadagna altezza, peso, volume e visione soprannaturale».
Quell'uomo, gettato via il mantello, balzт in piedi e venne da Gesщ [Mc 10, 50]. Buttт via il mantello! Non so se ti sei mai trovato in zona di guerra. A me и capitato, molti anni fa, di passare qualche volta sul campo di battaglia, a poche ore dalla fine di un combattimento; e lм, abbandonati sul suolo, c'erano coperte, borracce e zaini pieni di ricordi di famiglia: lettere e fotografie di persone care...! E non appartenevano agli sconfitti: erano dei vincitori! Tutte quelle cose costituivano un ingombro per correre piщ rapidamente a superare le postazioni nemiche. Come per Bartimeo, per correre dietro a Cristo.
Non dimenticare che per giungere fino a Cristo и necessario il sacrificio; gettare via tutto quello che ingombra, coperta, zaino, borraccia. И cosм che tu devi avanzare nella lotta per la gloria di Dio, in questa guerra d'amore e di pace con cui vogliamo estendere il regno di Cristo. Per servire la Chiesa, il Romano Pontefice e le anime, devi essere pronto a rinunciare a tutto quello che ingombra; a rimanere senza quella coperta che и riparo nelle notti rigide; senza quei cari ricordi di famiglia; senza il refrigerio dell'acqua. Lezione di fede, lezione d'amore. Perchй Cristo va amato cosм.
198. Pregate con me il Signore: Doce me Macere voluntatem team, quia Deus meus es tu [Sal 142,110], insegnami a compiere la tua volontа, perchй tu sei il mio Dio. In breve, che le nostre labbra manifestino lo slancio sincero di corrispondere, con desiderio efficace, agli inviti del Creatore. Intanto ci sforziamo di seguire i suoi piani con fede incrollabile, convinti che Lui non puт fallire.
Quando la Volontа divina la si ama cosм, si comprende che il valore della fede non consiste soltanto nella chiarezza con cui la si espone, ma nella risolutezza con cui la si difende per mezzo delle opere: e agiremo di conseguenza.
Ma torniamo alla scena che si svolge all'uscita di Gerico. Ora Cristo parla a te. Ti dice: «Che vuoi da me?». «Fa' che io veda, Signore, fa' che io veda!». E Gesщ: «Va', la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistт la vista e prese a seguirlo per la strada [Mc 10, 52].
Seguire Gesщ lungo la via. Tu hai compreso quello che il Signore ti proponeva e ti sei deciso ad accompagnarlo lungo la via. Cerchi di ricalcare le sue orme, di vestire le vesti di Cristo, di essere Cristo tu stesso: la tua fede, allora, fede nella luce che il Signore ti va comunicando, deve manifestarsi nelle opere e nel sacrificio. Non illuderti, non pensare di scoprire vie nuove. La fede che Egli ci esige и questa: tenere il suo passo con opere piene di generositа, strappando, allontanando da noi tutto quello che ingombra.
200. Cerchiamo di crescere in umiltа. Perchй solo una fede umile permette di guardare le cose con visione soprannaturale. Non esistono altre vie. Sulla terra sono possibili solo due modi di vivere: o si vive vita soprannaturale o vita animale. Tu e io non possiamo vivere altra vita che quella di Dio, la vita soprannaturale. Qual vantaggio infatti avrа l'uomo se guadagnerа il mondo intero, e poi perderа la propria anima? [Mt 16, 26]. Che giova all'uomo tutto quello che popola la terra, la soddisfazione di tutte le ambizioni dell'intelligenza e della volontа? Che valgono tutte insieme, se tutto finisce, se tutto crolla, se le ricchezze di questo mondo non sono che finzione, apparato scenico; se poi c'и l'eternitа per sempre, per sempre, per sempre?
L'avverbio 'sempre' ha reso grande Teresa di Gesщ. Quando, bambina, usciva con suo fratello Rodrigo dalle mura di Avila, attraverso la porta dell'Adaja, con l'intenzione di andare nella terra dei mori a farsi decapitare per Cristo, al fratello che si stancava del cammino sussurrava queste parole: «Per sempre, per sempre, per sempre» [Cfr Autobiografia, 1, 6].
Gli uomini mentono quando dicono "per sempre" nelle cose temporali. И vero, di una veritа totale, soltanto il "per sempre" rivolto a Dio; e tu devi vivere cosм, con una fede che ti aiuti a sentire sapore di miele, dolcezza di cielo, al pensiero dell'eternitа che veramente и per sempre.
202. Si avvicina al fico: si avvicina a te e a me. Gesщ ha fame e sete di anime. Sitio! Ho sete!, esclama dalla Croce [Gv 19, 28]. Sete di noi, del nostro amore, delle nostre anime e di tutte le anime che dobbiamo condurre a Lui, lungo la via della Croce, che и la via dell'immortalitа e della gloria del Cielo.
Si accostт al fico, ma vi trovт soltanto foglie [Mt 21, 19]: una vergogna! И cosм anche nella nostra vita? Accade anche a noi, tristemente, che facciano difetto la fede e la vibrazione dell'umiltа, e non appaiano nй sacrifici nй opere? Che del cristiano ci sia solo la facciata ma non le opere? И da sgomentarsene, perchй Gesщ comanda: «Da te non nasca piщ frutto in eterno». E, nello stesso istante, il fico seccт [Mt 21, 19]. Questo passo della Sacra Scrittura ci rattrista, ma al tempo stesso ci incoraggia a ravvivare la fede, a vivere secondo la fede, affinchй Cristo raccolga sempre frutto da noi.
Non lasciamoci ingannare. Il Signore non dipende mai da quello che noi umanamente elaboriamo; per Lui i progetti piщ ambiziosi sono giochi di bambini. Egli vuole anime, vuole amore; vuole che tutti gli uomini giungano a godere in eterno del suo Regno. Dobbiamo lavorare molto sulla terra; e dobbiamo lavorare bene, perchй и proprio il lavoro quotidiano che va santificato. Pertanto, non dimentichiamo mai di compierlo per Iddio. Se lo realizzassimo per noi stessi, per orgoglio, produrremmo soltanto fogliame: nй Dio ne gli uomini potrebbero raccogliere da un albero tanto frondoso un po' di dolcezza.
203. I discepoli, vedendo il fico seccarsi, ne furono stupiti e dissero: «Come mai il fico si и istantaneamente seccato?» [Mt 21, 20]. Quei primi dodici, pur avendo presenziato a tanti miracoli di Gesщ, sono presi ancora una volta da stupore; la loro fede non era ancora ardente. Per questo il Signore dichiara: «In veritа vi dico: se avete fede e non esitate, non solo farete ciт che ho fatto al fico, ma se dite a questa montagna: "Levati e gettati nel mare", cosм avverrа» [Mt 21, 21]. Gesщ Cristo pone questa condizione: vivere di fede per essere poi capaci di muovere le montagne. Sono tante le cose da rimuovere... nel mondo, ma innanzitutto nel nostro cuore. Tanti ostacoli alla grazia! Fede, quindi; fede operativa, fede disposta al sacrificio, fede umile. La fede ci trasforma in creature onnipotenti: «E tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, l'otterrete» [Mt 21, 22].
L'uomo di fede sa giudicare rettamente le questioni terrene, sa che la vita quaggiщ – come la definiva la Madre Teresa – и una brutta notte in una brutta locanda [Cfr Cammino di perfezione, 40]; ravviva la sua convinzione che l'esistenza terrena и tempo di lavoro e di lotta, tempo di purificazione per saldare alla giustizia divina il debito contratto coi nostri peccati; sa anche che i beni temporali non sono che mezzi, e li usa con generositа con eroismo.
204. La fede non и soltanto da predicare, ma soprattutto da praticare. Spesso forse ci sentiremo mancare le forze. Ricorriamo allora ancora una volta al Vangelo e comportiamoci come il padre del ragazzo lunatico. Voleva la salvezza del figlio e sperava che Cristo lo avrebbe guarito, ma non riusciva a credere fino in fondo a tanta felicitа. E Gesщ, che sempre chiede fede, vedendo l'insicurezza di quell'anima, la esorta: «Se tu puoi credere, tutto и possibile per chi crede» [Mc 9, 23]. Tutto и possibile: siamo onnipotenti! Purchй vi sia fede. Quell'uomo si rende conto che la sua fede и insicura, teme che la sua poca fiducia impedisca al figlio di guarire. E piange. Non vergogniamoci di questo pianto: и frutto dell'amor di Dio, della preghiera contrita, dell'umiltа. Il padre del fanciullo rispose piangendo: «Signore io credo, ma tu aiuta la mia incredulitа!» [Mc 9, 24].
Al termine di questa meditazione, siamo noi, ora, a dire quelle stesse parole. Signore, credo! Sono stato educato nella tua fede, ho deciso di seguirti da vicino. Ripetutamente, durante la mia vita, ho implorato la tua misericordia. Eppure, ripetutamente mi и parso impossibile che tu potessi operare tante meraviglie nel cuore dei tuoi figli. Signore, credo! Ma tu aiutami perchй possa credere di piщ e meglio!
E rivolgiamo la nostra preghiera anche a Maria, Madre di Dio e Madre nostra, Maestra di fede: Beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore [Lc 1, 45].
205. Giа molti anni fa, con una convinzione che cresceva di, giorno in giorno, ho scritto: «Spera tutto da Gesщ: tu non hai nulla, tu non vali nulla, tu non puoi nulla. Sarа Lui ad agire se ti abbandoni in Lui» [Considerazioni spirituali, Cuenca 1934, p. 67]. И passato il tempo, e quella mia convinzione si и fatta ancora piщ robusta, piщ profonda. Ho visto in molte persone che la speranza in Dio accende meravigliosi falт d'amore, il cui fuoco conserva il cuore palpitante, senza sconforti, senza mancamenti, anche se lungo il cammino si soffre, e a volte duramente.
Mi sono commosso leggendo il testo dell'Epistola della Messa e penso che a voi sia successo lo stesso. Capivo che Dio ci aiutava, con le parole dell'Apostolo, a contemplare la trama divina delle tre virtщ teologali, che formano il canovaccio sul quale si tesse l'autentica esistenza dell'uomo cristiano, della donna cristiana.
Ascoltate di nuovo san Paolo: Giustificati dunque ne la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesщ Cristo; per suo mezzo abbiamo anche ottenuto mediante la fede, di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio. E non soltanto questo: noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtщ provata e la virtщ provata la speranza. La speranza poi non delude, perchй l'amore di Dio и stata riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci и stato dato [Rm 5, 1 – 5].
206. Qui, alla presenza di Dio che ci presiede dal Tabernacolo – come fortifica la vicinanza reale di Gesщ! –, mediteremo su questo dono soave di Dio, la speranza, che colma le nostre anime di allegria: spe gaudentes [Rm 12, 12], gioiosi, perchй – se siamo fedeli – ci aspetta l'Amore infinito.
Non dimentichiamo mai che per tutti – quindi per ciascuno di noi – ci sono solo due modi di stare sulla terra: o si vive vita divina, lottando per piacere a Dio; o si vive vita animale, piщ o meno umanamente illuminata, quando si prescinde da Lui. Non ho mai dato molto credito ai 'santoni' che si vantano di non essere credenti: li amo davvero, come amo tutti gli uomini, miei fratelli; ammiro la loro buona volontа, che in certe circostanze puт essere eroica, ma li compiango, perchй hanno l'enorme disgrazia di mancare della luce e del calore di Dio, e dell'ineffabile gioia della speranza teologale.
Un cristiano sincero, coerente con la sua fede, agisce faccia a faccia con Dio, con visione soprannaturale, lavora in questo mondo che ama appassionatamente, impegnandosi nelle vicende della terra, con lo sguardo al Cielo. Ce lo dice san Paolo: Quae sursum sunt quaerite; cercate le cose di lassщ, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassщ, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti – a quanto и mondano, per mezzo del Battesimo – e la vostra vita и ormai nascosta con Cristo in Dio [Col 3, 1-3].
208. Su questa nostra terra, pur se abbondano i timorosi e i frivoli, molti uomini retti, spinti da un nobile ideale – anche se privi di un motivo soprannaturale, per mera filantropia –, affrontano ogni specie di privazioni e si prodigano generosamente al servizio degli altri, per aiutarli nelle loro sofferenze o nelle loro difficoltа. Mi sento sempre spinto a rispettare e anche ad ammirare la tenacia di chi lavora con decisione per un ideale limpido. Tuttavia considero mio preciso dovere ricordare che tutto ciт che intraprendiamo quaggiщ, quando и un'impresa esclusivamente umana, nasce sotto il segno della caducitа. Meditate le parole della Scrittura: Ho considerato tutte le opere fatte dalle mie mani e tutta la fatica che avevo durato a farle: ecco, tutto mi и apparso vanitа e un inseguire il vento, non c'и alcun vantaggio sotto il sole [Qo 2, 11].
Tale precarietа non soffoca la speranza. Al contrario quando riconosciamo la piccolezza e la contingenza delle iniziative terrene, quella fatica si apre all'autentica speranza, che eleva tutto l'umano affaccendarsi e lo trasforma in luogo di incontro con Dio. Il lavoro viene cosм illuminato da una luce perenne, che fuga le tenebre della disillusione. Ma se trasformiamo i progetti temporali in mete assolute, cancellando dall'orizzonte la dimora eterna e il fine per cui siamo stati creati – amare e lodare il Signore, e possederlo poi in Cielo –, le piщ brillanti iniziative si mutano in tradimenti e persino in strumenti per svilire le creature. Ricordate la sincera e famosa esclamazione di Sant'Agostino, che aveva sperimentato tanta amarezza quando, disconoscendo Dio, cercava lontano da Lui la felicitа: Ci hai fatti per te, e il nostro cuore и inquieto finchй non riposa in te [Sant'Agostino, Confessioni, 1, 1]. Forse non esiste nulla di piщ tragico nella vita degli uomini che gli inganni sofferti a causa della corruzione o della falsificazione della speranza, quando questa virtщ viene presentata in una prospettiva che non ha come oggetto l'Amore che sazia senza saziare.
Vorrei che anche a voi avvenisse come a me: la sicurezza di sentirmi – di sapermi – figlio di Dio mi riempie di quella vera speranza che, infusa nelle creature come virtщ soprannaturale, si adatta alla nostra natura ed и anche una virtщ molto umana. Sono felice per la certezza del Cielo che raggiungeremo, se rimaniamo fedeli sino alla fine; per la felicitа di cui saremo colmi, quoniam bonus [Sal 105, 1], perchй il mio Dio и buono e la sua misericordia и infinita. Tale convincimento mi aiuta a comprendere che solo ciт che porta il sigillo di Dio rivela il segno indelebile dell'eternitа, e il suo valore и imperituro. Perciт, la speranza non mi separa dalle cose di questa terra, ma mi accosta a codeste realtа in modo nuovo, cristiano, portandomi a scoprire in ogni cosa la relazione della natura – caduta – con Dio Creatore, con Dio Redentore.
210. Il Signore non ci ha creato per darci quaggiщ una cittа definitiva [Cfr Eb 13, 14], perchй questo mondo и la via all'altro, alla dimora senza dolore [Jorge Manrique, Coplas, V]. Senza dubbio, noi figli di Dio non dobbiamo disinteressarci delle attivitа terrene, nelle quali Dio ci colloca perchй le santifichiamo, perchй le impregniamo della nostra fede benedetta, l'unica che porta vera pace, autentica allegria alle anime e a tutti gli ambienti. Questa и stata la mia costante predicazione fin dal 1928: urge cristianizzare la societа, portare a tutti i livelli della nostra umanitа il senso soprannaturale, e poi impegnarci insieme a elevare all'ordine della grazia il dovere quotidiano, la propria professione, il proprio mestiere. Cosм, tutte le occupazioni umane saranno illuminate da una speranza nuova, che trascende il tempo e la caducitа mondana.
Mediante il Battesimo, siamo portatori della parola di Cristo, che rasserena, che accende e acquieta le coscienze ferite. E perchй il Signore operi in noi e per mezzo di noi, dobbiamo dirgli che siamo disposti a lottare ogni giorno, anche se ci vediamo deboli e inetti, anche se percepiamo il peso immenso delle nostre miserie personali, della nostra indigente debolezza. Dobbiamo ripetergli che confidiamo in Lui, nella sua assistenza: se и necessario, come Abramo, contro ogni speranza [Rm 4, 18]. Lavoreremo cosм con rinnovato impegno e insegneremo agli uomini a reagire con serenitа, liberi da odio, da sospetti, da ignoranze, da incomprensioni, da pessimismi, perchй Dio puт tutto.
211. Lм, dove giа siamo, il Signore ci esorta: «Vigilate!». Di fronte a questa richiesta di Dio, alimentiamo nelle nostre coscienze – traducendoli in opere – desideri pieni di speranza di santitа. Figlio mio, dammi il tuo cuore [Pro 23, 26], ci suggerisce all'orecchio. Smetti di costruire castelli in aria e deciditi ad aprire la tua anima a Dio, perchй solo nel Signore troverai un fondamento reale per la tua speranza e per fare del bene agli altri. Quando non si lotta contro se stessi, quando non si respingono con vigore i nemici che si annidano nel nostro castello interiore – orgoglio, invidia, concupiscenza della carne e degli occhi, spirito di autosufficienza, stolta aviditа di libertinaggio –, quando non esiste la lotta interiore, i piщ nobili ideali inaridiscono come fiore d'erba. Si leva il sole col suo ardore e fa seccare l'erba e il suo fiore cade, e la bellezza del suo aspetto svanisce [Gc 1, 10-11]. Allora, alla minima occasione, germoglieranno lo sconforto e la tristezza, come piante nocive e invadenti.
Gesщ non si accontenta di un'adesione titubante. Esige – ne ha il diritto – che noi camminiamo con decisione, senza tentennare davanti alle difficoltа. Chiede passi fermi, concreti; infatti, ordinariamente, i propositi generici servono poco. Quei propositi poco definiti mi sembrano illusioni fallaci, con cui cerchiamo di mettere a tacere le chiamate divine che arrivano al cuore; fuochi fatui che non bruciano nй danno calore, e che scompaiono con la stessa fugacitа con cui sono sorti.
Perciт, mi persuaderт che le tue intenzioni di raggiungere la meta sono sincere se ti vedo camminare con decisione. Opera il bene, rivedendo il tuo atteggiamento abituale di fronte ai compiti di ogni momento; pratica la giustizia, proprio negli ambienti che frequenti, anche se lo sforzo ti fa barcollare; alimenta la felicitа di coloro che ti circondano, servendoli con gioia – dal tuo posto, nel lavoro che ti sforzerai di portare a termine con la maggior perfezione possibile –, con spirito di comprensione, col sorriso, col contegno cristiano. E tutto per Dio, pensando alla sua gloria, con lo sguardo in alto, anelando alla Patria definitiva, perchй и questo il solo fine che valga la pena.
213. A volte, quando ci capita il contrario di quello che desideriamo, ci viene spontaneo alle labbra: «Signore, tutto crolla, tutto, tutto...!» И questo il momento di rettificare; «Con te, avanzerт sicuro, perchй Tu sei la forza stessa quia tu es, Deus, fortitudo mea, tu sei il Dio della mia difesa» [Sal 42, 2].
In mezzo alle tue occupazioni, ti ho chiesto di alzare gli occhi al cielo con perseveranza, perchй la speranza ci spinge a stringere la mano forte che Dio ci tende senza posa, affinchй non perdiamo il punto di mira soprannaturale; ti ho chiesto di alzarli anche quando le passioni si ribellano e ci assalgono, chiudendoci nel cantuccio meschino del nostro io, o quando – con vanitа puerile – ci sentiamo il centro dell'universo. Io vivo con la persuasione che: se non guardo in alto, se non cerco Gesщ, mai otterrт qualcosa; e so che la mia fortezza, per vincermi e per vincere nasce dal ripetere quel grido che contiene la promessa sicura che Dio non abbandona i suoi figli, se i suoi figli non lo abbandonano: Tutto posso in colui che mi dа la forza [Fil 4, 13].
216. Mettetevi con frequenza tra i personaggi del Nuovo Testamento. Assaporate le scene commoventi in cui il Maestro opera con gesti divini e umani, o riferisce con espressioni divine e umane la storia sublime del perdono, il suo Amore ininterrotto per i suoi figli. Questa replica del Cielo si rinnova anche ora, nella perenne attualitа del Vangelo: si avverte, si nota, si tocca con le mani la protezione divina. Ed и una difesa che cresce di vigore quando andiamo avanti nonostante gli inciampi, quando cominciamo e ricominciamo, perchй tale и la vita interiore, quando la si vive con la speranza in Dio.
Se manca lo slancio di superare gli ostacoli interni ed esterni, non otterremo il premio. Non riceve la corona se non chi ha lottato secondo le regole [2 Tm 2, 5], e non sarebbe autentico il combattimento se mancasse l'avversario con cui lottare. Pertanto, se non c'и avversario non c'и corona, perchй non ci puт esser vincitore lа dove non c'и vinto [San Gregorio Nisseno, De perfecta christiani forma].
Lungi dallo scoraggiarci, le contrarietа devono essere uno stimolo per crescere come cristiani: in questa lotta ci santifichiamo, e il nostro lavoro apostolico acquista maggiore efficacia. Meditando quei momenti in cui Gesщ – nell'Erto degli ulivi e, piщ tardi, nell'abbandono e nell'ignominia della Croce – accetta e ama la Volontа del Padre, mentre patisce il peso immane della Passione, dobbiamo persuaderci che per imitare Cristo, per essere buoni discepoli suoi, occorre abbracciare il suo consiglio: Se qualcuno vuoi venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua [Mt 16, 24]. Perciт mi piace chiedere a Gesщ, per me: «Signore, non un giorno senza croce!». Cosм, con la grazia divina, si rafforzerа il nostro carattere, e serviremo di appoggio al nostro Dio, al di sopra delle nostre miserie personali.
Cercate di capire: se piantando un chiodo nella parete non incontraste resistenza, che cosa potreste appendervi? Se non ci irrobustiamo, con l'aiuto divino, per mezzo del sacrificio, non potremo divenire strumenti del Signore. Se invece, per amor di Dio, ci decidiamo a trarre profitto con allegria dalle contrarietа, non ci costerа fatica, nelle situazioni difficili e sgradevoli, nelle occasioni dure e disagevoli, esclamare, come gli Apostoli Giacomo e Giovanni: Possiamo! [Mc 10, 38]
218. La virtщ della speranza – che consiste nella sicurezza che Dio ci governa con la sua previdente onnipotenza e che ci dа i mezzi di cui abbiamo bisogno – ci dice la continua bontа del Signore verso gli uomini – verso di me, verso di te –, sempre disposto ad ascoltarci, perchй Lui mai si stanca di ascoltare. Gli interessano le tue gioie, i tuoi successi, il tuo amore, e anche le tue angustie, il tuo dolore, i tuoi insuccessi. Perciт, non sperare in Lui solo quando ti imbatti nella tua debolezza; rivolgiti al tuo Padre del Cielo nelle circostanze favorevoli e nelle avverse, ricorrendo alla sua misericordiosa protezione. La certezza della nostra nullitа personale – non si richiede una grande umiltа per riconoscere tale realtа: non siamo altro che un mucchio di zeri – si cambierа in fortezza irresistibile, perchй alla sinistra di tanti zeri ci sarа Cristo, e ne risulterа una cifra immensa: Il Signore и mia luce e mia salvezza, di chi avrт paura? [Sal 26, 1].
Abituati a vedere Dio dietro ogni cosa, a sapere che Egli ci aspetta sempre, che ci contempla, e ci chiede, esigendocelo giustamente, di seguirlo con lealtа, senza abbandonare il luogo che in questo mondo ci и toccato. Dobbiamo camminare con affettuosa vigilanza, con la sincera preoccupazione di lottare per non perdere la divina compagnia.
219. Questa lotta di chi sa di essere figlio di Dio non comporta tristi rinunce, tetre rassegnazioni, o privazioni della gioia: essa и il modo di reagire dell'innamorato che, nel lavoro e nel riposo, nella gioia e nella sofferenza, pensa alla persona amata, e per lei affronta volentieri le difficoltа. Nel nostro caso, inoltre, poichй Dio – insisto – non perde battaglie, uniti a Lui saremo vincitori. So per esperienza che se mi adatto fedelmente ai suoi desideri, su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome. Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perchй tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza [Sal 22, 2-4].
Nelle battaglie dell'anima, la strategia, a volte, и saper attendere, dovendosi applicare il rimedio conveniente con pazienza, con tenacia. Aumentate, dunque, gli atti di speranza. Vi ricordo che subirete delle sconfitte o che passerete per degli alti e bassi – Dio voglia che siano impercettibili – nella vostra vita interiore, perchй nessuno и immune da queste vicissitudini. Ma il Signore, che и onnipotente e misericordioso, ci ha concesso i mezzi idonei per vincere. Basta che li impieghiamo, come dicevo, con la decisione di cominciare e ricominciare ogni momento, se fosse necessario.
Accostatevi settimanalmente – e ogni volta che ne abbiate bisogno, ma senza cadere negli scrupoli – al santo sacramento della Penitenza, il sacramento del divino perdono. Rivestiti della grazia, attraverseremo le montagne [Cfr Sal 103, 10], percorrendo l'ascesa del compimento del dovere cristiano senza attardarci. Impiegando queste risorse con buona volontа e chiedendo al Signore di concederci una speranza di giorno in giorno maggiore, possederemo la contagiosa allegria di chi sa di essere figlio di Dio: Se Dio и per noi, chi sarа contro di noi? [Rm 8, 31]. Ottimismo, dunque: mossi dalla forza della speranza, lotteremo per cancellare la macchia viscida lasciata dai seminatori dell'odio e riscopriremo il mondo da una prospettiva di gioia, perchй esso и uscito bello e limpido dalle mani di Dio. Altrettanto bello potremo restituirlo a Lui, se impariamo a pentirci.
221. Che cosa meravigliosa quando il Padre ci dirа: Bene, servo buono e fedele: sei stato fedele nel poco, ti darт autoritа su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone! [Mt 25,21]. Pieni di speranza! E questo il prodigio dell'anima contemplativa. Viviamo di Fede, di Speranza, d'Amore; e la Speranza и la nostra fortezza. Ricordate san Giovanni? Ho scritto a voi, giovani, perchй siete forti e la parola di Dio dimora in voi e avete vinto il maligno [1 Gv 2, 14]. Dio ci incalza, per la giovinezza eterna della Chiesa e dell'umanitа intera. Potete trasformare in realtа divina tutto ciт che и umano, come il re Mida trasformava in oro tutto ciт che toccava.
Non dimenticatelo mai: dopo la morte vi accoglierа l'Amore. E nell'amore di Dio ritroverete tutti gli amori limpidi che avete avuto sulla terra. Il Signore ha disposto che trascorriamo la breve giornata della nostra esistenza lavorando e, come il suo Unigenito, facendo il bene [At 10, 38]. Nel frattempo, dobbiamo essere vigilanti, in ascolto di quelle chiamate che Sant'Ignazio di Antiochia sentiva nella sua anima, mentre si avvicinava l'ora del martirio: Vieni dal Padre [Sant'Ignazio d'Antiochia, Epistola ad Romanos, 7], vieni da tuo Padre, che ti attende ansioso.
Chiediamo alla Madonna, Spes nostra, che ci accenda del santo desiderio di abitare tutti insieme nella casa del Padre. Nulla potrа preoccuparci, se decidiamo di ancorare il cuore al desiderio della vera Patria: il Signore ci guiderа con la sua grazia e spingerа la barca con buon vento a cosм luminose sponde.
222. Confuso tra la folla, uno di quei periti della Legge che non riuscivano piщ a riconoscere gli insegnamenti che erano stati rivelati a Mosи, poichй loro stessi li avevano ingarbugliati in una sterile casistica, ha rivolto una domanda al Signore. Gesщ schiude le sue labbra divine per rispondere al dottore della Legge, e gli dice lentamente, con la sicura certezza che viene da una profonda esperienza personale: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo и il piщ grande e il primo dei comandamenti. E il secondo и simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti [Mt 22, 37-40].
Osservate adesso un'altra scena: il Maestro и riunito con i suoi discepoli, nell'intimitа del Cenacolo. Mentre si avvicina il momento della Passione, il Cuore di Cristo, circondato da coloro che ama, manda ineffabili
Vi do un comandamento nuovo, confida ai suoi: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, cosм amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri [Gv 13, 34-35].
Per giungere vicino al Signore attraverso le pagine del santo Vangelo, raccomando sempre di sforzarvi di 'entrare' nella scena in modo da parteciparvi come un personaggio tra gli altri. In tal modo – molte anime semplici e normali di mia conoscenza; lo fanno con naturalezza – vi immedesimerete con Maria, che pende dalle parole di Gesщ, oppure, come Marta, avrete il coraggio di esporgli con sinceritа le vostre inquietudini, anche le piщ minute [Cfr Lc 10, 39-40].
223. Signore, perchй dici "nuovo" questo comandamento? Abbiamo appena ascoltato che l'amore verso il prossimo era prescritto giа nell'Antico Testamento, e certamente ricorderete che Gesщ, all'inizio della vita pubblica, aveva ampliato con divina generositа, queste esigenze: Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori [Mt 5, 43-44].
Signore, consentici di insistere: perchй ancora chiami "nuovo" questo precetto? Quella notte, poche ore prima di immolarti sulla Croce, durante quell'indimenticabile colloquio con coloro che – nonostante le loro miserie e debolezze personali, cosм simili alle nostre – ti hanno accompagnato fino a Gerusalemme, Tu ci hai rivelato la misura insospettata della caritа: come io vi ho amato. Come ti capivano bene gli Apostoli, che erano stati testimoni del tuo amore insondabile! L'annuncio e l'esempio del Maestro sono chiari, precisi. Ha sottolineato con le opere la dottrina. Tuttavia, molte volte ho pensato che, dopo venti secoli, il comandamento continua ad essere "nuovo", perchй ben pochi sono gli uomini che si sono presi cura di metterlo in pratica; gli altri, la maggioranza, hanno preferito e preferiscono non darsi per intesi. Con egoismo esasperato giungono a concludere: «Perchй tante complicazioni? E giа troppo se riesco a badare a me stesso».
Questo atteggiamento и inammissibile per i cristiani. Se professiamo la stessa fede, se davvero vogliamo ricalcare le nitide impronte lasciate sulla terra dai passi di Cristo, non dobbiamo accontentarci di evitare agli altri il male che non auguriamo a noi stessi. Questo и giа molto, ma и ancora poco, se capiamo che la misura del nostro amore и definita dal comportamento di Gesщ. Egli, inoltre, non ci propone questa norma di condotta come una meta lontana, come il coronamento di tutta una vita di lotta. И – deve esserlo, insisto, perchй tu lo traduca in propositi concreti – il punto di partenza, perchй Gesщ nostro Signore lo addita come contrassegno: Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli.
224. Gesщ Cristo, Signore nostro, si и incarnato e ha assunto la nostra natura per proporsi all'umanitа come modello di tutte le virtщ. Imparate da me – и l'invito – che sono mite e umile di cuore [Mt 11, 29].
In seguito, quando spiega agli Apostoli il segno da cui saranno riconosciuti come cristiani, non dice: «Perchй siete umili». Egli и la purezza piщ sublime, l'Agnello immacolato. Nulla poteva macchiare la sua santitа perfetta, senza ombra [Cfr Gv 8, 46]. Eppure non dice: «Capiranno che siete miei discepoli perchй siete casti e puri». Ha camminato per il mondo nel piщ completo distacco dai beni della terra Egli era il Creatore e il Signore dell'universo, e non aveva neppure dove posare il capo [Cfr Mt 8, 20]. Ma non dice: «Vi riconosceranno come miei, perchй non vi siete attaccati alle ricchezze». Rimane per quaranta giorni e quaranta notti nel deserto, digiunando rigorosamente [Cfr Mt 4, 2], prima di dedicarsi alla predicazione del Vangelo. E, ancora, non dice ai suoi: «Capiranno che servite il Signore perchй non siete mangioni nй beoni». La caratteristica distintiva degli Apostoli, dei veri cristiani di ogni tempo, l'abbiamo ascoltata: Da questo – proprio da questo – tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri [Gv 13, 35].
Trovo perfettamente logico che i figli di Dio siano sempre rimasti colpiti – anche tu e io lo siamo, in questo momento – da quel modo di insistere del Maestro. Il Signore non stabilisce, come prova della fedeltа dei suoi discepoli, i prodigi e i miracoli strepitosi, benchй abbia loro conferito il potere di compierli, nello Spirito Santo. Che cosa dice loro? Capiranno che siete miei discepoli se vi amerete reciprocamente [San Basilio, Regulae fusius tractatae, 3, 1].
226. L'apostolato principale che noi cristiani dobbiamo svolgere nel mondo, la migliore testimonianza di fede, и contribuire a far sм che all'interno della Chiesa si respiri il clima della caritа autentica. Se non ci amiamo davvero se ci sono conflitti, calunnie, discordie, chi si sentirа attratto da coloro che affermano di predicare la Buona Novella del Vangelo?
И molto facile, molto di moda, proclamare a parole il proprio amore per tutti gli uomini, credenti e non credenti. Ma se chi fa queste affermazioni tratta male i suoi fratelli nella fede, temo che le sue parole non siano altro che chiacchiere ipocrite. Invece, quando amiamo nel Cuore di Cristo coloro che con noi sono figli dello stesso Padre consociati nella stessa fede e coeredi della stessa speranza [Minucio Felice, Octavius, 31], la nostra anima sм dilata e arde del desiderio che tutti si avvicinino al Signore.
Vi sto rammentando le esigenze della caritа, e forse qualcuno di voi puт aver pensato che nelle mie ultime parole manchi proprio questa virtщ. Non и affatto vero. Vi assicuro che, con santo orgoglio e senza falsi ecumenismi, mi sono sentito pieno di gioia quando nel Concilio Vaticano II si delineava con rinnovata intensitа la preoccupazione di portare la Veritа a coloro che seguono strade diverse dall'unica Via, quella di Cristo, perchй l'ansia per la salvezza di tutta l'umanitа mi consuma.
227. Sм, и stata molto grande la mia gioia, anche perchй vedevo nuovamente confermato un apostolato tanto amato dall'Opus Dei, l'apostolato ad fidem, che non respinge nessuno, e ammette i non cristiani, gli atei, i pagani, a partecipare, per quanto possibile, dei benefici spirituali della nostra Associazione: tutto questo ha una lunga storia, di dolore e di lealtа, che vi ho raccontato altre volte. Per questo vi ripeto, senza timore, che ritengo ipocrita, bugiardo, lo zelo che induce a trattar bene i lontani, mentre si calpestano o si disprezzano coloro che vivono la nostra stessa fede. E non credo neppure al tuo interessamento per l'ultimo povero della strada, se maltratti i tuoi famigliari; se resti indifferente alle loro gioie, ai loro affanni e ai loro dolori; se non ti sforzi di capirli e di sorvolare sui loro difetti, purchй non siano di offesa al Signore.
228. Non и commovente che l'apostolo Giovanni, ormai anziano, utilizzi la maggior parte delle sue lettere per raccomandarci di comportarci secondo questa dottrina divina? L'amore che deve unire i cristiani fra di loro nasce da Dio, che и Amore. Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perchй l'amore и da Dio: chiunque ama и generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perchй Dio и Amore [1 Gv 4, 7-8]. Si sofferma sulla caritа fraterna, perchй Cristo ci ha resi figli di Dio: Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! [1 Gv 3, 1].
E, mentre scuote con forza le nostre coscienze, per renderle piщ sensibili alla grazia divina, insiste sulla prova meravigliosa dell'amore del Padre per gli uomini: In questo si и manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo perchй noi avessimo la vita per lui [1 Gv 4, 9]. Il Signore ha preso l'iniziativa, ci и venuto incontro. Ci ha dato questo esempio, affinchй con Lui ci applichiamo al servizio del prossimo, affinchй – mi piace ripeterlo – stendiamo generosamente il nostro cuore sul pavimento, per consentire agli altri di camminare sul soffice, e risulti loro piщ gradevole la lotta ascetica. Dobbiamo comportarci cosм perchй siamo stati resi figli del medesimo Padre, di un Padre che non ha esitato a darci il suo Figlio amatissimo.
229. La caritа non siamo noi a costruirla; ci invade con la grazia di Dio: perchй и stato Lui ad amarci per primo [Cfr 1 Gv 4, 10]. И bene lasciarci compenetrare da questa bellissima veritа Se possiamo amare Dio, и perchй siamo stati amati da Dio [Origene, Commentarii in Epistolam ad Romanos, 4, 9]. Tu e io siamo in grado di riversare affetto su chi ci sta accanto, perchй siamo nati alla fede attraverso l'amore del Padre. Domandate audacemente al Signore questo tesoro, la virtщ soprannaturale della caritа, per esercitarla fin nei piщ piccoli particolari.
Spesso noi cristiani non abbiamo saputo corrispondere a questo dono; talvolta lo abbiamo deprezzato, limitandolo a un'elemosina fredda, senz'anima; o lo abbiamo ridotto a beneficenza piщ o meno stereotipata. Riassume molto bene questa aberrazione il rassegnato lamento di una malata: «Qui mi trattano con 'caritа', ma mia madre mi curava con affetto». L'amore che nasce dal Cuore di Cristo non puт dar spazio a simili distinzioni. Per mettervi bene in testa incisivamente, questa veritа, ho predicato mille volte che non abbiamo un cuore per amare Dio, e un altro cuore per amare le creature: il nostro povero cuore, di carne, ama con un affetto umano che, se и unito all'amore di Cristo, и anche soprannaturale. Questa, non altra, и la caritа che dobbiamo far crescere nell'anima, e che ci porterа a scoprire negli altri l'immagine del Signore.
231. Di che amore si tratta? La Sacra Scrittura parla di dilectio, per far capire bene che non si riferisce soltanto all'affetto sensibile. Dilectio esprime piuttosto una determinazione forte della volontа. Dilectio, infatti, deriva da electio, scelta. Aggiungerei che amare da cristiani significa volere voler bene, decidersi in Cristo a cercare il bene delle anime senza discriminazioni di sorta, procurando loro, innanzitutto, la cosa migliore: portarli alla conoscenza di Cristo, innamorarli di Lui.
Il Signore ci sprona: Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori [Mt 5, 44]. Possiamo non sentirci umanamente attratti dalle persone che ci respingerebbero se li avvicinassimo. Ma Gesщ esige da noi che non restituiamo male per male; che non lasciamo cadere le occasioni di servire gli altri di tutto cuore, anche se ci costa; che non cessiamo mai di tenerli presenti nelle nostre preghiere. La dilectio, la caritа, acquista sfumature ancora piщ toccanti quando si riferisce ai nostri fratelli di fede, e specialmente a coloro che, per disposizione divina, lavorano piщ vicino a noi: i genitori, il marito o la moglie, i figli e i fratelli, gli amici e i colleghi, i vicini. Se non ci fosse questo affetto, questo amore umano nobile e pulito, ordinato a Dio e fondato in Lui, non ci sarebbe caritа.
233. Una delle prime manifestazioni concrete della caritа consiste nel dischiudere all'anima i cammini dell'umiltа. Se riteniamo sinceramente di essere nulla; se ci rendiamo conto che, senza l'aiuto divino, la piщ debole, la piщ inconsistente delle creature sarebbe migliore di noi; se ci vediamo capaci di tutti gli errori e di tutti gli orrori; se sappiamo di essere peccatori anche se combattiamo con impegno per prendere le distanze da tante infedeltа..., come possiamo pensar male degli altri, come possiamo alimentare nel cuore il fanatismo, l'intolleranza, l'alterigia?
L'umiltа ci conduce quasi per mano a quel modo di trattare il prossimo, che и il migliore di tutti: comprendere tutti, saper convivere con tutti, scusare tutti, non creare divisioni nй barriere; comportarsi – sempre! – da strumenti di unitа. Non invano in fondo all'uomo esiste un forte anelito alla pace, all'unitа con i propri simili, al reciproco rispetto dei diritti della persona, in una prospettiva che conduce alla fraternitа. И un riflesso di ciт che vi и di piщ prezioso nella condizione umana: se tutti siamo figli di Dio, la fraternitа non si riduce a luogo comune o a ideale illusorio: risplende come meta difficile, ma reale.
Di fronte ai cinici, agli scettici, ai disamorati, a tutti coloro che hanno fatto della loro viltа un abito mentale, noi cristiani dobbiamo dimostrare che и possibile voler bene. Forse l'amore cristiano dovrа superare molte difficoltа, perchй l'uomo и stato creato libero, ed и in suo potere opporsi inutilmente e amaramente a Dio: ma il comportamento cristiano и possibile e reale, perchй nasce come conseguenza necessaria dell'amore di Dio per noi, e di noi per Dio. Se tu e io lo vogliamo, anche Gesщ lo vuole. Allora capiremo in tutta la loro profonditа e in tutta la loro feconditа il dolore, il sacrificio, la dedizione disinteressata nella vita quotidiana.
235. Pertanto, vi ripeto con san Paolo: Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la caritа, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.
E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede cosм da trasportare le montagne, ma non avessi la caritа, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la caritа, niente mi giova [1 Cor 13, 1-3].237. Chiediamo adesso al Signore, a conclusione di questa conversazione con Lui, di concederci di poter ripetere con san Paolo: Noi siamo piщ che vincitori per virtщ di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che nй morte nй vita, nй angeli nй principati, nй presente nй avvenire, nй potenze, nй altezze nй profonditа, nй alcun'altra creatura potrа mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesщ nostro Signore [Rm 8, 37-39].
A questo amore la Scrittura innalza un canto con parole ardenti: Le grandi acque non possono spegnere l'amore, nй i fiumi travolgerlo [Ct 8, 7]. Questo amore ha sempre ricolmato il Cuore della Madonna, tanto da arricchirla di viscere di maternitа per l'umanitа tutta. Nella Vergine, l'amore a Dio si confonde con la sollecitudine per tutti i suoi figli. Molto dovette soffrire il suo Cuore dolcissimo, attento ai piщ piccoli dettagli – non hanno vino [Gv 2, 3] – nell'assistere alla crudeltа collettiva, all'accanimento dei carnefici, nella Passione e Morte di Gesщ. Maria non parla. Come suo Figlio, ama, tace e perdona. Questa и la forza dell'amore.
238. Ogni volta che sentiamo nel cuore il desiderio di essere migliori, di corrispondere con piщ generositа al Signore, e cerchiamo una luce che ci guidi, un riferimento preciso per la nostra esistenza cristiana, lo Spirito Santo porta alla nostra memoria le parole del Vangelo: и necessario pregare sempre, senza stancarsi [Lc 18, 1]. L'orazione и il fondamento di ogni attivitа soprannaturale; l'orazione ci rende onnipotenti, e se prescindessimo dalla sua potenza non otterremmo nulla.
Vorrei che oggi, in questa nostra meditazione, ci persuadessimo una volta per sempre della necessitа di avviarci ad essere anime contemplative, nel bel mezzo della strada e del lavoro, grazie ad un colloquio costante con il nostro Dio, che non deve mai venir meno lungo tutta la giornata. Se vogliamo seguire lealmente le orme del Maestro, и questa l'unica via.
239. Dirigiamo il nostro sguardo a Gesщ Cristo, il nostro modello, lo specchio nel quale dobbiamo rifletterci. Come si comporta, anche esteriormente, nelle grandi occasioni? Che ci dice di Lui il santo Vangelo? Mi commuovo dinanzi all'atteggiamento abituale di Gesщ che ricorre al Padre prima dei grandi miracoli, e dinanzi all'esempio che ci dа prima di iniziare la vita pubblica, quando si ritira per quaranta giorni e quaranta notti nel deserto per pregare [Cfr Mt 4, 2].
И molto importante – perdonatemi se insisto – osservare il comportamento del Messia, perchй Egli и venuto a mostrarci la via che conduce al Padre. Assieme a Lui scopriremo come и possibile dare rilievo soprannaturale alle attivitа in apparenza piщ insignificanti; impareremo a vivere ogni istante con vibrazione d'eternitа e comprenderemo con crescente profonditа che la creatura ha bisogno di momenti di colloquio intimo con Dio, per stargli vicino, per invocarlo, per lodarlo, per prorompere in rendimento di grazie, per ascoltarlo o, semplicemente, per stare con Lui.
Giа da molti anni, nel considerare il modo di agire del Signore, sono giunto alla conclusione che l'apostolato, quale che sia, и il traboccare della vita interiore. Mi sembra pertanto cosм naturale, e cosм soprannaturale, quel punto del Vangelo che narra come Gesщ decise di scegliere definitivamente i primi dodici. San Luca racconta che prima trascorse tutta la notte in orazione [Lc 6, 12]. Osservatelo anche a Betania, quando Si accinge a risuscitare Lazzaro, dopo aver pianto per l'amico; alza gli occhi al cielo ed esclama: Ti ringrazio, Padre, di avermi ascoltato [Gv 11,41]. Il suo insegnamento preciso и stato questo: se vogliamo aiutare gli altri, se desideriamo veramente spingerli a scoprire il senso autentico del loro destino sulla terra, и necessario porre come fondamento la preghiera.
240. Sono tante le scene in cui Gesщ parla con il Padre, che adesso и impossibile ricordarle tutte. Penso perт che non possiamo tralasciare di considerare i momenti, cosм intensi, che precedono la sua Passione e la sua Morte, quando il Signore si prepara a consumare il Sacrificio che ci restituirа l'Amore divino. Nell'intimitа del Cenacolo, il suo Cuore trabocca: rivolge al Padre la sua supplica, annuncia la discesa dello Spirito Santo, incoraggia i suoi ad un continuo fervore di caritа e di fede.
Questo ardente raccoglimento del Redentore continua poi nel Getsemani, quando avverte ormai imminente la sua Passione, quando sente che le umiliazioni e le sofferenze si avvicinano, che и l'ora della Croce, il duro patibolo dei malfattori, che Egli ha desiderato ardentemente. Padre, se vuoi; allontana da me questo calice [Lc 22, 42]. E subito: Perт non sia fatta la mia volontа, ma la tua [Lc 22, 42]. Piщ tardi, inchiodato alla croce, solo, con le braccia aperte in gesto di sacerdote eterno, prosegue il suo dialogo con il Padre: Nelle tue mani rimetto il mio spirito [Lc 23, 46].
241. Contempliamo ora la sua santissima Madre, che и anche nostra Madre. Sul Calvario, accanto al patibolo, и in orazione. Non и un atteggiamento nuovo in Maria. Tale и stato sempre il suo comportamento, nel compimento dei suoi doveri, nelle occupazioni del focolare. Mentre si dedicava alle cose della terra, rimaneva attenta a Dio. Cristo, perfectus Deus, perfectus homo [Simbolo Quicumque], volle che anche sua Madre, la creatura eccelsa, la piena di grazia, ci confermasse nello slancio di innalzare sempre lo sguardo all'amore divino. Pensate alla scena dell'Annunciazione: l'Arcangelo che scende a comunicare il messaggio divino – l'annuncio che Ella sarebbe divenuta la Madre di Dio – la trova ritirata in orazione. Maria и interamente raccolta nel Signore quando Gabriele le porge il suo saluto: Salve, piena di grazia, il Signore и con te [Lc 1, 28]. Qualche giorno piщ tardi, prorompe dalle sue labbra la gioia del Magnificat, l'inno mariano che lo Spirito Santo ci ha tramandato attraverso l'attenta fedeltа di san Luca, frutto del rapporto abituale della Vergine Santissima con Dio.
Maria, nostra Madre, ha meditato lungamente le parole dei santi personaggi dell'Antico Testamento – uomini e donne che aspettavano il Signore – e i fatti di cui erano stati protagonisti. Ammirava quell'abbondanza di prodigi, quella profusione di misericordia che Dio aveva riversato sul suo popolo tante volte ingrato. Nel considerare tanta tenerezza celeste, incessantemente rinnovata, si effonde l'ardore del suo Cuore immacolato: L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore. Egli ha rivolto lo sguardo alla bassezza della sua serva [Lc 1, 46-48]. I primi cristiani, figli di questa Madre buona, hanno imparato da Lei. Anche noi possiamo e dobbiamo imparare.
242. Negli Atti degli Apostoli и narrata una scena che mi affascina, perchй propone un esempio chiaro, sempre attuale: E tutti perseveravano nella dottrina degli Apostoli, nella partecipazione alla frazione del pane e nella preghiera [At 2, 42]. И un'annotazione insistente nella narrazione della vita dei primi seguaci di Cristo: Tutti animati da uno stesso spirito erano assidui nella preghiera [At 1, 14]. E quando Pietro и in catene per aver predicato audacemente la veritа, decidono di pregare: La preghiera della Chiesa si innalzava incessantemente a Dio per lui [At 12, 5].
L'orazione era allora, come oggi, l'unica arma, lo strumento potente per vincere le battaglie della lotta interiore: C'и tra voi qualcuno che soffre? Preghi [Gc 5, 13., San Paolo riassume: Pregate senza interruzione [1 Ts 5, 17]; non stancatevi mai di supplicare.
244. Non mi sono mai stancato di parlare di orazione e, se Dio mi dа la grazia, non me ne stancherт mai. Verso il 1930 quando venivano a me, giovane sacerdote, persone di tutte le condizioni – universitari, operai, sani e malati, ricchi e poveri, sacerdoti e laici – che volevano seguire il Signore piщ da vicino, consigliavo sempre: «Pregate». E se qualcuno mi rispondeva: «Non so nemmeno come cominciare», gli raccomandavo di mettersi alla presenza del Signore e di manifestargli la propria inquietudine, la propria ansia, con quelle stesse parole: «Signore, non so nemmeno come cominciare!». E tante volte, in quelle umili confidenze, prendeva consistenza l'intimitа con Cristo, il rapporto assiduo con Lui.
Sono passati molti anni, e non ho conosciuto altra ricetta. Se non ti senti preparato, va' da Gesщ come andavano da Lui i discepoli: Insegnaci a pregare! [Lc 11, 1], E vedrai tu stesso che lo Spirito Santo viene in soccorso della nostra debolezza, poichй noi non sappiamo nй che cosa si deve chiedere nella preghiera nй come convenga chiederlo; ma lo Spirito in persona intercede per noi con gemiti inesprimibili [Rm 8, 26], inenarrabili, poichй non esistono mezzi adeguati a descrivere la loro profonditа.
Quanta sicurezza ci deve infondere la Parola divina! Io non inventavo nulla quando, nel mio ministero sacerdotale, ripetevo – come ripeto instancabilmente – quel consiglio. И raccolto nella Sacra Scrittura, ed и lа dove l'ho appreso: Signore, non so rivolgermi a te! Signore, insegnami a pregare! E arriva tutta quell'assistenza amorosa dello Spirito Santo – luce, fuoco, vento impetuoso – che ravviva la fiamma e la rende capace di provocare incendi d'amore.
246. Vincete, se и necessario, la poltroneria, la convinzione falsa che l'orazione puт attendere. Non rimandiamo mai questa fonte di grazie al domani. Adesso и il tempo opportuno. Dio, spettatore amoroso di tutta la nostra giornata, assiste alla nostra intima preghiera: e tu, e io – torno ad assicurarlo – dobbiamo riporre la nostra fiducia in Lui, come la si ripone in un fratello, in un amico, in un padre. Digli – come io gli dico – che Lui и tutta la Grandezza, tutta la Bontа, tutta la Misericordia. E aggiungi: и per questo che voglio innamorarmi di Te, nonostante la rozzezza dei miei modi, delle mie povere mani tribolate e maltrattate dalla polvere dei sentieri scoscesi della terra.
In tal modo, quasi senza accorgercene, avanzeremo con passi divini, forti e vigorosi, che ci fanno assaporare l'intima convinzione che accanto al Signore sono lieti anche il dolore, l'abnegazione e le sofferenze. Quanta fortezza, per un figlio di Dio, sapere di essere tanto vicino al Padre! Pertanto, qualunque cosa succeda, sono saldo e sicuro con te, Signore e Padre mio, che sei roccia e fortezza [Cfr 2 Sam 22, 2].
247. Tutto questo per qualcuno risulterа famigliare, per altri una novitа, per tutti arduo. Comunque, finchй ne avrт la forza, non cesserт di predicare la necessitа primaria di essere anime d'orazione: sempre, in qualunque occasione e nelle circostanze piщ diverse, perchй Dio non ci abbandona mai. Non и da cristiani Pensare all'amicizia divina come a una risorsa per casi estremi. Potrа mai sembrarci giusto ignorare o disprezzare le persone che amiamo? Certamente no. A coloro che amiamo si rivolgono costantemente le nostre parole, i desideri, i pensieri: c'и come una loro continua presenza. Lo stesso deve essere per Iddio.
Cercando il Signore in questo modo, la nostra giornata si trasforma tutta intera in un'intima e fiduciosa conversazione. И quanto ho affermato e scritto tante volte, nй mi importa ripeterlo, perchй il Signore ci fa vedere – con il suo esempio – che questa и la condotta da seguire: orazione costante, dalla mattina alla sera, dalla sera alla mattina. Quando tutto riesce facile, gli diciamo: «Grazie, mio Dio!». E quando giunge il momento difficile: «Signore, non mi abbandonare!». E questo nostro Dio, mite e umile di cuore [Mt 11, 29], non dimenticherа le nostre suppliche, non rimarrа indifferente, Lui che ha affermato: Chiedete e vi sarа dato, cercate e troverete, bussate e vi sarа aperto [Lc 11, 9].
Vedendo dunque Dio dietro ogni evento, cerchiamo di non perdere mai di vista il nostro fine soprannaturale, sia di fronte a cose gradevoli che sgradevoli, sia di fronte alla consolazione che allo sconforto per la morte di una persona cara. Prima di tutto, la conversazione con Dio Padre, la ricerca del Signore nel centro della nostra anima. Non и cosa piccola, o di poca importanza: и la manifestazione chiara della vita interiore costante, dell'autentico dialogo d'amore. И un esercizio che non provocherа alcuna deformazione psicologica, giacchй, per un cristiano, deve essere del tutto naturale, come il battito del cuore.
249. Non manchino mai, nella nostra giornata, alcuni minuti dedicati in modo speciale a frequentare Dio, elevando verso di Lui il nostro pensiero, senza che le parole debbano affiorare alle labbra, perchй cantano nel cuore. Dedichiamo a questa norma di pietа un sufficiente periodo di tempo, a ora fissa, se и possibile. E accanto al Tabernacolo, facendo compagnia a Colui che vi si и stabilito per Amore. Ma se questo non и possibile, in un luogo qualsiasi, perchй il nostro Dio dimora in modo ineffabile nelle nostre anime in grazia. Ti consiglio, comunque, di recarti in oratorio, sempre che possa: e faccio attenzione a non chiamarlo cappella, perchй sia piщ chiaro che si tratta di un luogo ove stare non giа con atteggiamento da cerimonia ufficiale, bensм in raccoglimento e intimitа per innalzare la mente al cielo, convinti che dal Tabernacolo Gesщ ci vede, ci ascolta, ci attende e ci presiede, perchй Egli и lа, realmente presente, nascosto sotto le specie sacramentali.
Ognuno di voi, se vuole, puт trovare la sua propria via per questo colloquio con Dio. Non mi piace parlare di metodi o di formule, perchй non mi и mai garbato costringere la gente dentro schemi rigidi: ho cercato di aiutare tutti ad avvicinarsi al Signore rispettando ogni anima cosм com'и. con le sue caratteristiche proprie. Chiedete al Signore che metta i suoi progetti nella vostra vita; non solo nella mente, ma anche nell'intimo del cuore e in tutta la nostra attivitа esterna. Siate sicuri che in tal modo vi risparmierete una gran parte delle amarezze e delle pene che l'egoismo procura e sentirete la forza di promuovere il bene attorno a voi. Quante contrarietа si dileguano quando interiormente ci mettiamo ben vicini al nostro Dio che non ci abbandona mai! Si rinnova, con modalitа diverse, quell'amore per i suoi, per i malati, per gli infelici, che fa dire a Gesщ: «Che ti succede?». «Mi succede...» e, subito, la luce o, almeno, la forza di accettare, e la pace.
Invitandoti a queste confidenze con il Maestro, mi riferisco soprattutto alle difficoltа che nascono dentro di te, perchй la maggior parte degli ostacoli alla nostra felicitа provengono da un orgoglio piщ o meno nascosto. Ci giudichiamo di grande valore e dotati di qualitа straordinarie; e quando gli altri non ci stimano tali, ci sentiamo umiliati. Ecco una buona occasione per ricorrere alla preghiera e rettificare, con la convinzione che non и mai tardi per cambiare di rotta. Ma и molto opportuno dare inizio a questo cambiamento quanto prima.
Nell'orazione, con l'aiuto della grazia, la superbia puт trasformarsi in umiltа. E germoglia nell'anima la vera gioia, pur dovendo costatare che ancora portiamo del fango sulle ali, la melma della nostra triste miseria, che comincia a essiccarsi. Piщ tardi, con l'aiuto ella mortificazione, quel fango cadrа, e potremo volare molto in alto, perchй il vento della misericordia di Dio ci sarа favorevole.
250. Guardate che il Signore anela di condurci per vie meravigliose, divine e umane, che in pratica sono quelle dell'abnegazione felice, della gioia nel dolore, della dimenticanza di se. Se qualcuno vuoi venire dietro di me, rinneghi se stesso [Mt 16, 24]. И un consiglio che abbiamo ascoltato tutti. Dobbiamo deciderci a seguirlo sul serio: far sм che il Signore possa servirsi di noi, affinchй, mettendoci in tutti i crocevia del mondo – essendo noi ben messi in Dio – possiamo essere sale, lievito, luce; affinchй tu sia in Dio, per illuminare, dar sapore, far crescere e fermentare.
Non dimenticate, perт, che non siamo noi i creatori di questa luce: la riflettiamo soltanto. Non siamo noi a salvare le anime spingendole a operare il bene: siamo soltanto degli strumenti, piщ o meno degni, per i piani salvifici – del Signore. Se mai pensassimo che il bene che facciamo и opera nostra, tornerebbe l'orgoglio, piщ che mai contorto; il sale perderebbe il sapore, il lievito si corromperebbe, la luce si cambierebbe in tenebre.
252. Vorrei inoltre che consideraste il fatto che nessuno sfugge alla forza dell'imitazione. Gli uomini, seppure inconsapevolmente, si muovono spinti dalla preoccupazione continua di imitarsi tra di loro. E noi rifiuteremo l'invito di imitare Gesщ? Ogni persona si sforza di identificarsi, a poco a poco, con quanto la attrae, con il modello che ha scelto come sua regola personale. Il modo di procedere delle persone и il risultato dell'ideale che ognuno si forgia. Il nostro Maestro и Cristo, il Figlio di Dio, la Seconda Persona della Trinitа Beatissima. Imitando Cristo, raggiungiamo la meravigliosa possibilitа di inserirci nel flusso d'amore del mistero del Dio Uno e Trino.
Se in qualche occasione vi mancasse la forza di seguire le orme di Gesщ Cristo, scambiate qualche parola amichevole con coloro che lo conobbero di persona nella sua permanenza su questa nostra terra: con Maria, che lo portт a noi, in primo luogo; e con gli Apostoli. C'erano alcuni greci tra i pellegrini venuti per adorare durante la festa. Costoro avvicinarono Filippo, che era di Betsaida di Galilea, e gli chiesero: «Vogliamo vedere Gesщ». Filippo andт a dirlo ad Andrea; Andrea e Filippo andarono insieme a dirlo a Gesщ [Gv 12, 20-22]. Non и incoraggiante tutto ciт? Quei forestieri non osano presentarsi al Maestro, e cercano un buon intercessore.
253. Pensi forse che i tuoi peccati sono molti, che il Signore non potrа sentirti? Non и cosм, perchй Egli и ricolmo di misericordia. E se, nonostante questa meravigliosa veritа, senti il peso della tua miseria, comportati come il pubblicano [Cfr Lc 18, 13]: «Signore, eccomi; io mi rimetto a te!». Osservate anche quello che accade quando – come ci narra san Matteo – portano a Gesщ un paralitico. Quell'infermo non dice nulla: se ne sta lм, alla presenza di Dio. E Gesщ, commosso dalla contrizione, dal dolore di chi sa di non meritare nulla, non tarda a manifestare la sua consueta misericordia: Confida, figlio; ti sono rimessi i tuoi peccati [Mt 9, 2].
Ti consiglio nella tua orazione, di intervenire negli episodi del Vangelo come un personaggio tra gli altri. Cerca anzitutto di raffigurarti la scena o il mistero che ti deve servire per raccoglierti e meditare. Poi applica ad essa la mente, prendendo in considerazione uno o l'altro dei lineamenti della vita del Maestro: la tenerezza del suo Cuore, la sua umiltа, la sua purezza, il suo modo di compiere la Volontа del Padre. Quindi raccontagli tutto quello che in queste cose ti suole capitare, quello che senti, i fatti della tua vita. E presta attenzione, perchй forse Egli vorrа indicarti qualche cosa: и il momento delle mozioni interiori, di renderti conto, di lasciarti convincere.
254. Per avviare l'orazione, sono solito materializzare perfino le cose piщ spirituali; и un metodo che forse puт aiutare anche qualcuno di voi. Nostro Signore lo utilizzava. Gli piaceva insegnare in parabole tratte dall'ambiente che lo circondava: il pastore e le pecore, la vite e i tralci, le barche e le reti, il seme che il seminatore sparge nel campo... Nella nostra anima и stata seminata la Parola di Dio. Quale terra gli abbiamo preparato? Quella dove abbondano le pietre? Quella piena di spine? O forse un luogo troppo calpestato da passi meramente umani, pigri, senza slancio? Fa', o Signore, che il mio podere sia di buona terra, terra fertile, esposta generosamente alla pioggia e al sole; che la tua semina metta radici; che produca spighe piene di buon frumento.
Io sono la vite e voi i tralci [Gv 15, 5]. Giunge settembre e le piante sono cariche di sarmenti lunghi e sottili, flessibili e nodosi, ricolmi di frutti pronti giа per la vendemmia. Osservate quei tralci: sono ripieni perchй ricevono la linfa del tronco. Solo cosм quelle minuscole gemme di pochi mesi prima, hanno potuto trasformarsi in polpa dolce e matura, capace di riempire di gioia la vista e il cuore degli uomini [Cfr Sal 103, 15]. Sul suolo restano degli sterpi isolati, che la terra va ricoprendo. Anch'essi erano tralci, ma sono aridi, rinsecchiti. Sono il simbolo piщ espressivo della sterilitа. Perchй senza di me non potete far nulla [Gv 15, 5].
Il tesoro. Immaginate la gioia immensa del fortunato scopritore. Sono finite le sue ristrettezze, le sue angustie. Vende tutto ciт che possiede e compra quel campo. Tutto il suo cuore и posto lа, dove и nascosta la sua ricchezza [Cfr Mt 6, 21]. Il nostro tesoro и Cristo; non dobbiamo esitare a buttare a mare tutto quello che и di intralcio per seguirlo. E la barca, libera infine dalla zavorra inutile, navigherа diritta fino al porto sicuro dell'Amore di Dio.
255. Vi ripeto che vi sono tantissimi modi di pregare. I figli di Dio non hanno bisogno di un metodo rigido e convenzionale per rivolgersi al loro Padre. L'amore и creativo, industrioso; se amiamo, sapremo scoprire vie personali ed intime, che ci condurranno a questo dialogo incessante con il Signore.
Voglia Iddio che tutto quello che oggi abbiamo contemplato non passi sulla nostra anima come un temporale estivo: quattro gocce, ancora il sole e nuovamente la siccitа. Quest'acqua di Dio deve depositarsi, giungere alle radici e dare frutti di virtщ. Cosм trascorreranno i nostri anni, intessuti di giorni di lavoro e di preghiera, alla presenza del Padre. Se ci sentiamo venir meno, ricorriamo all'amore di Maria Santissima, Maestra di orazione, e a san Giuseppe, nostro Padre e Signore, che tanto veneriamo, perchй и colui che piщ intimamente ha frequentato in questo mondo la Madre di Dio e – dopo Maria Santissima – il suo Figlio divino. Essi presenteranno la nostra debolezza a Gesщ, perchй la trasformi in fortezza.
256. La vocazione cristiana, la chiamata personale del Signore, ci porta a identificarci con Lui. Ma non bisogna dimenticare che Egli и venuto sulla terra per redimere tutti, perchй vuole che tutti gli uomini siano salvati [1 Tm 2, 4]. Non c'и anima che non gli interessi. Ciascuna di esse и costata il prezzo del suo Sangue [Cfr 1 Pt 1, 18 – 19].
Nel considerare queste veritа, mi torna alla mente la conversazione tra gli Apostoli e il Maestro poco prima del miracolo della moltiplicazione dei pani. Una grande moltitudine aveva accompagnato Gesщ. Il Signore solleva gli occhi e domanda a Filippo: «Dove possiamo comprare il pane perchй costoro abbiano da mangiare? » [Gv 6, 5]. Dopo un rapido calcolo Filippo risponde: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perchй ognuno possa riceverne un pezzo». Non hanno tanto denaro, devono ricorrere a una soluzione famigliare. Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C'и qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma cos'и questo per tanta gente?» [Gv 6, 8-9].
258. Se meditiamo con criterio spirituale quel testo di san Paolo, comprenderemo di non avere altra scelta che di lavorare al servizio di tutte le anime. Fare diversamente sarebbe egoismo. Se consideriamo con umiltа la nostra vita, vedremo chiaramente che il Signore, oltre alla grazia della fede, ci ha concesso dei talenti, delle qualitа. Nessuno di noi и un esemplare ripetuto in serie: Dio nostro Padre ci ha creati a uno a uno, distribuendo tra i suoi figli un diverso numero di beni. Dobbiamo mettere quei talenti, quelle qualitа, al servizio di tutti, utilizzando i doni di Dio come strumenti per aiutare gli altri a scoprire Cristo.
Non immaginatevi quest'ansia come un sovrappiщ, come un abbellire con una filigrana la nostra condizione di cristiani. Se il lievito non fermenta, marcisce. Puт scomparire per ravvivare la massa, ma puт anche scomparire perchй si perde, lasciando un monumento all'inefficacia e all'egoismo. Non facciamo un favore a Dio nostro Signore nel farlo conoscere agli altri: Non и infatti per me un vanto predicare il Vangelo; и per me un dovere – a motivo del mandato di Gesщ –: guai a me se non predicassi il Vangelo! [1 Cor 9, 16].
260. Dobbiamo accompagnare Cristo nella sua pesca divina. Gesщ si trova presso il lago di Genezaret e la gente si accalca intorno a Lui per ascoltare la parola di Dio [Lc 5, 2]. Anche oggi! Non lo vedete? Desiderano ascoltare il messaggio di Dio, anche se all'esterno lo nascondono. Alcuni forse hanno dimenticato la dottrina di Cristo; altri – senza loro colpa – non l'hanno mai appresa e pensano alla religione come a qualcosa di strano. Convincetevi, perт, di una realtа sempre attuale: presto o tardi arriva un momento in cui l'anima non ne puт piщ, non le bastano piщ le spiegazioni abituali, non la soddisfano piщ le menzogne dei falsi profeti. Allora, anche se non lo ammettono, quelle persone sentono il bisogno di saziare la loro inquietudine con l'insegnamento del Signore.
Ascoltiamo il racconto di san Luca: Vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salм in una barca, che era di Simone, e lo pregт di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle della barca [Lc 5, 2-3]. Quando terminт la sua catechesi, disse a Simone: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca» [Lc 5, 4]. И Cristo il padrone della barca; и Lui che prepara il lavoro; и venuto al mondo perchй i suoi fratelli trovino il cammino della gloria e dell'amore per il Padre. L'apostolato cristiano non l'abbiamo inventato noi. Noi uomini, caso mai, lo ostacoliamo con la nostra grettezza, con la nostra mancanza di fede.
261. Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla» [Lc 5, 5]. La risposta appare ragionevole. Di solito si pesca nelle ore notturne; e proprio in quell'occasione la notte era stata infruttuosa. Perchй pescare di giorno? Ma Pietro ha fede: «Sulla tua parola getterт le reti» [Lc 5, 5]. Decide di agire come Cristo gli ha suggerito; si impegna a lavorare fidando nella parola del Signore. E che succede? Avendolo fatto, presero una quantitа enorme di pesci e le reti si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano [Lc 5, 6-7].
Quando Gesщ si mise in mare coi discepoli, non aveva di mira solo questa pesca. Perciт, quando Pietro si inginocchia ai suoi piedi e confessa con umiltа: «Allontanati da me che sono un peccatore», il Signore risponde: «Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini» [Lc 5, 10]. E anche in questa nuova pesca non mancherа tutta l'efficacia divina: gli Apostoli saranno strumenti di grandi prodigi, nonostante le loro personali miserie.
263. Ho predicato costantemente questa possibilitа soprannaturale e umana che Dio nostro Padre pone in mano ai suoi figli: prendere parte alla Redenzione operata da Cristo. Mi riempio di gioia grande quando trovo questa dottrina nei testi dei Padri della Chiesa. San Gregorio Magno afferma: I cristiani liberano dai serpenti quando strappano il male dal cuore degli uomini con la loro esortazione al bene... C'и imposizione delle mani sugli infermi per curarli quando, vedendo che il prossimo si indebolisce nella pratica del bene, gli si offre aiuto in mille modi, irrobustendolo in virtщ dell'esempio. Tali miracoli sono tanto piщ grandi in quanto avvengono in campo spirituale, portando vita non ai corpi, ma alle anime. Anche voi, se non vi stancate, opererete simili prodigi, con l'aiuto di Dio [San Gregorio Magno. Homiliae in Evangelia, 29, 4].
Dio vuole che tutti siano salvi: и questo un invito e una responsabilitа che gravano su ciascuno di noi. La Chiesa non и un rifugio per privilegiati. Forse la grande Chiesa и una piccola parte della terra? La grande Chiesa и il mondo intero [Sant Agostino, Enarrationes, 21, 2, 26]. Cosм scriveva Sant'Agostino e aggiungeva: Dovunque tu ti diriga, lа и Cristo. Tua ereditа sono i confini della terra; vieni, possiedila tutta assieme a me [Sant'Agostino, enarrationes in Psalmos, 21, 2,30]. Vi ricordate come erano le reti? Stracariche, fino a traboccare: non c'era posto per altri pesci. Dio attende ardentemente che la sua casa si riempia [Cfr Lc 14, 23]; Egli и Padre, e gli piace avere tutti i suoi figli attorno a se.
265. Che cosa cambia allora? Cambia l'orizzonte dell'anima – perchй in essa и entrato Cristo, cosм come и salito sulla barca di Pietro –; il panorama diviene vasto e il cuore si riempie di ambizione di servire e di incoercibile desiderio di annunciare a tutte le creature i magnalia Dei [At 2, 11], le cose meravigliose che il Signore opera, quando non glielo impediamo. E non voglio lasciar cadere l'occasione per ricordare che il lavoro – per cosм dire – professionale dei sacerdoti и un ministero divino e pubblico, che permea prepotentemente tutta la loro attivitа al punto che, in generale, se un sacerdote ha del tempo per dedicarsi a un altro lavoro che non sia propriamente sacerdotale, puт essere sicuro che non compie i doveri del suo ministero.
Si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «lo vado a pescare». Gli altri dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla. Quando giа era l'alba Gesщ si presentт sulla riva [Gv 21, 2-4].
Passa accanto agli apostoli, accanto ad anime che si sono date a Lui: ed essi non se ne rendono conto. Quante volte c'и Cristo, e non accanto a noi, ma in noi; eppure viviamo una vita tanto umana! Cristo и vicino, ma i suoi figli non gli rivolgono uno sguardo d'affetto, nй una parola d'amore, nй gli dedicano un'opera di zelo.
266. I discepoli – scrive san Giovanni – non si erano accorti che era Gesщ. Gesщ disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare? » [Gv 21, 4-5]. Questa scena famigliare mi riempie di gioia. Gesщ Cristo – Dio – che parla in questo modo! Lui che ha giа un corpo glorioso! «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non potevano piщ tirarla su per la gran quantitа di pesci [Gv 21, 6]. Ora comprendono. Tornano alla mente di quei discepoli le parole che hanno ascoltato tanto spesso dalle labbra del Maestro: pescatori di uomini, apostoli. E comprendono che tutto и possibile, perchй и Lui che dirige la pesca.
Allora quel discepolo che Gesщ amava disse a Pietro: «И il Signore!» [Gv 21, 7]. И l'amore, l'amore che vede da lontano. L'amore и il primo ad avvertire le delicatezze del Signore. L'apostolo adolescente, con la forza del suo schietto affetto per Gesщ – perchй amava Cristo con tutta la purezza e tutta la tenerezza di un cuore intatto –, esclama: «И il Signore!».
Simon Pietro appena udм che era il Signore, si cinse ai fianchi la sopravveste, poichй era spogliato, e si gettт in mare [Gv 21, 7].
Pietro и la fede. e si lancia in mare con audacia meravigliosa. Con l'amore di Giovanni e la fede di Pietro, dove non potremo giungere?
269. Viene a proposito riportare alla nostra memoria un episodio che manifesta lo stupendo vigore apostolico dei primi cristiani. Non era passato un quarto di secolo da quando Gesщ era salito in Cielo, che giа in molte cittа e villaggi si era propagata la sua fama. A Efeso giunge un uomo chiamato Apollo, uomo colto, versato nelle Scritture. Questi era stato ammaestrato nella via del Signore e pieno di fervore parlava e insegnava esattamente ciт che si riferiva a Gesщ, sebbene conoscesse soltanto il Battesimo di Giovanni [At 18, 24-25].
Nella mente di quest'uomo era giа penetrata la luce di Cristo: aveva sentito parlare di Lui e lo annunciava agli altri. Perт gli restava ancora del cammino da fare; doveva informarsi di piщ, comprendere pienamente la fede e amare davvero il Signore. Ascoltano la sua conversazione due sposi cristiani, Aquila e Priscilla, e non rimangono inattivi, inerti. Non hanno pensato: «Ne sa giа abbastanza, nessuno ci chiama a dargli delle lezioni». Poichй erano animati da autentico zelo apostolico, si avvicinarono ad Apollo e lo presero con se e gli esposero con maggiore accuratezza la via di Dio [At 18, 26].
270. Ammirate anche il comportamento di san Paolo. Prigioniero per aver divulgato l'insegnamento di Cristo, non trascura nessuna occasione per diffondere il Vangelo. Di fronte a Festo e ad Agrippa non esita a dichiarare: «L'aiuto di Dio mi ha assistito fino a questo giorno, e posso ancora rendere testimonianza agli umili e ai grandi. Null'altro io affermo se non quello che i profeti e Mosи dichiararono che doveva accadere, che cioи il Cristo sarebbe morto, e che, primo tra i risorti da morte, avrebbe annunziato la luce al popolo e ai pagani» [At 26, 22-23].
L'Apostolo non tace, non nasconde la sua fede, non rinuncia alla propaganda apostolica che aveva motivato l'odio dei suoi persecutori: continua ad annunciare la salvezza a tutte le genti. E, con audacia meravigliosa, affronta Agrippa: «Credi, o re Agrippa, nei profeti? So che ci credi» [At 26,27]. Quando Agrippa commenta: «Per poco non mi convinci a farmi cristiano!», Paolo risponde: «Per poco o per molto, io vorrei supplicare Dio che non soltanto tu, ma quanti oggi mi ascoltano diventassero cosм come sono io, eccetto queste catene!» [At 26, 28-29].
271. Dove attingeva Paolo questa forza? Omnia possum in eo qui me confortat! [Fil 4, 13], posso tutto, perchй и di Dio questa forza, questa speranza, questa caritа. A me riesce molto difficile credere nell'efficacia soprannaturale di un apostolato che non sia appoggiato, solidamente fondato, su una vita di continua intimitа col Signore. Durante il lavoro, sм; nella propria casa o nel bel mezzo della strada, attenti a tutti i problemi che ogni giorno si presentano, alcuni piщ importanti e altri meno. Proprio lм, non altrove, ma col cuore in Dio. Allora le nostre parole e le nostre azioni – perfino le nostre miserie – emaneranno il bonus odor Christi [2 Cor 2, 15], il profumo di Cristo, che gli altri inevitabilmente percepiranno: «Ecco un cristiano!».
272. Se lasci che la tentazione ti faccia dire: «Chi me lo fa fare?», dovrei risponderti: «Te lo comanda – te lo chiede – Cristo stesso». La messe и molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi gli operai nella sua messe! [Mt 9, 37-38]. Non concludere egoisticamente: «Non sono fatto per queste cose, c'и giа chi ci pensa; mi sentirei un estraneo». No, non c'и chi ci pensa: quello che dici, potrebbero dirlo anche tutti gli altri.
L'appello di Cristo и rivolto a tutti e singoli i cristiani. Nessuno и dispensato: nй per ragioni di etа, nй di salute, nй di attivitа. Non ci sono scuse. O diamo frutti di apostolato, o la nostra fede и sterile.
273. D'altronde, chi ha detto che per parlare di Cristo, per diffondere la sua dottrina, sia necessario fare cose speciali e strane? Vivi la tua vita ordinaria, lavora dove giа sei, adempi i doveri del tuo stato, e compi fino in fondo gli obblighi corrispondenti alla tua professione o al tuo mestiere, maturando, migliorando ogni giorno. Sii leale, comprensivo con gli altri, esigente verso te stesso. Sii mortificato e allegro. Sarа questo il tuo apostolato. E senza che tu ne comprenda il perchй, data la tua pochezza, le persone del tuo ambiente ti cercheranno e converseranno con te in modo naturale, semplice – all'uscita dal lavoro, in una riunione di famiglia, nell'autobus, passeggiando, o non importa dove –: parlerete delle inquietudini che si trovano nel cuore di tutti, anche se a volte alcuni non vogliono rendersene conto. Le capiranno meglio quando cominceranno a cercare Dio davvero.
Chiedi a Maria, Regina apostolorum, che ti muova ad essere partecipe dell'ansia di semina e di pesca che palpita nel Cuore di suo Figlio. Ti assicuro, se cominci, che vedrai, come i pescatori di Galilea, la barca piena, e Cristo sulla riva che ti attende. Perchй la pesca и sua.
274. Tutte le feste della Madonna sono grandi, perchй sono occasioni che la Chiesa ci offre per dimostrare coi fatti il nostro amore a Maria. Ma se fra tutte le festivitа mariane ne dovessi scegliere una, preferirei quella di oggi: la Maternitа divina della santissima Vergine.
Questa celebrazione ci porta a considerare alcuni dei misteri centrali della nostra fede: a meditare sull'Incarnazione del Verbo, opera delle tre Persone della Trinitа Beatissima. Maria, figlia di Dio Padre, per l'incarnazione del Signore nel suo seno immacolato и sposa di Dio Spirito Santo, e Madre di Dio Figlio.
Quando la Vergine rispose di sм, liberamente, ai disegni che il Creatore le rivelava, il Verbo divino assunse la natura umana: l'anima razionale e il corpo, formato nel seno purissimo di Maria. La natura divina e la natura umana si univano in un'unica Persona: Gesщ Cristo, vero Dio e, da allora, vero Uomo; Unigenito eterno del Padre e, da quel momento, come Uomo, vero figlio di Maria: per questo la Madonna e Madre del Verbo incarnato, della Seconda Persona della Trinitа Beatissima che ha unito a se per sempre – senza confusione – la natura umana. Possiamo dire ben forte alla Vergine Santa, come la lode piщ bella, le parole che esprimono la sua piщ alta dignitа: Madre di Dio.
276. La Maternitа divina di Maria и la fonte di tutte le perfezioni e di tutti i privilegi che l'adornano. In vista di questo titolo fu concepita immacolata ed и piena di grazia, и sempre vergine, fu assunta in Cielo in corpo e anima, и stata coronata Regina della creazione, al di sopra degli angeli e dei santi. Piщ di lei, soltanto Dio. La beata Vergine Maria, perchй Madre di Dio, ha una dignitа in certo modo infinita, derivante dal bene infinito, che и Dio [San Tommaso d'Aquino, Summa Theologiae, I, q. 25, a. 6]
Non c'и pericolo di esagerare. Non riusciremo mai ad approfondire a sufficienza questo ineffabile mistero; non potremo mai ringraziare a sufficienza la Madre nostra per averci reso cosм famigliare la Trinitа Beatissima.
Eravamo peccatori e nemici di Dio. La Redenzione non solo ci libera dal peccato e ci riconcilia con il Signore: ci fa diventare figli, ci dа una Madre, la stessa che ha generato il Verbo secondo l'Umanitа. Ci puт essere amore piщ grande, piщ immenso? Dio anelava di redimerci, e disponeva di molti modi per eseguire la sua santissima Volontа, nella sua infinita sapienza. Ne ha scelto uno che dissipa ogni possibile dubbio sulla nostra salvezza e sulla nostra glorificazione. Come il primo Adamo non nacque da uomo e da donna ma fu plasmato dalla terra. cosм il nuovo Adamo, che doveva sanare la ferita del primo, prese un corpo plasmato nel seno della Vergine, per essere, in quanto alla carne, uguale alla carne di coloro che avevano peccato [San Basilio, Commentarius in Isaiam, 7, 201].
278. Il Vangelo della santa Messa ci ha riproposto la scena commovente di Gesщ adolescente che si trattiene a Gerusalemme a insegnare nel tempio. Maria e Giuseppe fecero una giornata di viaggio e si misero a cercarlo fra parenti e conoscenti. Non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme [Lc 2, 44-45]. La Madre di Dio, che cercт affannosamente suo Figlio, smarrito senza sua colpa, che provт la gioia piщ grande nel ritrovarlo, ci aiuterа a rifare la strada, a rettificare ciт che sia necessario, quando per la nostra leggerezza o per i nostri peccati non riusciamo piщ a riconoscere Cristo. Ritroveremo cosм la gioia di riabbracciarlo, di dirgli che non lo perderemo mai piщ.
Maria и Madre della scienza, perchй da Lei si impara la lezione piщ importante: che niente vale la pena, se non siamo accanto al Signore; che a niente servono tutte le meraviglie della terra, tutte le ambizioni soddisfatte, se nel nostro petto non arde la fiamma dell'amore vivo, la luce della santa speranza che и un anticipo dell'amore senza fine nella Patria definitiva.
279. In me gratia omnis viae et veritatis, in me omnis spes vitae et virtutis; In me и ogni grazia di via e di veritа, in me ogni speranza di vita e di virtщ [Sir 24, 25]. Con quanta sapienza la Chiesa ha messo sulla bocca di nostra Madre queste parole perchй i cristiani non le dimentichino! Maria и la sicurezza, l'Amore che non abbandona mai, il rifugio sempre aperto, la mano che accarezza e consola sempre.
Un Padre della Chiesa ha scritto che dobbiamo cercare di conservare nella mente e nella memoria un riassunto ordinato della vita della Madre di Dio [Cfr San Giovanni Damasceno, Homiliae in dormitionem B.V. Mariae, 2, 19]. Vi sarа capitato di sfogliare dei prontuari di medicina, di matematica o di altre materie. Lм sono elencati, per le consultazioni urgenti, i rimedi immediati, le misure da adottare per non sbagliare in quelle scienze.
280. Meditiamo spesso tutto ciт che abbiamo sentito sulla Madonna, in un'orazione distesa, tranquilla. Come risultato, pian piano si depositerа nella nostra anima una specie di compendio, che ci aiuterа a ricorrere senza esitare a Lei, soprattutto quando non abbiamo altro sostegno. In questo modo di fare c'и dell'interesse personale da parte nostra? Certamente sм. Ma le nostre madri ignorano forse che i figli sono sempre un po' interessati, e che sovente ci si rivolge a loro come all'ultima risorsa? Lo sanno benissimo, e non se ne danno pensiero: sono madri per questo, e il loro amore disinteressato sa scoprire – nel nostro apparente egoismo – il nostro affetto filiale e la nostra completa fiducia.
Non intendo ridurre la mia e la vostra devozione alla Madonna a queste chiamate urgenti. Tuttavia, penso che non ci dobbiamo sentire umiliati se talvolta ci accade qualcosa di simile. Le madri non contabilizzano i piccoli segni di affetto che i figli riservano loro; non pesano e non misurano con criteri meschini. Una piccola attenzione affettuosa la assaporano come il miele, e subito contraccambiano molto piщ generosamente di quanto hanno ricevuto. Se tanto fanno le madri sulla terra, figuratevi che cosa ci possiamo attendere da Maria nostra Madre.
282. Il molto amore alla Madonna e una certa mancanza di cultura teologica hanno indotto un buon cristiano a farmi una confidenza che voglio raccontarvi perchй, pur nella sua ingenuitа, и del tutto logica in una persona poco colta.
«Lo prenda – mi diceva – come uno sfogo: cerchi di capire la mia tristezza per certe cose che capitano in questi tempi. Durante la preparazione e lo svolgimento dell'ultimo Concilio, si и sentita la proposta di includervi 'il tema della Vergine'. Proprio cosм: 'il tema'. E cosм che parlano i figli? E questa la fede che i cristiani hanno sempre professato? Da quando in qua l'amore alla Madonna и un 'tema', sul quale sia consentito discutere per giudicarne la convenienza?
«Se c'и qualcosa di incompatibile con l'amore, и la taccagneria. Non ho paura di parlar chiaro; se non lo facessi – continuava – mi sembrerebbe di offendere la Madonna. Si и discusso se era o non era opportuno chiamare Maria Madre della Chiesa. Non voglio scendere ad altri particolari. Ma come puт la Madre di Dio, che quindi и Madre di tutti i cristiani, non essere la Madre della Chiesa, che и l'unione di tutti coloro che sono stati battezzati e che sono rinati in Cristo, il figlio di Maria?
«Non riesco a spiegarmi – diceva ancora – da dove nasca la meschinitа di lesinare questo titolo di lode alla Madonna. Com'и diversa la fede della Chiesa! Il 'tema' della Vergine! Forse che i figli si mettono a discutere 'il tema' dell'amore per la loro madre? Le vogliono bene, e basta. Le vorranno molto bene, se sono figli buoni. Del 'tema' – o dello schema – parlano gli estranei, quelli che studiano il caso come il freddo enunciato di un problema». Fin qui lo sfogo onesto e devoto, ma ingiusto, di quell'anima semplice e molto pia.
283. Quanto a noi, continuiamo a considerare il mistero della Maternitа divina di Maria, in un'orazione silenziosa, esclamando dal fondo dell'anima: Vergine Madre di Dio, Colui che il mondo non puт contenere, facendosi uomo si chiuse dentro il tuo grembo [Alleluia della Messa della Maternitа della Madonna].
Guardate che cosa ci fa recitare oggi la liturgia: Beato il grembo della Vergine Maria, che ha accolto il Figlio dell'eterno Padre [Antifona alla Comunione nella Messa comune della Madonna]. И un'esclamazione vecchia e nuova, umana e divina. И come dire al Signore, come si usa in certi paesi per lodare una persona: beata la madre che ti ha messo al mondo!
285. Il santo Vangelo, sinteticamente, ci facilita la strada per capire l'esempio della Madonna: Maria serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore [Lc 2, 19]. Cerchiamo anche noi di imitarla, parlando con il Signore, in un dialogo innamorato, di tutto ciт che ci succede, anche degli avvenimenti piщ minuti. Non dimentichiamo di doverli soppesare, valutare, vedere con occhi di fede, per scoprire la Volontа di Dio.
Se la nostra fede и debole, ricorriamo a Maria. San Giovanni racconta che per il miracolo delle nozze di Cana, compiuto da Cristo per la preghiera di sua Madre, i suoi discepoli credettero in lui [Gv 2, 11]. La Madre nostra intercede continuamente presso suo Figlio perchй ci ascolti e si manifesti anche a noi, cosicchй possiamo proclamare: «Tu sei il Figlio di Dio».
286. Maestra di speranza. Maria annuncia che tutte le generazioni la chiameranno beata [Cfr Lc 1, 48]. Umanamente parlando, su quali motivi poggiava questa speranza? Chi era Lei, per gli uomini e per le donne del suo tempo? Le grandi eroine del Vecchio Testamento – Giuditta, Ester, Debora – ebbero giа su questa terra una gloria umana, furono acclamate dal popolo, esaltate. Il trono di Maria, come quello di suo Figlio, и la Croce. E per tutto il resto della sua vita, fino a quando и assunta in Cielo in corpo e anima, и la sua silenziosa presenza a impressionarci. San Luca, che la conosceva bene, annota che la Madonna и accanto ai primi discepoli, in preghiera. Cosм conclude i suoi giorni terreni colei che doveva essere lodata da tutte le creature per l'eternitа.
Quale contrasto tra la speranza della Madonna e la nostra impazienza! Spesso reclamiamo a Dio l'immediato pagamento del poco bene che abbiamo compiuto. Appena sorge la prima difficoltа, ci lamentiamo. Siamo, molto sovente, incapaci di reggere lo sforzo, di mantenere la speranza. Perchй non abbiamo fede: Beata colei che ha creduto! Perchй si compiranno le cose predette dal Signore [Lc 1, 45].
287. Maestra di caritа. Ricordate la scena della presentazione di Gesщ al tempio. Il vecchio Simeone dice a Maria, sua Madre: «Egli и qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele. segno di contraddizione perchй siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerа l'anima» [Lc 2, 34-35]. L'immensa caritа di Maria verso l'umanitа fa che si compia, anche in Lei, l'affermazione di Cristo: Nessuno ha un amore piщ grande di questo: dare la vita per i propri amici [Gv 15, 13].
A ragione i Sommi Pontefici hanno chiamato "corredentrice" Maria: A tal punto, insieme a suo Figlio che pativa e moriva, patм e quasi morм; e a tal punto, per la salvezza degli uomini, abdicт ai diritti materni sul Figlio, e lo immolт, per quanto Le competeva, per placare la giustizia di Dio, che a ragione puт dirsi che Ella ha redento il genere umano insieme con Cristo [Benedetto XV, Lettera Inter sodalicia, 22-II-1918]. Cosм siamo meglio in grado di capire quel momento della Passione del Signore, che mai ci stancheremo di meditare: Stabat autem iuxta crucem Iesu mater eius [Gv 19, 25], stava presso la croce di Gesщ sua Madre.
Avrete osservato che certe madri, mosse da legittimo orgoglio, si affrettano a mettersi accanto ai loro figli quando sono festeggiati, quando ricevono un pubblico riconoscimento. Altre, invece, anche in questi momenti restano in secondo piano, amando in silenzio. Maria era cosм, e Gesщ lo sapeva.
288. Adesso, invece, nello scandalo del sacrificio della Croce, Maria и presente, ad ascoltare con tristezza coloro che passavano di lа e lo insultavano scuotendo il capo e dicendo: «Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla Croce!» [Mt 27, 39-40]. La Madonna ascolta le parole di suo Figlio, e si unisce al suo dolore: Dio mio, Dio mio, perchй mi hai abbandonato? [Mt 27, 46]. Che cosa poteva fare? Fondersi con l'Amore redentore di suo Figlio, offrire al Padre il dolore immenso – come una spada tagliente – che trapassava il suo purissimo cuore.
Ancora una volta, Gesщ si sente consolato dalla presenza discreta e amorosa di sua Madre. Maria non grida, non si agita affannosamente. Stabat: sta in piedi, accanto al Figlio. И allora che Gesщ fissa su di Lei lo sguardo, per poi rivolgerlo a Giovanni, ed esclamare: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!» [Gv 19, 26-27]. In Giovanni, Cristo affida a sua Madre tutti gli uomini, e specialmente i suoi discepoli: coloro che avrebbero creduto in Lui.
Felix culpa [Preconio nella Veglia pasquale], canta la Chiesa: colpa felice, perchй ci ha fatto ottenere un cosм grande Redentore. Colpa felice, possiamo anche aggiungere, che ci ha meritato di ricevere per Madre la Madonna. Ormai non abbiamo piщ nulla da temere, niente ci deve preoccupare: perchй la Madonna, incoronata Regina del cielo e della terra, и l'onnipotenza supplicante davanti a Dio. Gesщ non puт negare nulla a Maria, e neppure a noi, figli della sua stessa Madre.
290. Guardate: per Maria, nostra Madre, saremo sempre piccoli, perchй la Madonna ci apre la strada del Regno dei Cieli, che sarа donato a chi si fa bambino [Cfr Mt 19, 14]. Dalla Madonna non ci dobbiamo mai separare. E come le renderemo onore? Frequentandola, parlandole, esprimendole il nostro affetto, meditando nel nostro cuore le scene della sua vita terrena, raccontandole le nostre lotte, i nostri successi e i nostri insuccessi.
In questo modo scopriremo – come se le recitassimo per la prima volta – il senso delle preghiere mariane, che da sempre si recitano Pella Chiesa. Che cosa sono l'Ave Maria e l'Angeles se non le lodi ardenti alla Maternitа divina? E nel santo Rosario – meravigliosa devozione che non mi stancherт mai di raccomandare a tutti i cristiani – passano per la nostra mente e per il nostro cuore i misteri dell'esistenza mirabile di Maria, che sono anche i misteri fondamentali della fede.
291. L'anno liturgico и costellato di feste in onore della Madonna. Il fondamento di questo culto и la Maternitа divina di Maria santissima, fonte della pienezza di doni di natura e di grazia con cui la Trinitа Beatissima l'ha adornata. Denoterebbe scarsa formazione cristiana – e molto poco amore filiale – chi temesse che il culto alla Vergine possa sminuire l'adorazione che si deve a Dio. La Madre nostra, modello di umiltа, ha cantato: D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo и il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono [Lc 1, 48-50].
Nelle feste della Madonna, non lesiniamo le dimostrazioni di affetto: innalziamo piщ frequentemente il nostro cuore a Lei chiedendole ciт di cui abbiamo bisogno, ringraziandola per la sua sollecitudine materna e costante, raccomandandole le persone che ci sono care. Ma, se davvero vogliamo comportarci da figli, tutti i giorni saranno un'occasione propizia per amare la Madonna, cosм come tutti i giorni sono propizi per coloro che si vogliono bene davvero.
292. Qualcuno di voi forse puт pensare che il lavoro quotidiano, l'andirivieni della nostra vita, non si prestano molto per mantenere il cuore in una creatura purissima come la Madonna. Vi prego di riflettere. Che cosa ricerchiamo, anche senza prestarvi particolare attenzione, in tutto ciт che facciamo? Quando siamo mossi dall'amore di Dio e lavoriamo con rettitudine d'intenzione, cerchiamo ciт che и buono, ciт che и puro, ciт che porta la pace alla coscienza e la felicitа all'anima. Commettiamo anche de gli sbagli? И vero; ma proprio il riconoscimento dei nostri errori ci fa scoprire con ulteriore chiarezza che la nostra meta и questa: una felicitа non passeggera, ma profonda, serena, umana e soprannaturale.
Esiste una creatura che su questa terra ha ottenuto questa felicitа, perchй essa и il capolavoro di Dio: la nostra santissima Madre, Maria. Maria и viva e ci protegge; и accanto al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, in corpo e anima. И la stessa creatura nata in Palestina, che si diede al Signore fin da bambina, che ricevette l'annuncio dell'arcangelo Gabriele, che diede alla luce il nostro Salvatore, che rimase con lui ai piedi della Croce.
In Lei tutti gli ideali diventano realtа; ma non dobbiamo concludere che la sua sublime grandezza la renda inaccessibile e distante. Maria и la piena di grazia, la somma di tutte le perfezioni: ed и madre. Con il suo potere davanti a Dio, ci otterrа ciт che le chiediamo; essendo Madre, vuole esaudirci. E, sempre come Madre, ascolta e comprende le nostre debolezze, incoraggia, giustifica, facilita il cammino, ha sempre pronto un rimedio, anche quando sembra che non ci sia piщ niente da fare.
293. Come crescerebbero in noi le virtщ soprannaturali se riuscissimo a frequentare davvero Maria, che и nostra Madre! Non esitiamo a ripeterle lungo la giornata – con il cuore, senza bisogno di parole – piccole preghiere, giaculatorie. La devozione cristiana ha raccolto molte di queste lodi ardenti nelle Litanie che accompagnano il santo Rosario. Ma ciascuno и libero di aumentarle, rivolgendo alla Madonna altri elogi, dicendole dal nostro intimo ciт che – per un santo pudore che Lei capisce e approva – non oseremmo pronunciare ad alta voce.
Ti consiglio – per concludere – di fare, se non l'hai ancora fatta, la tua esperienza personale dell'amore materno di Maria. Non basta sapere che Ella и Madre, considerarla tale, e parlare di Lei come tale. И tua Madre, e tu sei suo figlio; ti vuole bene come se tu fossi il suo figlio unico sulla terra. Trattala di conseguenza: raccontale tutto ciт che ti succede, rendile onore, amala. Nessuno puт farlo al tuo posto, nй come tu lo faresti, se non sei tu stesso a farlo.
Ti assicuro che se ti avvierai per questo cammino, troverai subito tutto l'amore di Cristo: e ti vedrai inserito nella vita ineffabile di Dio Padre, di Dio Figlio, di Dio Spirito Santo. Troverai la forza per compiere fino in fondo la Volontа di Dio, ti riempirai di aneliti di servire tutti gli uomini. Sarai il cristiano che ogni tanto sogni di essere: pieno di opere di caritа e di giustizia, felice e forte, comprensivo con gli altri ed esigente verso te stesso.
Questo, non altro, и il nerbo della nostra fede. Ricorriamo a Maria, che ci accompagnerа con passo sereno e costante.
294. Ci sentiamo scossi, e il cuore batte piщ forte, quando ascoltiamo con attenzione il grido di san Paolo Questa и la volontа di Dio, la vostra santificazione [1 Ts 4, 3]. Oggi, ancora una volta, lo ripropongo a me stesso, lo ricordo a voi e a tutti gli uomini: questa и la volontа di Dio, che siamo santi.
Per dare la pace alle anime, ma una pace vera, per trasformare la terra, per cercare il Signore Dio nostro nel mondo e attraverso le cose del mondo, и indispensabile la santitа personale. Nelle mie conversazioni con persone di tanti paesi e dei piщ diversi ambienti sociali, spesso mi sento domandare: «Che cosa puт dire a noi che siamo sposati? E a noi che lavoriamo nei campi? E alle vedove? E ai giovani?».
Rispondo sistematicamente che ho "un'unica zuppiera" da offrire, e ribadisco che Gesщ ha predicato a tutti la buona novella, senza distinzione alcuna. Una sola zuppiera e un solo alimento: Il mio cibo и fare la volontа di Colui che mi ha mandato, e portare a compimento la sua opera [Gv 4, 34]. Tutti sono chiamati alla santitа, il Signore chiede amore a ciascuno: giovani e anziani, celibi e sposati, sani e malati, dotti e ignoranti, dovunque lavorino, dovunque si trovino. C'и un solo modo per crescere in intimitа e In confidenza con Dio: frequentarlo nell'orazione, parlare con Lui, esprimergli – cuore a cuore – il nostro affetto.
296. Cominciamo con le orazioni vocali, le stesse che molti hanno appreso da bambini: frasi ardenti e semplici, rivolte a Dio e a sua Madre, che и anche nostra Madre. Ancora oggi, al mattino e alla sera, e non una volta ogni tanto, ma abitualmente, rinnovo l'atto di offerta che i miei genitori mi hanno insegnato: Dolce mia Signora e Madre mia, io mi offro interamente a Voi. E in pegno del mio filiale affetto, vi consacro in questo giorno i miei occhi, i miei orecchi, la mia lingua, il mio cuore... Non и forse questo – in qualche misura – un inizio di contemplazione, una dimostrazione evidente di fiducioso abbandono? Che cosa si dicono coloro che si amano, quando si incontrano? Come si comportano? Sacrificano ciт che sono e ciт che posseggono per la persona amata.
Dapprima una giaculatoria, poi un'altra, e un'altra ancora... finchй questo fervore appare insufficiente, perchй le parole sono povere... e allora subentra l'intimitа divina, lo sguardo fisso in Dio, senza soste e senza mai stancarsi. Si vive allora come in cattivitа, come prigionieri. Mentre svolgiamo con la massima perfezione possibile, pur con i nostri errori e con i nostri limiti, i compiti propri della nostra condizione e del nostro lavoro, l'anima vorrebbe fuggire. Ci si volge a Dio, come il ferro attirato dalla forza della calamita. Si comincia ad amare Gesщ in un modo piщ efficace, con un dolce palpito.
297. Vi libererт dalla schiavitщ, in qualunque luogo siate dispersi [Ger 29, 14]. Ci liberiamo dalla schiavitщ, per mezzo dell'orazione: siamo e ci sentiamo liberi, sulle ali di un cantico d'anima innamorata, un canto d'amore che ci sprona a desiderare di non separarci da Dio. E un modo nuovo di camminare sulla terra, un modo soprannaturale, divino, meraviglioso.
Ricordando tanti scrittori castigliani del Cinquecento, forse anche noi vorremmo assaporarne l'esperienza: vivo perchй non vivo, и Cristo che vive in me [Cfr Gal 2, 20].
Si accoglie allora con gioia il dovere di lavorare in questo mondo, e per molti anni, perchй Gesщ ha pochi amici sulla terra. Non ricusiamo il dovere di vivere, di spenderci – spremuti ben bene – al servizio di Dio e della Chiesa. Cosм: in libertа, in libertatem gloriae filiorum Dei [Rm 8, 21], qua liberiate Christus nos liberavit [Gal 4, 31]; con la libertа dei figli di Dio, che Cristo ci ha guadagnato morendo sul legno della Croce.
298. Puт darsi che, fin dal principio, si alzino nuvole di polvere, e anche che i nemici della nostra santificazione impieghino una tecnica di terrorismo psicologico – di abuso di potere – cosм violenta e ben orchestrata, da attirare nella loro assurda direzione perfino chi, per molto tempo, ha mantenuto ben altra condotta, piщ logica e piщ retta. E benchй la loro voce dia un suono da campana fessa, perchй non и fusa in buon metallo ed и ben diversa dal richiamo del pastore, abusano della parola che и uno dei doni piщ preziosi che l'uomo abbia ricevuto da Dio, dono bellissimo per esprimere alti pensieri d'amore e di amicizia per il Signore e per le sue creature, al punto da far intendere il motivo per cui san Giacomo afferma che la lingua и un mondo d'iniquitа [Gc 3, 6]. I danni che puт produrre sono tanti: menzogne, denigrazioni, diffamazioni, soperchierie, insulti, mormorazioni tendenziose.
300. Nello sforzo di identificarci con Cristo, mi piace distinguere quattro gradini: cercarlo, trovarlo, frequentarlo, amarlo. Forse vi rendete conto di trovarvi solo nella prima tappa. Cercatelo con fame, cercatelo in voi stessi con tutte le vostre forze. Se agite con tale impegno, oso garantirvi che lo avete giа trovato, e che avete incominciato a frequentarlo e ad amarlo, ad avere la vostra conversazione nei cieli [Cfr Fil 3, 20].
Prego il Signore affinchй decidiamo di alimentare nella nostra anima l'unica ambizione nobile, l'unica che vale: camminare con Cristo, come sua Madre e il santo Patriarca, con desiderio, con abnegazione, senza trascurare nulla. Parteciperemo alla felicitа dell'amicizia divina – in un raccoglimento interiore compatibile con i nostri doveri professionali e civili – e gli renderemo grazie per la delicatezza e la chiarezza con cui ci insegna a compiere la Volontа del Padre nostro che и nei cieli.
301. Ma non dimenticate che stare con Cristo vuol dire, senza possibilitа di dubbio, imbattersi nella sua Croce. Se ci abbandoniamo nelle mani di Dio, и frequente che Egli permetta che assaporiamo il dolore, la solitudine, le contrarietа, le calunnie, la diffamazione, la derisione, dall'interno e dall'esterno: perchй vuole configurarci a sua immagine e somiglianza, e permette perfino che ci chiamino pazzi e ci prendano per stolti.
И il momento di amare la mortificazione passiva, che giunge – occulta, o sfrontata e insolente – quando non l'attendiamo. Non manca chi ferisce le pecore con le pietre che si dovrebbero lanciare contro i lupi: e chi segue Cristo sperimenta nella propria carne che coloro che dovrebbero amarlo si comportano con lui in un modo che va dalla sfiducia all'ostilitа, dal sospetto all'odio. Lo guardano con diffidenza, come un bugiardo, perchй non credono che possa esserci relazione personale con Dio, che possa esserci vita interiore; invece, con l'ateo e con l'indifferente di solito sfacciati e arroganti, si riempiono di amabilitа e di comprensione. Il Signore puт permettere anche che il suo discepolo si veda attaccato con l'arma delle ingiurie personali, che non fa mai onore a chi la impugna; lo si colpisce facendo uso di luoghi comuni, frutto tendenzioso e delittuoso di una propaganda massiccia e menzognera: perchй non и da tutti essere dotati di buon gusto e di misura.
Coloro che sostengono una teologia incerta e una morale rilassata, senza freni, coloro che impiegano a capriccio una dubbia liturgia, con una disciplina da hippies e metodi di governo irresponsabili, non и strano che promuovano invidie, sospetti, false denunce, offese, maltrattamenti, umiliazioni, dicerie e vessazioni di ogni genere, contro chi parla soltanto di Gesщ Cristo.
In questo modo Gesщ scolpisce le anime di coloro che sono suoi, senza trascurare di dar loro serenitа e gioia interiori, perchй costoro capiscono molto bene che., con cento menzogne messe insieme, i demoni non sono capaci di fare una sola veritа: e incide nella loro vita la convinzione che si sentiranno comodi solo quando decideranno di non esserlo.
302. Nell'ammirare e nell'amare davvero la santissima umanitа del Signore, scopriremo a una a una le sue piaghe. E in questi tempi di purificazione passiva, dolorosi, forti, di lacrime dolci e amare che cerchiamo di nascondere, sentiremo il bisogno di metterci in ciascuna delle sue santissime Ferite: per purificarci, per godere del suo Sangue redentore, per fortificarci. Accorreremo come le colombe che, come dice la Scrittura [Cfr Ct 2, 14], si rifugiano nelle fessure della roccia quando giunge la tempesta. Ci nascondiamo in questo rifugio, per trovare l'intimitа di Cristo: e ci accorgiamo che il suo parlare и dolce e il suo volto и leggiadro [Cfr Ct 2, 14], perchй coloro che sanno che la sua voce и soave e gradita, sono quelli che hanno ricevuto la grazia del Vangelo, che fa loro dire: Tu solo hai parole di vita eterna [San Gregorio Nisseno, In Canticum homiliae, 5].
303. Non dobbiamo pensare che lungo il cammino della contemplazione le passioni siano definitivamente ammutolite. Ci inganneremmo se pensassimo che il desiderio di cercare Cristo, la realtа dell'averlo trovato e di frequentarlo, e la dolcezza del suo Amore ci trasformino in persone impeccabili. Benchй lo sappiate per esperienza, lasciate che ve lo ricordi. Il nemico di Dio e dell'uomo, Satana, non si dа per vinto, non si concede riposo. E ci assedia perfino quando l'anima arde infiammata dell'amore di Dio. Il demonio sa che in quel caso la caduta и piщ difficile, ma che potrа scatenare su quella coscienza – se ottiene che la creatura offenda il Signore, seppure nel poco – la grave tentazione dello scoraggiamento.
Se volete accettare l'esperienza di un povero sacerdote che non ha altra pretesa che di parlare di Dio, vi consiglio, quando la carne vuole recuperare i privilegi perduti, o la superbia – il che и ancora peggio – si ribella e si impunta, di affrettarvi a trovare rifugio nelle divine fenditure che, nel Corpo di Cristo, hanno aperto i chiodi che lo confissero al legno della Croce e la lancia che gli trapassт il petto. Andateci nel modo che piщ vi commuova: riversate nelle Piaghe del Signore tutto l'amore umano... e tutto l'amore divino. Questo и bramare l'unione, sentirsi fratelli di Cristo, suoi consanguinei, figli della stessa Madre, perchй и Lei a condurci a Gesщ.
305. И il momento di gridare: rammentati delle promesse che mi hai fatto, con le quali mi hai dato speranza; и questo il conforto nel mio nulla, che riempie la mia vita di fortezza [Cfr Sal 118, 49-50]. Il Signore vuole che contiamo su di Lui, in tutto: vediamo chiaramente che senza di Lui nulla possiamo [Cfr Gv 15, 5], e che con Lui possiamo tutto [Cfr Fil 4, 13]. Si rafforza la nostra decisione di camminare sempre alla sua presenza [Cfr Sal 118, 168].
Con la chiarezza di Dio nell'intelletto, che pur sembra inattivo, ci appare indubbio che, se il Creatore prende cura di tutti – anche dei suoi nemici –, quanto piщ si curerа degli amici! Ci convinciamo che non vi и male nй contrarietа che non vengano per il bene: cosм si consolidano ulteriormente nel nostro spirito la gioia e la pace che nessun motivo umano potrа mai strapparci, perchй queste 'visitazioni' ci lasciano sempre qualcosa di Suo, qualcosa di divino. Loderemo il Signore Dio nostro che ha compiuto in noi opere mirabili [Cfr Gb 5, 9], e comprenderemo di essere stati creati con la capacitа di possedere un tesoro infinito [Cfr Sap 7, 14].
307. Abbiamo corso come il cervo, che anela le fonti delle acque [Sal 41,2]; assetati, con la bocca riarsa, come inariditi. Vogliamo bere a questa sorgente di acqua viva. Senza fare cose strane, nelle nostre giornate ci lasciamo portare da questa corrente generosa e chiara di fresche acque che zampillano nella vita eterna [Cfr Gv 4, 14]. Le parole vengono meno, la lingua non riesce ad esprimersi; anche l'intelletto si acquieta. Non si discorre, si ammira. E l'anima erompe ancora una volta in un cantico nuovo, perchй si sente e si sa ricambiata dallo sguardo amoroso di Dio, in ogni istante della giornata.
Non alludo a situazioni straordinarie. Sono, possono benissimo essere fenomeni ordinari della nostra anima: come una pazzia di amore che, senza spettacolo, senza stravaganze, ci insegna a soffrire e a vivere, perchй Dio ci concede la Sapienza. Incamminati sullo stretto sentiero che conduce alla vita [Mt 7, 14], quanta serenitа, allora, e quanta pace!
308. Ascetica? Mistica? Non me ne preoccupo. Qualunque cosa sia, ascetica o mistica, che importa? И grazia di Dio. Se tu cerchi di meditare, il Signore non ti negherа la sua assistenza. Fede e opere di fede: fatti, perchй il Signore – l'hai verificato fin dall'inizio, e te l'ho giа sottolineato – и sempre piщ esigente. Questo и giа contemplazione, и unione; questa deve essere la vita di molti cristiani, che procedono lungo la propria via spirituale – le vie sono infinite – in mezzo alle occupazioni del mondo, magari senza neppure rendersene conto.
Un'orazione e una condotta che non ci separano dalle nostre attivitа abituali, che ci conducono a Dio in mezzo agli impegni nobilmente terreni. Elevando a Dio tutto l'agire, la creatura divinizza il mondo. Vi ho parlato tante volte del mito del re Mida che trasformava in oro tutto ciт che toccava! Nonostante i nostri personali errori, possiamo trasformare tutto ciт che tocchiamo in oro di meriti soprannaturali.
309. Il Signore agisce cosм. Quando quel figlio ritorna, dopo aver dissipato il suo denaro in dissolutezze e, soprattutto, dopo essersi dimenticato di suo padre, il padre dice: Presto, portate la veste piщ bella e fategliela indossare; ponetegli un anello al dito e calzari ai piedi; prendete il vitello ingrassato, ammazzatelo, e si mangi e si banchetti [Lc 15, 22-23]. Il Signore, nostro Padre, quando accorriamo a Lui con pentimento, trae ricchezza dalla nostra indigenza; forza dalla nostra debolezza. Che cosa ci preparerа se non lo abbandoniamo, se lo frequentiamo incessantemente, se gli rivolgiamo parole d'affetto confermato dalle opere, se gli chiediamo tutto, fiduciosi nella sua onnipotenza e nella sua misericordia? Soltanto perchй suo figlio – che l'aveva tradito – и ritornato, Egli prepara una festa: che cosa ci concederа, se ci siamo sforzati di restare sempre accanto a Lui?
Non lasciamoci influenzare, quindi, dal ricordo delle offese che possiamo aver ricevuto, delle umiliazioni che abbiamo sofferto – per quanto ingiuste, incivili e aspre possano essere state –, perchй non и da figlio di Dio tener preparato un registro con l'elenco dei danni. Non possiamo dimenticare l'esempio di Cristo, e la nostra fede cristiana non si puт cambiare come un vestito: puт indebolirsi, o rafforzarsi, o perdersi. Grazie a questa vita soprannaturale, la fede si rinvigorisce, e l'anima si spaventa nel considerare la miserabile indigenza umana quando ci separiamo dal divino. E perdona, e ringrazia: mio Dio, se contemplo la mia povera vita, non trovo alcun motivo di vanitа, e tanto meno di superbia; trovo soltanto molti motivi per vivere sempre in umiltа e compunzione. So bene che la piщ alta dignitа и servire.
311. In questa donazione, lo zelo apostolico si accende, aumenta di giorno in giorno, contagiando agli altri questo desiderio, – perchй il bene и diffusivo. И impossibile che la nostra povera natura, cosм vicina a Dio, non arda della brama di seminare in tutto il mondo la gioia e la pace, di irrigare tutto con le acque redentrici che sgorgano dal costato aperto di Cristo [Cfr Gv 19, 34] di cominciare e portare a termine per Amore tutti i doveri.
Prima ho parlato di dolore, di sofferenze, di lacrime. Non mi contraddico se ora affermo che, per un discepolo che cerca amorosamente il Maestro, il sapore delle tristezze, delle pene, delle afflizioni, и molto diverso: spariscono quando accettiamo davvero la Volontа di Dio, quando compiamo volentieri i suoi progetti, come figli fedeli, benchй i nervi sembrino sul punto di spezzarsi e il supplizio appaia insopportabile.
313. Mi piace parlare di via, di cammino, perchй siamo in viaggio, diretti alla casa del Cielo, alla nostra Patria. Ma sappiate che una via, benchй possa presentare alcuni tratti di particolare difficoltа, benchй ci faccia guadare un fiume ogni tanto o attraversare un piccolo bosco quasi impenetrabile, piщ sovente и qualcosa di comune, senza sorprese. Il pericolo и allora l'abitudinarismo, il pensare che nelle cose consuete, di ogni istante, Dio non c'и, perchй sono cosм semplici, tanto 'ordinarie'!
Quei due discepoli di cui narra san Luca erano diretti a Emmaus. Il loro passo era naturale, come quello di tanti altri che percorrevano la medesima strada. E lм, con altrettanta naturalezza, appare loro Gesщ, e cammina al loro fianco, intrattenendoli in una conversazione che allevia la fatica. Mi piace immaginare la scena: и sera inoltrata, e soffia una brezza leggera. Intorno, campi di grano giа alto e vecchi olivi coi rami inargentati nella mezzaluce.
Gesщ lungo la via. Signore, sei sempre tanto grande! Ma mi commuovi quando ti degni di seguirci, di cercarci, in mezzo al nostro andirivieni di ogni giorno. Signore, concedimi la freschezza di spirito, lo sguardo puro, la mente chiara, per poterti riconoscere quando giungi senza alcun segno esterno della tua gloria.
314. Il percorso si conclude in prossimitа del villaggio, e i due discepoli che, senza essersene accorti, sono stati feriti nel piщ profondo del cuore dalla parola e dall'amore del Dio fatto uomo, si dolgono che Egli se ne vada. Gesщ, infatti, li saluta facendo mostra di dover proseguire [Lc 24, 28]. Lui, il Signore, non vuole mai imporsi. Vuole che lo chiamiamo liberamente, quando abbiamo intravisto la purezza dell'Amore che Egli ci ha messo nell'anima. Dobbiamo trattenerlo quasi a forza: Resta con noi, perchй si fa sera e il giorno giа declina [Lc 24, 29].
Siamo sempre gli stessi: poco audaci, forse per insinceritа, o forse per pudore. Ma dentro di noi pensiamo: resta con noi, perchй le tenebre ci invadono l'anima, e Tu solo sei la luce. Tu solo puoi calmare l'affanno che ci consuma. Perchй fra tutte le cose belle e oneste, sappiamo bene qual и la prima: possedere sempre Dio [San Gregorio Nazianzeno, Epistolae, 212].
E Gesщ rimane. I nostri occhi si aprono come quelli di Cleofa e del suo compagno, quando Gesщ spezza il pane; e benchй Egli di nuovo scompaia al nostro sguardo, saremo capaci, come loro, di riprendere il cammino – и giа notte – per parlare di Lui agli altri, perchй per tanta gioia un cuore solo non basta. Verso Emmaus. Il Signore ha reso dolcissimo questo nome. Ed Emmaus и il mondo intero, perchй il Signore ha aperto i cammini divini della terra.
316. Ci protegga la Madonna, Madre di Dio e Madre nostra, affinchй ciascuno di noi possa servire la Chiesa nella pienezza della fede, per mezzo dei doni dello Spirito Santo e della vita contemplativa. Ciascuno di noi, compiendo i doveri personali che gli sono propri, nella sua professione o nel suo mestiere, e adempiendo gli obblighi del proprio stato, dia gloria con gioia al Signore.
Amate la Chiesa, servitela con la gioia consapevole di chi ha saputo decidersi a questo servizio per Amore. E se vedessimo qualcuno che cammina senza speranza, come i due uomini di Emmaus, avviciniamoci con fede – non nel nostro nome, ma in nome di Cristo – per assicurare che la promessa di Gesщ non puт venir meno, che Egli veglia sempre per la sua Sposa: non la abbandonerа mai. Le tenebre passeranno, perchй siamo figli della luce [Cfr 5, 8] e siamo chiamati a una vita imperitura.
E asciugherа Iddio ogni lacrima dai loro occhi, e la morte non sarа piщ, nй lutto nй grido nй dolore saranno piщ; perchй le cose di prima passarono. E disse colui che sedeva sul trono: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose». E a me ingiunse: «Scrivi, perchй queste parole sono fedeli e vere». E disse ancora: «И fatto! Io sono l'Alfa e l'Omega, il principio e la fine. A chi ha sete, io darт della fonte dell'acqua della vita, gratuitamente. Colui che vince erediterа queste cose, e io sarт Dio per lui, e lui mi sarа figlio» [Ap 21, 4-7].