И Gesщ che passa


 «    La vocazione cristiana    » 

Omelia pronunciata il 2 dicembre 1951, prima domenica di Avvento

1 Comincia l'anno liturgico e l'introito della Messa ci propone una riflessione intimamente connessa con l'inizio della nostra vita cristiana, una riflessione sulla vocazione che abbiamo ricevuto. Vias tuas, Domine, demonstra mihi, et semitas tuas edoce me 1: Signore, fammi conoscere le tue vie, insegnami i tuoi sentieri. Chiediamo al Signore di guidarci, di mostrarci le sue vie, affinchй possiamo raggiungere la caritа, pienezza dei suoi comandamenti 2.
Immagino che anche voi, come me, nel ripensare alle circostanze che hanno accompagnato la vostra decisione di impegnarvi a vivere pienamente la fede, sentiate profonda riconoscenza verso il Signore e siate sinceramente convinti – senza falsa umiltа – che non vi и stato alcun merito da parte vostra. Di solito impariamo a invocare Dio nell'infanzia, dalle labbra dei genitori cristiani; successivamente, insegnanti, amici, conoscenti, ci hanno aiutato in mille modi a non perdere di vista Gesщ.
Forse un giorno – non voglio generalizzare, apri il tuo cuore al Signore e raccontagli la tua storia – un amico, un comune cristiano come te, ti svelт un panorama profondo e nuovo, eppure vecchio come il Vangelo. Ti suggerм la possibilitа di impegnarti seriamente a seguire Cristo, a essere apostolo di apostoli. Forse in quel momento hai perduto la tranquillitа, per ritrovarla trasformata in pace, quando liberamente, perchй ti andava di farlo – и questo il motivo piщ soprannaturale – rispondesti di sм a Dio. Sopraggiunse allora una gioia forte, incessante, che puт scomparire soltanto se ti allontani da Lui.
Non mi piace parlare di eletti o di privilegiati. Eppure il Signore chiama e sceglie. Sono parole della Scrittura: Elegit nos in ipso ante mundi constitutionem – dice san Paolo – ut essemus sancii 3. Ci ha scelti prima della creazione del mondo perchй fossimo santi. So che questo non ti riempie di orgoglio nй ti fa considerare superiore agli altri.
Questa scelta, radice della tua chiamata, deve essere la base della tua umiltа. Si innalza forse un monumento ai pennelli di un grande pittore? Sono serviti per dipingere dei capolavori, ma il merito и dell'artista. Noi cristiani siamo soltanto strumenti del Creatore del mondo, del Redentore di tutti gli uomini.

Gli apostoli, uomini comuni

2 Mi incoraggia tanto riconsiderare un fatto narrato punto per punto nelle pagine del Vangelo: la vocazione dei primi dodici. Meditiamolo con calma, chiedendo ai santi testimoni del Signore di aiutarci a seguire Cristo come loro hanno fatto.
Quei primi apostoli, per i quali ho grande devozione e affetto, se li giudichiamo secondo i criteri umani erano ben poca cosa. Per quanto riguarda la posizione sociale – fatta eccezione di Matteo, che certamente se la cavava bene, ma lasciт tutto quando Gesщ glielo chiese – erano pescatori: vivevano alla giornata, faticando di notte per provvedere al loro sostentamento.
Ma la posizione sociale и un dato secondario. Non erano colti, e neppure molto intelligenti, almeno per ciт che si riferisce alla comprensione delle realtа soprannaturali. Perfino gli esempi e i paragoni piщ semplici risultavano loro incomprensibili e dovevano ricorrere al Maestro: Domine, edissere nobis parabolam 4, Signore, spiegaci la parabola. Quando Gesщ con una metafora allude al lievito dei farisei, credono che li stia rimproverando per non aver comprato del pane 5.
Sono poveri e ignoranti. Tuttavia non sono nй semplici nй schietti. Pur nella loro ristrettezza di vedute, sono ambiziosi. Li troviamo piщ volte a discutere su chi sarа il maggiore quando Gesщ – secondo la loro mentalitа – avrа instaurato sulla terra il regno definitivo di Israele. Discutono e si accalorano nel momento sublime in cui Gesщ sta per immolarsi per l'umanitа: nel raccoglimento del cenacolo 6.
Di fede ne hanno poca. Gesщ stesso lo afferma 7. Lo hanno visto risuscitare i morti, guarire ogni genere di malattia, moltiplicare il pane e i pesci, placare le tempeste, scacciare i demoni. Solo Pietro, scelto come capo, sa rispondere con prontezza: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente 8. Tuttavia и una fede che egli interpreta a suo modo, e pertanto si permette di tener testa a Gesщ perchй non si dia in redenzione per gli uomini.
Gesщ deve rispondergli: Lungi da me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perchй non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini! 9. Pietro – commenta san Giovanni Crisostomo – ragionava umanamente, fino a concludere che tutto ciт – la Passione e la Morte –era indegno di Cristo e riprovevole. Per questo Gesщ lo riprende e gli dice: « No, soffrire non e cosa indegna di me; tu giudichi cosм perchй ragioni secondo la carne, in modo umano 10 ».
Questi uomini di poca fede eccellevano forse nell'amare Gesщ? Lo amavano, senza dubbio, almeno a parole. A volte si lasciavano trascinare dall'entusiasmo: Andiamo anche noi a morire con Lui 11. Perт nel momento della prova fuggono tutti, tranne Giovanni che amava veramente, con le opere. Solo questo adolescente, il piщ giovane degli Apostoli, rimane accanto alla Croce. Gli altri non nutrivano un amore forte come la morte 12.
Erano questi i discepoli scelti dal Signore; tali apparivano prima che, ripieni di Spirito Santo, diventassero colonne della Chiesa 13. Sono uomini comuni, con i loro difetti, le loro debolezze, la loro parola piщ lunga delle opere. E tuttavia Gesщ li chiama per farne dei pescatori di uomini 14, i corredentori e amministratori della grazia di Dio.

3 Qualcosa di simile и accaduto anche a noi. Senza troppa fatica potremmo trovare nella nostra famiglia, tra i nostri amici e i nostri colleghi, per non parlare dell'immenso panorama del mondo, tante persone piщ degne di ricevere la chiamata di Cristo. Persone piщ semplici, piщ sagge, piщ influenti, piщ importanti, piщ riconoscenti, piщ generose.
Quando ci penso, ne sento vergogna. Perт mi rendo anche conto che la nostra logica umana non serve per spiegare le realtа della grazia. Dio ama scegliere strumenti deboli perchй appaia con maggiore evidenza che l'opera и sua. San Paolo ricorda con trepidazione la sua vocazione: Ultimo fra tutti apparve anche a me, come a un aborto. Io infatti sono l'infimo degli apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perchй ho perseguitato la Chiesa di Dio 15. Cosм scrive Saulo di Tarso, uomo di una personalitа e di un vigore tali da avere lungo i secoli una risonanza crescente.
Vi dicevo che tutto и avvenuto senza alcun merito da parte nostra, perchй alla base della vocazione c'и la consapevolezza della nostra miseria, la certezza che la luce che illumina l'anima – la fede –, l'amore con cui amiamo – la caritа –, e lo slancio che ci sostiene – la speranza – sono doni gratuiti di Dio. Pertanto, se non cresciamo in umiltа, perdiamo di vista lo scopo della scelta divina: ut essemus sancti, la santitа personale.
И con questa umiltа che possiamo comprendere le meraviglie della chiamata divina. La mano di Cristo ci raccoglie dal granaio: il Seminatore stringe nella sua mano piagata il pugno di frumento; il sangue di Cristo imbeve il seme, lo impregna. Poi il Signore lo getta nel solco, perchй morendo sia vita e, affondando nella terra, sia capace di moltiplicarsi in spighe dorate.

И ora di svegliarsi

4 L'epistola della Messa ci ricorda che dobbiamo assumerci la responsabilitа di apostoli con uno spirito nuovo, con fortezza, con sollecitudine. И ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perchй la nostra salvezza и piщ vicina ora di quando diventammo credenti. La notte и avanzata, il giorno и vicino. Gettiamo via perciт le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce 16.
Mi direte che non и facile, e non vi mancheranno le ragioni. I nemici dell'uomo, che sono i nemici della sua santitа, cercano di impedire questa vita nuova, questo rivestirci dello Spirito di Cristo. La migliore enumerazione degli ostacoli alla fedeltа cristiana и pur sempre quella di san Giovanni: Concupiscentia carnis, concupiscentia oculorum et superbia vitae 17; tutto ciт che c'и nel mondo и concupiscenza della carne, concupiscenza degli occhi e superbia della vita.

5 La concupiscenza della carne non и soltanto la tendenza disordinata dei sensi, nй l'istinto sessuale che, quando и ordinato, in sй non и un male, ma una nobile realtа umana da santificare. Per questo io non parlo mai di impuritа, ma di purezza, perchй a tutti sono rivolte le parole del Signore: Beati i pari di cuore, perchй vedranno Dio 18. A seconda della loro vocazione divina, alcuni dovranno vivere la purezza nel matrimonio; altri, rinunciando all'amore umano, la vivranno corrispondendo unicamente e appassionatamente all'amore di Dio. Nй gli uni nй gli altri saranno schiavi della sensualitа, ma padroni del proprio corpo e del proprio cuore, per offrirli agli altri in spirito di sacrificio.
Quando parlo della virtщ della purezza, aggiungo solitamente l'aggettivo santa. La purezza cristiana, la santa purezza, non consiste nel vanto di sentirsi "puri" non contaminati. И anzitutto coscienza di avere i piedi di argilla 19, benchй la grazia di Dio ci liberi giorno per giorno dalle insidie del nemico. Considero una deformazione l'insistenza di alcuni nello scrivere o predicare quasi esclusivamente su questo argomento, dimenticando altre virtщ di capitale importanza per la vita del cristiano e, piщ in generale, per la convivenza fra gli uomini.
La santa purezza non и l'unica nй la principale virtщ cristiana: и tuttavia indispensabile per perseverare nello sforzo quotidiano di santificazione, al punto che senza di essa и impossibile dedicarsi all'apostolato. La purezza и conseguenza dell'amore con il quale abbiamo offerto al Signore l'anima e il corpo, le facoltа e i sensi. Non и negazione, ma lieta affermazione.
Dicevo che la concupiscenza della carne non si limita soltanto al disordine della sensualitа, ma anche a quello della comoditа, della mancanza di vibrazione, che inducono a cercare ciт che и piщ facile e piщ piacevole, a percorrere il cammino in apparenza piщ breve, anche a costo di venir meno alla fedeltа a Dio.
Un simile comportamento significa abbandonarsi incondizionatamente al potere di quella legge contro cui ci previene san Paolo, la legge del peccato: Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male и accanto a me. Infatti acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato... Sono uno sventurato! Chi mi libererа da questo corpo votato alla morte? 20. Ed ecco la risposta dell'apostolo: La grazia di Dio, per mezzo di Gesщ Cristo, nostro signore 21. Possiamo e dobbiamo lottare contro la concupiscenza della carne, perchй, se siamo umili, la grazia del Signore ci verrа sempre concessa.

6 L'altro nemico – scrive Giovanni – и la concupiscenza degli occhi, un'avarizia di fondo che porta a dar importanza solo a ciт che si puт toccare: occhi che restano attaccati alle cose terrene, ma anche occhi che, proprio per questo, non sanno scoprire le realtа soprannaturali.
Possiamo dunque utilizzare l'espressione della Sacra Scrittura nel senso di avarizia dei beni materiali e inoltre nel senso di deformazione che porta a guardare unicamente con visione umana ciт che ci circonda: gli altri, le circostanze della nostra vita e quelle del nostro tempo.
Gli occhi dell'anima si annebbiano; la ragione si crede autosufficiente per comprendere tutto prescindendo da Dio. E una tentazione sottile, che si nasconde dietro la dignitа dell'intelligenza che Dio nostro Padre ha dato all'uomo perchй lo conosca e lo ami liberamente. Trascinata da questa tentazione, l'intelligenza umana si considera il centro dell'universo, si esalta ancora una volta al diventerete come Di 22 e, tutta piena d'amore per se stessa, volge le spalle all'amore di Dio.
A questo punto, la nostra vita puт capitolare senza condizioni nelle mani del terzo nemico, la superbia vitae. Non si tratta solamente di effimeri pensieri di vanitа o di amor proprio: и uno stato di totale presunzione. Non inganniamoci: questo и il peggiore dei mali, la radice di tutti i traviamenti. La lotta contro la superbia deve essere costante; non a caso и stato detto, in modo espressivo, che l'orgoglio muore il giorno dopo la morte dell'individuo. И l'alterigia del fariseo che Dio non puт giustificare, perchй trova in lui la barriera dell'autosufficienza. И l'arroganza che porta a disprezzare gli altri, a dominarli, a maltrattarli: perchй dove c'и superbia c'и offesa e umiliazione 23.

La misericordia di Dio

7 Oggi, inizio del tempo di Avvento, и cosa buona considerare le insidie di questi nemici dell'anima: il disordine della sensualitа e della leggerezza superficiale; l'insipienza della ragione che si oppone al Signore; la presunzione altиra che rende sterile l'amore a Dio e alle creature. Tali situazioni dello spirito sono ostacoli evidenti, e il loro potere perturbatore и grande. Per questo la liturgia ci porta nell'introito ad implorare la misericordia divina: A te, Signore. elevo l'anima mia. Dio mio, in te, confido: non sia confuso! Non trionfino su di me i miei nemici 24. Nell'antifona dell'offertorio ripeteremo: Confido in te, che io non sia confuso!
Ora che il tempo della salvezza и vicino, и consolante ascoltare dalle parole di san Paolo che quando si manifestarono la bontа di Dio, nostro Salvatore, e il suo amore per gli uomini, Egli ci ha salvati non in virtщ di opere di giustizia da noi compiute, ma per la sua misericordia 25.
Scorrendo la Sacra Scrittura scoprirete costantemente la presenza della misericordia di Dio: essa riempie la terra 26 e si estende a tutti i suoi figli, super omnem carne 27: ci circonda 28, ci previene 29, si moltiplica, per venirci in aiuto 30, e costantemente viene riconfermata 31. Dio, venendoci incontro come Padre amoroso, ci accoglie nella sua misericordia 32: una misericordia soave 33, buona come le nuvole apportatrici di pioggia 34.
Gesщ completa e ricapitola tutta la storia della misericordia divina: Beati i misericordiosi, perchй troveranno misericordia 35; e Ancora: Siate misericordiosi, come e misericordioso il vostro Padre Celeste 36. D'altronde, sono rimaste bene impresse nella nostra mente, tra molte altre scene del Vangelo, la clemenza verso la donna adultera, la parabola del figliol prodigo, quella della pecora smarrita, quella del debitore perdonato, e la risurrezione del figlio della vedova di Nain 37. Quanti motivi di giustizia, per spiegare questo grande prodigio! И morto l'unico figlio di una povera vedova, colui che dava senso alla sua vita e poteva aiutarla nella sua vecchiaia. Ma Gesщ non opera il miracolo per dovere di giustizia; lo fa per compassione, perchй si commuove interiormente davanti al dolore umano.
Quanta sicurezza ci deve ispirare la misericordia del Signore! Invocherа da me aiuto e io ascolterт il suo grido, perchй sono misericordioso 38. И un invito, una promessa che non mancherа di compiere. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno 39. Nulla potranno i nemici della nostra santificazione, perchй la misericordia di Dio ci precede: e se – per nostra colpa e per nostra debolezza – cadiamo, il Signore ci soccorre e ci risolleva. Avevi imparato a evitare la negligenza, ad allontanare da te l'arroganza, ad acquistare la pietа, a non essere prigioniero delle cose mondane, a non preferire ciт che и caduco all'eterno. Dato perт che la debolezza umana non puт procedere con passo sicuro in un mondo sdrucciolevole, il buon medico ti ha indicato anche dei rimedi contro il disorientamento, e il giudice misericordioso non ti ha negato la speranza del perdono 40.

Corrispondenza umana

8 L'esistenza cristiana si svolge in questo clima di misericordia divina. И questo l'аmbito dello sforzo di chi vuole comportarsi come figlio del Padre. Quali sono i mezzi principali per irrobustire la vocazione? Oggi te ne indicherт due, che sono come i cardini vitali della condotta cristiana: la vita interiore e la formazione dottrinale, cioи la conoscenza profonda della nostra fede.
Vita interiore, in primo luogo. Quanti ancora non lo capiscono! Quando sentono parlare di vita interiore pensano alle navate buie o all'aria viziata di alcune sacrestie. Da piщ di un quarto di secolo cerco di insegnare che non и nulla di tutto ciт. Io mi riferisco alla vita interiore dei comuni cristiani, quelli che abitualmente si incontrano in piena strada, all'aria aperta: quelli che per la strada, nel lavoro, in famiglia e nei momenti di svago non perdono di vista Gesщ per tutta la giornata. Non и forse questa una vita di continua orazione? E non hai forse compreso anche tu la necessitа di essere anima di orazione, di avere con Dio un rapporto che ti deifichi? Questa и la fede cristiana, e cosм l'hanno sempre intesa le anime d'orazione: Diventa Dio – scrive Clemente Alessandrino –l'uomo che vuole tutto ciт che Dio vuole 41.
L'inizio non и facile; costa sforzo rivolgersi al Signore e ringraziarlo della sua pietа paterna e concreta verso di noi. Poi, a poco a poco – benchй non sia cosa del sentimento – l'amore di Dio si fa tangibile come una traccia profonda nell'anima. И Cristo che ci segue amorosamente: Ecco, sto alla porta e busso 42. Come va la tua vita di orazione? Non senti a volte, durante il giorno, il desiderio di conversare con Lui, senza fretta? Ti cаpita di dirgli ogni tanto: poi ti racconterт tutto, ne parleremo insieme?
Nei momenti espressamente dedicati a tale colloquio col Signore, il cuore si apre, la volontа si irrobustisce, l'intelligenza – aiutata dalla grazia – imbeve di realtа soprannaturali le vicende umane. Come frutto, matureranno sempre propositi chiari e concreti di migliorare la tua condotta, di affinare la caritа nel rapporto con tutti, di impegnarti a fondo – con lo zelo di un vero sportivo – nella lotta cristiana di amore e di pace.
L'orazione diventa allora incessante, come il battito del cuore e il pulsare delle arterie. Senza questa presenza di Dio non c'и vita contemplativa; e senza vita contemplativa a ben poco serve lavorare per Cristo, perchй se Dio non edifica la casa, invano si affaticano i suoi costruttori 43.

Il sale della mortificazione

9 Il cristiano comune – che non и un religioso, nй si allontana dal mondo, perchй il mondo и il luogo del suo incontro con Cristo – non ha bisogno, per la sua santificazione, di alcun abito esteriore, nй di alcun segno distintivo. Le sue caratteristiche sono interiori: la costante presenza di Dio e lo spirito di mortificazione. In realtа, si tratta di una cosa sola, perchй la mortificazione non и altro che l'orazione dei sensi.
La vocazione cristiana и vocazione di sacrificio, di penitenza, di espiazione. Dobbiamo riparare per i nostri peccati – Dio sa quante volte abbiamo distolto lo sguardo da Lui per non vederlo! – e per tutti i peccati degli uomini. Dobbiamo ricalcare da presso le orme di Cristo: Portiamo sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesщ, l'abnegazione di Cristo, il suo annientamento sulla Croce, perchй anche la vita di Gesщ si manifesti nel nostro corpo 44. Il nostro и un cammino di immolazione che conduce a trovare, nella rinuncia, il gaudium cum pace, la gioia e la pace.
Non dobbiamo guardare il mondo con aria delusa. Hanno reso un cattivo servizio alla catechesi, forse involontariamente, quei biografi di santi che hanno voluto trovare ad ogni costo cose straordinarie nella vita dei servi di Dio fin dai loro primi vagiti. Raccontano di taluni che da piccoli non piangevano, che per mortificarsi non poppavano di venerdм... Tu e io siamo nati piangendo, come Dio vuole; e ci siamo afferrati al petto delle nostre madri senza preoccuparci di quaresime e di tempora...
Ora, con l'aiuto di Dio, abbiamo imparato a scoprire lo spatium verae poenitentiae, il tempo di una vera penitenza; in quei momenti facciamo propositi di emendatio vitae, di migliorare la nostra vita. И questa la via per preparare l'anima alla grazia e alle ispirazioni dello Spirito Santo. E con la grazia – ve lo ripeto – viene il gaudium cum pace, la gioia, la pace e la perseveranza nel cammino 45
La mortificazione и il sale della nostra vita. E la migliore mortificazione и quella che – in piccole cose, lungo tutta la giornata – combatte contro la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita. Si tratta di mortificazioni che non mortificano gli altri, che ci rendono piщ garbati, piщ comprensivi, piщ aperti con tutti. И evidente che non puoi considerarti mortificato se sei suscettibile, se soddisfi solo il tuo egoismo, se sopraffai gli altri, se non sai privarti del superfluo e, a volte, del necessario; se ti rattristi quando le cose non si realizzano secondo le tue previsioni. Sei invece mortificato se sai farti tutto a tutti, per guadagnare tutti 46.

La fede e l'intelligenza.

10 La vita d'orazione e di penitenza e la consapevolezza della nostra filiazione divina, ci trasformano in cristiani di profonda pietа, simili a bambini davanti a Dio. La pietа и la virtщ dei figli, e perchй il figlio possa abbandonarsi nelle braccia di suo padre, deve essere e sentirsi piccolo, bisognoso di tutto. Ho meditato frequentemente sulla vita di infanzia spirituale: essa non и in contrasto con la fortezza; anzi, richiede una volontа forte, una maturitа ben temprata, un carattere fermo e aperto.
Pietа di bambini, dunque; ma non ignoranti, perchй ognuno deve impegnarsi, nella misura delle sue possibilitа, nello studio serio e scientifico della fede: la teologia non и altro che questo. Pietа di bambini – ripeto – e dottrina sicura di teologi.
Il desiderio di acquistare la scienza teologica – la buona e sicura dottrina cristiana – и mosso, in primo luogo, dal bisogno di conoscere e amare Dio. Nello stesso tempo, и anche conseguenza della preoccupazione di un'anima fedele di scoprire il significato profondo di questo mondo, opera del Creatore. Con ricorrente monotonia, alcuni cercano di far rivivere una presunta incompatibilitа tra fede e scienza, tra intelligenza umana e Rivelazione divina. Questa incompatibilitа si manifesta, ma soltanto apparentemente, quando non si comprendono i termini reali del problema.
Dato che il mondo и uscito dalle mani di Dio, ed Egli ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza 47 e gli ha dato una scintilla della sua luce, il lavoro dell'intelligenza – ancorchй richieda un duro sforzo – deve sviscerare il senso divino giа insito naturalmente in tutte le cose; e con la luce della fede ne percepiamo anche il valore soprannaturale, reso comprensibile dalla nostra elevazione all'ordine della grazia. Non possiamo aver paura della scienza, perchй qualsiasi ricerca, se и veramente scientifica, tende alla veritа. E Cristo ha detto: Ego sum veritas 48, io sono la veritа.
Il cristiano deve avere sete di sapere. Dall'approfondimento della scienza piщ astratta, all'abilitа manuale degli artigiani, tutto puт e deve condurre a Dio. Non c'и lavoro umano che non sia santificabile, che non sia occasione di santificazione personale e mezzo per collaborare con Dio alla santificazione di coloro che ci circondano. La luce di coloro che seguono Gesщ Cristo non deve essere collocata nel fondo della valle, ma in vetta alla montagna, perchй vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che и nei cieli 49.
Il lavoro cosм fatto и orazione. Lo studio cosм fatto и orazione. La ricerca scientifica cosм fatta и orazione. Tutto converge verso una sola realtа: tutto и orazione, tutto puт e deve portarci a Dio, alimentando un rapporto continuo con Lui, dalla mattina alla sera. Ogni onesto lavoro puт essere orazione; e ogni lavoro che и orazione, и apostolato. In tal modo l'anima si irrobustisce in un'unita di vita semplice e forte.

La speranza dell'Avvento

11 Non voglio dire di piщ in questa prima domenica di Avvento in cui cominciamo a contare i giorni che ci avvicinano alla nascita del Salvatore. Abbiamo visto che cos'и la vocazione cristiana; abbiamo visto che il Signore ha fatto affidamento su di noi per portare anime alla santitа, per avvicinarle a Sй, unirle alla Chiesa ed estendere il regno di Dio in tutti i cuori. Il Signore ci vuole disposti a donarci, fedeli, sensibili, innamorati. Ci vuole santi, totalmente suoi.
Da una parte ci sono la superbia, la sensualitа, il tedio, l'egoismo; dall'altra, l'amore, la dedizione, la misericordia, l'umiltа, il sacrificio, la gioia. Devi scegliere. Sei stato chiamato a una vita di fede, di speranza, di caritа. Non puoi restringere i tuoi orizzonti e restare in un mediocre isolamento.
Una volta vidi un'aquila chiusa in una gabbia di ferro. Era sudicia e spennacchiata; aveva tra gli artigli un pezzo di carne putrida. Pensai allora che cosa sarebbe di me se abbandonassi la vocazione ricevuta da Dio. Sentii pena per quell'animale solitario e prigioniero che pure era nato per volare in alto e guardare faccia a faccia il sole. A noi и dato di sollevarci fino alle umili altezze dell'amore di Dio, del servizio a tutti gli uomini. Ma allora и necessario che nell'anima non ci siano nascondigli dove il sole di Cristo non possa entrare. Devi gettare lontano tutte le preoccupazioni che ti separano da Lui, perchй Cristo resti nella tua intelligenza, Cristo sulle tue labbra, Cristo nel tuo cuore, Cristo nelle tue opere: tutta la tua vita – il cuore e le opere, l'intelligenza e le parole – piena di Dio.
Aprite gli occhi – abbiamo letto nel Vangelo – e levate il capo, perchй la vostra redenzione e vicina 50. Il tempo di Avvento и tempo di speranza. Tutto il panorama della vocazione cristiana, quell'unitа di vita che ha come nerbo la presenza di Dio, nostro padre, puт e deve divenire una realtа quotidiana.
Chiedilo con me alla Madonna, immaginandoti quei mesi della sua vita in attesa del Figlio che doveva nascere. E la Madonna, Maria Santissima, farа di te alter Christus, ipse Christus: un altro Cristo, lo stesso Cristo.

 «    Il trionfo di Cristo nell'umiltа    » 

Omelia pronunciata il 24 dicembre 1963

12 Lux fulgebit hodie super nos, quia natus est nobis Dominus 51: oggi splenderа la luce su di noi, perchй ci и nato il Signore.
Ecco il grande annuncio che commuove in questo giorno i cristiani e che, per loro mezzo, viene rivolto a tutta l'umanitа. Dio и in mezzo a noi. И questa la veritа che appaga la nostra vita. Ogni Natale deve essere per noi un nuovo e peculiare incontro con Dio, in modo tale che la sua luce e la sua grazia entrino fino in fondo nella nostra anima.
Mentre ci soffermiamo davanti a Gesщ Bambino, a Maria e a Giuseppe, e contempliamo il Figlio di Dio rivestito della nostra carne, mi torna alla memoria il viaggio che feci a Loreto, il 15 agosto 1951, per visitare la Santa Casa e pregare per un'intenzione che mi stava molto a cuore. Vi celebrai la Messa. Volevo dirla con raccoglimento, ma non avevo fatto i conti con il fervore della folla. Non avevo pensato che un giorno di festa cosм solenne avrebbe richiamato dai dintorni un gran numero di persone che portavano con sй la fede benedetta di quella terra e tanto amore alla Madonna. La loro pietа li spingeva a manifestazioni non del tutto appropriate, se si considerano le cose – come dire? – soltanto dal punto di vista delle leggi rituali della Chiesa.
Infatti, quando baciavo l'altare secondo le prescrizioni del messale, tre o quattro donne lo baciavano con me. Ero distratto, ma commosso. La mia attenzione era scossa anche dal pensiero che nella Santa Casa – che la tradizione vuole sia il luogo ove vissero Gesщ, Maria e Giuseppe – fossero scritte in alto, sopra l'altare, queste parole: Hic Verbum caro factum est. Qui, in una casa costruita da mano d'uomini, in un lembo della terra su cui viviamo, Dio ebbe la sua dimora.

Gesщ Cristo, perfetto Dio e perfetto uomo

13 Il Figlio di Dio si и fatto carne ed и perfectus Deus, perfectus homo 52. In questo mistero c'и qualcosa che dovrebbe emozionare profondamente i cristiani. Ero commosso allora e lo sono ora. Vorrei ritornare a Loreto: mi porto lа con il desiderio, per rivivere gli anni dell'infanzia di Gesщ ripetendo e meditando quelle parole: Hic Verbum caro factum est.
Iesus Christus, Deus homo: ecco i magnalia Dei 53, le opere meravigliose di Dio, dinanzi alle quali dobbiamo meditare e di cui dobbiamo rendere grazie al Signore, a colui che и venuto a portare la pace in terra agli uomini di buona volontа 54, a tutti coloro che vogliono unire la loro volontа alla Volontа santa di Dio: non soltanto ai ricchi, nй soltanto ai poveri, ma a tutti gli uomini, a tutti i fratelli. Perchй tutti siamo fratelli in Gesщ, tutti figli di Dio e fratelli di Cristo; e sua Madre и nostra Madre.
Sulla terra non c'и che una razza: quella dei figli di Dio. Tutti dobbiamo parlare la stessa lingua, quella che ci insegna il Padre nostro che и nei cieli, la lingua del dialogo di Gesщ col Padre, la lingua che si parla col cuore e con la mente, quella stessa che usate ora nella vostra orazione. И la lingua delle anime contemplative, di coloro che sanno essere spirituali perchй consapevoli della loro filiazione divina; una lingua che si esprime in mille mozioni della volontа, in tante illuminazioni radiose dell'intelligenza, negli affetti del cuore, nelle decisioni di condurre una vita retta, santa, lieta e pervasa di pace.
Dobbiamo contemplare Gesщ Bambino, nostro Amore, nella culla. Dobbiamo contemplarlo consapevoli di essere di fronte a un mistero. И necessario accettare il mistero con un atto di fede; solo allora sarа possibile approfondirne il contenuto, guidati sempre dalla fede. Abbiamo bisogno, pertanto, delle disposizioni di umiltа proprie dell'anima cristiana. Non vogliate ridurre la grandezza di Dio ai nostri poveri concetti, alle nostre umane spiegazioni; cercate piuttosto di capire che, nella sua oscuritа, questo mistero и luce che guida la vita degli uomini.
Noi osserviamo – scrive san Giovanni Crisostomo – che Gesщ proviene da noi, dalla nostra natura umana ed и nato da una Vergine Madre; non comprendiamo, perт, come un tale prodigio possa essersi compiuto. И inutile affannarci a tentare di scoprirlo; accettiamo piuttosto umilmente quello che Dio ci ha rivelato, ed evitiamo di curiosare su ciт che Dio ci ha nascosto 55. Tale accettazione ci porterа a comprendere e ad amare; il mistero sarа allora un insegnamento incomparabile, piщ convincente di qualsiasi ragionamento umano.

Il senso divino dell'esistenza terrena di Gesщ

14 Quando parlo davanti al presepio, cerco sempre di immaginarmi Gesщ nostro Signore proprio cosм, avvolto in fasce e adagiato sulla paglia di una mangiatoia; ma al tempo stesso cerco di vederlo, mentre и ancora bambino e non parla, come Dottore e Maestro. Ho bisogno di considerarlo in questo modo, perchй devo imparare da Lui. Per imparare da Lui и necessario conoscere la sua vita; и necessario leggere il santo Vangelo e meditare le scene del Nuovo Testamento per addentrarci nel senso divino dell'esistenza terrena di Gesщ.
Dobbiamo infatti riprodurre la vita di Cristo nella nostra vita. Ma ciт non и possibile se non attraverso la conoscenza di Cristo che si acquista leggendo e rileggendo la Sacra Scrittura e meditandola assiduamente nell'orazione, cosм come facciamo ora, davanti al presepio. Bisogna capire gli insegnamenti che Gesщ ci dа fin dall'infanzia, fin da neonato, fin dal momento in cui i suoi occhi si sono aperti su questa benedetta terra degli uomini.
Gesщ, che cresce e vive come uno di noi, ci rivela che l'esistenza umana, con le sue situazioni piщ semplici e piщ comuni, ha un senso divino. Benchй abbiamo considerato tante volte questa veritа, ci deve pur sempre riempire di ammirazione la considerazione di quei trent'anni di oscuritа che costituiscono la maggior parte del tempo che Gesщ ha trascorso tra gli uomini suoi fratelli. Anni oscuri, ma per noi luminosi come la luce del sole. Sono, anzi, lo splendore che illumina i nostri giorni, che dа ad essi il loro autentico significato: perchй altro non siamo che comuni fedeli che conducono una vita in tutto uguale a quella di tanti milioni di persone dei piщ diversi luoghi della terra.
Per sei lustri Gesщ non fu che questo: fabri filius 56, il figlio dell'artigiano. Quando poi vengono i tre anni di vita pubblica e l'osanna delle folle, la gente si stupisce: chi и costui e dove ha appreso tante cose? Perchй la sua vita era stata la vita comune della gente della sua terra. Egli stesso era noto come faber, filius Mariae 57, l'artigiano, figlio di Maria. Ed era Dio, e veniva a compiere la Redenzione del genere umano, ad attirare a sй tutte le cose 58.

15 Come per ogni altro avvenimento della sua vita, mai dovremmo contemplare quegli anni nascosti di Gesщ senza sentirci coinvolti, senza coglierne il significato che piщ da vicino ci riguarda: sono appelli che il Signore ci rivolge per farci uscire dal nostro egoismo, dalla nostra comoditа. Il Signore conosce bene i nostri limiti, l'attaccamento alla nostra personalitа, le nostre ambizioni; conosce quanto ci sia difficile dimenticare noi stessi e darci agli altri. Sa che cosa sia non trovare amore e costatare che anche quelli che dicono di seguirlo lo fanno solo a metа. Ricorderete le scene drammatiche, narrate dagli Evangelisti, nelle quali vediamo gli Apostoli pieni ancora di aspirazioni temporali e di progetti soltanto umani. Ma Gesщ li ha scelti, li tiene con sй, e affida loro la missione che Egli aveva ricevuto dal Padre.
Anche noi siamo chiamati da Gesщ che ci domanda, come a Giacomo e a Giovanni: Potestis bibere calicem, quem ego bibiturus sum? 59, siete disposti a bere il calice che io sto per bere, il calice dell'abbandono completo alla volontа del Padre? Possumus! 60, sм, siamo disposti, rispondono Giacomo e Giovanni. Io e voi, siamo veramente disposti a compiere in tutto la volontа di Dio nostro Padre? Abbiamo dato tutto intero il nostro cuore al Signore, o ci manteniamo attaccati a noi stessi, ai nostri interessi, ai nostri comodi, al nostro amor proprio? C'и qualcosa che non si addice alla nostra condizione di cristiani e che ci impedisce di purificarci? Ecco oggi l'occasione di rettificare.
Come prima cosa, и necessario convincerci che и Gesщ a rivolgere a ciascuno di noi queste domande. И Lui a farle e non io. Io non oserei porle nemmeno a me stesso. Sto continuando la mia orazione ad alta voce, ma и dal suo intimo che ognuno di noi confessa al Signore: Gesщ, che poca cosa sono, quanta viltа in tante occasioni, quanti errori in questa o in quella circostanza, in quel luogo e in quell'altro...! Ma possiamo anche aggiungere: meno male, Signore, che mi hai sorretto con la tua mano, perchй mi riconosco capace di ogni infamia; tienimi stretto, non mi lasciare, trattami sempre come un bambino. Vorrei essere forte, coraggioso, coerente; ma tu aiutami come si aiuta una creatura inesperta. Conducimi per mano, Signore, e fa, che anche tua Madre sia accanto a me e mi protegga. E allora, possumus!, lo potremo, ci sentiremo capaci di prendere Te come modello.
Non и presunzione affermare: possumus! Gesщ stesso ci insegna questo cammino divino e ci chiede di intraprenderlo, dal momento che Egli lo ha reso umano e accessibile alla nostra debolezza. Ecco perchй si и abbassato tanto. Questo e il motivo per cui quel Signore, che in quanto Dio era uguale al Padre, si e umiliato prendendo la forma di servo; ma si e abbassato per quanto riguarda la maestа e la potenza, non per quanto riguarda la bontа e la misericordia 61.
La bontа di Dio ci rende agevole il cammino. Non possiamo respingere l'invito di Gesщ, non possiamo dirgli di no, non possiamo renderci sordi al suo appello: non avremmo scuse, non avremmo argomenti per continuare a credere che non possiamo. Egli ci ha istruiti con il suo esempio. Pertanto, vi supplico, fratelli miei: non permettete che vi sia stato mostrato invano un modello cosм prezioso, ma configuratevi a Lui e rinnovatevi nell'intimo della vostra anima 62.

Passт sulla terra facendo il bene

16 Vedete quant'и necessario conoscere Gesщ e studiare con amore la sua vita? Molte volte ho cercato nella Scrittura una sintesi biografica di Gesщ, una definizione della sua attivitа terrena. L'ho trovata, coniata dallo Spirito Santo, in due parole: Pertransiit benefaciendo 63. Giorno per giorno, tutta la vita di Gesщ sulla terra, dalla nascita alla morte, non и che questo: Pertransiit benefaciendo, riempм tutto di bene. In un altro punto la Scrittura dice ancora di Lui: Bene omnia fecit 64, fece bene ogni cosa, portт tutto a termine e non operт altro che il bene.
Tu e io, che cosa ne deduciamo? Esaminiamoci per vedere che cosa abbiamo da correggere. Io trovo in me tanto da rifare! Ma poichй da solo mi riconosco incapace di operare il bene, e Gesщ stesso ci ha detto che senza di Lui non possiamo nulla 65, decidiamoci, tu e io, a implorare il suo aiuto, con la mediazione di sua Madre. Ci rivolgiamo a Lui in questi colloqui intimi, propri delle anime che amano Dio. Non aggiungo altro, perchй ognuno deve parlare a tu per tu, secondo i suoi bisogni. Mentre vi do questi consigli, dentro di me e senza suono di parole applico questo criterio alla mia personale miseria.

17 Pertransiit benefaciendo. Che cosa fece Gesщ per prodigare tanto bene e nient'altro che bene lungo il suo passaggio? I santi Vangeli ci dаnno la risposta facendoci conoscere, in tre parole, un'altra biografia di Gesщ: Erat subditus illis 66. Egli obbediva. Oggi che il mondo и cosм pieno di disobbedienza, di mormorazioni, di disunione, tanto di piщ dobbiamo apprezzare l'obbedienza.
Sono un grande amico della libertа, e proprio per questo amo tanto la virtщ cristiana dell'obbedienza. Dobbiamo sentirci figli di Dio e vivere il desiderio appassionato di compiere la volontа del Padre. Fare le cose secondo il volere di Dio perchй ci va di farle: ecco il motivo piщ soprannaturale della nostra condotta.
Lo spirito dell'Opus Dei, che da piщ di trentacinque anni cerco di vivere e di insegnare, mi ha fatto comprendere e amare la libertа personale. Quando Dio nostro Signore concede agli uomini la sua grazia, quando li chiama con una vocazione specifica, и come se tendesse loro la mano; mano paterna, piena di fortezza, ma soprattutto di amore, perchй Egli ci cerca a uno a uno, come figli e figlie, e conosce la nostra fragilitа. Il Signore attende da noi lo sforzo di prendere la mano che ci porge: ci chiede questo sforzo come riconoscimento della nostra libertа. Per riuscire a compierlo и necessario essere umili, sentirci figli bambini e amare la benedetta obbedienza dovuta alla sua paternitа benedetta.
Al Signore dobbiamo permettere di entrare nella nostra vita e di entrarvi agevolmente, e lo faremo sgombrando ostacoli e illuminando i nascondigli interiori. Noi uomini abbiamo la tendenza a difenderci, ad aggrapparci al nostro egoismo. Cerchiamo sempre di essere dei re, sia pure del regno della nostra miseria. Capite bene, allora, quanto grande и il bisogno di ricorrere a Gesщ: Egli solo puт farci veramente liberi per poter servire Dio e tutti gli uomini. Comprenderemo allora tutta la veritа di queste parole di san Paolo: Ora, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, voi raccogliete il frutto che vi porta alla santificazione e come destino avete la vita eterna. Perchй il salario del peccato e la morte; ma il dono di Dio e la vita eterna in Cristo nostro Signore 67.
Procediamo tuttavia guardinghi, perchй la nostra tendenza all'egoismo non muore e la tentazione puт infiltrarsi in mille modi. Dio esige che nell'obbedienza venga esercitata la fede, perchй la sua volontа non si manifesta con strepito. Sovente il Signore suggerisce la sua volontа sottovoce, nell'intimo della coscienza: per riconoscere tale voce e seguirla fedelmente, и necessario ascoltare con attenzione.
In molte altre occasioni il Signore ci parla per mezzo di altri uomini, e puт capitare che la vista dei loro difetti o il dubbio sulla loro idoneitа a comprendere tutti i dati di una situazione concreta siano come un invito a non obbedire. Tutto ciт puт avere un senso divino, perchй Dio non impone un'obbedienza cieca, ma un'obbedienza intelligente, che ci faccia sentire la responsabilitа personale di aiutare gli altri con i lumi del nostro intelletto. Cerchiamo perт di essere sinceri con noi stessi: esaminiamo, caso per caso, se a muoverci и l'amore alla veritа, o non piuttosto l'egoismo e l'attaccamento al nostro criterio. Quando le nostre idee personali ci dividono dagli altri, quando ci portano a rompere la comunione con i nostri fratelli, a rompere l'unitа, и evidente allora che non operiamo secondo lo spirito di Dio.
Non dimentichiamocelo: per obbedire – ripeto – ci vuole umiltа. Consideriamo ancora l'esempio del Signore. Gesщ obbedisce, e obbedisce a Giuseppe e a Maria. Dio и venuto sulla terra per obbedire, e obbedire a delle creature. Sono, и vero, due creature di grande perfezione: Maria Santissima, Madre nostra, piщ di Lei solo Dio; e san Giuseppe, uomo castissimo. Ma sono pur sempre creature. E Gesщ, che и Dio, era loro sottomesso. Dobbiamo amare Dio, e cosм ameremo la sua volontа e avremo il desiderio di rispondere agli appelli che ci rivolge attraverso gli impegni abituali della nostra vita quotidiana: attraverso i doveri del nostro stato, l'attivitа professionale, il lavoro, la famiglia, i rapporti sociali, le sofferenze proprie e altrui, l'amicizia, lo zelo per compiere ciт che и buono e giusto.

18 Quando giunge il tempo natalizio mi piace contemplare le immagini di Gesщ Bambino. Quelle figure che rappresentano il Signore nel suo annientamento mi ricordano che Dio ci chiama, che l'Onnipotente ha voluto presentarsi a noi indifeso e come bisognoso degli uomini. Dalla culla di Betlemme Gesщ dice a me e a te che ha bisogno di noi; ci sollecita a una vita cristiana senza compromessi, a una vita di donazione, di lavoro, di gioia.
Non raggiungeremo mai la vera serenitа se non imitiamo davvero Gesщ Cristo, se non lo seguiamo nell'umiltа. Lasciatemelo dire di nuovo: avete visto dove si nasconde la grandezza di Dio? In una mangiatoia, con le fasce di un neonato, dentro una grotta. La forza redentrice della nostra vita sarа efficace pertanto solo se c'и umiltа, solo quando smetteremo di pensare a noi stessi e sentiremo la responsabilitа di aiutare gli altri.
Non и infrequente che anche anime buone si provochino conflitti personali tali da suscitare serie preoccupazioni ma che in realtа sono privi di ogni base oggettiva. Nascono da una conoscenza di se stessi tanto inadeguata da scatenare la superbia: il bisogno di sentirsi al centro dell'attenzione e della stima degli altri, la preoccupazione di fare bella figura, il non rassegnarsi a fare il bene senza farlo vedere, l'ansia per la propria sicurezza... In tal modo, molte anime che potrebbero godere di una pace meravigliosa e gustare una gioia incomparabile finiscono – per orgoglio e presunzione – per essere infelici e infeconde.
Cristo fu umile di cuore 68. In tutta la sua vita non volle per sй nulla di singolare, nessun privilegio. La sua esistenza umana ha inizio nel seno di sua Madre, ove permane nove mesi come ogni altro mortale, nel modo piщ naturale. Ben sapeva il Signore quale estremo bisogno avesse di Lui l'umanitа, e ardente era la sua ansia di scendere sulla terra per la salvezza di tutte le anime: eppure ogni cosa segue il suo corso. Egli nacque quando giunse il suo momento, come ogni altro uomo sulla terra. Dal concepimento alla nascita, nessuno – tranne Giuseppe ed Elisabetta – si rende conto del prodigio: Dio viene a porre la sua dimora tra gli uomini.
Il Natale di Gesщ и soffuso di ammirevole semplicitа: il Signore viene senza risonanza, sconosciuto a tutti. Qui in terra, soltanto Maria e Giuseppe partecipano a questa avventura divina. Poi i pastori, ai quali gli angeli recano l'annunzio. E, piщ tardi, quei saggi dell'Oriente. И cosм che ha compimento l'evento trascendente che unisce il cielo alla terra, Dio all'uomo.
И mai possibile tanta insensibilitа di cuore al punto di abituarsi a queste scene? Dio viene nell'umiltа perchй ci sia possibile avvicinarlo, perchй ci sia possibile corrispondere al suo amore con il nostro amore, perchй la nostra libertа si arrenda non piщ soltanto alla manifestazione della sua potenza, ma anche allo splendore della sua umiltа.
Ineffabile grandezza di un bambino che и Dio! Suo Padre и il Dio che ha fatto i cieli e la terra, eppure Egli и lм, in una mangiatoia, quia non erat eis locus in diversorio 69, perchй non c'era altro posto sulla terra per il Signore di tutto il creato.

Compм la volontа del Padre

19 Non mi discosto dal rigore della veritа se affermo che Gesщ cerca ancora una dimora: nel nostro cuore. Dobbiamo chiedergli perdono per la nostra sbadataggine, per la nostra ingratitudine. Dobbiamo chiedergli la grazia di non chiudere mai piщ davanti a Lui la porta della nostra anima.
Il Signore non ci nasconde che l'obbediente sottomissione alla volontа di Dio richiede spirito di rinuncia e di dedizione, perchй l'amore non reclama diritti: vuole soltanto servire. E a Lui, che per primo ha percorso questo cammino, noi domandiamo: Gesщ, come hai vissuto l'obbedienza? Usque ad mortem, mortem autem crucis 70, fino alla morte, e morte di croce. Bisogna uscire dal proprio guscio, complicarsi la vita, perderla per amore di Dio e delle anime. Ecco, tu volevi vivere, non volevi che ti accadesse alcunchй: ma Dio ha volato diversamente. Vi sono due volontа: ma la tua volontа si pieghi alla volontа di Dio, e non la volontа di Dio si torca alla tua 71. Ho visto con gioia molte anime mettere in gioco la propria vita – come hai fatto tu, Signore, usque ad mortem – per compiere tutto quello che la volontа di Dio chiedeva; hanno impegnato tutte le loro aspirazioni e il loro lavoro professionale al servizio della Chiesa, per il bene di tutti gli uomini.
Dobbiamo imparare a obbedire, dobbiamo imparare a servire. Non c'и nobiltа piщ grande che decidere di darsi volontariamente in aiuto agli altri. Quando sentiamo che l'orgoglio ribolle dentro di noi, la superbia ci fa credere di essere dei superuomini, allora и il momento di dire di no, di dire che il nostro unico trionfo deve essere quello dell'umiltа. In tal modo ci identificheremo con Cristo crocifisso; e non nostro malgrado, insicuri e a malincuore, ma lietamente, perchй la gioia nel momento dell'abnegazione и la dimostrazione piщ bella dell'amore.

20 Consentitemi di parlare ancora della schiettezza e della semplicitа della vita di Gesщ, che giа tante volte vi ho fatto considerare. Gli anni della vita nascosta del Signore sono tutt'altro che insignificanti, nй rappresentano una semplice preparazione agli anni della vita pubblica. Fin dal 1928 ho compreso con chiarezza che Dio desidera che i cristiani prendano esempio dalla vita del Signore tutta intera. Da allora ho capito appieno la sua vita nascosta, la sua vita di umile lavoro in mezzo agli uomini: il Signore vuole che molte anime trovino la loro via in quei suoi anni di vita silenziosa e senza splendore. Obbedire alla volontа di Dio, pertanto, и sempre un uscire dal proprio egoismo; ma non и detto che ciт sia possibile solo a condizione di abbandonare le circostanze ordinarie di una vita come и quella di coloro che, per il loro stato, la loro professione e il loro posto nella societа, sono in tutto uguali a noi.
Il mio sogno – un sogno che и divenuto realtа – и che vi sia una moltitudine di figli di Dio che si santificano vivendo la condizione comune dei loro simili, condividendone le ansie, le aspirazioni, gli sforzi. Sento il bisogno di gridare loro questa divina veritа: voi restate in mezzo al mondo non perchй Dio si sia dimenticato di voi, non perchй il Signore non vi abbia chiamati. Vi ha invitati a permanere in mezzo alle attivitа e agli impegni terreni facendovi capire che la vostra vocazione umana, il vostro lavoro, le vostre doti, lungi dall'essere estranee ai disegni divini, sono le cose che Egli ha santificato vivendole come offerta graditissima al Padre.

21 Quando si ricorda a un cristiano che la sua vita non ha altro senso che di obbedire alla volontа di Dio, non si pretende con questo di separarlo dagli uomini. Anzi, nella maggior parte dei casi il comandamento ricevuto dal Signore di amarci l'un l'altro come Egli ci ha amati 72 significa vivere accanto agli altri e allo stesso modo degli altri, pienamente dediti a servire il Signore in mezzo al mondo, per far meglio conoscere l'amore di Dio a tutte le anime: per dire a tutti che si sono aperti i cammini divini della terra.
Il Signore non si и limitato a dirci che ci amava, ma lo ha dimostrato con le opere. Non dimentichiamoci che il Signore si и incarnato per insegnare, perchй noi apprendessimo a vivere la vita dei figli di Dio. Ricorderete il prologo dell'evangelista Luca negli Atti degli Apostoli 73: Primum quidem sermonem feci de omnibus, o Theophile, quae coepit Iesus facere et docere (ho parlato delle cose piщ notevoli che Gesщ fece e insegno). Venne a insegnare, ma innanzitutto a fare; venne a insegnare, ma facendosi modello, facendosi Maestro ed esempio con la sua condotta.
Possiamo ora continuare il nostro esame di coscienza davanti a Gesщ Bambino. Siamo decisi a fare in modo che la nostra vita serva di modello e di insegnamento agli uomini, nostri fratelli e nostri uguali? Ognuno di noi и deciso a essere un altro Cristo? Ma non basta dirlo con le labbra. Tu, che come cristiano sei chiamato a essere un altro Cristo – lo domando a ciascuno di voi e lo domando a me stesso – , meriti che si dica anche di te: coepit facere et docere?, e cioи che hai incominciato a fare le cose da figlio di Dio, attento alla volontа del Padre, in modo da spingere tutte le anime a prendere parte alle cose buone e nobili, divine e umane della Redenzione? Vivi la vita di Cristo nella tua vita ordinaria in mezzo al mondo?
Fare le opere di Dio non и una bella frase: significa corrispondere all'invito di spendere la propria vita per Amore. Bisogna morire a se stessi per rinascere a vita nuova. Tale и l'obbedienza di Gesщ, usque ad mortem, mortem autem crucis: propter quod et Deus exaltavit illum 74, e per questo Dio lo esaltт. Quando si obbedisce alla volontа di Dio, la Croce и Risurrezione, esaltazione. И cosм che si compie in noi, momento per momento, la vita di Cristo; и cosм che potremo dire serenamente di aver vissuto cercando di essere buoni figli di Dio, di essere passati per questa terra facendo il bene, nonostante tutta la nostra miseria e gli errori personali, per quanto numerosi.
E quando verrа la morte – e verrа inesorabilmente – potremo accoglierla con gioia, come ho visto che l'hanno accolta tante persone sante a conclusione di un'esistenza ordinaria. Con gioia, vi dicevo, perchй quando si imita Gesщ nel fare il bene – e si obbedisce, e si porta la croce – nonostante le nostre miserie, risuscitiamo con Cristo, perchй Cristo и veramente risorto: Surrexit Dominus vere! 75.
Il Signore che si и fatto bambino – meditatelo! – ha vinto la morte. Attraverso l'annientamento, l'umiltа e l'obbedienza, attraverso la divinizzazione della vita ordinaria e corrente delle creature, il Figlio di Dio и riuscito vincitore.
Tale и il trionfo di Gesщ, di colui che ci ha elevati alla sua altezza, all'altezza dei figli di Dio, scendendo al nostro livello, al livello dei figli degli uomini.

 «    Il matrimonio, vocazione cristiana    » 

Omelia pronunciata nel Natale 1970

22 И Natale. Ritornano alla nostra mente i fatti e le circostanze che fanno da cornice alla nascita del Figlio di Dio, e il nostro sguardo si sofferma sulla grotta di Betlemme e sul focolare di Nazaret. Maria, Giuseppe, Gesщ Bambino sono ora piщ che mai al centro del nostro cuore. Che cosa ci dice, che cosa ci insegna la vita semplice e meravigliosa della Sacra Famiglia?
Fra tante possibili considerazioni, ora voglio farne soprattutto una. La nascita di Gesщ significa, come riferisce la Scrittura, la realizzazione della pienezza dei tempi 76, il momento scelto da Dio per manifestare in maniera completa il suo amore agli uomini, donandoci il proprio Figlio. La volontа divina si compie in mezzo alle circostanze piщ normali e comuni: una donna che partorisce, una famiglia, una casa. L'onnipotenza divina, lo splendore di Dio, passano attraverso l'umano, si uniscono all'umano. Da allora noi cristiani sappiamo che, con la grazia del Signore, possiamo e dobbiamo santificare tutte le realtа oneste della nostra vita. Non c'и situazione terrena, per quanto piccola e ordinaria possa sembrare, che non possa essere occasione di un incontro con Cristo e una tappa del nostro cammino verso il Regno dei Cieli.
Non и strano, perciт, che la Chiesa esulti nel contemplare la modesta dimora di Gesщ, Maria e Giuseppe. И bello – si recita nell'inno di mattutino della festa della Sacra Famiglia – ricordare la piccola casa di Nazaret e l'esistenza semplice che vi si conduce, esaltare l'umile ingenuitа che circonda Gesщ, la sua vita nascosta. Lм, da bambino, Gesщ imparo il mestiere di Giuseppe; lм crebbe in etа esercitando il lavoro di artigiano. Vicino a Lui sedeva la dolce Madre; vicino a Giuseppe viveva la sposa amatissima, felice di poterlo aiutare e offrirgli le sue cure.
Quando penso ai focolari cristiani, mi piace immaginarli luminosi e allegri, come quello della Sacra Famiglia. Il messaggio del Natale risuona con forza: Gloria a Dio nell'alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontа 77. A esso si collega il saluto dell'Apostolo: La pace di Cristo regni nei vostri cuori 78; la pace di saperci amati da Dio nostro Padre, di essere una sola cosa con Cristo, protetti dalla Vergine Maria Santissima e da san Giuseppe.
Questa и la grande luce che illumina la nostra vita e che, pur tra difficoltа e miserie personali, ci spinge ad andare avanti con perseveranza. Ogni focolare cristiano deve essere un'oasi di serenitа in cui, al di sopra delle piccole contrarietа quotidiane, si avverte – come frutto di una fede reale e vissuta – un affetto intenso e sincero, una pace profonda.

Santitа dell'amore umano

23 Il matrimonio cristiano non и una semplice istituzione sociale, nй tanto meno un rimedio alle debolezze umane: e un'autentica vocazione soprannaturale. Sacramento grande in Cristo nella Chiesa, dice san Paolo 79 e, al tempo stesso, contratto che un uomo e una donna stipulano per sempre, perchй – lo si voglia o no – il matrimonio istituito da Cristo и indissolubile: segno sacro che santifica, azione di Gesщ che pervade l'anima di coloro che si sposano e li invita a seguirlo, perchй in Lui tutta la vita matrimoniale si trasforma in un cammino divino sulla terra.
Gli sposi sono chiamati a santificare il loro matrimonio e a santificare se stessi in questa unione. Commetterebbero perciт un grave errore se edificassero la propria condotta spirituale volgendo le spalle alla famiglia o al margine di essa. La vita famigliare, i rapporti coniugali, la cura e l'educazione dei figli, lo sforzo economico per sostenere la famiglia, darle sicurezza e migliorarne le condizioni, i rapporti con gli altri componenti della comunitа sociale: sono queste le situazioni umane piщ comuni che gli sposi cristiani devono soprannaturalizzare.
La fede e la speranza si devono manifestare nella serenitа con cui si affrontano i problemi piccoli o grandi che sorgono in ogni famiglia e nello slancio con cui si persevera nel compimento del proprio dovere. In tal modo, ogni cosa sarа permeata di caritа: una caritа che porterа a condividere le gioie e le eventuali amarezze; a saper sorridere dimentichi delle proprie preoccupazioni per prendersi cura degli altri; ad ascoltare il proprio coniuge e i figli, dimostrando loro che li si ama e li si comprende davvero; a superare i piccoli attriti che l'egoismo tende a ingigantire; a svolgere con un amore sempre nuovo i piccoli servizi di cui и intessuta la convivenza quotidiana.
Si tratta di santificare giorno per giorno la vita domestica, creando con l'affetto reciproco un autentico ambiente di famiglia. Per santificare ogni giornata si devono esercitare molte virtщ cristiane, quelle teologali in primo luogo, poi tutte le altre: la prudenza, la lealtа, la sinceritа, l'umiltа, la laboriositа, la gioia...
Parlando del matrimonio e della vita coniugale, и necessario cominciare con un riferimento chiaro all'amore umano.

24 L'amore puro e limpido degli sposi и una realtа santa che io, come sacerdote, benedico con tutte e due le mani. La tradizione cristiana ha visto frequentemente nella presenza di Gesщ alle nozze di Cana una conferma del valore divino del matrimonio: Il nostro Salvatore si reco a quelle nozze – scrive san Cirillo d'Alessandria – per santificare il principio della generazione umana 80
Il matrimonio и un sacramento che fa di due corpi una sola carne. La teologia afferma con forte espressione che la sua materia и costituita dal corpo stesso dei contraenti. Il Signore santifica e benedice l'amore del marito verso la moglie e quello della moglie verso il marito: ha disposto non solo la fusione delle loro anime, ma anche dei loro corpi. Nessun cristiano, sia o no chiamato alla vita coniugale, puт quindi disprezzarla.
Il Creatore ci ha dato l'intelligenza, quasi una scintilla dell'intelletto divino che ci consente – assieme alla libera volontа, altro dono di Dio – di conoscere e amare; e ha posto nel nostro corpo la capacitа di generare, partecipandoci il suo potere creatore. Dio ha voluto servirsi dell'amore coniugale per donare al mondo nuove creature e accrescere il corpo della sua Chiesa. Il sesso non и una realtа vergognosa, ma un dono divino ordinato schiettamente alla vita, all'amore, alla feconditа.
Questo и il contesto, lo sfondo in cui si colloca la dottrina cristiana sulla sessualitа. La nostra fede non disconosce nulla di quante v'и di bello, di generoso, di genuinamente umano sulla terra. Ci insegna che la regola del nostro vivere non deve essere la ricerca egoistica del piacere, perchй solo la rinuncia e il sacrificio portano al vero amore: Dio ci ha amati e ci invita ad amarlo e ad amare gli altri secondo la veritа e l'autenticitа con cui Egli ci ama. Chi avrа trovato la sua vita, la perderа; e chi avrа perduto la sua vita per causa mia, la ritroverа 81: и questo l'apparente paradosso del Vangelo.
Le persone continuamente preoccupate di se stesse, che agiscono cercando innanzitutto la propria soddisfazione, mettono in pericolo la loro salvezza eterna, e giа in questa vita sono inevitabilmente infelici. Puт essere felice sulla terra, di una felicitа che и preparazione e anticipo del Cielo, solo chi dimentica se stesso – nel matrimonio come in ogni situazione – e si dedica a Dio e agli altri.
Durante la nostra vita sulla terra, il dolore и la pietra di paragone dell'amore. In modo plastico potrei dire che nel matrimonio c'и un dritto e un rovescio. Da una parte, la gioia di sapersi amati, l'entusiasmo di edificare e di consolidare una famiglia, l'amore coniugale, la consolazione di veder crescere i figli. Dall'altra, dolori e contrarietа, il trascorrere del tempo che logora i corpi e minaccia di inacidire i caratteri, l'apparente monotonia dei giorni che sembrano sempre uguali.
Avrebbe un ben povero concetto del matrimonio e dell'affetto umano chi pensasse che, nell'urto contro queste difficoltа, l'amore e la gioia vengano meno. И proprio allora, invece, che i sentimenti che animavano quelle creature rivelano la loro vera natura, che la donazione e la tenerezza si rafforzano e si manifestano come affetto autentico e profondo, piщ potente della morte 82.

25 Questa autenticitа dell'amore richiede fedeltа e rettitudine in tutti i rapporti matrimoniali. Dio – commenta san Tommaso d'Aquino 83 – ha unito alle diverse funzioni della vita umana un piacere, una soddisfazione; quindi, questo piacere e questa soddisfazione sono buoni. Ma se l'uomo, invertendo l'ordine delle cose, cerca tali sensazioni come valore ultimo, disprezzando il bene e il fine a cui devono essere connesse e ordinate, le perverte, le snatura, trasformandole in peccato o in occasione di peccato.

La castitа coniugale

La castitа – che non и semplice continenza, bensм affermazione decisa di una volontа innamorata – и una virtщ capace di conservare la giovinezza dell'amore in qualunque stato di vita. Vi и la castitа di coloro che sentono il destarsi della pubertа, la castitа di coloro che si avviano al matrimonio, la castitа di chi и chiamato da Dio al celibato, la castitа di chi и giа stato scelto da Dio per vivere nel matrimonio.
Come non ricordare le parole energiche e chiare tramandateci dalla Vulgata, con le quali l'arcangelo Raffaele ammonisce Tobia prima delle nozze con Sara? Ascoltami – dice l'angelo – e ti mostrerт chi sono coloro contro i quali puт prevalere il demonio. Sono quelli che abbracciano il matrimonio in modo tale da escludere Dio da sй e dalla loro mente, e si lasciano trascinare dalla passione come il cavallo e il mulo, che sono privi di intelletto. Su costoro ha potere il diavolo 84.
Non c'и posto per un amore schietto, sincero e felice quando nel matrimonio non si vive la virtщ della castitа, che rispetta il mistero della sessualitа e lo ordina alla feconditа e alla donazione. Io non parlo mai di impuritа ed evito sempre di scendere in casistiche morbose e senza senso; ma di castitа e di purezza, di affermazione lieta dell'amore, ho parlato moltissime volte, e devo parlarne.
In tema di castitа coniugale, esorto gli sposi a non temere di esprimersi l'affetto; anzi, devono farlo, perchй questa inclinazione и la base della vita famigliare. Quello che il Signore chiede loro и il rispetto reciproco, la mutua lealtа, un comportamento improntato a delicatezza, a naturalezza, a modestia. Vi dirт anche che i rapporti coniugali sono decorosi quando sono prova di vero amore e, quindi, sono aperti alla feconditа, ai figli.
Chiudere le fonti della vita и un delitto contro i doni che Dio ha concesso all'umanitа, и un segno evidente che и l'egoismo e non l'amore a ispirare la condotta. Allora la vita cristiana si intorbida, perchй i coniugi finiscono per guardarsi come complici: e nascono i dissensi che, di questo passo, divengono quasi sempre insanabili.
Quando l'amore и ravvivato dalla castitа coniugale, la vita matrimoniale и espressione di una condotta autentica, e marito e moglie si comprendono e si sentono uniti. Se in vece il bene divino della sessualitа si perverte, allora l'intimitа si distrugge, e l'uomo e la donna non sanno piщ guardarsi serenamente negli occhi.
Gli sposi devono costruire la loro convivenza su un affetto sincero e limpido e sulla gioia di mettere al mondo i figli che Dio dа loro la possibilitа di avere, sapendo all'occorrenza rinunciare a comoditа personali e avendo fede nella Provvidenza divina. Formare una famiglia numerosa, se tale и la volontа di Dio, и una garanzia di felicitа e di efficacia, checchй ne dicano i tristi fautori di un cieco edonismo.

26 Non dimenticate che tra gli sposi non и sempre possibile evitare i contrasti. Ma voi non litigate mai davanti ai figli: li fareste soffrire e li indurreste a parteggiare per l'uno o per l'altra, contribuendo forse inconsapevolmente ad aumentare la vostra disunione. Tuttavia i bisticci, purchй non troppo frequenti, sono anch'essi una manifestazione d'amore, quasi una necessitа. L'occasione, non il motivo, и di solito la stanchezza del marito, spossato dal lavoro, o la fatica – speriamo che non sia il tedio – della moglie che ha avuto da fare con i bambini, con le faccende domestiche e con il suo stesso carattere, a volte un po' instabile (anche se le donne, quando vogliono, sono piщ forti degli uomini).
Evitate l'orgoglio, che и il peggior nemico della vostra vita coniugale: nelle vostre piccole liti nessuno ha ragione. Il piщ sereno dei due deve dire una parola che valga a trattenere il malumore fino a piщ tardi. E piщ tardi – da soli – litigate pure, tanto poi farete subito la pace.
Voi donne fate attenzione a non trascurare la cura della vostra persona; ricordate il proverbio: « Quando la moglie non si trascura, il marito non cerca l'avventura ». И sempre attuale il dovere di essere attraenti, come quando eravate fidanzate; dovere di giustizia, perchй appartenete a vostro marito. Nemmeno lui deve dimenticare che vi appartiene e che ha l'obbligo di essere per tutta la vita affettuoso come un fidanzato. Brutto segno se sorridete ironicamente a queste mie parole: sarebbe una prova evidente che l'affetto famigliare si и trasformato in gelida indifferenza.

Focolari luminosi e allegri

27 Non si puт parlare di matrimonio senza pensare subito alla famiglia, che и il frutto e la continuazione di ciт che con il matrimonio si inizia. La famiglia и composta non solo dal marito e dalla moglie, ma anche dai figli e, in gradi differenti, dai nonni, dagli altri congiunti e dalle collaboratrici domestiche. A tutti costoro deve giungere quel calore affettuoso e intimo di cui si alimenta un vero ambiente famigliare.
Certo, ci sono degli sposi ai quali il Signore non manda figli: и segno allora che Egli chiede loro di volersi bene con immutato affetto, e di dedicare le loro energie – per quel che possono – a servizi e iniziative per il bene di altre anime. Ma di solito il matrimonio и fecondo, e allora i figli devono costituire la prima preoccupazione degli sposi. La paternitа e la maternitа non si esauriscono nel momento in cui il figlio nasce: la facoltа di generare – partecipazione al potere di Dio – deve continuare poi come cooperazione all'opera dello Spirito Santo e culminare nella formazione di uomini e donne autenticamente cristiani.
I genitori sono i principali educatori dei figli, sia nell'aspetto umano che in quello soprannaturale, e devono sentire la responsabilitа di questa missione che esige comprensione, prudenza, capacitа di insegnare e, soprattutto, di amare; nonchй l'impegno di dare buon esempio.
L'imposizione autoritaria e violenta non и una buona risorsa educativa. L'ideale per i genitori consiste piuttosto nel farsi amici dei figli: amici ai quali si confidano le proprie inquietudini, con cui si discutono i diversi problemi, dai quali ci si aspetta un aiuto efficace e sincero.
И necessario che i genitori trovino il tempo di stare con i figli e parlare con loro. I figli sono la loro cosa piщ importante: piщ degli affari, piщ del lavoro, piщ dello svago. In queste conversazioni bisogna ascoltarli con attenzione, sforzarsi di comprenderli, saper riconoscere la parte di veritа – o tutta la veritа – che puт esserci in alcune loro ribellioni. E allo stesso tempo bisogna aiutarli a incanalare rettamente ansie e aspirazioni, inseguendo loro a riflettere sulla realtа delle cose e a ragionare. Non si tratta di imporre una determinata linea di condotta, ma di mostrare i motivi, soprannaturali e umani, che la raccomandano. In una parola, si tratta di rispettare la loro libertа, poichй non c'и vera educazione senza responsabilitа personale, nй responsabilitа senza libertа.

28 I genitori educano soprattutto con la loro condotta. Quello che i figli e le figlie cercano nel padre e nella madre non и soltanto un'esperienza piщ vasta della loro, o consigli piщ o meno giusti, ma qualcosa di piщ importante: una testimonianza sul valore e sul senso della vita, una testimonianza incarnata in un'esistenza concreta, convalidata nelle diverse circostanze e situazioni che si avvicendano lungo l'arco degli anni.
Se dovessi dare un consiglio ai genitori, direi soprattutto questo: fate che i vostri figli – che fin da bambini, non illudetevi, notano e giudicano tutto – vedano che voi cercate di vivere con coerenza la vostra fede, che Dio non и solo sulle vostre labbra, ma и presente nelle vostre opere, che vi sforzate di essere sinceri e leali, che vi amate e li amate veramente.
Cosм contribuirete efficacemente a fare di loro dei veri cristiani, uomini e donne integri, capaci di affrontare con spirito aperto le diverse situazioni della vita, capaci di porsi al servizio dei loro simili, di contribuire alla soluzione dei grandi problemi dell'umanitа, e di testimoniare Cristo nella societа a cui domani apparterranno.

29 Ascoltate i vostri figli, dedicate loro anche il tempo vostro, date fiducia, credete a ciт che vi dicono, anche se talvolta vi ingannano; non meravigliatevi delle loro "contestazioni", giacchй anche voi alla loro etа siete stati piщ o meno contestatori; andate loro incontro, a metа strada, e pregate per loro. Se agirete secondo questo stile cristiano, quando essi avranno delle legittime curiositа, anzichй rivolgersi a un amico volgare e senza pudore, si rivolgeranno a voi con semplicitа. La vostra fiducia, il vostro contegno amichevole, riceveranno come risposta la loro sinceritа. E tutto questo – anche se permangono piccoli contrasti e incomprensioni di poco conto – и quello che si chiama pace famigliare, vita cristiana.
Come descriverт – si domanda uno scrittore dei primi secoli
la felicitа di questo matrimonio che la Chiesa fonda, la reciproca offerta conferma, la benedizione suggella, gli angeli proclamano e Dio stesso ha celebrato? [...] I due sposi sono come fratelli, servi l'uno dell'altra, senza che si dia fra loro separazione alcuna, nй nella carne nй nello spirito. Perchй veramente sono due in una sola carne, e dove c'и una sola carne deve esserci un solo spirito [...] Contemplando questi focolari, Cristo si rallegra e invia la sua pace; dove sono due, lм c'и anche Lui, e dove c'и Lui non puт esserci alcun male 85.

30 Abbiamo cercato di ricordare e commentare alcuni lineamenti dei focolari in cui si riflette la luce di Cristo, e che sono perciт focolari luminosi e allegri: in essi l'armonia che regna tra i genitori si trasmette ai figli, a tutta la famiglia e all'ambiente circostante. Cosм, in ogni famiglia autenticamente cristiana, si riproduce in un certo modo il mistero della Chiesa, scelta da Dio e inviata come guida del mondo.
A ogni cristiano, qualunque sia la sua condizione – sacerdote o laico, sposato o celibe – si adattano pienamente le parole dell'Apostolo che si leggono nell'epistola della festa della Sacra Famiglia: Scelti da Dio, santi e amati l 86. Tali siamo tutti noi, ciascuno nel suo posto nel mondo, nel luogo che a ciascuno и proprio: uomini e donne scelti da Dio per rendere testimonianza a Cristo e portare a chi ci circonda la gioia di sapersi figli di Dio, nonostante i nostri errori, contro cui dobbiamo lottare efficacemente.
И molto importante che il senso vocazionale del matrimonio sia sempre presente, tanto nella catechesi e nella predicazione quanto nella coscienza di coloro che Dio prepara a questo cammino, poichй и attraverso di esso che sono realmente chiamati a incorporarsi al disegno divino di salvezza di tutti gli uomini.
Non si puт quindi proporre agli sposi cristiani un modello migliore di quello delle famiglie dei tempi apostolici: la famiglia del centurione Cornelio, che fu docile alla volontа di Dio e nella cui casa si realizzт l'apertura della Chiesa ai gentili 87, quella di Aquila e Priscilla, che diffusero il cristianesimo a Corinto e a Efeso e collaborarono all'apostolato di san Paolo 88; quella di Tabita, che con la sua caritа soccorse i bisognosi di Joppe 89, e tanti altri focolari di giudei e di gentili, di greci e di romani, nei quali attecchм la predicazione dei primi discepoli del Signore.
Famiglie che vissero di Cristo e che fecero conoscere Cristo; piccole comunitа cristiane che furono come centri di irradiazione del messaggio evangelico. Focolari come tanti altri di quei tempi, ma animati da uno spirito nuovo che contagiava chi li avvicinava e li frequentava. Cosм furono i primi cristiani, e cosм dobbiamo essere noi, cristiani di oggi: seminatori di pace e di gioia, della pace e della gioia che Gesщ ci ha guadagnato.

 «    L'Epifania del Signore    » 

31 Non molto tempo fa, ho avuto occasione di ammirare un rilievo in marmo che rappresentava l'adorazione dei Magi al Dio Bambino. Gli facevano corona altri rilievi raffiguranti quattro angeli, ognuno con un simbolo: un diadema, il mondo coronato dalla croce, una spada, uno scettro. In questo modo plastico, utilizzando segni ben noti, si и voluto illustrare l'avvenimento che oggi commemoriamo: alcuni sapienti – la tradizione dice che erano dei re – si prostrano davanti a un Bambino, dopo aver domandato a Gerusalemme: Dov'и il re dei giudei che и nato? 90.
Anch'io, spinto da questa domanda, contemplo ora Gesщ adagiato in una mangiatoia 91, cioи in un posto adatto solo agli animali. Dove sono, Signore, la tua regalitа, il diadema, la spada, lo scettro? Gli appartengono, ma non ne fa uso; regna avvolto in fasce. И un re che appare a noi inerme, indifeso; un piccolo bambino. Come non ricordare le parole dell'Apostolo: Spogliт se stesso, assumendo la condizione di servo? 92.
Il Signore nostro si и incarnato per manifestarci la volontа del Padre, e ci ammaestra fin dalla culla. Gesщ ci cerca – con vocazione che и vocazione alla santitа – affinchй assieme a Lui portiamo a compimento la Redenzione. Ascoltiamo il suo primo insegnamento: dobbiamo corredimere cercando non il trionfo sul nostro prossimo, ma su noi stessi. A imitazione di Cristo, dobbiamo annullarci e metterci al servizio degli altri, per condurli a Dio.
Dov'и il re? Dove cercarlo se non lа dove vuole regnare, cioи nel cuore, nel tuo cuore? Per questo si fa bambino: chi non ama infatti una piccola creatura? Dov'и allora il re, il Cristo che lo Spirito Santo cerca di formare nella nostra anima? Non puт essere di certo nella superbia che ci separa da Dio, non nella mancanza di caritа che ci isola. Lм Cristo non c'и; lм l'uomo resta solo.
Ai piedi di Gesщ Bambino, nel giorno dell'Epifania, davanti a un Re che non porta segni esterni di regalitа, noi diciamo: Signore, strappa la superbia dalla mia vita, distruggi il mio amor proprio, la mia smania di affermazione, di impormi sugli altri. Fa' che l'identificazione con te sia il fondamento della mia personalitа.

Il cammino della fede

32 La meta non и facile: identificarsi con Cristo. Ma neppure и difficile, se viviamo come il Signore ci ha insegnato: cioи se facciamo quotidiano ricorso alla sua Parola e impregniamo la nostra vita della realtа sacramentale – l'Eucaristia – che Egli ci ha lasciato in alimento, perchй la condizione del cristiano sulla terra и quella del viandante. Dio ci ha chiamati con inequivocabile chiarezza. Come i Magi, anche noi abbiamo scoperto nel cielo dell'anima la stella che ci guida e illumina.
Abbiamo visto la sua stella in Oriente, e siamo venuti ad adorarlo 93. Tale и anche la nostra esperienza. Anche noi abbiamo notato che nell'anima, a poco a poco, si accendeva una luce nuova: il desiderio di essere pienamente cristiani; l'ansia, direi, di prendere Dio sul serio. Se ognuno di noi volesse ora raccontare ad alta voce l'intimo sviluppo della sua vocazione soprannaturale, tutti riconosceremmo che и stata una cosa divina. Ringraziamo Dio Padre, Dio Figlio, Dio Spirito Santo, e Maria Santissima, dalla cui mediazione ci vengono tutte le benedizioni del Cielo, del dono che, assieme a quello della fede, и il piщ grande che il Signore puт concedere a una creatura: il dono di un impulso efficace per giungere alla pienezza della caritа, convinti che и necessario – e non solo possibile – raggiungere la santitа anche in mezzo alle attivitа professionali, sociali...
Guardate con quanta delicatezza ci invita il Signore; si esprime con parole umane, come un innamorato: Io ti ho chiamato per nome, tu mi appartieni 94. Dio, che и la bellezza, la grandezza, la sapienza, ci annuncia che gli apparteniamo, che siamo stati scelti come oggetto del suo amore infinito. И necessaria una forte vita di fede per non sciupare questa meraviglia che la Provvidenza divina affida alle nostre mani: ci vuole una fede come quella dei Magi, che ci faccia convinti che nй deserto, nй tempeste, nй la quiete delle oasi ci impediranno di giungere alla meta della Betlemme eterna, della vita definitiva in Dio.

33 Un cammino di fede и un cammino di sacrificio. La vocazione cristiana non ci toglie dal nostro posto, ma esige che abbandoniamo tutto ciт che и di ostacolo al volere divino. La luce che si accende non и che l'inizio: dobbiamo seguirla, se vogliamo che quella luce divenga stella e poi sole. Finchй i Magi sono in Persia – scrive san Giovanni Crisostomo – non vedono che una stella; ma quando abbandonano la loro patria, vedono il sole stesso di giustizia. Non avrebbero piщ visto nemmeno la stella se fossero rimasti nel loro paese. Affrettiamoci perciт anche noi; e anche se tutti volessero impedircelo, corriamo alla casa di questo Bambino 95.

Fermezza nella vocazione

Abbiamo visto la sua stella in Oriente, e siamo venuti ad adorarlo. All'udir queste parole, il re Erode restт turbato e con lui tutta Gerusalemme 96. Ancora oggi si ripete questa scena. Davanti alla grandezza di Dio, davanti alla decisione pienamente umana e profondamente cristiana di vivere in modo coerente la propria fede, non mancano coloro che, sconcertati, si meravigliano o addirittura si scandalizzano. Sembra che non concepiscano altra realtа che quella che rientra nei loro limitati orizzonti terreni. Davanti alle prove di generositа di quanti hanno ascoltato la chiamata del Signore, sorridono con un senso di superioritа, si spaventano o – in alcuni casi veramente patologici – concentrano tutti i loro sforzi per impedire la santa decisione che una coscienza ha preso in piena libertа.
Io ho assistito, in piщ di una occasione, a ciт che potrei chiamare una mobilitazione generale contro chi aveva deciso di dedicare tutta la vita al servizio di Dio e degli uomini. Vi sono delle persone convinte che il Signore non puт scegliere chi vuole Lui, secondo il suo beneplacito, senza chiedere il loro permesso; o convinte che l'uomo non и capace di piena libertа per rispondere di sм all'Amore o respingerlo. La vita soprannaturale delle singole anime и qualcosa di secondario per chi ragiona in questo modo. Ritengono che essa meriti attenzione solamente dopo che sono state soddisfatte fin le piщ piccole comoditа e tutti gli egoismi umani. Se cosм fosse, che cosa resterebbe del cristianesimo? Le parole di Gesщ, amorose e allo stesso tempo esigenti, sono solo da ascoltare o anche da mettere in pratica? Egli ha detto: Siate perfetti, come и perfetto il Padre vostro celeste 97.
Il Signore si rivolge a tutti gli uomini perchй tutti gli vadano incontro, perchй tutti siano santi. Non chiama soltanto i Magi, uomini saggi e potenti; prima aveva inviato ai pastori di Betlemme non giа una stella, ma uno dei suoi angeli 98. Ma tutti, poveri o ricchi, sapienti o meno, devono maturare nell'anima la disposizione umile che permette di ascoltare la voce di Dio.
Pensate a Erode: и un potente della terra, e ha la possibilitа di servirsi della collaborazione dei sapienti. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia 99. Ma la sua potenza e la sua scienza non lo portano a riconoscere Dio. Per il suo cuore indurito, potere e scienza sono strumenti di malizia, di desiderio vano di annientare Dio, di disprezzo per la vita di un pugno di bambini innocenti.
Continuiamo a leggere il santo Vangelo. Gli risposero: « A Betlemme di Giudea, perchй cosм и scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il piщ piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirа infatti un capo che pascerа il mio popolo, Israele » " 100. Non possiamo sorvolare su questi particolari della misericordia divina: colui che veniva a redimere il mondo nasce in un villaggio sperduto. Ma Dio – ci ripete insistentemente la Scrittura – non fa discriminazione di persone 101. Per invitare un'anima a una vita di piena coerenza con la fede non considera i suoi meriti, la nobiltа della famiglia, l'altezza della sua coscienza. La vocazione precede tutti i meriti: La stella che avevano visto in Oriente li precedeva, finchй giunse e si fermт sopra il luogo dove si trovava il Bambino 102.
La vocazione precede ogni cosa; prima ancora di poterci rivolgere a Lui, Dio ci ama e suscita in noi l'amore con il quale corrispondergli. La paterna bontа di Dio ci viene incontro 103. Nostro Signore non soltanto и giusto; Egli и molto di piщ: e misericordioso. Non aspetta che ci rivolgiamo a Lui; ci previene con segni palesi di affetto paterno.

Il buon pastore

34 La vocazione и la prima realtа e, come la stella, splende davanti a noi e prima che noi fossimo, per orientarci nel nostro cammino di amore a Dio; quindi non и ragionevole nutrire dei dubbi se mai qualche volta ci nascondesse la sua luce. In determinati momenti della nostra vita interiore, quasi sempre per colpa nostra, puт capitare quello che accadde ai Magi nel loro viaggio: la stella scompare. Conosciamo ormai lo splendore divino della nostra vocazione e siamo persuasi del suo carattere definitivo; ma forse la polvere che solleviamo nel camminare – la polvere delle nostre miserie – forma una spessa nube che impedisce alla luce di filtrare.
Che fare, allora? Seguire l'esempio di quegli uomini santi: domandare. Erode si servм della scienza per comportarsi ingiustamente; i Magi l'utilizzano per operare il bene. Ma noi cristiani non abbiamo bisogno di chiedere nulla a Erode e ai sapienti della terra. Cristo ha dato alla sua Chiesa la sicurezza della dottrina e il flusso ininterrotto della grazia dei sacramenti; ha disposto inoltre che vi siano persone capaci di orientare, di guidare, di riproporre costantemente il cammino. Possiamo disporre di un tesoro infinito di scienza: la parola di Dio, custodita nella Chiesa; la grazia di Cristo, che viene data nei sacramenti; la testimonianza e l'esempio di chi vive rettamente vicino a noi, di chi ha saputo costruire con la sua vita un cammino di fedeltа a Dio.
Permettetemi un consiglio: se qualche volta perdeste la chiarezza della luce, ricorrete sempre al buon pastore. Chi и il buon pastore? Colui che entra dalla porta della fedeltа alla dottrina della Chiesa; colui che non si comporta come il mercenario che vedendo venire il lupo, abbandona le pecore e fugge; e il lupo le assale e disperde il gregge 104. Badate che la Parola divina non и vana; e l'insistenza di Cristo
– non vedete con quale sollecitudine parla di pastori e di pecore, dell'ovile e del gregge? – и una dimostrazione pratica della necessitа di una buona guida per la nostra anima.
Se non ci fossero cattivi pastori – scrive sant'Agostino – Egli non avrebbe usato il qualificativo "buono". E chi и il mercenario? Colui che fugge, se vede il lupo; colui che cerca la sua gloria, non la gloria di Cristo; colui che non ha il coraggio di riprendere con libertа di spirito i peccatori. Il lupo azzanna una pecora e la trascina per il collo; il diavolo induce un fedele a commettere adulterio. E tu taci, non riprendi. Tu sei mercenario; hai visto venire il lupo e sei fuggito. Forse egli dirа: no, sono qui, non sono fuggito. No, rispondo, sei fuggito perchй hai taciuto; e hai taciuto perchй hai avuto paura 105.
La sposa di Cristo ha sempre manifestato la sua santitа – e oggi non meno di ieri – grazie all'abbondanza di buoni pastori. Non dimentichiamo perт che la fede cristiana ci insegna a essere semplici, ma non ingenui. Ci sono dei mercenari che tacciono e altri che dicono parole che non sono di Cristo. Pertanto, se il Signore permette che restiamo nell'oscuritа, sia pure in cose piccole, se sentiamo che la nostra fede и insicura, ricorriamo al buon pastore. Ritorniamo a colui che entra dalla porta, esercitando il suo diritto; a colui che, dando la sua vita per gli altri, vuole essere, nella parola e nella condotta, un'anima innamorata; a colui che и fors'anche un peccatore, ma un peccatore che confida sempre nel perdono e nella misericordia di Cristo.
Se la coscienza vi rimprovera qualche mancanza – anche se non vi sembra grave – ricorrete, nel dubbio, al sacramento della Penitenza. Recatevi dal sacerdote che puт aver cura di voi, che sa esigere da voi fede vigorosa, delicatezza d'animo, vera fortezza cristiana. Nella Chiesa esiste piena libertа di confessarsi da qualunque sacerdote che ne abbia ricevuto la facoltа; ma un cristiano di visione chiara ricorrerа – liberamente – a colui che riconosce come buon pastore, a colui che puт aiutarlo a elevare lo sguardo e a ritrovare lassщ la stella del Signore.

Oro, incenso e mirra

35 Videntes autem stellam, gavisi sunt gaudio magno valde 106; cosм il testo latino, con quell'ammirevole ripetizione: hanno scoperto nuovamente la stella e gioiscono di grandissima gioia. Perchй tanta letizia? Perchй essi, che non avevano mai dubitato, ricevono dal Signore la prova che la stella non era scomparsa: non potevano piщ contemplarla sensibilmente, ma l'avevano conservata sempre nell'anima. Tale и anche la vocazione del cristiano: se non si perde la fede e si mantiene la speranza in Gesщ Cristo, che sarа con noi fino alla consumazione dei secoli 107, la stella riappare. E quando si comprova una volta di piщ la realtа della vocazione, nasce, piщ grande che mai, una gioia che aumenta in noi la fede, la speranza e l'amore.
Entrati nella casa, videro il Bambino con Maria, sua Madre, e prostratisi lo adorarono 108. Ci inginocchiamo anche noi dinanzi a Gesщ, al Dio nascosto nell'umanitа: gli ripetiamo che non vogliamo voltare le spalle alla sua divina chiamata, che non ci allontaneremo mai da Lui, che toglieremo dal nostro cammino tutto ciт che и di ostacolo alla fedeltа, che desideriamo sinceramente essere docili alle sue ispirazioni. Tu, nel tuo intimo, e io con te – perchй anch'io faccio la mia orazione interiore, con grida profonde e silenziose – stiamo dicendo al Bambino che desideriamo compiere la sua volontа, come quei servitori della parabola, affinchй possa dire anche a noi: Rallegrati, servo buono e fedele 109.
Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra 110. Fermiamoci un po' e cerchiamo di capire questo passo del Vangelo. Come и possibile che noi, che siamo nulla e nulla valiamo, possiamo fare delle offerte a Dio? Dice la scrittura: Ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall'alto 111. L'uomo non riesce neppure a scoprire pienamente la profonditа e la bellezza dei doni del Signore: Se tu conoscessi il dono di Dio! 112, dice Gesщ alla samaritana. Gesщ ci ha insegnato ad attendere tutto dal Padre, a cercare prima di ogni cosa il regno di Dio e la sua giustizia, perchй tutto il resto ci sarа dato in sovrappiщ, ed Egli sa bene di che cosa abbiamo bisogno 113.
Nell'economia della salvezza, il Padre nostro dei Cieli si prende cura di ogni anima con amorosa delicatezza: Ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo, chi in un altro 114. Sembrerebbe pertanto inutile preoccuparsi di presentare al Signore qualcosa di cui Egli possa aver bisogno; dalla situazione di debitori che non hanno di che pagare 115, i nostri doni sarebbero simili a quelli dell'Antica Legge, che Dio ormai non accetta piщ: Non hai volato e non hai gradito nй sacrifici nй offerte, nй olocausti nй sacrifici per il peccato, cose tutte che vengono offerte secondo la Legge 116.
Ma il Signore sa che il dare и proprio degli innamorati, ed Egli stesso ci indica che cosa desidera da noi. Non gli importano le ricchezze, i frutti o gli animali della terra, del mare o dell'aria, perchй tutto и suo; vuole qualcosa di intimo che gli dobbiamo offrire con libertа: Figlio mio, dammi il tuo cuore 117. Vedete? Non si accontenta di spartire: vuole tutto. Torno a ripetere che non cerca le nostre cose, cerca noi stessi. Solo da qui, da questo primo dono, acquistano senso tutti gli altri doni che possiamo offrire al Signore.
Diamogli pertanto dell'oro: l'oro puro dello spirito di distacco dal denaro e dai mezzi materiali, cose che pure sono buone, perchй vengono da Dio. Ma il Signore ha disposto che le utilizzassimo senza lasciarvi il cuore, mettendole a frutto per il bene comune di tutti gli uomini.
I beni della terra non sono cattivi; si pervertono quando l'uomo li trasforma in idoli, davanti ai quali si prostra; si nobilitano, invece, quando li usiamo come strumenti di bene, in un compito cristiano di giustizia e di caritа. Non possiamo correre dietro ai beni materiali, come se in essi fosse il nostro tesoro. Il nostro tesoro и qui, adagiato in una mangiatoia; и Cristo, e in Lui devono orientarsi tutti i nostri affetti, perchй lа dov'и il tuo tesoro, sarа anche il tuo cuore 118.

36 Offriamogli poi l'incenso: и l'anelito, che sale fino al Signore, di condurre una vita nobile che diffonda intorno a sй il bonus odor Christi 119, il profumo di Cristo. Quando le parole e le azioni sono impregnate del bonus odor, si semina comprensione, amicizia. La nostra vita deve accompagnare quella degli altri perchй nessuno sia o si senta solo. La nostra caritа deve essere anche affetto, calore umano.
Ce lo insegna Gesщ. L'umanitа attendeva da secoli la venuta del Salvatore; i profeti l'avevano annunciato in mille modi; e fin nei piщ remoti angoli della terra – benchй si fosse perduta, per il peccato e l'ignoranza, gran parte della rivelazione di Dio agli uomini – si conservava il desiderio di Dio, l'ansia di essere redenti.
Giunge la pienezza dei tempi e per compiere questa missione non viene a noi un genio filosofico come Platone o Socrate, non si stabilisce sulla terra un potente conquistatore come Alessandro Magno. Nasce un bambino a Betlemme. И il Redentore del mondo; e ancor prima di parlare ama con le opere. Non porta nessuna formula magica, perchй sa che la salvezza che offre deve passare attraverso il cuore dell'uomo. E affinchй ci innamorassimo di Lui e sapessimo accoglierlo nelle nostre braccia, le sue prime azioni sono il sorriso e il pianto di un bambino, il sonno inerme di un Dio incarnato.
Ci rendiamo conto una volta di piщ che il cristianesimo и fatto cosм. Se il cristiano non ama con le opere, и fallito come cristiano; ed и come dire che и fallito anche come uomo. Non puoi pensare agli altri come fossero dei numeri o degli scalini per arrampicarsi; oppure come fossero massa da esaltare o da umiliare, da adulare o disprezzare, a seconda dei casi. Prima di ogni altra cosa, devi pensare agli altri, a coloro che ti sono vicini, stimandoli per quello che sono: figli di Dio, con tutta la dignitа di questo titolo meraviglioso.
Con i figli di Dio dobbiamo comportarci come figli di Dio: il nostro amore deve essere abnegato, quotidiano, ricco di mille sfumature di comprensione, di sacrificio silenzioso, di donazione nascosta. И questo il bonus odor Christi che faceva dire a quelli che vivevano tra i primi fratelli nella fede: Guardate come si amano! 120.
Non si tratta di un ideale remoto. Il cristiano non и un Tartarino di Tarascona che pretende di cacciare leoni lа dove non puт trovarli: nel corridoio di casa sua. Desidero parlare sempre della vita quotidiana e concreta: quella della santificazione del lavoro, dei rapporti famigliari, dell'amicizia. Se non siamo cristiani in queste occasioni, dove mai lo saremo? Il buon odore dell'incenso promana da un carbone acceso che brucia, umilmente, una manciata di granelli; il bonus odor Christi si avverte, in mezzo agli uomini, non per la fiammata di un fuoco fatuo, ma per l'efficacia delle braci accese delle virtщ: la giustizia, la lealtа, la fedeltа, la comprensione, la generositа, la gioia...

37 Assieme ai Magi, offriamo infine la mirra, ossia il sacrificio, che non deve mai mancare nella vita cristiana. La mirra ci porta alla memoria la Passione del Signore: sulla croce gli diedero da bere mirra mista a vino 121, e con la mirra unsero il suo corpo per la sepoltura 122. Ma non crediate che riflettere sulla necessitа del sacrificio e della mortificazione sia come aggiungere una nota di tristezza alla gioia della festa che oggi celebriamo.
Mortificazione non и pessimismo, non и grettezza d'animo. La mortificazione non vale niente senza la caritа. Dobbiamo pertanto cercare sacrifici che, pur rendendoci capaci di padroneggiare le cose della terra, non mortifichino coloro che convivono con noi. Il cristiano non puт essere nй carnefice nй meschino; и un uomo che sa amare con le opere, che saggia il suo amore con la pietra di paragone del dolore.
Devo dire peraltro, ancora una volta, che tale mortificazione non consisterа ordinariamente in grandi rinunce, che non saranno neppure frequenti; sarа composta di piccole vittorie: sorridere a chi ci importuna, negare al corpo capricciosi desideri superflui, abituarsi ad ascoltare gli altri, far fruttare il tempo che Dio ci mette a disposizione... E tante altre piccole cose apparentemente senza senso – contrarietа, difficoltа, amarezze – che si presentano senza essere cercate nel corso di ogni giornata.

Sancta Maria, Stella Orientis

38 Concludo ripetendo alcune parole del Vangelo odierno: Entrati nella casa, videro il Bambino, con Maria, sua madre. La Madonna non si separa da suo figlio. I Magi non sono ricevuti da un re assiso sul trono, ma da un bambino nelle braccia di sua madre. Chiediamo alla Madre di Dio e Madre nostra di guidarci al cammino che porta all'amore pieno: Cor Mariae dulcissimum, iter para tutum! Il suo dolce cuore conosce la via piщ sicura per trovare Cristo.
I Magi ebbero una stella; noi abbiamo Maria, stella maris, stella Orientis. E oggi le diciamo: Maria Santissima, stella del mare, stella del mattino, aiuta i tuoi figli. Il nostro zelo per le anime non deve conoscere frontiere, poichй nessuno и escluso dall'amore di Cristo. I Magi furono le primizie dei gentili; ma consumata la Redenzione, non c'и piщ giudeo nй greco; non c'и piщ schiavo nй libero; non c'и piщ uomo nй donna – non c'и discriminazione alcuna – poichй tutti voi siete uno in Cristo Gesщ 123.
Noi cristiani non possiamo essere esclusivisti, non possiamo discriminare o classificare le anime. Molti verranno dall'Oriente e dall'Occidente 124; tutti hanno spazio nel cuore di Cristo. Le sue braccia – guardiamolo di nuovo nel presepe – sono quelle di un bambino: ma sono le stesse che aprirа sulla croce per attirare a sй tutti gli uomini 125.
Un ultimo pensiero per quell'uomo giusto, san Giuseppe, nostro padre e signore, che, nella scena dell'Epifania, come pure altrove, passa inosservato. Io lo immagino raccolto in contemplazione, mentre protegge con amore il Figlio di Dio che, fatto uomo, и stato affidato alle sue cure paterne. Con la meravigliosa delicatezza di chi non vive per sй, il santo Patriarca si prodiga in un servizio silenzioso ed efficace.
Abbiamo parlato oggi di vita d'orazione e di zelo apostolico. Quale maestro migliore di san Giuseppe? Se volete un consiglio, vi dirт quello che ripeto instancabilmente da molti anni: Ite ad Ioseph 126, ricorrete a san Giuseppe; egli vi mostrerа vie pratiche e modi ad un tempo umani e divini di avvicinarvi a Gesщ. E ben presto oserete fare come lui: Portare in braccio, baciare, vestire, custodire 127 il Dio Bambino che ci и nato. Assieme all'omaggio della loro venerazione, i Magi offrirono a Gesщ oro, incenso e mirra; Giuseppe gli diede intero il suo cuore giovane e innamorato.

 «    Nella bottega di Giuseppe    » 

Omelia pronunciata il 19 marzo 1963

39 La Chiesa intera riconosce in san Giuseppe il suo protettore e patrono. Nel corso dei secoli si и parlato di lui, sottolineando i vari aspetti della sua vita, che lo mostrano costantemente fedele alla missione ricevuta da Dio. И per questo che, da molti anni, mi piace invocarlo con un titolo che mi sta a cuore: Padre e signore nostro.
San Giuseppe и realmente un padre e signore che protegge e accompagna nel cammino terreno coloro che lo venerano, come protesse e accompagnт Gesщ che cresceva e diveniva adulto. Dall'intimitа con lui si scopre inoltre che il santo Patriarca и maestro di vita interiore: ci insegna infatti a conoscere Gesщ, a convivere con Lui, a sentirci parte della famiglia di Dio. San Giuseppe ci insegna tutto ciт apparendoci cosм come fu: un uomo comune, un padre di famiglia, un lavoratore che si guadagna la vita con lo sforzo delle sue mani. E anche questo fatto ha per noi un significato che и motivo di riflessione e di gioia.
Celebrando oggi la sua festa, desidero rievocare la sua figura rifacendomi a quello che di lui ci dice il Vangelo, in modo da scoprire meglio quello che Dio, per mezzo della vita semplice dello sposo di Maria, ci vuoi far conoscere.

San Giuseppe nel Vangelo

40 Sia Matteo che Luca ci parlano di san Giuseppe come di un uomo che discende da una stirpe illustre: quella di Davide e Salomone, i re di Israele. I particolari storici di questa ascendenza sono piuttosto incerti: delle due genealogie riportate dagli evangelisti, non sappiamo quale corrisponda a Maria, Madre di Gesщ secondo la carne, e quale a Giuseppe, padre di Gesщ secondo la legge degli ebrei. Non sappiamo nemmeno se la cittа natale di Giuseppe sia Betlemme, dove si recт per il censimento, o Nazaret, dove viveva e lavorava.
Sappiamo invece che non era ricco: era un lavoratore come milioni di uomini in tutto il mondo; esercitava li mestiere faticoso e umile che Dio, prendendo la nostra carne e volendo vivere per trent'anni come uno qualunque tra di noi, aveva scelto per sй.
La Sacra Scrittura dice che Giuseppe era artigiano. Alcuni Padri aggiungono che fu falegname. San Giustino, parlando della vita di lavoro di Gesщ, dice che fabbricava aratri e gioghi 128; forse per queste parole sant'Isidoro di Siviglia conclude che Giuseppe era fabbro. Comunque era un operaio che lavorava al servizio dei suoi concittadini, con un'abilitа manuale derivante da lunghi anni di sforzi e di sudore.
Dai racconti evangelici risalta la grande personalitа umana di Giuseppe: in nessuna circostanza si dimostra un debole o un pavido dinanzi alla vita; al contrario, sa affrontare i problemi, supera le situazioni difficili, accetta con responsabilitа e iniziativa i compiti che gli vengono affidati.
Non sono d'accordo con il modo tradizionale di raffigurare san Giuseppe come un vecchio, anche se riconosco la buona intenzione di dare risalto alla verginitа perpetua di Maria. Io lo immagino giovane, forte, forse con qualche anno piщ della Madonna, ma nella pienezza dell'etа e delle forze fisiche.
Per praticare la virtщ della castitа non c'и bisogno di attendere la vecchiaia o la perdita del vigore. La purezza nasce dall'amore, e non sono un ostacolo per l'amore puro la forza e la gioia della giovinezza. Erano giovani il cuore e il corpo di Giuseppe quando contrasse matrimonio con Maria, quando conobbe il mistero della sua Maternitа divina, quando le visse accanto rispettando quell'integritа che Dio affidava al mondo come uno dei segni della sua venuta tra gli uomini. Chi non и capace di capire tale amore vuol dire che sa ben poco del vero amore e che ignora totalmente il senso cristiano della castitа.
Giuseppe, dunque, era un artigiano della Galilea, un uomo come tanti altri. E che cosa puт attendersi dalla vita l'abitante di un villaggio sperduto come Nazaret? Lavoro e null'altro che lavoro; tutti i giorni, sempre con lo stesso sforzo. Poi, terminata la giornata, una casa povera e piccola, per ristorare le forze e ricominciare a lavorare il giorno dopo. Ma, in ebraico, il nome Giuseppe significa Dio aggiungerа. Dio aggiunge alla vita santa di coloro che compiono la sua volontа una dimensione insospettata: quella veramente importante, quella che dа valore a tutte le cose, quella divina. Alla vita umile e santa di Giuseppe, Dio aggiunse – mi si permetta di parlare cosм – la vita della Vergine Maria e quella di Gesщ, nostro Signore. Dio non si fa battere in generositа. Giuseppe poteva far sue le parole di Maria, sua sposa: Quia fecit mihi magna qui potens est, grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente, quia respexit humilitatem, perchй ha guardato la mia piccolezza 129. Giuseppe era infatti un uomo comune su cui Dio fece affidamento per operare cose grandi. Seppe vivere come voleva il Signore in tutti i singoli eventi che composero la sua vita. Per questo la Sacra Scrittura loda Giuseppe affermando che era giusto 130. E, nella lingua ebraica, giusto vuoi dire pio, servitore irreprensibile di Dio, esecutore della volontа divina 131; significa anche buono e caritatevole verso il prossimo 132. In una parola, il giusto и colui che ama Dio e dimostra questo amore osservando i comandamenti e orientando la vita intera al servizio degli uomini, propri fratelli.

La fede, la speranza, l'amore

41 La giustizia non consiste nella semplice sottomissione a una regola: la rettitudine deve nascere dal di dentro, deve essere profonda, vitale, perchй il giusto vive della fede 133. Vivere della fede: queste parole, che saranno poi tanto spesso tema di meditazione per l'apostolo Paolo, le vediamo realizzate perfettamente in san Giuseppe. Egli non compie la volontа di Dio esteriormente, formalisticamente, ma in modo spontaneo e profondo. La legge che osservava ogni ebreo praticante non era per lui soltanto un codice o una fredda raccolta di precetti: era l'espressione della volontа del Dio vivo. Ed и per questo che Giuseppe seppe riconoscere la voce del Signore quando essa gli si manifestт inattesa e sorprendente.
La storia del santo Patriarca, infatti, и quella di una vita semplice, ma non certo facile. Dopo momenti angosciosi, egli sa che il Figlio di Maria и stato concepito per opera dello Spirito Santo. E quel Bambino, Figlio di Dio, discendente di Davide secondo la carne, nasce in una grotta. Gli angeli ne festeggiano la nascita e personalitа di terre lontane vengono ad adorarlo; ma il re di Giudea vuole la sua morte, ed и necessario fuggire. Il Figlio di Dio и apparentemente un bimbo inerme che andrа a vivere in Egitto.

42 Narrandoci queste scene, Matteo mette costantemente in risalto la fedeltа di Giuseppe, che ubbidiva ai comandi di Dio senza tentennamenti, anche se a volte il senso di quei comandi gli doveva sembrare oscuro, oppure non riusciva a coglierne il nesso con il resto dei piani divini.
In molte occasioni i Padri della Chiesa e gli autori spirituali hanno fatto notare la fermezza della fede di Giuseppe. Riferendosi alle parole dell'angelo che gli ordina di fuggire da Erode e di rifugiarsi in Egitto 134, il Crisostomo commenta: Al sentire ciт, Giuseppe non si scandalizza nй dice: « Mi sembra un enigma; tu stesso mi facevi sapere or non и molto che Egli avrebbe salvato il suo popolo, ed ecco che ora non и capace di salvare se stesso, anzi, dobbiamo fuggire, intraprendere un viaggio e subire un lungo esilio: ciт e contrario alla tua promessa ». Giuseppe non ragiona cosм, perchй и uomo fedele. Non domanda nemmeno il tempo del ritorno, nonostante fosse rimasto indeterminato, giacchй l'angelo gli aveva detto: « Resta lа – in Egitto – finchй te lo dirт ». Non per questo si sente in difficoltа, ma obbedisce, crede e sopporta con gioia tutte le prove 135.
La fede di Giuseppe non vacilla, la sua obbedienza и sempre precisa e immediata. Per comprendere meglio la lezione del santo Patriarca, и opportuno considerare che la sua fede и attiva e che la sua docilitа non ha nulla dell'obbedienza di chi si lascia trascinare dagli eventi. La fede cristiana, infatti, и quanto di piщ opposto ci sia al conformismo, all'inerzia interiore.
Giuseppe si abbandonт senza riserve all'azione di Dio, ma non rifiutт mai di riflettere sui fatti, e in tal modo ottenne dal Signore quel grado di intelligenza delle opere di Dio che costituisce la vera sapienza. E cosм apprese a poco a poco che i disegni soprannaturali hanno una coerenza divina, sovente in contraddizione con i piani umani.
Nelle diverse circostanze della sua vita, il Patriarca non rinuncia a pensare, nй a far uso della sua responsabilitа. Anzi, colloca al servizio della fede tutta la sua esperienza umana. Di ritorno dall'Egitto, avendo saputo che era re della Giudea Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi 136. Ha imparato a muoversi nell'ambito del piano divino e, a conferma che il suo presentimento corrisponde effettivamente alla volontа di Dio, riceve l'indicazione di riparare in Galilea.
Tale fu la fede di Giuseppe: piena, fiduciosa, integra; una fede che si manifesta con la dedizione efficace alla volontа di Dio, con l'obbedienza intelligente. E, assieme alla fede, ecco la caritа, l'amore. La sua fede si fonde con l'amore: l'amore per Dio che compiva le promesse fatte ad Abramo, a Giacobbe, a Mosй; l'affetto coniugale per Maria; l'affetto paterno per Gesщ. Fede e amore si fondono nella speranza della grande missione che Dio, servendosi proprio di lui – un falegname della Galilea – cominciava a realizzare nel mondo: la redenzione degli uomini.

43 Fede, amore, speranza: sono i cardini della vita di Giuseppe, come lo sono di ogni vita cristiana. La dedizione di Giuseppe risulta da questo intrecciarsi di amore fedele, di fede amorosa, di speranza fiduciosa. La sua festa и dunque un'ottima occasione per rinnovare il nostro impegno di fedeltа alla vocazione di cristiani, che il Signore ha concesso a ognuno di noi.
Quando si desidera sinceramente vivere di fede, di amore e di speranza, rinnovare il proprio impegno non и come riprendere una cosa lasciata in disuso. Quando c'и fede, amore e speranza, rinnovarsi significa – nonostante gli errori personali, le cadute, le debolezze – voler restare nelle mani di Dio, confermare un cammino di fedeltа. Rinnovare l'impegno – ripeto – и rinnovare la fedeltа a quanto il Signore vuole da noi: che amiamo con i fatti.
L'amore ha necessariamente le sue manifestazioni caratteristiche. A volte si parla dell'amore come se fosse un impulso verso la propria soddisfazione o una semplice risorsa per completare egoisticamente la propria personalitа. Ma non и cosм: l'amore vero и un uscire da se stessi, и un darsi. L'amore porta con sй la gioia, ma и una gioia con le radici a forma di croce. Finchй siamo sulla terra, finchй non и raggiunta la pienezza della vita futura, non vi puт essere amore vero senza esperienza di sacrificio, di dolore. Un dolore che si gusta, che и amabile, che и fonte di intimo gaudio; ciт nondimeno и un dolore reale, perchй si tratta di vincere il proprio egoismo e di prendere l'Amore come regola di tutte e singole le nostre azioni.

44 Le opere dell'Amore sono sempre grandi, benchй si tratti di cose in apparenza piccole. Dio si и avvicinato a noi, creature povere, e ci ha detto che ci ama: Le mie delizie sono tra i figli degli uomini 137. Il Signore ci fa conoscere che tutto ha importanza: sia le azioni che ai nostri occhi appaiono grandi, sia quelle che invece giudichiamo di poco valore. Nulla va perduto. Nessun uomo и disprezzato da Dio. Ognuno и chiamato a partecipare al regno dei Cieli per mezzo del compimento della propria vocazione: nel suo focolare, nella sua professione o mestiere, negli obblighi corrispondenti al proprio stato, nel compimento dei doveri civili, nell'esercizio dei propri diritti.
И quanto ci insegna la vita di san Giuseppe: semplice, normale, comune, fatta di anni di lavoro uguale, di giorni che si susseguono con apparente monotonia. Ho pensato tutto ciт molte volte meditando la figura di Giuseppe, ed и questa una delle ragioni della mia speciale devozione per lui.
Quando Sua Santitа Giovanni XXIII annunziт, nel discorso di chiusura della prima sessione del Concilio Vaticano II, che nel canone della Messa sarebbe stato introdotto il nome di Giuseppe, un'alta personalitа ecclesiastica si affrettт a telefonarmi per dirmi: « Rallegramenti! A quell'annunzio ho pensato subito a lei, alla gioia che ne avrebbe avuto ». Ed era cosм, perchй nell'assemblea conciliare, che rappresenta la Chiesa intera riunita nello Spirito Santo, si proclamava l'immenso valore soprannaturale della vita di Giuseppe, il valore di una vita semplice di lavoro vissuta alla presenza di Dio in perfetto compimento della divina volontа.

La santificazione del lavoro

45 Per descrivere lo spirito dell'Opus Dei, l'istituzione alla quale ho dedicato la mia vita, ho detto che esso poggia e fa perno sul lavoro ordinario, sul lavoro professionale esercitato in mezzo al mondo. La vocazione divina ci affida una missione, ci invita a partecipare al compimento della Chiesa, a essere testimoni di Cristo dinanzi agli uomini, nostri uguali, e a portare a Dio tutte le cose.
La vocazione accende in noi una luce che ci fa riconoscere il senso della nostra esistenza. La vocazione ci convince, con la luminositа della fede, del perchй della nostra realtа terrena. Tutta la nostra vita, quella presente, quella passata e quella che verrа, acquista un nuovo rilievo, una profonditа mai prima immaginata. Tutti gli eventi e tutte le circostanze occupano ora il loro vero posto: comprendiamo dove il Signore vuole condurci e ci sentiamo come trascinati da questa missione che Egli ci affida.
Dio ci tira fuori dalle tenebre della nostra ignoranza, dal nostro brancolare in mezzo ai mille casi della storia, e ci chiama con voce potente, come un giorno chiamт Pietro e Andrea: Seguitemi, vi foro pescatori di uomini 138, qualunque sia il posto che occupiamo nel mondo.
Chi vive della fede incontrerа difficoltа e lotta, dolore anche amarezza, mai perт lo scoraggiamento o l'angoscia, perchй sa che la sua vita и utile, sa il perchй della sua esistenza terrena: Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminerа nelle tenebre, ma avrа la luce della vita 139.
Per meritare questa luce di Dio и necessario amare, avere l'umiltа di riconoscere il nostro bisogno d'essere salvati e dire con Pietro: Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio 140. Se ci decidiamo ad agire cosм, se lasciamo entrare nel nostro cuore la chiamata di Dio, potremo sinceramente dire che non camminiamo nelle tenebre, perchй al di sopra delle nostre miserie e dei nostri personali difetti brilla la luce di Dio, come il sole brilla al di sopra della tempesta.

46 La fede e la vocazione cristiana impregnano non una parte, ma tutta la nostra esistenza. I rapporti con Dio sono necessariamente rapporti di dedizione e assumono un senso di totalitа. L'atteggiamento dell'uomo di fede и di guardare alla vita, in tutte le sue dimensioni, con una prospettiva nuova: quella che ci и data da Dio.
Voi che oggi celebrate con me la festa di san Giuseppe, siete persone dedite al lavoro in varie attivitа professionali, formate vari focolari e appartenete a diverse nazioni, razze e lingue. Vi siete educati nelle aule universitarie o nelle fabbriche, avete esercitato per anni la vostra professione, avete intessuto rapporti di lavoro e di amicizia con i vostri compagni, avete partecipato alla soluzione dei problemi collettivi delle vostre imprese e della vostra societа.
Ebbene, vi ricordo ancora una volta che tutto ciт non и estraneo ai piani divini. La vostra vocazione umana и parte importante della vostra vocazione divina. Ecco il motivo per cui dovete santificarvi – collaborando al tempo stesso alla santificazione degli altri – santificando precisamente il vostro lavoro e il vostro ambiente, e cioи la professione o il mestiere che riempie i vostri giorni, che dа una fisionomia peculiare alla vostra personalitа umana, che и il vostro modo di essere presenti nel mondo; e, assieme al lavoro, il focolare, la vostra famiglia e, infine, la nazione ove siete nati e che amate.

47 Il lavoro accompagna inevitabilmente la vita dell'uomo sulla terra. Assieme ad esso compaiono lo sforzo, la fatica, la stanchezza, come manifestazione del dolore e della lotta che fanno parte della nostra esistenza attuale e che sono segni della realtа del peccato e del bisogno di redenzione. Ma il lavoro non и in se stesso una pena, nй una maledizione, nй un castigo: coloro che parlano cosм non hanno letto bene la Sacra Scrittura. И tempo che i cristiani dicano ben forte che il lavoro и un dono di Dio e che non ha alcun senso dividere gli uomini in categorie diverse secondo il tipo di lavoro; и testimonianza della dignitа dell'uomo, del suo dominio sulla creazione; promuove lo sviluppo della sua personalitа, и vincolo di unione con gli altri uomini, fonte di risorse per sostenere la propria famiglia, mezzo per contribuire al miglioramento della societа in cui si vive e al progresso di tutta l'umanitа.
Per il cristiano, queste prospettive si dilatano. Il lavoro appare infatti come partecipazione all'opera creatrice di Dio, il quale, avendo creato l'uomo, gli diede la sua benedizione: Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra 141. E inoltre il lavoro, essendo stato assunto da Cristo, diventa attivitа redenta e redentrice: non solo и l'ambito nel quale l'uomo vive, ma mezzo e strada di santitа, realtа santificabile e santificatrice.

48 Non bisogna pertanto dimenticare che tutta la dignitа del lavoro и fondata sull'Amore. Il grande privilegio dell'uomo и di poter amare, trascendendo cosм l'effimero e il transitorio. L'uomo puт amare le altre creature, puт dire un tu e un io pieni di significato. E puт amare Dio, che ci apre le porte del Cielo, ci costituisce membri della sua famiglia, ci autorizza a dar del tu anche a Lui, a parlargli faccia a faccia.
L'uomo, pertanto, non deve limitarsi a fare delle cose, a costruire oggetti. Il lavoro nasce dall'amore, manifesta l'amore, и ordinato all'amore. Riconosciamo Dio non solo nello spettacolo della natura, ma anche nell'esperienza del nostro lavoro, del nostro sforzo. Sapendoci posti da Dio sulla terra, amati da Lui ed eredi delle sue promesse, il lavoro diviene preghiera, rendimento di grazie. E giusto che ci si dica: Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per gloria di Dio 142.

49 Il lavoro и anche apostolato, occasione di servizio agli uomini per far loro conoscere Cristo e condurli al Padre, come conseguenza della Caritа che lo Spirito Santo infonde nelle anime. Tra le indicazioni di san Paolo agli Efesini perchй si manifesti in loro il cambiamento prodotto dalla conversione, dalla loro chiamata al cristianesimo, vi и questa: Chi и avvezzo a rubare non rubi piщ, anzi si dia da fare lavorando onestamente con le proprie mani, per farne parte a chi si trova in necessitа 143.
Gli uomini hanno bisogno del pane della terra, che sostiene la loro vita, e anche del pane del Cielo che illumina e dа calore ai loro cuori. Con il vostro lavoro e con le iniziative che si promuovono a partire da esso, con le amicizie e le relazioni che suscita, voi potete e dovete mettere in pratica quel precetto apostolico.
Quando si lavora con questo spirito, la nostra vita, pur nei limiti propri della condizione terrena, sarа un anticipo della gloria del Cielo, di quella comunitа con Dio e con i santi nella quale regneranno soltanto l'amore, il dono di sй, la fedeltа, l'amicizia, la gioia. Nella vostra attivitа professionale ordinaria e quotidiana, troverete il materiale – reale, solido, di buona qualitа – per realizzare tutta la vita cristiana, per rendere attuale la grazia che ci viene da Cristo.
In questo vostro lavoro professionale, consapevolmente svolto di fronte a Dio, verranno esercitate la fede, la speranza e la caritа. Le diverse situazioni, rapporti e problemi che il vostro lavoro comporta, alimenteranno la vostra preghiera. L'impegno di portare a compimento il vostro dovere ordinario sarа l'occasione per sentire la Croce, che и essenziale nella vita di un cristiano. L'esperienza della vostra debolezza e gli insuccessi – immancabili in ogni sforzo umano – vi daranno piщ realismo, piщ umiltа, piщ comprensione per gli altri. I successi e le gioie saranno un invito alla gratitudine e vi faranno pensare che non vivete per voi stessi, ma al servizio degli altri e di Dio.

Per servire, servire

50 Per raggiungere questo stile di vita e santificare la professione, и necessario anzitutto lavorare bene, con serietа umana e soprannaturale. A questo punto voglio ricordarvi, per contrasto, un vecchio racconto tratto dai vangeli apocrifi: Il padre di Gesщ, che era falegname, fabbricava aratri e gioghi. Una volta gli fu incaricato un letto per una certa persona di buona posizione. Ma, intrapreso il lavoro, accadde che una delle assi riuscisse piщ corta dell'altra, e Giuseppe non sapeva che fare. Allora Gesщ bambino disse a suo padre: colloca in terra le due assi e livellale a una delle estremitа. E cosм fece Giuseppe. Gesщ si mise dall'altra parte, prese l'asse piщ corta e la tirт, finchй raggiunse la lunghezza dell'altra. Giuseppe, suo padre, rimase ammirato del prodigio e copri il bambino di baci e di abbracci, dicendo: « Me felice, perchй Dio mi ha dato questo bambino » 144. No, Giuseppe non ringraziava Dio per queste cose; il suo lavoro non poteva essere di quel tipo. San Giuseppe non era l'uomo dalle soluzioni facili e miracolistiche; era uomo perseverante, tenace e – all'occorrenza – ingegnoso.
Il cristiano sa che Dio fa miracoli: li ha compiuti secoli fa, ha continuato a compierli e li compie tuttora, perchй la mano del Signore non и troppo corta. 145. Ma i miracoli sono una manifestazione della potenza salvifica di Dio, e non un espediente per risolvere le conseguenze della nostra inettitudine o per agevolare la nostra comoditа. Il miracolo che il Signore vi chiede и la perseveranza nella vostra vocazione cristiana e divina e la santificazione del lavoro d'ogni giorno: il miracolo di trasformare la prosa quotidiana in versi epici, in virtщ dell'amore con cui svolgete la vostra occupazione abituale. И lа che Dio vi attende, chiamandovi a essere anime dotate di senso di responsabilitа, ricche di zelo apostolico e professionalmente competenti.
Pertanto, volendo dare un motto al vostro lavoro, potrei indicarvi questo: Per servire, servire. In primo luogo, infatti, per realizzare le cose bisogna saperle condurre a termine. Non credo alla rettitudine di intenzione di chi non si sforza di ottenere la competenza necessaria per svolgere debitamente i compiti che gli sono affidati. Non basta voler fare il bene; и necessario saperlo fare. E, se il nostro volere и sincero, deve tradursi nell'impegno di impiegare i mezzi adeguati per compiere le cose fino in fondo, con perfezione umana.

51 Ma anche questo servizio umano, questa idoneitа potremmo chiamare tecnica, questo saper fare il proprio mestiere, deve essere dotato di una caratteristica che fu fondamentale nel lavoro di Giuseppe e che tale dovrebbe essere anche per ogni cristiano: lo spirito di servizio, il desiderio di lavorare per contribuire al bene comune. Il lavoro di Giuseppe non tendeva all'affermazione di sй, anche se effettivamente la dedizione a una vita di lavoro gli aveva dato una personalitа matura e spiccata. Il Patriarca lavorava con la consapevolezza di compiere la volontа di Dio, pensando al bene dei suoi – Gesщ e Maria – e avendo presente il bene di tutti gli abitanti della piccola Nazaret.
A Nazaret Giuseppe doveva essere uno dei pochi artigiani del villaggio, o forse l'unico. Probabilmente era falegname. Ma, come accade nei piccoli paesi, doveva essere capace di fare anche altre cose: rimettere in funzione il mulino, o riparare prima dell'inverno le crepe di un tetto. Giuseppe, indubbiamente, con un lavoro ben fatto, risolveva le difficoltа di molta gente. La sua attivitа professionale era orientata al servizio degli altri, a rendere piщ gradevole la vita delle famiglie del villaggio; ed era certamente accompagnata da un sorriso, da una parola opportuna, da uno di quei commenti fatti di sfuggita, ma che servono a ridare la fede e la gioia a chi sta per perderle.

52 In certe occasioni, lavorando per persone piщ povere di lui, immaginiamo Giuseppe che accetta un compenso simbolico, quanto basta a lasciare l'altra persona con la soddisfazione di aver pagato. Ma normalmente Giuseppe si sarа fatto pagare il giusto prezzo, nй piщ nй meno. Avrа saputo esigere, secondo giustizia, quanto gli era dovuto, poichй la fedeltа a Dio non richiede la rinuncia a diritti che in realtа sono doveri: e Giuseppe era tenuto a esigere il giusto, perchй con il compenso del suo lavoro doveva sostenere la Famiglia che Dio gli aveva affidato. L'esigere un diritto non deve essere perт frutto di egoismo individualista. Non si ama la giustizia se non si desidera di vederla compiuta in favore degli altri. Nemmeno и lecito chiudersi in una religiositа comoda, che dimentica i bisogni del prossimo. Chi desidera essere giusto agli occhi di Dio, si sforza di promuovere concretamente la giustizia tra gli uomini. E non soltanto per il buon motivo di non occasionare ingiuria al nome di Dio, ma anche perchй essere cristiani significa fare proprie tutte le nobili aspirazioni umane. Parafrasando una nota frase dell'apostolo Giovanni 146, si puт dire che chi afferma d'essere giusto con Dio, ma non lo и con gli uomini, и menzognero, e la veritа non dimora in lui.
Io, come tutti i cristiani che hanno vissuto quel momento, accolsi con emozione e con gioa, anni fa, l'istituzione della festivitа liturgica di san Giuseppe Lavoratore. Questa festa, che и la canonizzazione del valore divino del lavoro, dimostra che la Chiesa, nella sua vita sociale e pubblica, si fa eco di quelle veritа centrali del Vangelo che Dio vuole siano meditate in modo speciale in questa nostra epoca.

53 Di questo tema abbiamo parlato molto in altre occasioni, ma permettetemi di insistere ancora una volta sulla naturalezza e la semplicitа della vita di Giuseppe, che non si teneva distante dai suoi vicini e non innalzava barriere superflue.
Pertanto, anche se forse conviene farlo in taluni momenti o situazioni, generalmente non mi piace parlare di operai cattolici, di medici cattolici, di ingegneri cattolici e cosм via, come per indicare una specie all'interno di un determinato genere, come se i cattolici formassero un gruppetto separato dagli altri uomini, perchй cosм si dа la sensazione che esista un fossato tra i cristiani e il resto dell'umanitа. Rispetto l'opinione contraria, ma penso che sia molto piщ appropriato parlare di operai che sono cattolici o di cattolici che sono operai, di ingegneri che sono cattolici o di cattolici che sono ingegneri. Perchй l'uomo che ha fede ed esercita una professione
– intellettuale, tecnica o manuale – и e si sente unito agli altri, uguale agli altri, con gli stessi diritti e gli stessi obblighi, con lo stesso desiderio di migliorare e lo stesso slancio per affrontare e risolvere i problemi comuni. Il cattolico, accettando tutto ciт, saprа fare della sua vita quotidiana una testimonianza di fede, di speranza, di caritа; testimonianza semplice e spontanea che, senza manifestazioni vistose, ma attraverso la coerenza di vita, dа rilievo alla costante presenza della Chiesa nel mondo: giacchй tutti i cattolici sono essi stessi Chiesa, membri a pieno diritto dell'unico Popolo di Dio.

Il rapporto tra Gesщ e Giuseppe

54 Giа da tempo amo recitare una commovente invocazione a san Giuseppe che la Chiesa stessa ci propone tra le preghiere di preparazione alla Messa: O beato Giuseppe, uomo felice, a cui fu concesso che quel Dio, che molti re vollero vedere e non videro, sentire e non sentirono, non solo fosse da te visto e sentito, ma anche portato in braccio, baciato, vestito e custodito: prega per noi. Questa preghiera ci servirа a entrare nell'ultimo tema che voglio toccare: il rapporto intimo e affettuoso tra Giuseppe e Gesщ.
La vita di Gesщ fu per Giuseppe una continua scoperta della propria vocazione. Abbiamo giа ricordato quei primi anni pieni di eventi in apparente contrasto: glorificazione e fuga, dignitа dei Magi e povertа del presepio, canto di angeli e silenzio degli uomini. Quando giunge il momento di presentare il Bambino al tempio, Giuseppe, che porta la povera offerta di un paio di tortore, ascolta Simeone e Anna che proclamano che Gesщ и il Messia. Suo padre e sua madre – ci narra san Luca – si stupivano delle cose che si dicevano di lui 147. Piщ tardi, quando il Bambino rimane nel tempio senza che Maria e Giuseppe se ne avvedano, ritrovandolo dopo tre giorni, essi – и sempre Luca che narra – restarono meravigliati 148.
Giuseppe resta sorpreso, si meraviglia. Dio gli ha rivelato i suoi piani ed egli cerca di capirli. Come ogni anima che vuole seguire Gesщ da vicino, egli scopre subito che non и possibile camminare con passo stanco, che non si possono far le cose per abitudine. Dio, infatti, non accetta che ci si stabilizzi a un certo livello, che ci si adagi sulle posizioni raggiunte. Dio esige costantemente di piщ, e le sue vie non sono le nostre vie terrene. San Giuseppe, meglio di chiunque altro prima o dopo di lui, ha imparato da Gesщ a essere pronto a riconoscere le meraviglie di Dio, a tenere aperti l'anima e il cuore.

55 Ma se Giuseppe ha appreso da Gesщ a vivere in modo divino, oserei dire che, nell'umano, egli ha insegnato cose al Figlio di Dio. C'и qualcosa che non mi soddisfa nel titolo di padre putativo con cui sovente si designa Giuseppe, perchй induce a pensare che i rapporti tra Giuseppe e Gesщ fossero freddi ed esteriori. И vero che la nostra fede ci insegna che non era padre secondo la carne, ma non и questa l'unica paternitа.
A Giuseppe – leggiamo in sant'Agostino – non solo si deve il nome di padre, ma anzi, gli si deve piщ che a nessun altro. E come era padre? Tanto piщ profondamente fu padre quanto piщ casta fu la sua paternitа. Alcuni pensavano che fosse padre del Signore nostro Gesщ Cristo allo stesso modo che sono padri coloro che generano secondo la carne e che non ricevono i loro figli soltanto come frutto di un legame spirituale. Per questo Luca dice: « Era figlio, come si credeva, di Giuseppe ». Perchй dice "come si credeva"? Perchй il pensiero e il giudizio umani si riferiscono a quel che suole accadere tra gli uomini. E il Signore non nacque dal seme di Giuseppe. Tuttavia, dalla Vergine Maria nacque un figlio alla caritа e alla pietа di Giuseppe: ed era il Figlio di Dio 149.
Giuseppe amт Gesщ come un padre ama suo figlio e gli si dedicт dandogli il meglio che poteva. Giuseppe, prendendo cura di quel Bambino che gli era stato affidato, fece di Gesщ un artigiano: gli trasmise il suo mestiere. Gli abitanti di Nazaret parleranno pertanto di Gesщ chiamandolo a volte l'artigiano, altre volte il figlio dell'artigiano 150. Gesщ lavorт nella bottega di Giuseppe e accanto a Giuseppe. Quali saranno state le doti di Giuseppe, come avrа operato in lui la grazia, da renderlo capace di portare a termine la maturazione umana del Figlio di Dio? Perchй Gesщ dovette rassomigliargli in molti aspetti: nel modo di lavorare, nei lineamenti del suo carattere, nell'accento. Il realismo di Gesщ, il suo spirito di osservazione, il modo di sedere a mensa e spezzare il pane, il gusto per il discorso concreto, prendendo spunto dalle cose della vita ordinaria: tutto ciт и il riflesso dell'infanzia e della giovinezza di Gesщ, e quindi pure il riflesso della dimestichezza con Giuseppe.
Non и possibile negare la grandezza del mistero: questo Gesщ, che и uomo, che parla con l'inflessione di una determinata regione di Israele, che assomiglia a un artigiano di nome Giuseppe, costui и il Figlio di Dio. E chi puт insegnare qualcosa a chi и Dio? Ma Gesщ и realmente uomo e vive normalmente: prima come bambino, poi come ragazzo che comincia a dare una mano nella bottega di Giuseppe, finalmente come uomo maturo, nella pienezza dell'etа. E Gesщ cresceva in sapienza, etа e grazia davanti a Dio e agli uomini 151.

56 Giuseppe и stato, nell'ordine naturale, maestro di Gesщ: ha avuto con Lui rapporti quotidiani delicati e affettuosi, e se n'и preso cura con lieta abnegazione. Tutto ciт non и forse un buon motivo per considerare questo uomo giusto, questo santo Patriarca, in cui culmina la fede dell'Antica Alleanza, come Maestro di vita interiore? La vita interiore non и altro che il rapporto assiduo e intimo con Cristo, allo scopo di identificarci con Lui. E Giuseppe saprа dirci molte cose di Gesщ. Pertanto, non tralasciate mai di frequentarlo: Andate da Giuseppe, raccomanda la tradizione cristiana con una frase dell'Antico Testamento 152.
Maestro di vita interiore, lavoratore impegnato nel dovere quotidiano, servitore fedele di Dio in continuo rapporto con Gesщ: questo и Giuseppe. Andate da Giuseppe. Da Giuseppe il cristiano impara che cosa significa essere di Dio ed essere pienamente inserito tra gli uomini, santificando il mondo. Frequentate Giuseppe e incontrerete Gesщ. Frequentate Giuseppe e incontrerete Maria, che riempi sempre di pace la bottega di Nazaret.

 «    La conversione dei figli di Dio    » 

Omelia pronunciata il 2 marzo 1952, prima domenica di Quaresima

57 Siamo entrati nel tempo di Quaresima, tempo di penitenza, di purificazione, di conversione. Non и un compito facile. Il cristianesimo non и un cammino comodo: non basta "stare" nella Chiesa e far passare gli anni. Nella nostra vita, vita di cristiani, la prima conversione – quel momento irripetibile, indimenticabile, in cui si vede con tanta chiarezza tutto ciт che il Signore ci chiede – и importante; perт ancora piщ importanti e difficili sono le conversioni successive. Per agevolare l'opera della grazia divina che si manifesta in esse, occorre conservare un animo giovane, invocare il Signore, ascoltarlo, scoprire ciт che in noi non va, chiedere perdono.
Invocabit me et ego exaudiam eum, se mi invocherete vi ascolterт, dice il Signore 153. Considerate quanto и meravigliosa la sollecitudine di Dio verso di noi; и sempre disposto ad ascoltarci, sempre attento alla parola dell'uomo. In ogni tempo – ma ora in modo speciale, perchй il nostro cuore и ben disposto, deciso a purificarsi – Egli ci ascolta e non sarа sordo alle richieste di un cuore contrito e umiliato 154.
Il Signore ci ascolta per intervenire, per entrare nella nostra vita, liberarci dal male, colmarci di bene: Eripiam eum et glorificabo eum 155, ci libererа e ci glorificherа. Ecco la speranza della gloria: ritroviamo qui, come giа in altre occasioni, l'inizio di quell'intimo movimento che и la vita spirituale. La speranza di questa glorificazione accresce la nostra fede e stimola la nostra caritа. In tal modo le tre virtщ teologali, virtщ divine che ci fanno simili a Dio nostro Padre, diventano operanti.
Quale miglior modo di cominciare la Quaresima? Il rinnovamento della fede, della speranza e della caritа и la fonte dello spirito di penitenza, che и desiderio di purificazione. La Quaresima non и solo un'occasione per intensificare le nostre pratiche esteriori di mortificazione: se pensassimo che и solo questo, ci sfuggirebbe il suo significato piщ profondo per la vita cristiana, perchй quegli atti esterni – vi ripeto – sono frutto della fede, della speranza, dell'amore.

58 Qui habitat in adiutorio Altissimi, in protectione Dei coeli commorabitur 156, abitare sotto la protezione di Dio, vivere con Dio: in questo consiste la rischiosa sicurezza del cristiano. Bisogna persuadersi che Dio ci ascolta, che и accanto a noi: e il nostro cuore si riempirа di pace. Ma vivere con Dio и indubbiamente un rischio, perchй il Signore non si accontenta di condividere: chiede tutto. E avvicinarsi un po' di piщ a Lui vuoi dire essere disposti a una nuova conversione, a una nuova rettificazione, ad ascoltare piщ attentamente le sue ispirazioni, i santi desideri che egli fa sbocciare nella nostra anima, e a metterli in pratica.
Certo, dai tempi della nostra prima decisione cosciente di vivere integramente la dottrina di Cristo, abbiamo fatto molti passi sulla strada della fedeltа alla sua Parola. Eppure, non и vero che restano ancora tante cose da fare? Non и vero che resta, soprattutto, tanta superbia? C'и indubbiamente bisogno di un nuovo cambiamento, di una lealtа piщ piena, di un'umiltа piщ profonda, affinchй diminuisca il nostro egoismo e Cristo cresca in noi; infatti, illum oportet crescere, me autem minui 157, bisogna che Egli cresca e che io sminuisca.
Non si puт rimanere inerti. И necessario avanzare verso la meta indicata da san Paolo: Non sono piщ io che vivo, ma Cristo vive in me 158. L'ambizione и grande e nobile: и l'identificazione con Cristo, la santitа. D'altronde non c'и altra strada se si desidera essere coerenti con la vita divina che Dio stesso, mediante il battesimo, ha fatto nascere nelle nostre anime. Andare avanti significa progredire in santitа; si retrocede, invece, se si rinuncia allo sviluppo della vita cristiana. Il fuoco dell'amore di Dio ha bisogno di essere alimentato, di crescere ogni giorno, di gettare profonde radici nell'anima; e il fuoco si mantiene vivo a condizione di bruciare cose sempre nuove. Se non avvampa, rischia di estinguersi.
Ricordate le parole di Sant'Agostino: Se dici basta, sei perduto. Guarda sempre avanti, cammina sempre, avanza sempre. Non restare allo stesso posto, non retrocedere, non sbagliare strada 159.
La Quaresima ci pone davanti a degli interrogativi fondamentali: cresce la mia fedeltа a Cristo, il mio desiderio di santitа? Cresce la generositа apostolica nella mia vita di ogni giorno, nel mio lavoro ordinario, fra i miei colleghi? Ognuno risponda silenziosamente, in cuor suo, a queste domande e scoprirа che и necessaria una nuova trasformazione perchй Cristo viva in noi, perchй la sua immagine si rifletta limpidamente nella nostra condotta.
Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua 160. И Cristo che ce lo ripete di nuovo, sottovoce, intimamente: la Croce ogni giorno. Non и solo – scrive san Gerolamo – in tempo di persecuzione e sotto la costrizione del martirio che dobbiamo rinnegare noi stessi quali eravamo in passato, ma in ogni attimo della nostra vita, nelle opere, nei pensieri e nelle parole; e dobbiamo far vedere che siamo degli esseri effettivamente rinati in Cristo 161.
Queste considerazioni non sono, in realtа, altro che l'eco di quelle dell'Apostolo: Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciт come i figli della luce; il frutto della luce consiste in ogni bontа, giustizia e veritа. Cercate ciт che и gradito al Signore 162.
La conversione и cosa di un istante; la santificazione и opera di tutta la vita. Il seme divino della caritа, che Dio ha posto nelle nostre anime, aspira a crescere, a manifestarsi in opere e a produrre frutti che in ogni momento corrispondano ai desideri del Signore. И indispensabile quindi essere disposti a ricominciare, a ritrovare, nelle nuove situazioni della nostra vita, la luce e l'impulso della prima conversione. E questa и la ragione per cui dobbiamo prepararci con un approfondito esame di coscienza, chiedendo aiuto al Signore, per poterlo conoscere meglio e per conoscere meglio noi stessi. Se vogliamo convertirci di nuovo, questa и l'unica strada.

Il tempo propizio

59 Exhortamur ne in vacuum gratiam Dei recipiatis 163, esortiamo a non ricevere invano la grazia di Dio. La grazia divina potrа colmare la nostra anima in questa Quaresima, purchй non chiudiamo le porte del cuore. Dobbiamo avere buone disposizioni, il desiderio di trasformarci veramente, di non giocare con la grazia di Dio.
Non mi piace parlare di timore, perchй ciт che muove il cristiano и l'amore di Dio che и stato manifestato in Cristo e che ci insegna ad amare tutti gli uomini e l'intera creazione; dobbiamo perт parlare di responsabilitа, di serietа. Non vi fate illusioni – ci avverte l'Apostolo – , non ci si puт prendere gioco di Dio 164.
Bisogna decidersi. Non si puт vivere con quelle due candele che, secondo il detto popolare, ogni uomo tiene accese: una a san Michele e una al demonio. Bisogna spegnere la candela del demonio. Dobbiamo consumare la nostra vita facendola ardere tutta intera al servizio di Dio. Se il nostro desiderio di santitа и sincero e docilmente ci mettiamo nelle mani di Dio, tutto andrа bene. Perchй Dio и sempre disposto a darci la sua grazia e, specialmente in questo tempo, la grazia per una nuova conversione, per un miglioramento della nostra vita di cristiani.
Non possiamo considerare la Quaresima come un periodo qualsiasi, una ripetizione ciclica dell'anno liturgico. И un momento unico; и un aiuto divino che bisogna accogliere. Gesщ passa accanto a noi e attende da noi – oggi, ora – un rinnovamento profondo.
Ecce nunc tempus accettabile, ecce nunc dies salutis 165: и il tempo propizio, l'occasione della salvezza. Si sente di nuovo il richiamo del Buon Pastore, la sua voce affettuosa: Ego vocavi te nomine tuo 166. Ci chiama per nome, a uno a uno, con l'appellativo famigliare con cui ci chiamano le persone che ci amano. La tenerezza di Gesщ и inesprimibile.
Considerate con me quanto и meraviglioso l'amore di Dio: il Signore ci viene incontro, ci aspetta, attende lungo la strada in modo che non possiamo fare a meno di vederlo. E ci chiama personalmente, parlandoci delle nostre cose, che sono anche le sue: muove la nostra coscienza al pentimento, l'apre alla generositа e imprime nelle nostre anime il desiderio di essere fedeli e poterci chiamare suoi discepoli. Ci basta percepire queste intime parole della grazia, che suonano come un rimprovero sempre affettuoso, per renderci conto che Egli non ci ha dimenticati in tutto il tempo in cui noi, per nostra colpa, non ci siamo accorti di Lui. Cristo ci ama con l'amore infinito del suo Cuore divino.
Guardate come insiste: Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso 167. Ti promette la gloria, il suo amore; te li dа al momento opportuno e ti chiama. E tu, che cosa dai al Signore? Come risponderai? Come risponderт io stesso all'amore di Gesщ che passa accanto a noi?
Ecce nunc dies salutis, ecco, oggi и il giorno della salvezza. L'appello del Buon Pastore giunge sino a noi: Ego vocavi te nomine tuo, ho chiamato te, per nome. Bisogna rispondere – amore con amor si paga – dicendo: Ecce ego, quia vocasti me 168, mi hai chiamato, eccomi: sono deciso a non fare che il tempo di Quaresima passi come l'acqua sui sassi, senza lasciare traccia; mi lascerт penetrare, trasformare; mi convertirт, mi rivolgerт di nuovo al Signore, amandolo come Egli vuole essere amato.
Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente 169. Che cosa resta del tuo cuore – commenta Sant'Agostino – perchй tu possa amare te stesso? Che cosa resta della tua anima e della tua mente? "Ex toto, Egli dice, con tutto". Totum exigit te, qui fecit te 170, Colui che ti fece, ti vuole tutto.

60 Dopo questa professione d'amore, bisogna comportarsi come veri innamorati di Dio. In omnibus exhibeamus nosmetipsos sicut Dei ministros 171, comportiamoci in ogni occasione come servitori del Signore. Se ti dai a Lui come Lui vuole, l'azione divina si manifesterа nella tua condotta professionale, nel lavoro, nell'impegno per rendere divine le cose umane, grandi o piccole che siano, perchй mediante l'amore tutte acquistano una nuova dimensione.
Ma in questa Quaresima non possiamo dimenticare che voler essere servitori di Dio non и facile. Il testo di san Paolo propostoci dalla Messa di oggi ce ne ricorda le difficoltа: Come ministri di Dio – scrive l'Apostolo – con molta fermezza nelle tribolazioni, nelle necessitа, nelle angosce, nelle percosse, nelle prigioni, nei tumulti, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni; con purezza, sapienza, pazienza, benevolenza, spirito di santitа, amore sincero; con parole di veritа, con la potenza di Dio 172.
Nei momenti piщ diversi della vita, in tutte le situazioni, dobbiamo comportarci come servitori di Dio, sapendo che il Signore и con noi, e noi siamo suoi figli. Bisogna essere consapevoli della radice divina della nostra vita e agire in conseguenza.
Le parole dell'Apostolo devono riempirvi di gioia, perchй sono la canonizzazione della vostra vocazione, quella di cristiani comuni, di coloro che vivono in mezzo al mondo condividendo con gli altri uomini, loro uguali, affanni, fatiche e gioie. Tutto questo и un cammino divino. Ciт che il Signore vi chiede и di agire, in ogni momento, come suoi figli e servitori.
Non dimentichiamo perт che le circostanze ordinarie della vita sono cammino divino se veramente ci convertiamo e ci doniamo. Perchй il linguaggio di san Paolo и duro: promette al cristiano una vita difficile, rischiosa, in perpetua tensione. Come и stato sfigurato il cristianesimo quando se ne и voluto fare una via comoda! Ma sfigura la veritа anche chi pensasse che questa vita profonda e seria, che conosce vivamente tutti gli ostacoli dell'esistenza umana, sia una vita angosciata, fatta di oppressione e di paura.
Il cristiano и realista, di un realismo soprannaturale e umano che avverte tutte le sfaccettature della vita: il dolore e la gioia, la sofferenza propria e altrui, la sicurezza e il dubbio, la generositа e la tendenza dell'egoismo. Il cristiano conosce tutto e affronta tutto, ricco di maturitа umana e della fortezza che riceve da Dio.

Le tentazioni di Gesщ

61 La Quaresima commemora i quaranta giorni trascorsi da Gesщ nel deserto, in preparazione agli anni di predicazione che culminarono nella Croce e nella gloria della Pasqua. Quaranta giorni di preghiera e di penitenza. Al loro termine, avviene l'episodio che la liturgia di oggi offre alla nostra considerazione nel Vangelo della Messa: le tentazioni di Gesщ 173. Un episodio pieno di mistero, che l'uomo cerca invano di capire – Dio che si sottomette alla tentazione, che lascia agire il Maligno – ma che puт essere meditato chiedendo al Signore che ci faccia comprendere l'insegnamento che vi и contenuto.
Gesщ tentato. La tradizione spiega questa scena considerando che Nostro Signore, per darci esempio in tutto, volle subire anche la tentazione. E infatti и cosм, perchй Gesщ fu perfetto uomo, uguale a noi in tutto, meno che nel peccato 174. Dopo i quaranta giorni di digiuno, mangiando solo – forse – erba e radici e bevendo un po' d'acqua, Gesщ sente fame: fame vera, come quella di qualsiasi creatura. E quando il diavolo gli propone di cambiare in pane le pietre, Nostro Signore non solo rifiuta l'alimento che il suo corpo reclama, ma allontana da sй un incitamento piщ grave, quello di usare del suo potere divino per risolvere, se cosм si puт dire, un problema personale.
Lo avrete notato voi stessi leggendo il Vangelo: Gesщ non fa miracoli in favore di se stesso. Cambia l'acqua in vino per gli sposi di Cana 175 e moltiplica i pani e i pesci per sfamare la folla 176: ma Lui si guadagna il pane, per lunghi anni, col suo lavoro. E piщ tardi, pellegrino per le contrade di Israele, vive dell'aiuto di quelli che lo seguono 177.
Racconta san Giovanni che, dopo un lungo viaggio, giunto al pozzo di Sicar, Gesщ manda i suoi discepoli al paese vicino a cercare provviste; ed Egli vedendo avvicinarsi una samaritana, chiede dell'acqua, poichй non ha di che procurarsene 178. Il suo corpo, affaticato dal lungo cammino, sperimenta la stanchezza e la sete. In altre occasioni, per riacquistare le forze, si abbandona al sonno 179: generositа del Signore che si umilia, che accetta in pieno la condizione umana, che non si serve del suo potere divino per sfuggire alle difficoltа o allo sforzo; che ci insegna a essere forti, ad amare il lavoro, ad apprezzare la nobiltа umana e divina di assaporare le conseguenze del dono di sй.
Nella seconda tentazione, quando il diavolo gli propone di gettarsi dall'alto del Tempio, Gesщ rifiuta di nuovo di servirsi del suo potere divino. Egli non cerca la vanagloria, lo spettacolo, la commedia umana di chi pretende servirsi di Dio come scenario della propria eccellenza. Gesщ vuole compiere la volontа del Padre senza affrettare i tempi nй anticipare l'ora dei miracoli; vuole percorrere passo per passo il faticoso sentiero degli uomini, l'amabile cammino della Croce.
Qualcosa di simile accade nella terza tentazione: gli vengono offerti regni, potere, gloria. Il demonio pretende di estendere agli oggetti delle ambizioni umane l'adorazione che и dovuta solo a Dio: promette una vita facile a chi si prostra davanti a lui, davanti agli idoli. Nostro Signore riporta l'adorazione al suo unico e vero fine, a Dio, e riafferma la sua volontа di servizio: Allontаnati da me, Satana, perchй sta scritto: adorerai il Signore Dio tuo e a lui solo servirai 180.

62 Impariamo da Gesщ. Nella sua vita terrena non ha voluto la gloria che gli spettava: pur avendo diritto a essere trattato come Dio, assunse le sembianze di servo, di schiavo 181. Il cristiano impara cosм che tutta la gloria и per Iddio, e che non puт servirsi della grandezza sublime del Vangelo come strumento di ambizioni e di interessi umani.
Impariamo da Gesщ. Il suo atteggiamento nell'opporsi a ogni gloria umana и in perfetta correlazione con la grandezza incomparabile della sua missione: quella del Figlio amatissimo di Dio che si incarna per la salvezza degli uomini. Una missione che l'amore del Padre ha circondato di una sollecitudine piena di tenerezza: Filius meus es tu, ego hodie genui te. Postula a me et dabo tibi gentes hereditatem tuam 182: tu sei mio figlio, oggi ti ho generato. Chiedi, e ti darт le genti in ereditа.
Il cristiano che, seguendo Cristo, vive in atteggiamento di piena adorazione del Padre, riceve anche lui dal Signore parole di amorosa sollecitudine: Lo salverт, perchй a me si и affidato; lo esalterт, perchй ha conosciuto il mio nome 183.

Gli angeli, nostri amici

63 Gesщ ha detto di no al demonio, al principe delle tenebre. E subito si manifesta la luce: Allora il diavolo lo lasciт ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano 184. Gesщ ha superato la prova; una vera prova, commenta sant'Ambrogio, perchй Egli non agм come Dio, usandone il potere – altrimenti, a che ci sarebbe servito il suo esempio? – ma come uomo, servendosi dei mezzi che aveva in comune con noi 185.
Il demonio ha citato con perfidia l'Antico Testamento: Dio darа ordine ai suoi angeli di custodire il giusto in tutti i suoi passi 186. Ma Gesщ, rifiutandosi di tentare il Padre, restituisce al passo biblico il suo vero significato e infatti, al momento opportuno, come conseguenza della sua fedeltа, vengono i messaggeri di Dio Padre a servirlo.
La tattica usata da Satana con Gesщ nostro Signore merita d'essere considerata: si serve di passi dei libri sacri, ma ne sfigura il senso in modo blasfemo. Gesщ non si lascia ingannare: il Verbo fatto carne conosce bene la Parola divina, scritta per la salvezza degli uomini e non per loro confusione e condanna. Ne possiamo dedurre che chi и unito a Gesщ con l'amore non si lascerа mai ingannare da fraudolente interpretazioni della Scrittura, perchй sa che и tipica opera del diavolo cercare di confondere la coscienza cristiana adoperando dolosamente le parole della Sapienza eterna per trasformare la luce in tenebre.
Soffermiamoci a contemplare l'intervento degli angeli nella vita di Gesщ per capire meglio il loro compito – la missione angelica – nella vita umana. La tradizione cristiana descrive l'Angelo Custode come un grande amico che Dio ha messo accanto a ogni uomo per accompagnarlo nel suo cammino. E per questo ci invita a conoscerlo, a rivolgerci a lui.
La Chiesa, facendoci meditare questi passi della vita di Gesщ, ci ricorda che nel tempo di Quaresima – tempo in cui ci riconosciamo peccatori, pieni di miserie, bisognosi di purificazione – c'и posto anche per la gioia. Perchй la Quaresima и anche tempo di fortezza e di gaudio. Dobbiamo sentirci pieni di coraggio, perchй la grazia del Signore non puт mancare: Dio sarа sempre accanto a noi e manderа i suoi angeli perchй siano i nostri compagni di viaggio, i nostri prudenti consiglieri lungo la via, i collaboratori in tutte le nostre imprese. In manibus suis portabunt te, ne forte offendas ad lapidem pedem tuum 187; gli angeli ti terranno per mano, affinchй il tuo piede non inciampi nei sassi.
Dobbiamo imparare a trattare gli angeli. Rivolgiamoci a loro in questo momento. Parla al tuo Angelo Custode e digli che le acque soprannaturali della Quaresima non stanno passando invano sulla tua anima, ma penetrano in profonditа, perchй il tuo cuore и contrito. Chiedigli di presentare al Signore quella buona volontа che la grazia fa germogliare dalla tua miseria come un giglio che fiorisce nel letame. Sancti Angeli, custodes nostri, defendite nos in proelio, ut non pereamus in tremendo iudicio 188: santi Angeli Custodi, difendeteci nella battaglia, affinchй non sia decretata la nostra morte nel tremendo giudizio.

Filiazione divina

64 Come si spiega questa preghiera fiduciosa, questa sicurezza di essere protetti nella battaglia? И una convinzione che si basa su una realtа che non mi stancherт mai di ammirare: la nostra filiazione divina. Il Signore, che in questa Quaresima ci chiede di convertirci, non и un dominatore tirannico nй un giudice rigido e implacabile: и nostro Padre. Ci parla dei nostri peccati, dei nostri errori, della nostra mancanza di generositа; ma lo fa per liberarci da tutto questo e offrirci la sua amicizia e il suo amore. La consapevolezza della nostra filiazione divina riempie di gioia la nostra conversione: ci dice che stiamo tornando alla casa del Padre.
La filiazione divina и il fondamento dello spirito dell'Opus Dei. Tutti gli uomini sono figli di Dio. Ma un figlio si puт comportare con suo padre in diverse maniere. Bisogna rendersi conto che il Signore, volendoci suoi figli, ci ha ammessi a vivere nella sua casa, in mezzo al mondo: ha voluto che fossimo della sua famiglia, che tutte le cose sue fossero nostre e le nostre sue, che lo trattassimo con tanta familiaritа e fiducia da chiedergli, come fa il bambino, la luna!
Un figlio di Dio tratta il Signore come Padre. Non con ossequio servile nй con riverenza formale, ma con sinceritа e fiducia.
Dio non si scandalizza degli uomini, non si stanca delle nostre infedeltа. Il Padre del Cielo perdona qualsiasi offesa, quando il figlio torna a Lui, quando si pente e chiede perdono. Anzi, il Signore и a tal punto Padre da prevenire il nostro desiderio di perdono: и Lui a farsi avanti aprendoci le braccia con la sua grazia.
Non vi dico cose di mia invenzione. Basta ricordare la parabola che il Figlio di Dio ci ha narrato per farci capire l'amore del Padre che и nei Cieli: la parabola del figliol prodigo 189.
Quando era ancora lontano – dice la Scrittura –, suo padre lo vide e si commosse profondamente; gli corse incontro, gli gettт le braccia al collo e lo coprм di baci 190. Le parole del testo sacro sono proprio queste: lo coprм di baci. Si puт parlare in maniera piщ umana? Si puт descrivere con maggior evidenza l'amore paterno di Dio per gli uomini? Davanti a Dio che muove incontro a noi, non possiamo che esclamare, con san Paolo, Abba, Pater! 191, Padre, Padre mio! Pur essendo il creatore dell'universo, non esige titoli altisonanti nй si cura del giusto riconoscimento del suo potere. Vuole che lo chiamiamo Padre e che, assaporando questa parola, l'anima ci si riempia di gioia.
La vita umana, in un certo modo, и un continuo ritorno alla casa del Padre. Ritorno mediante la contrizione, la conversione del cuore, che presuppone il desiderio di cambiare, la decisione ferma di migliorare la nostra vita, e si manifesta pertanto in opere di sacrificio e di dedizione. Ritorno alla casa del Padre per mezzo del sacramento del perdono, nel quale, confessando i nostri peccati, ci rivestiamo di Cristo e ridiventiamo suoi fratelli e membri della famiglia di Dio.
Dio ci aspetta, come il padre della parabola, con le braccia aperte, benchй non lo meritiamo. Non gli importa l'entitа del nostro debito. Come nel caso del figliol prodigo, dobbiamo solo aprire il cuore, sentire la nostalgia del focolare paterno, meravigliarci e rallegrarci di fronte al dono divino di poterci chiamare e di essere – nonostante tante mancanze di corrispondenza – veramente figli di Dio.

65 Che strana capacitа ha l'uomo di dimenticare le cose piщ meravigliose, di abituarsi al mistero! Ricordiamo ancora una volta, in questa Quaresima, che il cristiano non puт essere superficiale. Pienamente inserito nel suo lavoro ordinario, in mezzo agli altri uomini – a cui и uguale in tutto – attivo, impegnato, in tensione, il cristiano deve, nello stesso tempo, essere pienamente in Dio, perchй ne и figlio.
La filiazione divina и una veritа lieta, un mistero di consolazione. Riempie tutta la nostra vita spirituale perchй ci insegna a trattare, conoscere, amare il nostro Padre del Cielo, e colma di speranza la nostra lotta interiore, dandoci la semplicitа fiduciosa propria dei figli piщ piccoli. Piщ ancora: dal momento che siamo figli di Dio, questa realtа ci porta anche a contemplare con amore e ammirazione tutte le cose che sono uscite dalle mani di Dio, Padre e Creatore. In tal modo, и amando il mondo che diventiamo contemplativi in mezzo al mondo.
Nella Quaresima, la liturgia ha presenti le conseguenze del peccato di Adamo nella vita dell'uomo. Adamo non volle essere un buon figlio di Dio e si ribellт. Ma giа risuona incessante l'eco del felix culpa – felice colpa – che la Chiesa intera, piena di gioia, canterа nella veglia di Pasqua 192.
Dio Padre, giunta la pienezza dei tempi, inviт al mondo il suo Figlio unigenito perchй ristabilisse la pace; perchй, redenti dal peccato, adoptionem filiorum reciperemus 193, fossimo costituiti figli di Dio, liberati dal giogo della schiavitщ, resi capaci di partecipare all'intimitа della Trinitа divina. E cosм и stata data all'uomo nuovo, al nuovo innesto dei figli di Dio 194, la possibilitа di riscattare la creazione intera dal disordine, restaurando tutte le cose in Cristo 195, in Colui che le ha riconciliate con Dio 196.
Tempo di penitenza, quindi. Ma la penitenza, lo abbiamo giа visto, non и un compito negativo. La Quaresima va vissuta in quello spirito di filiazione che Cristo ci ha comunicato e che palpita nella nostra anima 197. Il Signore ci chiama ad avvicinarci a Lui con il desiderio di essere come Lui: Fatevi imitatori di Dio quali figli suoi carissimi 198, collaborando umilmente ma con fervore al divino proposito di unire ciт che и diviso, di salvare ciт che и perduto, di ordinare ciт che il peccato dell'uomo ha sconvolto, di ricondurre al suo fine ciт che se ne и allontanato, di ristabilire la divina concordia di tutto il creato.

66 La liturgia della Quaresima assume a volte toni drammatici, conseguenza della meditazione su ciт che significa per l'uomo allontanarsi da Dio. Ma non и questa l'ultima parola. L'ultima parola la dice Dio, ed и la parola del suo amore salvifico e misericordioso e, pertanto, la parola che dichiara la nostra filiazione divina. Per questo vi ripeto oggi con san Giovanni: Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! 199. Figli di Dio, fratelli del Verbo fatto carne, di colui di cui fu detto: In lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini 200. Figli della luce, dunque, e fratelli della luce; portatori dell'unica fiamma capace di accendere i cuori degli uomini.
Mentre, fra poco, la santa Messa proseguirа, ciascuno di voi dovrа considerare che cosa gli chiede il Signore, quali propositi, quali decisioni vuole promuovere in Lui l'azione della grazia. Costatando dentro di voi queste esigenze soprannaturali e umane di donazione e di lotta, non dimenticate che Gesщ Cristo и il nostro modello. E ricordate anche che Gesщ, che и Dio, permise che fosse tentato, affinchй ci riempissimo di coraggio e fossimo certi della vittoria. Egli infatti non perde battaglie, e noi, uniti a Lui, non saremo mai vinti, e potremo chiamarci ed essere veramente vincitori: buoni figli di Dio.
Cerchiamo di vivere contenti. Io sono contento. Non dovrei esserlo se guardo la mia vita e faccio quell'esame personale di coscienza che il tempo liturgico di Quaresima ci richiede. Eppure sono contento perchй vedo che il Signore mi cerca ancora una volta, che il Signore continua a essere mio Padre. So che tutti noi, forti dello splendore e dell'aiuto della grazia, sapremo vedere con decisione che cosa bisogna bruciare, e la bruceremo; che cosa bisogna strappare, e la strapperemo; che cosa bisogna donare, e la doneremo.
Il lavoro non и facile, ma abbiamo una guida chiara, una realtа da cui non possiamo nй dobbiamo prescindere: siamo amati da Dio. Lasceremo dunque che lo Spirito Santo agisca in noi e ci purifichi, e cosм abbracceremo il Figlio di Dio crocifisso e risusciteremo con Lui, dato che la gioia della Risurrezione ha le sue radici nella Croce.
Maria, Madre nostra, auxilium christianorum, refugium peccatorum, intercedi presso tuo Figlio affinchй ci invii lo Spirito Santo. Egli risveglierа nel nostro cuore la decisione di camminare con passo fermo e sicuro, e ci farа sentire nell'intimo dell'anima quell'invito che riempм di pace il martirio di uno dei primi cristiani: Veni ad Patrem 201, vieni, torna dal Padre, Egli ti aspetta.

 «    Il rispetto cristiano per la persona e per la sua liberta    » 

Omelia pronunciata il 15 marzo 1961, mercoledм della IV settimana di Quaresima

67 Abbiamo letto nella Santa Messa un brano del Vangelo secondo Giovanni: l'episodio della guarigione miracolosa del cieco nato. Penso che tutti ci siamo commossi ancora una volta di fronte alla potenza e alla misericordia di Dio che non guarda con indifferenza le disgrazie umane. Adesso perт vorrei soffermarmi su altri aspetti, e cioи sul fatto che, quando c'и amor di Dio, anche il cristiano non si sente indifferente alla sorte degli altri e sa trattare tutti con rispetto; viceversa, quando questo amore viene meno, c'и il pericolo di un'invasione fanatica e spietata della coscienza altrui.
Mentre passava – si legge nel Santo Vangelo – Gesщ vide un uomo cieco dalla nascita. 202. Gesщ che passa. Mi sono meravigliato spesso di questo modo semplice di narrare la clemenza divina. Gesщ passa e si accorge subito del dolore. Considerate invece quanto fossero diversi in quel momento i pensieri dei suoi discepoli. Gli domandarono infatti: Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perchй egli nascesse cieco? 203.
Non dobbiamo sorprenderci se molti, anche fra quelli che si considerano cristiani, si comportano in modo analogo: la prima cosa che pensano и il male. Senza averne le prove, lo presuppongono. E non solo lo pensano, ma si permettono anche di esprimerlo in pubblico con giudizi avventati.
Il comportamento dei discepoli potrebbe essere considerato benevolmente come leggerezza. Ma in quella societа – come del resto in quella di oggi, che in questo и cambiata di poco – c'erano altre persone, i farisei, che facevano di questo atteggiamento una norma di condotta. Ricordate in che modo Gesщ Cristo li smaschera. И venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e hanno detto: Ha un demonio. И venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori 204.

Come nascono i falsi giudizi

Attacchi sistematici alla buona fama, denigrazione di una condotta irreprensibile: Gesщ Cristo soffrм questa calunnia mordace e tagliente, e non и strano che certuni riservino lo stesso trattamento a coloro che, pur coscienti delle loro comprensibili e naturali miserie e dei loro errori personali
– piccoli e inevitabili, aggiungerei, data l'umana debolezza – tuttavia desiderano seguire il Maestro. Ma la costatazione di questa realtа non deve indurci a giustificare siffatti peccati e delitti – che con sospetta comprensione vogliono chiamare chiacchiere – contro il buon nome di qualcuno. Gesщ avverte che se hanno chiamato Belzebщ il padre di famiglia non и da sperare che si comportino meglio con quelli della sua casa 205: ma chiarisce pure che colui che chiamerа sciocco suo fratello sarа reo del fuoco dell'inferno 206.
Da dove nasce il giudizio iniquo verso il prossimo? Si direbbe che alcuni hanno sempre davanti agli occhi delle lenti deformanti, che fanno loro vedere tutto storto. Per partito preso, non ammettono che sia possibile l'onestа, o almeno l'impegno costante per comportarsi bene. Tutto in loro и ricevuto – come dice l'antica sentenza – a misura del recipiente, e cioи a misura della loro preconcetta deformazione. Per costoro anche la cosa piщ onesta nasconde necessariamente una cattiva intenzione rivestita dell'apparenza ipocrita del bene. Quando scoprono chiaramente il bene – scrive san Gregorio – vanno a scrutarlo per vedere se non contiene qualche male occulto 207.

68 И difficile far capire a queste persone, nelle quali la deformazione diventa quasi una seconda natura, che и piщ umano e piщ giusto pensare bene del prossimo. Sant'Agostino dа questo consiglio: Cercate di acquistare le virtщ che secondo voi mancano ai vostri fratelli, e cosм non vi accorgerete piщ dei loro difetti, non avendoli voi 208. Per alcuni questo modo di fare sarebbe ingenuitа. Essi sarebbero invece piщ "realisti" e piщ ragionevoli. Erigendo il pregiudizio a norma di giudizio, offendono chiunque prima ancora di averne ascoltato le ragioni. Poi, con "oggettivitа" e "benevolenza", concederanno forse all'offeso la possibilitа di difendersi: il che va contro ogni morale e ogni diritto, perchй, invece di assumersi l'onere di provare le pretese colpe, "concedono" all'innocente il "privilegio" di dimostrare la propria innocenza. Non sarei sincero se non vi confidassi che tutte queste considerazioni sono qualcosa di piщ di un'affrettata spigolatura dai trattati di diritto e di morale. Esse si fondano su un'esperienza che non pochi oggi soffrono nella propria carne, analogamente a quanto и accaduto a molti altri, che sono stati oggetto – spesso e per lunghi anni – di esercitazioni di tiro al bersaglio con mormorazioni, diffamazioni e calunnie. La grazia di Dio e un carattere alieno dal risentimento fanno sм che tutto questo non lasci in loro la minima traccia di amarezza. Mihi pro minimo est, ut a vobis iudicer 209: a me importa ben poco essere giudicato da voi, potrebbero ripetere con san Paolo. A volte, per dirla nel linguaggio corrente, avranno aggiunto che tutto questo non faceva loro nй caldo nй freddo. Ed и la pura veritа.
D'altra parte non posso negare che a me fa una gran pena l'anima di chi attacca ingiustamente la reputazione altrui, perchй l'ingiusto aggressore rovina se stesso. E soffro anche per coloro che, di fronte ad accuse violente e arbitrarie, non sanno dove volgere gli occhi: rimangono sgomenti, non le credono possibili, e magari pensano che si tratti di un incubo.
Qualche giorno fa leggevamo nelle letture della santa Messa il racconto di Susanna, la donna casta che venne ingiustamente accusata di disonestа da due corrotti anziani. Susanna, piangendo, esclamт: « Sono alle strette da ogni parte. Se cedo, и la morte per me; se rifiuto, non potrт scampare dalle vostre mani » 210. Quante volte l'insidia degli invidiosi e degli intriganti mette delle persone oneste in questa stessa situazione! Le si pone di fronte a questa alternativa: offendere Dio oppure vedersi rovinata la reputazione. L'unica soluzione nobile e degna и, allo stesso tempo, estremamente dolorosa, dovendo prendere questa decisione: Meglio per me cadere innocente nelle vostre mani che peccare davanti al Signore 211.

Il diritto all'intimitа

69 Torniamo all'episodio della guarigione del cieco. Gesщ ha replicato ai suoi discepoli che quella disgrazia non и conseguenza del peccato, ma occasione perchй si manifesti la potenza di Dio. E con meravigliosa semplicitа decide che il cieco riacquisti la vista.
Comincia allora per quell'uomo, assieme alla gioia, la tribolazione. Non lo lasciano piщ in pace. I primi a cominciare sono i vicini e quelli che lo avevano visto chiedere l'elemosina 212. Il Vangelo non dice che si rallegrarono, ma che invece stentavano a credergli, benchй il cieco insistesse a ripetere che lui, che ora ci vedeva, era la stessa persona che prima non ci vedeva. Invece di lasciargli godere in pace la grazia ricevuta, lo trascinano dinanzi ai farisei, e quelli tornano a domandargli come sono andate le cose. Egli spiega per la seconda volta: Mi ha posto del fango sopra gli occhi, mi sono lavato e ora ci vedo 213.
I farisei vogliono allora dimostrare che quanto и avvenuto – che и una cosa buona e un grande miracolo – non и avvenuto. Alcuni di loro ricorrono a ragionamenti meschini, ipocriti, tutt'altro che equanimi: ha operato la guarigione in giorno di sabato, e poichй il sabato и proibito lavorare, non puт aver fatto il miracolo. Altri avviano quella che oggi si chiamerebbe un'inchiesta. Vanno a trovare i genitori del cieco: И questo il vostro figlio, che voi dite esser nato cieco? Come mai ora ci vede? 214. La paura dei potenti fa sм che quei poveri genitori diano una risposta che raccoglie tutte le garanzie del metodo scientifico: Sappiamo che questo и il nostro figlio e che и nato cieco; come poi ora ci veda, non lo sappiamo, nй sappiamo chi gli ha aperto gli occhi; chiedetelo a lui, ha l'etа, parlerа lui di se stesso 215.
I promotori dell'inchiesta non ci possono credere, perchй non ci vogliono credere. Chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: (...) Noi sappiamo che quest'uomo – Gesщ Cristo – и un peccatore 216.
In poche parole il testo di san Giovanni ci offre qui un tipico esempio di un tremendo attentato contro il diritto fondamentale, che per natura compete a tutti, di essere trattati con rispetto.
L'argomento continua a essere di attualitа. Non costerebbe molto indicare, ai nostri giorni, esempi di questa curiositа aggressiva che porta a indagare morbosamente nella vita privata degli altri. Un minimo senso di giustizia esige che persino nell'investigazione di un presunto delitto si proceda con cautela e moderazione, senza prendere per sicuro ciт che и solo possibile. Si comprende chiaramente che la curiositа malsana, che porta a rovistare in ciт che non solo non costituisce un reato ma puт essere addirittura un'azione meritoria, deve considerarsi una vera e propria perversione.
Di fronte ai negoziatori del sospetto, che dаnno l'impressione di organizzare una "tratta dell'intimitа", и doveroso difendere la dignitа di ogni persona, il suo diritto al silenzio, a non replicare. E in questa difesa sono d'accordo tutte le persone oneste, cristiane o non cristiane, perchй и in gioco un valore comune: la sacrosanta libertа di essere se stessi, di non esibirsi, di conservare un giusto e delicato riserbo circa le proprie gioie, i propri dolori e le pene di famiglia; e soprattutto la libertа di fare il bene senza ostentazione, di aiutare i bisognosi per puro amore, senza vedersi obbligati a pubblicizzare queste opere di servizio agli altri e tanto meno a offrire l'intimitа della propria anima agli sguardi indiscreti e obliqui di persone che della vita spirituale non sanno niente e non vogliono saperne niente, se non per prendersene gioco empiamente.
Ma com'и difficile sentirsi liberi da questa aggressivitа pettegola! I metodi per non lasciar tranquillo nessuno si sono moltiplicati. Mi riferisco ai mezzi tecnici e anche a quelle diffuse argomentazioni a cui и difficile opporsi se si vuole conservare la buona fama. Per esempio, si parte spesso dal presupposto che tutti si comportino male, e allora, grazie a questo ragionamento assurdo, sembra inevitabile il "meaculpismo", l'autocritica. Se uno non si butta addosso una tonnellata di fango, pensano che non solo и un perfetto mascalzone, ma anche un ipocrita e un presuntuoso.
In altre occasioni il procedimento и diverso. Chi parla o scrive calunniando и disposto ad ammettere che siete persone perbene, ma aggiunge che altri forse non la penseranno allo stesso modo e potrebbero pubblicare che siete dei ladri: come dimostrate che non siete dei ladri? Oppure: lei ha sempre detto che la sua condotta и pulita, nobile, retta; le dispiacerebbe considerarla di nuovo per vedere se non и invece sporca, ignobile e falsa?

70 Non sono esempi immaginari. Sono convinto che qualsiasi persona o qualsiasi istituzione un po' conosciuta potrebbe aggiungerne altri simili. Si и creata in alcuni ambienti la falsa persuasione che il pubblico, il popolo, o comunque lo si voglia chiamare, abbia il diritto di conoscere e interpretare i particolari piщ intimi della vita degli altri.
Permettetemi un accenno a una cosa che и profondamente unita alla mia anima. Da oltre trent'anni ho detto e scritto in mille modi che l'Opus Dei non ha nessun fine temporale, politico, ma cerca soltanto ed esclusivamente di diffondere tra le genti di ogni razza, di ogni condizione sociale e di ogni paese la conoscenza e la pratica della dottrina di salvezza portata da Cristo; cerca soltanto di contribuire a far sм che vi sia piщ amore di Dio sulla terra, e quindi piщ pace, piщ giustizia tra gli uomini, figli di un solo Padre.
Molte migliaia di persone – milioni – hanno capito questo in tutto il mondo. Altri, piuttosto pochi, sembra che non lo abbiano capito, per i motivi che siano. Se il mio cuore и piщ vicino ai primi, tuttavia rispetto e amo anche i secondi, perchй in tutti и da rispettare e stimare la dignitа personale e tutti sono chiamati alla gloria dei figli di Dio.
Ma non manca mai una minoranza settaria che, non comprendendo ciт che io e tanti altri amiamo, vorrebbe che glielo spiegassimo d'accordo con la loro mentalitа, che и esclusivamente politica, estranea a ogni dimensione soprannaturale, attenta unicamente a equilibri di interessi e di pressioni di gruppi.
Se non ricevono una spiegazione cosм, falsa e accomodata ai loro gusti, continuano a pensare che ci siano menzogna, occultamento e piani sinistri.
Lasciate che vi dica che di fronte a questi casi non mi affiggo nй mi preoccupo. Direi anzi che mi diverto, se non fosse che non posso passar sopra al fatto che offendono il prossimo e commettono un peccato che grida vendetta al cospetto di Dio. Io sono aragonese e anche per naturale disposizione di carattere amo la sinceritа, per cui provo una repulsione istintiva per tutto ciт che sa di raggiro. Ho sempre cercato di rispondere con la veritа, senza iattanza e senza orgoglio, anche quando i calunniatori erano maleducati, arroganti, prevenuti e privi del piщ piccolo segno di umanitа.
Mi и venuta alla mente piщ volte la risposta del cieco nato ai farisei che domandavano per l'ennesima volta com'era avvenuto il miracolo: Ve l'ho giа detto e non mi avete ascoltato; perchй volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli? 217.

Il collirio negli occhi

71 Il peccato dei farisei non consisteva nel non vedere Dio in Cristo, bensм nel chiudersi volontariamente in se stessi, perchй non tolleravano che Gesщ, che и la luce, aprisse loro gli occhi 218. Questa cecitа ha un'influenza immediata nei rapporti con i nostri simili. Il fariseo che credendosi luce non permette a Dio di aprirgli gli occhi и lo stesso che tratta con superbia e ingiustamente il prossimo: Io ti ringrazio di non essere come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri; e nemmeno come questo publicano 219. Cosм prega. E al cieco nato, che persiste nel raccontare la veritа della guarigione miracolosa, vengono rivolti questi insulti: Sei nato tutto nei peccati e vuoi insegnare a noi? E lo cacciarono fuori 220.
Tra quelli che non conoscono Cristo ci sono molti galantuomini che, per elementare riguardo, sanno comportarsi con delicatezza e sono sinceri, cordiali, educati. Se loro e noi lasciamo che Cristo guarisca quel resto di cecitа che ancora ci offusca gli occhi, se permettiamo al Signore di applicarci quel fango che nelle sue mani diventa un incomparabile collirio, allora noi potremo vedere le realtа terrene e intravedere le realtа eterne con una luce nuova, con la luce della fede: avremo acquistato uno sguardo puro.
Questa и la vocazione del cristiano: la pienezza della caritа che и paziente, и benigna; non и invidiosa la caritа, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia ma si compiace della veritа. Tutto copre, tutto crede, tutto spera. tutto sopporta 221.
La caritа di Cristo non и soltanto un buon sentimento verso il prossimo, non si limita al piacere della filantropia. La caritа infusa da Dio nell'anima trasforma dal di dentro l'intelligenza e la volontа, fonda soprannaturalmente l'amicizia e la gioia di compiere il bene.
Contemplate l'episodio della guarigione dello storpio, tramandatoci dagli Atti degli Apostoli. Pietro e Giovanni salivano al tempio e, all'entrare, si imbattono in un uomo seduto accanto alla porta; quest'uomo era storpio fin dalla nascita. La scena ricorda quella della guarigione del cieco. Ma in questa occasione i discepoli non pensano che la disgrazia sia dovuta ai peccati personali dell'infermo o a quelli dei suoi genitori. Invece gli dicono: Nel nome di Gesщ Cristo, il Nazareno, alzati e cammina 222. Prima erano pieni d'incomprensione, adesso di misericordia; prima giudicavano temerariamente, adesso guariscono miracolosamente nel nome del Signore. И sempre Gesщ che passa! И Cristo che continua a passare per le strade e le piazze del mondo nella persona dei suoi discepoli, i cristiani: io gli chiedo ardentemente di passare attraverso l'anima di qualcuno di coloro che in questo momento mi ascoltano.

Rispetto e caritа

72 All'inizio ci sorprendeva l'atteggiamento dei discepoli di Gesщ di fronte al cieco nato. Si regolavano su quel disgraziato proverbio: a pensar male non si sbaglia mai. Dopo, quando conoscono meglio il Maestro, quando si rendono conto di ciт che significa essere cristiani, le loro opinioni si ispirano alla comprensione.
In qualsiasi uomo – scrive san Tommaso d'Aquino – esiste qualche aspetto per il quale gli altri possono considerarlo come superiore a loro, come dice l'Apostolo: « Mossi dall'umiltа, considerate gli altri superiori a voi » (Fil 2, 3). D'accordo con questo, tutti gli uomini devono rendersi reciprocamente onore 223. Con la virtщ dell'umiltа scopriamo che le manifestazioni di rispetto alla persona – al suo onore, alla sua buona fede, alla sua intimitа – non sono formalitа convenzionali, ma le prime manifestazioni della caritа e della giustizia.
La caritа cristiana non si limita a dare un soccorso economico ai bisognosi, ma si impegna anzitutto a rispettare e a comprendere ogni persona come tale, nella sua intrinseca dignitа di uomo e di figlio del Creatore. Pertanto gli attentati alla dignitа della persona, alla sua reputazione, al suo onore, stanno a dimostrare che chi li commette non conosce o non pratica alcune veritа della nostra fede cristiana. E che comunque non ha un vero amore di Dio. La caritа con cui amiamo Dio e quella con cui amiamo il prossimo sono una sola virtщ, perchй la ragione di amare il prossimo и appunto Dio, e quando amiamo il prossimo con caritа amiamo Dio 224.
Spero che saremo capaci di trarre delle conseguenze precise da questo nostro momento di conversazione alla presenza del Signore. Anzitutto, il proposito di non giudicare gli altri, di non offendere nemmeno con il dubbio, di annegare il male nella sovrabbondanza del bene, diffondendo intorno a noi la convivenza leale, la giustizia e la pace.
E poi la decisione di non rattristarci mai se la nostra condotta retta и capita male da altri; se il bene che cerchiamo di realizzare con l'aiuto continuo del Signore и interpretato in modo distorto; se qualcuno, con un ingiusto processo alle intenzioni, ci attribuisce propositi malvagi, procedimenti dolosi e simulazione. Perdoniamo sempre, col sorriso sulle labbra. Parliamo chiaramente e senza rancore, se in coscienza riteniamo di dover parlare. E lasciamo tutto nelle mani di Dio nostro Padre, con un silenzio divino – Iesus autem tacebat 225, Gesщ rimaneva in silenzio – se si tratta di offese personali, per brutali e indecorose che siano. Preoccupiamoci solo di fare opere buone: sarа Lui a farle risplendere davanti agli uomini 226.

 «    La lotta interiore    » 

Omelia pronunciata il 4 aprile 1971, domenica delle Palme

73 Al pari di ogni festa cristiana, quella che oggi celebriamo и soprattutto una festa di pace. I rami d'ulivo, nel loro antico simbolismo, evocano un episodio narrato nel libro della Genesi: Noи attese altri sette giorni e di nuovo fece uscire la colomba dall'arca, e la colomba tornт a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco un ramoscello di ulivo. Noи comprese che le acque si erano ritirate dalla terra 227. Ora ricordiamo che l'alleanza tra Dio e il suo popolo и riconfermata e stabilita in Cristo, perchй Egli и la nostra pace 228. Nella meravigliosa unitа della Liturgia della Santa Chiesa Cattolica, che ricapitola il vecchio e il nuovo, noi leggiamo oggi parole di profonda gioia: Le folle degli Ebrei, portando rami d'ulivo, andavano incontro al Signore e acclamavano a gran voce: « Osanna all'Altissimo Dio » 229.
L'acclamazione a Gesщ rievoca nel nostro spirito quella che ne salutт la nascita a Betlemme. Via via che egli avanzava – narra san Luca – stendevano i loro mantelli sulla strada. Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, esultando, cominciт a lodare Dio a gran voce, per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo: « Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel piщ alto dei cieli! 230.

La pace sulla terra

Pax in coelo! Ma gettiamo uno sguardo anche sul mondo. C'и forse pace sulla terra? No, non c'и. Vi и una pace apparente, l'equilibrio della paura, dei compromessi precari. Non c'и pace nemmeno nella Chiesa, cosм scossa da tensioni che lacerano la bianca tunica della Sposa di Cristo. Non c'и pace in tanti cuori che tentano invano di compensare l'inquietudine dell'anima con un'attivitа incessante, con la minuscola soddisfazione di beni che non saziano, perchй lasciano dietro di se il sapore amaro della tristezza.
Le palme – scrive Sant'Agostino – sono segno di trionfo, perchй indicano la vittoria. Il Signore avrebbe vinto morendo sulla Croce. Nel segno della Croce avrebbe trionfato sul diavolo, principe della morte 231. Gesщ и la nostra pace perchй Egli ha vinto. Ha vinto perchй ha combattuto la dura battaglia contro tutto il cumulo di malizia dei cuori umani.
Cristo, nostra pace, и anche Via 232. Se vogliamo la pace, dobbiamo seguire i suoi passi. La pace и la conseguenza della guerra, della lotta. Lotta ascetica, intima, che ogni cristiano и tenuto a sostenere contro tutto ciт che nella sua vita non viene da Dio: la superbia, la sensualitа, l'egoismo, la superficialitа, la meschinitа del cuore. И inutile reclamare la serenitа esteriore quando manca la tranquillitа nella coscienza, nell'intimo dell'anima, perchй dal cuore provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultиri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie 233.

La lotta come impegno d'amore e di giustizia

74 Ma questo linguaggio non suonerа antiquato? Non и stato forse sostituito da parole d'occasione, da cedimenti personali rivestiti di orpelli falsamente scientifici? Non vige ormai un tacito accordo secondo cui i veri beni sono il denaro che compra tutto, il potere temporale, la furbizia di rimanere sempre sulla cresta dell'onda, la sapienza umana che si autodefinisce adulta e ritiene di aver superato il sacro?
Non sono mai stato nй sono pessimista, perchй la fede mi dice che la vittoria di Cristo и definitiva e che Egli ci ha dato, a garanzia della sua conquista, un comando che per noi и un impegno: lottare. Noi cristiani siamo vincolati da un impegno d'amore liberamente accettato quando abbiamo accolto la chiamata della grazia divina; siamo vincolati da un obbligo che ci spinge a lottare tenacemente, perchй sappiamo bene di essere fragili, al pari degli altri uomini. Ma sappiamo anche che, adoperando i mezzi, saremo il sale, la luce, il lievito del mondo: saremo la consolazione di Dio.
La nostra volontа di perseverare con fermezza in questo proposito d'amore и inoltre un dovere di giustizia. Il modo pratico di corrispondere a questa esigenza, comune a tutti i fedeli, и una battaglia incessante. La tradizione della Chiesa ha sempre considerato i cristiani come milites Christi, soldati di Cristo. Soldati che portano agli altri la serenitа mentre combattono costantemente le proprie cattive inclinazioni. Sovente, per scarso senso soprannaturale, per mancanza di fede pratica, non si vuol capire nulla della vita presente concepita come milizia. Si insinua maliziosamente che, considerandoci milites Christi, corriamo il pericolo di servirci della fede per fini temporali di sopraffazione e di parte. Questo modo di pensare и una deprecabile e irragionevole semplificazione che va di pari passo con la comoditа e la viltа.
Non c'и niente di piщ estraneo alla fede cristiana del fanatismo con cui vengono proposti strani connubi tra il profano e lo spirituale, qualunque ne sia il colore. Tale pericolo non esiste se per lotta si intende quello che Cristo ci ha insegnato, e cioи la guerra che ognuno deve combattere contro se stesso, lo sforzo sempre rinnovato di amare di piщ Dio, di respingere l'egoismo, di servire tutti gli uomini. Rinunciare a questa impresa, sotto qualunque pretesto, significa darsi per vinti anzitempo, restare annientati e senza fede, con l'anima abbattuta e dispersa in compiacenze meschine.
Per il cristiano, combattere la propria battaglia al cospetto di Dio e di tutti i fratelli nella fede, и la necessaria conseguenza della sua condizione. Se pertanto qualcuno non lotta, tradisce Gesщ Cristo e il suo Corpo Mistico, che и la Chiesa.

Una lotta senza soste

75 La lotta del cristiano non ha soste, perchй nella vita interiore si verifica quel continuo cominciare e ricominciare che impedisce che a un dato momento la superbia ci faccia considerare perfetti. И inevitabile che vi siano molte difficoltа nel nostro cammino; se non trovassimo ostacoli, non saremmo creature di carne ed ossa. Vi saranno sempre delle passioni pronte a trascinarci in basso, e dovremo sempre difenderci da tali deliri, piщ o meno veementi.
Il fatto di sentire nel corpo e nell'anima il pungolo della superbia, della sensualitа, dell'invidia, della pigrizia, dello spirito di sopraffazione, non dovrebbe costituire una scoperta. Si tratta di un male antico, sistematicamente verificato nella nostra esperienza personale; esso и il punto di partenza e l'atmosfera abituale per vincere in questo intimo sport, nella nostra corsa verso la casa del Padre. San Paolo insegna infatti: Io dunque corro, ma non come chi и senza mиta; faccio il pugilato, ma non come chi batte l'aria; anzi tratto duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitщ, perchй non succeda che dopo aver predicato agli altri, venga io stesso squalificato 234.
Per cominciare a sostenere la prova, il cristiano non deve aspettare segnali esterni o stati d'animo favorevoli. Nella vita interiore ciт che conta non sono gli stati d'animo, ma la grazia divina, la volontа, l'amore. Tutti i discepoli furono capaci di seguire Gesщ nell'ora del trionfo a Gerusalemme, ma quasi tutti lo abbandonarono nell'ora ignominiosa della Croce.
Per amare sul serio и necessario essere forti, leali, avere il cuore saldamente ancorato alla fede, alla speranza e alla caritа. Solo chi и inconsistente e fatuo muta capricciosamente l'oggetto dei suoi affetti, che in realtа non sono affetti, ma soddisfazioni egoistiche. Quando c'и amore c'и lealtа, vale a dire capacitа di donazione, di sacrificio, di rinuncia. E nel bel mezzo della donazione, del sacrificio e della rinuncia, pur con il tormento delle contrarietа, si trovano la felicitа e la gioia; una gioia che nulla e nessuno potrа toglierci.
In questa giostra d'amore, le cadute non devono avvilirci, ancorchй fossero gravi, purchй ci rivolgiamo a Dio nel sacramento della Penitenza con dolore sincero e proposito retto. Il cristiano non и un collezionista fanatico di certificati di servizio senza macchia. Gesщ nostro Signore, che tanto si commuove dinanzi all'innocenza e alla fedeltа di Giovanni, si intenerisce allo stesso modo, dopo la caduta di Pietro, per il suo pentimento. Gesщ, che comprende la nostra fragilitа, ci attrae a sм guidandoci come per un piano inclinato ove si sale a poco a poco, giorno per giorno, perchй desidera che il nostro sforzo sia perseverante. Ci cerca come cercт i discepoli di Emmaus, andando loro incontro; come cercт Tommaso per mostrargli e fargli toccare con le sue stesse mani le piaghe aperte sul suo corpo. Proprio perchй conosce la nostra fragilitа Gesщ attende sempre che torniamo a Lui.

La lotta interiore

76 Ci dice san Paolo: Prendi anche tu la tua parte di sofferenze, come un buon soldato di Cristo Gesщ 235. La vita del cristiano и milizia, и guerra, bellissima guerra di pace che non assomiglia in nulla alle imprese belliche degli uomini, perchй queste si ispirano alla divisione e all'odio, mentre la guerra che i figli di Dio combattono contro il proprio egoismo si fonda sull'unitа e sull'amore. Noi – insegna infatti san Paolo – viviamo nella carne, ma non militiamo secondo la carne. Infatti le armi della nostra battaglia non sono carnali, ma hanno da Dio la potenza di abbattere le fortezze, distruggendo i ragionamenti e ogni baluardo che si leva contro la conoscenza di Dio 236. И la schermaglia senza tregua contro l'orgoglio, contro la prepotenza che ci dispone ad agire malamente, contro l'arroganza nel giudicare.
In questa domenica delle Palme, nel commemorare il giorno in cui il Signore dа inizio alla settimana decisiva per la nostra salvezza, mettiamo da parte le considerazioni superficiali, andiamo all'essenza, a ciт che и veramente importante. Ebbene, la nostra aspirazione и andare in Cielo. Altrimenti non c'и nulla che valga la pena. Per andare in Cielo и indispensabile la fedeltа alla dottrina di Cristo. Per essere fedeli и indispensabile insistere con costanza nella lotta contro gli ostacoli che si oppongono alla nostra felicitа eterna.
So bene che, quando si parla di lotta, si erge dinanzi a noi la consapevolezza della nostra fragilitа che ci fa prevedere le cadute e gli errori. Ma Dio mette in conto queste cose: mentre si cammina и inevitabile che si alzi la polvere della strada. Siamo creature, e come tali abbiamo tanti difetti. Direi che conviene che ve ne siano sempre: sono come un'ombra che fa sм che nell'anima, per contrasto, risaltino di piщ la grazia di Dio e il nostro sforzo di corrispondere al favore divino. Questo chiaroscuro ci fa piщ umani, piщ umili, piщ comprensivi, piщ generosi.
Cerchiamo di non ingannarci: se nella nostra vita costatiamo momenti di slancio e di vittoria, costatiamo pure momenti di decadimento e di sconfitta. Tale и stato sempre il pellegrinaggio terreno dei cristiani, non esclusi quelli che veneriamo sugli altari. Vi ricordate di Pietro, di Agostino, di Francesco? Non ho mai apprezzato quelle biografie che ci presentano – con ingenuitа, ma anche con carenza di dottrina – le imprese dei santi come se essi fossero stati confermati in grazia fin dal seno materno. Non и cosм. Le vere biografie degli eroi della fede sono come la nostra storia personale: lottavano e vincevano, lottavano e perdevano; in tal caso, contriti, tornavano alla lotta.
Non sorprendiamoci di vederci sconfitti con relativa frequenza: di solito, o anche sempre, in cose di poca importanza ma che ci affliggono come se ne avessero molta. Quando c'и amor di Dio, quando c'и umiltа, quando c'и perseveranza e fermezza nella lotta, queste sconfitte non avranno mai molto peso. Non solo, ma verranno le vittorie, che saranno a nostra gloria agli occhi di Dio. Non esiste l'insuccesso quando si agisce con rettitudine di intenzione, quando si vuole compiere la volontа di Dio e si fa affidamento sulla sua grazia, consapevoli del nostro nulla.

77 Ma и in agguato un nemico potente che si oppone al nostro desiderio di incarnare fino in fondo la dottrina di Cristo: и la superbia, che cresce quando non cerchiamo di scoprire dietro agli insuccessi e alle sconfitte la mano benefica e misericordiosa del Signore. L'anima si vela allora di penombra – di triste oscuritа – e si sente perduta. L'immaginazione inventa ostacoli irreali che si dissolverebbero se guardassimo le cose con un briciolo di umiltа. A motivo della superbia e dell'immaginazione l'anima si caccia a volte in tortuosi calvari, nei quali perт non v'и Cristo, perchй dove и il Signore si gode la pace e la gioia, anche quando l'anima и in carne viva e circondata da tenebre.
C'и un altro nemico ipocrita della nostra santificazione: l'idea che la battaglia interiore vada sferrata contro ostacoli straordinari, contro draghi che buttano fuoco dalle fauci. И un altro tranello dell'orgoglio: vogliamo lottare, ma con grande spettacolo, tra squilli di trombe e svettare di stendardi.
Dobbiamo convincerci che il nemico piщ grande della roccia non и il piccone o altro strumento di demolizione, per potente che sia: и quell'acqua insignificante che penetra, a goccia a goccia, tra le sue fenditure, fino a disgregarne la struttura. Il pericolo piщ grande per il cristiano и quello di disprezzare la lotta nelle cose piccole che penetrano a poco a poco nell'anima fino a renderla molle, fragile e indifferente, insensibile ai richiami di Dio.
Ascoltiamo il Signore: Chi и fedele nel poco и fedele anche nel molto; e chi и disonesto nel poco, и disonesto anche nel molto 237. И come se Egli ci ricordasse: lotta ogni istante in quei particolari in apparenza di poco conto, ma grandi al mio cospetto; vivi con precisione il compimento del dovere; sorridi a chi ne ha bisogno, anche se la tua anima и sofferente; dedica all'orazione il tempo necessario, senza ritagliarlo; va' incontro a chi cerca il tuo aiuto; esercita la giustizia arricchendola con il garbo della caritа.
Queste e altre simili sono le emozioni che ogni giorno sentiremo dentro di noi, come richiami silenziosi che ci spingono ad allenarci nello sport soprannaturale del dominio di noi stessi. Ci illumini la luce di Dio, facendoci percepire i suoi ammonimenti; ci aiuti Lui a lottare e sia al nostro fianco nella vittoria; non ci abbandoni al momento della caduta, perchй con Lui potremo sempre rialzarci e continuare a combattere.
Non possiamo sostare. Il Signore ci chiede di lottare guadagnando sempre di piщ in prontezza, in profonditа, in estensione. И nostro dovere superarci, perchй in questa prova c'и un'unica meta, la gloria del Cielo: se non la raggiungiamo, tutto sarа stato inutile.

I Sacramenti della grazia di Dio

78 Colui che vuole lottare fa uso dei mezzi appropriati. E i mezzi, in venti secoli di cristianesimo, non sono cambiati: preghiera, mortificazione e pratica dei Sacramenti. Poichй anche la mortificazione и orazione – preghiera dei sensi – possiamo indicare questi mezzi con due sole parole: preghiera e Sacramenti.
Vorrei ora che considerassimo insieme quella sorgente di grazia divina, quella meravigliosa manifestazione della misericordia di Dio che sono i Sacramenti. Meditiamo lentamente la definizione che di essi dа il Catechismo di san Pio V: Segni sensibili che producono la grazia, e al tempo stesso la manifestano, come ponendola dinanzi agli occhi 238. Dio nostro Signore и infinito, il suo amore и inesauribile, la sua clemenza e la sua pietа verso di noi non hanno limiti: e benchй ci conceda la sua grazia in tanti altri modi, ha istituito espressamente e liberamente – solo Lui poteva farlo – quei sette segni efficaci per mezzo dei quali, in modo stabile, semplice e accessibile a tutti, gli uomini possono partecipare ai meriti della Redenzione.
Quando si abbandonano i Sacramenti, la vera vita cristiana si estingue. E tuttavia, specialmente ai nostri giorni, и palese che molti dimenticano e persino disprezzano questo flusso redentore di grazia che Cristo ci offre. И doloroso parlare di questa piaga della societа che si chiama cristiana, ma и necessario, se vogliamo che nelle nostre anime si consolidi il desiderio di ricorrere con piщ amore e piщ gratitudine a queste sorgenti di santificazione.
Non manca oggi chi decide, senza scrupolo alcuno, di rinviare il Battesimo dei neonati e – perpetrando un grave attentato alla giustizia e alla caritа – li priva della grazia della fede, del tesoro inestimabile della presenza della Trinitа Beatissima nell'anima che viene al mondo macchiata dal peccato originale. Costoro pretendono anche di svilire la natura peculiare del Sacramento della Cresima che la Tradizione, con insegnamento unanime, considera come un irrobustimento della vita spirituale, un'effusione tacita e feconda dello Spirito Santo perchй l'uomo, fortificato soprannaturalmente, possa lottare come soldato di Cristo – miles Christi – nella battaglia interiore contro l'egoismo e la concupiscenza.
Quando si perde sensibilitа per le cose di Dio, sarа pure difficile comprendere il Sacramento della Penitenza. La confessione sacramentale non и un dialogo umano, ma un colloquio divino; и un tribunale di sicura e divina giustizia, ma soprattutto di misericordia, con un giudice che, nel suo amore, non gode della morte del peccatore, ma desidera che si converta e viva 239.
И veramente infinita la tenerezza di Nostro Signore. Guardate con quanta delicatezza tratta i suoi figli. Ha fatto del Matrimonio un vincolo santo, l'immagine dell'unione di Cristo con la sua Chiesa 240, un Sacramento grande, su cui si fonda la famiglia cristiana perchй sia, con la grazia di Dio, un ambito di pace e di concordia, una scuola di santitа. I genitori sono i cooperatori di Dio: и questo il fondamento dell'amabile dovere di venerazione cui i figli sono tenuti a corrispondere. Ben a ragione il quarto comandamento puт essere chiamato – come ho scritto molti anni fa – precetto dolcissimo del decalogo. Quando si vive il matrimonio come Dio vuole, santamente, il focolare sarа un angolo di pace luminoso e allegro.

79 Per mezzo dell'Ordine Sacro, Dio nostro Padre ha reso possibile che alcuni fedeli, in virtщ di una nuova e ineffabile infusione dello Spirito Santo, ricevano nell'anima un carattere indelebile che li configura a Cristo Sacerdote perchй possano agire in nome di Gesщ, Capo del Corpo Mistico 241. Grazie al loro sacerdozio ministeriale, che differisce dal sacerdozio comune dei fedeli non solo in grado, ma nell'essenza 242, i ministri sacri possono consacrare il Corpo e il Sangue di Cristo, offrire a Dio il Santo Sacrificio, perdonare i peccati nella confessione sacramentale ed esercitare il ministero della dottrina in iis quae sunt ad Deum 243, in tutto e soltanto ciт che concerne Dio.
Pertanto il sacerdote deve essere esclusivamente un uomo di Dio, deve respingere la tentazione di affermarsi in campi nei quali i fedeli non hanno bisogno di lui. Il sacerdote non и uno psicologo, nй un sociologo, nй un antropologo: и un altro Cristo, lo stesso Cristo, con il compito di prendersi cura delle anime dei suoi fratelli. Sarebbe triste che il sacerdote, basandosi su una scienza umana che potrа coltivare solo superficialmente se, al tempo stesso, si dedica al suo ministero, si ritenesse senz'altro autorizzato a pontificare in materia di teologia dogmatica e morale. Dimostrerebbe unicamente la sua duplice ignoranza – sia nella scienza umana che in quella teologica – anche se il suo superficiale rivestimento di sapienza riuscisse a trarre in inganno taluni lettori o uditori sprovveduti.
E di pubblico dominio il fatto che taluni ecclesiastici sembrano oggi disposti a fabbricare una nuova Chiesa, tradendo Cristo, barattando i fini spirituali – la salvezza delle anime, una per una – con fini temporali. Se non superano questa tentazione, tralasceranno il compimento del sacro ministero, perderanno la fiducia e il rispetto del popolo e causeranno una tremenda desolazione in seno alla Chiesa; intromettendosi per di piщ, indebitamente, nella libertа politica dei fedeli e degli altri uomini, arrecheranno confusione nella convivenza civile, rendendosi pericolosi anche in questo ambito. L'Ordine Sacro и il Sacramento del servizio soprannaturale ai fratelli nella fede; sembra che taluni vogliano mutarlo in strumento terreno di un nuovo dispotismo.

80 Ma continuiamo a contemplare la meravigliosa realtа dei Sacramenti. Nell'Unzione degli Infermi – come oggi viene chiamata l'Estrema Unzione – assistiamo a una preparazione piena d'amore al viaggio che avrа termine nella casa del Padre. Infine, nella Sacra Eucaristia, che potremmo chiamare Sacramento della suprema benignitа divina, Dio ci concede la sua grazia donando Se stesso: Gesщ Cristo, realmente presente, sempre – e non soltanto durante la Santa Messa – con il suo Corpo, il suo Sangue, la sua Anima e la sua Divinitа.
Penso sovente alla responsabilitа che grava sui sacerdoti di assicurare a tutti i fedeli l'accesso alla sorgente divina dei Sacramenti. La grazia di Dio si fa incontro ad ogni singola anima; ogni creatura richiede un'assistenza concreta e personale. Le anime non si possono trattare in massa! Non и lecito offendere la dignitа umana e la dignitа dei fi gli di Dio non soccorrendo personalmente ciascuno con l'umiltа di chi sa di essere strumento per amministrare l'amore di Cristo. Perchй ogni singola anima и un tesoro meraviglioso; ogni uomo и unico, insostituibile. Ogni uomo vale tutto il sangue di Cristo.
Stavamo parlando di lotta. Sappiamo che essa richiede allenamento, alimentazione adeguata, medicine urgenti in caso di infermitа, di contusioni, di ferite. I Sacramenti, medicina principale della Chiesa, non sono superflui: quando vengono abbandonati volontariamente, non и possibile fare un solo passo nel cammino al seguito di Gesщ. Ne abbiamo bisogno come abbiamo bisogno della respirazione, della circolazione del sangue, della luce. Ne abbiamo bisogno per saper cogliere in ogni istante ciт che il Signore vuole da noi.
L'ascetica esige fortezza, e il cristiano trova la fortezza nel Creatore. Siamo oscuritа, ed Egli и vivissimo splendore; siamo infermitа, ed Egli и vigorosa salute; siamo miseria, ed Egli и infinita ricchezza; siamo debolezza, ed Egli ci sostiene, quia tu es, Deus, fortitudo mea 244: tu sei sempre, mio Dio, la nostra fortezza. Non c'и nulla quaggiщ che possa opporsi allo sgorgare impaziente del Sangue redentore di Cristo. Ma la nostra piccolezza puт offuscarci lo sguardo al punto di non avvertire piщ la grandezza divina. Ecco dunque la responsabilitа di tutti i fedeli, specialmente di coloro che hanno il compito di guidare spiritualmente – di servire – il Popolo di Dio, di non soffocare le fonti della grazia, di non vergognarsi della Croce di Cristo.

Responsabilitа dei pastori

81 Nella Chiesa di Dio lo sforzo costante di essere sempre piщ leali alla dottrina di Cristo и un obbligo per tutti. Nessuno ne и esente. Qualora i pastori non lottassero faccia a faccia con se stessi per acquistare sensibilitа di coscienza, rispetto e fedeltа al dogma e alla morale – che costituiscono il deposito della fede, il patrimonio comune – acquisterebbero realtа le parole profetiche di Ezechiele: Figlio dell'uomo, profetizza contro i pastori d'Israele, predici e riferisci ai pastori: « Dice il Signore Dio: Guai ai pastori d'Israele, che pascono se stessi! I pastori non dovrebbero forse pascere il gregge? Vi nutrite di latte, vi rivestite di lana... Non avete reso le forze alle pecore deboli, non avete curato le inferme, non avete fasciato quelle ferite, non avete riportato le disperse. Non siete andati in cerca delle smarrite, ma le avete guidate con crudeltа e violenza » 245.
Il rimprovero и duro, ma piщ grave и l'offesa che si fa a Dio quando – avendo avuto la missione di vegliare sul bene spirituale di tutti – si maltrattano le creature privandole dell'acqua pura del Battesimo che rigenera l'anima, del balsamo della Confermazione che la fortifica, del tribunale che perdona, dell'alimento che dа la vita eterna.
Quando accadono queste cose? Quando si abbandona la guerra di pace, la lotta interiore. Chi non combatte si espone a ogni forma di schiavitщ capace di incatenare i nostri cuori di carne: la schiavitщ della visione puramente umana, la schiavitщ del desiderio affannoso di potenza e di prestigio temporale, la schiavitщ della vanitа, la schiavitщ del denaro, la servitщ della sensualitа...
Qualora vi imbattiate in pastori indegni di questo nome – e Dio puт permettere questa prova – non scandalizzatevi. Cristo ha promesso alla sua Chiesa un'assistenza infallibile, ma non ha garantito la fedeltа degli uomini che la compongono. Ad essi non mancherа la grazia – abbondante, generosa – se mettono, da parte loro, quel poco che Dio chiede: vigilanza attenta e sforzo per togliere di mezzo, sempre con la grazia di Dio, gli ostacoli alla santitа. Quando manca lotta, anche chi sembra collocato in alto puт trovarsi molto in basso agli occhi di Dio. Conosco le tue opere; ti si crede vivo e invece sei morto. Svegliati e rinvigorisci ciт che rimane e sta per morire, perchй non ho trovato le tue opere perfette davanti al mio Dio. Ricorda dunque come hai accolto la parola, osservala e ravvediti 246.
Sono esortazioni che l'Apostolo Giovanni rivolge nel primo secolo a chi era a capo della Chiesa nella cittа di Sardi. L'eventuale decadimento del senso di responsabilitа in alcuni pastori non и quindi un fenomeno legato ai nostri giorni; si manifesta giа al tempo degli Apostoli, nello stesso secolo in cui Gesщ Cristo Nostro Signore era vissuto sulla terra. Nessuno puт ritenersi sicuro se tralascia di combattere contro se stesso. Nessuno puт salvarsi da solo. Nella Chiesa tutti abbiamo bisogno dei mezzi concreti che ci fortificano: l'umiltа, che ci dispone ad accettare l'aiuto e il consiglio; la mortificazione, che prepara il cuore perchй vi regni Cristo; lo studio della dottrina sicura di sempre, che ci aiuta a conservare la fede e a propagarla.

Oggi come ieri

82 La liturgia della domenica delle Palme pone sulle labbra dei fedeli questa acclamazione: O porte, alzate i vostri architravi; alzatevi, o porte antiche, perchй deve entrare il Re della gloria! 247. Chi resta chiuso nella cittadella del proprio egoismo non scenderа sul campo di battaglia. Se invece alza le porte del proprio castello e lascia entrare il Re della pace, scenderа poi con Lui a combattere contro tutta la miseria che offusca gli occhi e rende insensibile la coscienza.
Alzatevi, o porte antiche! La necessitа della lotta non и una novitа nel cristianesimo. И la veritа perenne: senza lotta non si conquista la vittoria, senza vittoria non si raggiunge la pace. Senza pace la gioia umana sarа soltanto apparente, falsa, sterile; sarа gioia che non si trasforma in aiuto agli uomini, nй in opere di caritа e di giustizia, nй di perdono e di misericordia, nй di servizio a Dio.
Si ha l'impressione che oggi, dentro la Chiesa e fuori, in alto come in basso, molti abbiano rinunciato alla lotta – alla guerra contro se stessi, contro le proprie inclinazioni – per consegnarsi, armi e bagagli, in potere di servitщ che avviliscono l'anima. И un pericolo che minaccia da sempre tutti i fedeli.
И necessario pertanto ricorrere insistentemente alla Trinitа Beatissima perchй abbia compassione di noi tutti. Parlando di queste cose, mi sento turbato nel riferirmi alla giustizia di Dio. Ricorro piuttosto alla sua misericordia, alla sua compassione, perchй non guardi i nostri peccati, ma i meriti di Cristo e quelli della sua Santissima Madre – che и anche Madre nostra – del santo Patriarca Giuseppe che gli fece da padre, e di tutti i santi.
Il cristiano puт essere ben sicuro che se desidera lottare, il Signore – come leggiamo nella Messa della festa odierna – lo terrа per la mano destra. Gesщ, che entra in Gerusalemme cavalcando, Re di pace, un povero asinello, и colui che disse: Il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono 248. Questa forza non и una violenza contro gli altri: ma fortezza per combattere le proprie debolezze e le proprie miserie, coraggio di non mascherare le proprie infedeltа, audacia per confessare la fede anche quando l'ambiente и ostile.
Oggi, come ieri, dal cristiano ci si attende eroismo. Eroismo in grandi conflitti, se и necessario; ed eroismo – piщ consueto
– nelle piccole avvisaglie di ogni giorno. Quando si lotta assiduamente, con Amore, fin nelle cose piccole, in modo tale che la lotta sembri impercettibile, il Signore и sempre accanto ai suoi figli come pastore pieno d'amore: Io stesso condurrт le mie pecore al pascolo e io le farт riposare. Andrт in cerca della pecora perduta e ricondurrт all'ovile quella smarrita; fascerт quella ferita e curerт quella malata... Abiteranno in piena sicurezza nella loro terra. Sapranno che io sono il Signore, quando avrт spezzato le spranghe del loro giogo e li avrт liberati dalle mani di coloro che li tiranneggiano 249.

 «    L'eucaristia, mistero di fede e d'amore    » 

Omelia pronunciata il 14 aprile 1960, Giovedм Santo

83 Prima della festa di Pasqua, Gesщ, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amт sino alla fine 250.
Questo versetto di san Giovanni annunzia al lettore del suo Vangelo che qualcosa di grande avverrа in questo giorno. И un esordio teneramente affettuoso, parallelo a quello che san Luca riporta nel suo racconto: Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione 251.
Cominciamo fin da ora a chiedere allo Spirito Santo di prepararci a comprendere ogni gesto e ogni parola di Gesщ: perchй vogliamo vivere di vita soprannaturale, perchй il Signore ci ha manifestato la sua volontа di darsi a noi come alimento dell'anima, e perchй riconosciamo che Lui solo ha parole di vita eterna 252.
La fede ci fa proclamare con Simon Pietro: Noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio 253. Ed и proprio questa fede, unita alla nostra devozione, che in momenti cosм importanti ci spinge a imitare l'audacia di Giovanni: accostarci a Gesщ e adagiare il capo sul petto del Maestro 254, di colui che amava ardentemente i suoi e – lo abbiamo appena udito – li avrebbe amati sino alla fine.
Tutti i modi di dire si rivelano insufficienti per spiegare, sia pure lontanamente, il mistero del Giovedм Santo. Ma non и difficile immaginare almeno in parte i sentimenti del cuore di Gesщ Cristo quella sera, l'ultima che trascorreva con i suoi, prima del sacrificio del Calvario.
Pensate all'esperienza cosм umana del commiato di due persone che si vogliono bene. Vorrebbero stare sempre insieme, perт il dovere – un qualunque dovere – li costringe a dividersi. Sognerebbero di restare uniti, ma non possono. E cosм l'amore umano, che per quanto grande и sempre limitato, ricorre a un simbolo: le due persone, prima di lasciarsi, si scambiano un ricordo, forse una fotografia, con una dedica cosм accesa, che quasi potrebbe bruciare la carta. Non possono fare di piщ, perchй il potere delle creature non и all'altezza del loro volere.
Ma ciт che noi non possiamo fare, lo puт fare il Signore. Gesщ Cristo, perfetto Dio e perfetto Uomo, non ci lascia un simbolo, ma la realtа: ci lascia se stesso. Ritornerа al Padre, e allo stesso tempo rimarrа con gli uomini. Non ci lascerа solamente un regalo, che ci richiami alla mente il ricordo di Lui, un'immagine destinata a svanire col tempo, come la fotografia che ben presto rimane sbiadita, ingiallita e priva di significato per coloro che non furono protagonisti di quel momento d'affetto. Sotto le specie del pane e del vino c'и Lui, realmente presente: con il suo Corpo, il suo Sangue, la sua Anima e la sua Divinitа.

La gioia del Giovedм Santo

84 Come si comprendono adesso gli inni incessanti che in tutti i tempi i cristiani hanno elevato davanti all'Ostia santa! Celebra, o lingua, il mistero del Corpo glorioso e del Sangue prezioso che il Re delle genti, nato da un seno verginale, ha sparso per il riscatto del mondo 255. Bisogna adorare devotamente questo Dio nascosto 256: и lo stesso Gesщ nato da Maria Vergine, lo stesso che realmente patм e fu immolato in Croce per noi, lo stesso dal cui fianco trafitto uscirono sangue e acqua 257.
Questo и il sacro convito, in cui Cristo и nostro cibo, si perpetua il memoriale della sua Passione, l'anima и ricolma di grazia e a noi viene dato il pegno della gloria futura 258. La liturgia della Chiesa ha riassunto in queste brevi strofe i momenti culminanti della storia di ardente caritа che il Signore ci dona. Il Dio della nostra fede non и un essere lontano, che contempla impassibile la sorte degli uomini: le loro fatiche, le loro lotte, le loro angosce. И un padre che ama i suoi figli fino al punto di inviare il Verbo, Seconda Persona della Santissima Trinitа, affinchй si incarni, muoia per noi e ci redima. И lo stesso Padre affettuoso che adesso ci attrae dolcemente a se con l'azione dello Spirito Santo che abita nei nostri cuori.
La gioia del Giovedм Santo procede da questo: dal comprendere che il Creatore si и prodigato per amore delle sue creature. Nostro Signore Gesщ Cristo, come se non bastassero tutte le altre prove della sua misericordia, istituisce l'Eucaristia perchй possiamo averlo sempre vicino, dal momento che Egli – per quanto ci и dato di capire – pur non abbisognando di nulla, mosso dal suo amore, non vuole fare a meno di noi. La Trinitа si и innamorata dell'uomo elevato all'ordine della grazia e fatto a sua immagine e somiglianza 259; lo ha redento dal peccato – dal peccato di Adamo, che ricadde su tutta la sua discendenza, e dai peccati personali di ciascuno – e desidera ardentemente dimorare nella nostra anima: Se uno mi ama osserverа la mia parola, e il Padre mio lo amerа e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui 260.

L'Eucaristia e il mistero della Trinitа

85 Questo flusso trinitario di amore per gli uomini si perpetua in maniera sublime Dell'Eucaristia. Noi tutti, anni fa, abbiamo imparato dal catechismo che la santa Eucaristia puт essere considerata come Sacrificio e come Sacramento, e che il Sacramento и per noi Comunione e insieme tesoro sull'altare, nel tabernacolo. La Chiesa dedica un'altra festa al mistero eucaristico, al Corpo del Signore – Corpus Domini – presente in tutti i tabernacoli del mondo. Oggi, Giovedм Santo, vogliamo contemplare la santa Eucaristia, Sacrificio e alimento: la santa Messa e la santa Comunione.
Parlavo di flusso trinitario d'amore per gli uomini. E dove avvertirlo meglio che nella Messa? Tutta la Trinitа agisce nel santo Sacrificio dell'altare. Per questo mi piace tanto ripetere nelle orazioni della Messa quelle parole finali: Per Nostro Signore Gesщ Cristo, tuo Figlio – ci rivolgiamo al Padre – che и Dio e vive e regna con Te, nell'unitа dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Nella Messa la preghiera al Padre si fa costante. Il sacerdote и un rappresentante del Sacerdote eterno, Gesщ Cristo, che nello stesso tempo и la Vittima. E l'azione dello Spirito Santo nella Messa и tanto ineffabile quanto vera. In virtщ dello Spirito Santo – scrive san Giovanni Damasceno – si effettua la conversione del pane nel Corpo di Cristo 261.
Tale azione dello Spirito Santo si manifesta chiaramente quando il sacerdote invoca la benedizione divina sulle offerte: Vieni, o Santificatore, Dio onnipotente ed eterno, e benedici questo sacrificio preparato per la gloria del tuo santo Nome 262, sacrificio che darа al Nome Santissimo di Dio la gloria che gli и dovuta. La santificazione che invochiamo и attribuita al Paraclito, che il Padre e il Figlio ci mandano. Riconosciamo ancora questa presenza attiva dello Spirito Santo nel sacrificio, quando diciamo poco prima della comunione: Signore Gesщ Cristo, Figlio del Dio vivente, che, secondo la volontа del Padre e in unione con lo Spirito Santo, con la tua morte hai dato la vita al mondo... 263.

86 Tutta la Trinitа и presente nel sacrificio dell'altare. Per la volontа del Padre e con la cooperazione dello Spirito Santo, il Figlio si offre come vittima redentrice. Impariamo a rivolgerci alla Trinitа Beatissima, Dio uno e trino: tre Persone divine nell'unitа della loro sostanza, del loro amore, della loro efficace azione santificatrice.
Subito dopo il Lavabo il sacerdote pronuncia questa orazione: Accetta, o Trinitа Santa, quest'offerta che ti presentiamo in memoria della Passione, Risurrezione ed Ascensione di nostro Signore Gesщ Cristo 264. E al termine della Messa c'и un'altra orazione di fervente omaggio a Dio uno e trino: Placeat tibi, Sancta Trinitas, obsequium servitutis meae... ti sia gradito, Trinitа Santa, l'ossequio del tuo servo: possa questo sacrificio, che io benchй indegno ho offerto alla tua Maestа, esserti accetto, e per tua misericordia, attirare il tuo favore su di me e su tutti coloro per i quali l'ho offerto 265.
La Messa – ripeto – и azione divina, trinitaria, non umana. Il sacerdote che celebra, collabora al progetto del Signore, prestando il suo corpo e la sua voce; ma non agisce in nome proprio, bensм in persona et in nomine Christi, nella persona di Cristo e nel nome di Cristo.
L'amore della Trinitа per gli uomini fa si che dalla presenza di Cristo nell'Eucaristia derivino tutte le grazie per la Chiesa e per l'umanitа. Questo и il sacrificio predetto da Malachia: Dall'oriente all'occidente grande и il mio nome fra le genti, e in ogni luogo и offerto incenso al mio nome una oblazione pura 266.
И il sacrificio di Cristo, offerto al Padre con la cooperazione dello Spirito Santo: oblazione di valore infinito, che rende eterna in noi la Redenzione che i sacrifici dell'antica legge non hanno potuto realizzare.

La Santa Messa nella vita del cristiano

87 La Santa Messa ci pone cosм di fronte ai misteri principali della fede, in quanto и il dono che la Trinitа fa di se stessa alla Chiesa. Si comprende allora come la Messa sia il centro e la radice della vita spirituale del cristiano, e come sia anche il fine di tutti i Sacramenti 267. La vita della grazia, generata in noi dal Battesimo, fortificata e accresciuta dalla Confermazione, si avvia nella Messa verso la sua pienezza. Quando partecipiamo dell'Eucaristia – scrive san Cirillo di Gerusalemme – sperimentiamo la spiritualizzazione deificante dello Spirito Santo che non solo ci configura con Cristo, come avviene nel Battesimo, ma ci cristifica per intero, associandoci alla pienezza di Cristo Gesщ 268.
L'effusione dello Spirito Santo, facendoci divenire simili a Cristo, ci porta a riconoscerci come figli di Dio. Il Paraclito, che и caritа, ci insegna a impregnare di questa virtщ tutta la nostra vita; e consummati in unum 269, fatti una cosa sola con Cristo, possiamo diventare tra gli uomini quel che Sant'Agostino afferma dell'Eucaristia: Segno di unitа, vincolo dell'Amore 270.
Non faccio davvero una scoperta se dico che alcuni cristiani hanno un'idea assai povera della Santa Messa, e che altri la vedono solo come un rito esteriore, se non addirittura come una forma di convenzionalismo. И la meschinitа del nostro cuore che ci fa accogliere come per abitudine il piщ grande dono che Dio potesse fare agli uomini. Nella Messa – in questa Messa che stiamo celebrando adesso – interviene in modo particolare, ripeto, la Santissima Trinitа. Per corrispondere a tanto amore ci si richiede una totale donazione, del corpo e dell'anima: noi infatti ascoltiamo Dio, gli parliamo, lo vediamo, lo gustiamo. E quando le parole non ci sembrano sufficienti cantiamo, incitando la nostra lingua – Pange,lingua! – a proclamare davanti a tutta l'umanitа le meraviglie del Signore.

88 Vivere la Santa Messa significa rimanere in preghiera continua, con la convinzione che per ciascuno di noi si tratta di un incontro personale con Dio: lo adoriamo, lo lodiamo, gli chiediamo tante cose, lo ringraziamo, facciamo atti di riparazione per i nostri peccati, ci purifichiamo, ci sentiamo una cosa sola, in Cristo, con tutti i cristiani.
Forse qualche volta ci siamo domandati come poter corrispondere a tanto amor di Dio, e forse vorremmo vedere esposto chiaramente un programma di vita cristiana. La soluzione и facile ed и alla portata di tutti i fedeli: partecipare con amore alla Santa Messa, imparare nella Messa a mettersi in rapporto con Dio, perchй in questo Sacrificio и contenuto tutto ciт che il Signore vuole da noi.
Permettetemi di ricordarvi ciт che tante volte voi stessi avete osservato: lo svolgimento delle cerimonie liturgiche. Seguendole con attenzione и molto probabile che il Signore faccia scoprire a ciascuno di noi dove dobbiamo migliorare, quali vizi sradicare, come impostare il nostro rapporto fraterno con tutti gli uomini.
Il sacerdote si dirige verso l'altare di Dio, del Dio che allieta la nostra giovinezza. La Santa Messa inizia con un canto di gioia, perchй Dio и lм. Questa gioia, fatta di gratitudine e di amore, si manifesta nel bacio dell'altare, simbolo di Cristo e ricordo dei santi: un piccolo spazio santificato, perchй su quest'ara si realizza il Sacramento dall'efficacia infinita. Il Confiteor ci mette di fronte alla nostra indegnitа: non di fronte al ricordo astratto della colpa, ma di fronte alla presenza concreta dei nostri peccati e delle nostre mancanze. Perciт ripetiamo: Kyrie eleison, Christe eleison; Signore, abbi pietа di noi, Cristo, abbi pietа di noi. Se il perdono di cui abbiamo bisogno dipendesse dai nostri meriti, in questo momento nascerebbe nell'anima un'amara tristezza. E invece, per bontа divina, il perdono ci viene dalla misericordia di Dio, che abbiamo or ora lodato con il Gloria: Perchй Tu solo il Santo, Tu solo il Signore, Tu solo l'Altissimo, Gesщ Cristo, con lo Spirito Santo, nella gloria di Dio Padre.

89 Ascoltiamo adesso la parola della Scrittura, l'epistola e il Vangelo, luci del Paraclito che parla con voci umane affinchй la nostra intelligenza comprenda e contempli, affinchй la volontа si irrobustisca e l'azione si compia. Infatti siamo un solo popolo, che confessa una sola fede, un unico Credo, un popolo riunito nell'unitа del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo 271.
Subito dopo, l'offerta: il pane e il vino degli uomini. Non и molto, ma l'accompagna l'orazione: In spirito di umiltа e contrizione di cuore possiamo noi esserti accetti, Signore, e il nostro sacrificio si compia oggi alla tua presenza in modo tale che ti sia gradito, Signore Iddio. Irrompe di nuovo il ricordo della nostra miseria e il desiderio che sia limpido e purificato tutto quanto и per il Signore: Mi lavo le mani... amo la bellezza della tua casa...
Prima del Lavabo, abbiamo invocato lo Spirito Santo; chiedendogli di benedire il Sacrificio offerto per la gloria del suo santo Nome. Terminata la purificazione ci rivolgiamo alla Trinitа – Suscipe Sancta Trinitas – perchй accetti l'offerta che le presentiamo in memoria della Passione, della Risurrezione e dell'Ascensione di Nostro Signore Gesщ Cristo, e in onore della Beata sempre Vergine Maria e di tutti i Santi.
Che l'offerta ridondi per la salvezza di tutti – Orate fratres, prega il sacerdote – perchй questo sacrificio и mio e anche vostro, di tutta la Chiesa Santa. Pregate frate!li anche se siete pochi, voi qui riuniti, anche se non fosse materialmente presente piщ di un cristiano, e anche se ci fosse solo il celebrante: perchй ogni Messa и l'olocausto universale, riscatto di tutte le tribщ e lingue e popoli e nazioni 272.
Tutti i cristiani, per mezzo della comunione dei santi, ricevono tutte le grazie che ogni singola Messa diffonde, sia che si celebri dinanzi a migliaia di persone, sia che aiuti il sacerdote, unica persona presente, un bambino e per giunta distratto. In qualunque caso, la terra e il Cielo si uniscono per intonare con gli Angeli del Signore: Sanctus, Sanctus, Sanctus...
Io acclamo ed esulto con gli angeli; e non mi riesce difficile, perchй so di essere circondato da loro, quando celebro la Santa Messa. Essi adorano la Trinitа. E so anche che interviene, in qualche modo, la Vergine Santissima, a motivo della sua intima unione con la Trinitа Beatissima e perchй и Madre di Cristo, della sua Carne e del suo Sangue: Madre di Gesщ, perfetto Dio e perfetto Uomo. Gesщ, infatti, concepito nel seno di Maria Santissima senza intervento di uomo, ma per sola virtщ dello Spirito Santo, и del sangue di sua Madre: lo stesso sangue che и offerto in sacrificio di redenzione sul Calvario e nella Santa Messa.

90 Cosм si entra nel Canone, nel quale con filiale fiducia chiamiamo clementissimo nostro Padre Dio. Gli raccomandiamo la Chiesa e tutti coloro che sono nella Chiesa: il Papa, la nostra famiglia, i nostri amici e compagni. Poi il cattolico, con cuore universale, prega per tutto il mondo, perchй nulla puт restare escluso dal suo zelo generoso. E affinchй la nostra richiesta sia accolta, facciamo presente la nostra familiaritа e la nostra comunione con la gloriosa sempre Vergine Maria e con quel pugno di uomini che per primi seguirono Cristo e morirono per lui.
Quam oblationem... Si avvicina il momento della consacrazione. Adesso, nella Messa, Cristo agisce di nuovo, attraverso il sacerdote: Questo и il mio Corpo. Questo и il calice del mio Sangue. Gesщ и con noi. Con la transustanziazione si rinnova l'infinita pazzia divina dettata dall'amore. Quando, tra poco, si ripeterа questo momento, parliamo con il Signore, ciascuno di noi, dicendogli senza parole che niente potrа separarci da Lui, che la sua disponibilitа – inerme – a restare sotto le apparenze, cosм fragili, del pane e del vino ci ha convertiti a una schiavitщ volontaria: Praesta meae menti de te vivere, et te illi semper dulce sapere 273, fa' che io sempre viva di te, e sempre gusti la dolcezza del tuo amore.
Ancora altre suppliche, perchй noi uomini abbiamo un'inclinazione naturale a chiedere: per i nostri fratelli defunti, per noi stessi. E gli portiamo tutte le nostre infedeltа, le nostre miserie. Il peso и grande, ma Egli vuole portarlo per noi e con noi. Il Canone termina con un'altra invocazione alla Trinitа Santissima: Per Ipsum et cum Ipso et in Ipso... per Cristo, con Cristo e in Cristo, nostro Amore, a te, Dio Padre Onnipotente, nell'unitа dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli.

91 Gesщ и il Cammino, il Mediatore; in Lui tutto, senza di Lui, nulla. In Cristo, istruiti da Lui, osiamo chiamare Padre Nostro l'Onnipotente: colui che fece il cielo e la terra и questo Padre affettuoso in attesa che ritorniamo a Lui ogni volta, ciascuno come un altro figliuol prodigo.
Ecce Agnus Dei... Domine non sum dignus... Stiamo per ricevere il Signore. Le accoglienze riservate a personaggi autorevoli della terra sono caratterizzate da un grande apparato di luci, musica e abiti eleganti. Per accogliere Cristo nella nostra anima, come dobbiamo prepararci? Abbiamo mai pensato come ci comporteremmo se si potesse ricevere la comunione una sola volta nella vita?
Quand'ero bambino la pratica della comunione frequente non era ancora molto estesa. Ricordo come ci si preparava alla comunione: con grande cura per disporsi bene nell'anima e nel corpo. Il miglior vestito, i capelli ben pettinati, il corpo anche materialmente pulito e magari con un po' di profumo... Erano delicatezze proprie di innamorati, di anime forti e delicate, che sanno contraccambiare Amore con amore.
Con Cristo nell'anima, termina la Santa Messa: la benedizione del Padre, e del Figlio e dello Spirito Santo ci accompagna per tutta la giornata, mentre ci impegniamo, con semplicitа e naturalezza, a santificare tutte le nobili attivitа umane.
Assistendo alla Santa Messa imparerete a trattare ciascuna delle tre Persone divine: il Padre che genera il Figlio; il Figlio, generato dal Padre; lo Spirito Santo che procede dal Padre e dal Figlio. Trattando una qualunque delle tre Persone trattiamo un unico Dio; e trattandole tutte e tre, la Trinitа, trattiamo ugualmente un solo Dio unico e vero. Amate la Messa, figli miei, amate la Messa. Fate la comunione con fame, anche se siete freddi e pieni di ariditа: fate la comunione con fede, con speranza, con ardente caritа.

Intimitа con Gesщ Cristo

92 Non ama Cristo chi non ama la Santa Messa, chi non si sforza di viverla con calma e serenitа, con devozione, con amore. L'amore affina gli innamorati, li rende piщ delicati; li porta a scoprire e curare tanti particolari, magari minimi, ma sempre significativi della vibrazione di un cuore appassionato. И in questo modo che dobbiamo assistere alla Santa Messa. Penso perciт che coloro che vogliono ascoltare una Messa corta e frettolosa dimostrano, con un contegno per giunta poco elegante, di non avere compreso il senso e il valore del Sacrificio dell'altare. L'amore per Cristo, che si offre per noi, ci fa trovare, al termine della Messa, alcuni minuti per un ringraziamento personale, intimo, che prolunghi nel silenzio del cuore l'azione di grazie dell'Eucaristia. Come rivolgersi a Lui, come parlargli, come comportarsi?
La vita cristiana non и fatta di rigide norme, perchй lo Spirito Santo non guida le anime in massa, ma in ciascuna infonde quei propositi, quegli affetti e quelle ispirazioni che l'aiuteranno a comprendere e a compiere la volontа del Padre. Penso tuttavia che, molte volte, oggetto fondamentale del nostro dialogo con Cristo puт essere la considerazione che il Signore и per noi Re, Medico, Maestro, Amico.

93 И Re e desidera regnare nei nostri cuori di figli di Dio. Ma mettiamo da parte l'immagine che abbiamo dei regni della terra: Cristo non domina nй cerca di imporsi, perchй non и venuto per essere servito, ma per servire 274. Suo regno и la pace, la gioia, la giustizia. Cristo, nostro re, non vuole da noi ragionamenti inutili, ma fatti, perchй non chiunque mi dice: « Signore, Signore! » entrerа nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontа del Padre mio che и nei cieli 275.
И Medico e cura il nostro egoismo quando lasciamo che la sua grazia penetri fino in fondo alla nostra anima. Gesщ ci ha avvertiti che la malattia peggiore и l'ipocrisia, l'orgoglio che porta a dissimulare i propri peccati. Con il Medico и necessaria una sinceritа assoluta, bisogna spiegare interamente la veritа e dire: Domine, si vis, potes me mandare! 276, Signore, se vuoi – e Tu vuoi sempre – puoi guarirmi. Tu conosci la mia fragilitа; avverto questi sintomi, soffro queste debolezze. E gli mostriamo con semplicitа le ferite, e il pus, se c'и pus. Signore, Tu che hai curato tante anime, fa' che, mentre ti porto nel mio cuore o ti contemplo nel Tabernacolo, ti riconosca come Medico divino.
И Maestro di una scienza che soltanto Lui possiede: quella dell'amore illimitato per Dio e, in Dio, per tutti gli uomini. Alla scuola di Cristo si impara che la nostra esistenza non ci appartiene: Egli ha dato la sua vita per tutti gli uomini, e noi, che lo seguiamo, dobbiamo comprendere che non possiamo appropriarci in modo egoistico della nostra, ignorando i dolori e le sofferenze degli altri. La nostra vita и di Dio e dobbiamo consumarla al suo servizio, preoccupandoci generosamente delle anime; dimostrando, con la parola e l'esempio, la profonditа delle esigenze della vita cristiana.
Gesщ aspetta che noi gli manifestiamo il desiderio di acquisire questa scienza, per dirci: Chi ha sete, venga a me e beva 277. Gli rispondiamo: insegnaci a dimenticarci di noi stessi, per pensare a Te e a tutte le anime. Cosм il Signore ci porterа, con la sua grazia, sempre avanti, come quando facevamo i primi esercizi per imparare a scrivere – ricordate le aste che tracciavamo nella nostra infanzia sotto la guida della mano del maestro? – e cosм assaporeremo la gioia di manifestare la nostra fede, altro dono di Dio, anche per mezzo di un'autentica vita cristiana, nella quale tutti possano riconoscere chiaramente le meraviglie divine.
Egli и Amico; и l'Amico! Vos autem dixi amicos 278. Ci chiama amici ed и stato Lui a fare il primo passo; ci ha amati per primo. Non impone tuttavia il suo amore: ce lo offre. Ce lo dimostra con il segno piщ evidente dell'amicizia: Nessuno ha un amore piщ grande di questo: dare la vita per i propri amici 279. Era amico di Lazzaro e pianse per lui, quando lo vide morto: e lo risuscitт. Se ci vede freddi, svogliati, forse con quella rigiditа che и propria di una vita interiore che vien meno, il suo pianto sarа per noi vita: Io te lo comando, amico mio, alzati e cammina 280, vieni fuori da questa vita angusta, che non и vita.

94 Termina la nostra meditazione del Giovedм Santo. Se il Signore ci aiuta – e Lui и sempre disposto, basta che gli apriamo il cuore – ci vedremo spinti a corrispondere a ciт che и piщ importante: amare. E sapremo diffondere questa caritа fra gli uomini per mezzo di una vita di servizio. Vi ho dato, infatti, l'esempio 281, insiste Gesщ, parlando con i discepoli dopo aver lavato loro i piedi, la sera della cena. Rimuoviamo dal cuore l'orgoglio, l'ambizione, i desideri di dominio; e regneranno in noi, ben fondate nel sacrificio personale, la pace e la gioia.
Per finire, un pensiero di amore filiale per Maria, Madre di Dio e Madre nostra. Perdonatemi se racconto ancora un ricordo della mia infanzia: si tratta di un'immagine che si diffuse molto nella mia terra, quando san Pio X dette un impulso notevole alla pratica della comunione frequente. Raffigurava Maria nell'atto di adorare l'Ostia Santa. Oggi, come allora e come sempre, la Madonna insegna a metterci in rapporto con Gesщ, a cercarlo e a riconoscerlo nelle diverse circostanze della giornata e, in modo particolare, in questo istante supremo – in cui il tempo si unisce all'eternitа – del Santo Sacrificio della Messa: Gesщ con gesto di Sacerdote eterno attrae a se tutte le cose, per porle, divino afflante Spiritu, con il soffio dello Spirito Santo, alla presenza di Dio Padre.

 «    La morte di Cristo, vita del cristiano    » 

Omelia pronunciata il 15 aprile 1960, Venerdм Santo

95 Questa settimana, tradizionalmente chiamata santa dal popolo cristiano, ci offre ancora una volta l'occasione di considerare
– di rivivere – i momenti conclusivi della vita di Gesщ. Tutti gli avvenimenti che le diverse espressioni della pietа richiamano in questi giorni alla memoria hanno come traguardo la Risurrezione che и il fondamento della nostra fede, come scrive san Paolo 282. Tuttavia non dobbiamo dirigerci troppo in fretta verso questa mиta; non dimentichiamo una veritа elementare, ma che tanto spesso ci sfugge: noi non potremo partecipare alla Risurrezione del Signore se non ci uniamo alla sua Passione e alla sua Morte 283. Per essere con Cristo nella sua gloria, bisogna che prima aderiamo al suo olocausto per sentirci una sola cosa con Lui, morto sul Calvario.
La generosa dedizione di Cristo si scontra con il peccato, realtа dura da accettare, eppure innegabile: il mysterium iniquitatis, l'incomprensibile malvagitа della creatura che per superbia si rivolta contro Dio. La storia и antica quanto l'umanitа stessa: ricordiamo la caduta dei nostri progenitori, poi la catena di depravazioni che scandisce l'itinerario degli uomini nella storia, e infine le nostre ribellioni personali. Non и facile arrivare a cogliere tutta la perversitа del peccato e comprendere ciт che ne dice la fede. Eppure, anche nelle cose umane, la gravitа dell'offesa si misura dalla condizione dell'offeso, dal suo valore personale, dalla sua dignitа sociale, dalle sue qualitа. E l'uomo offende Dio: la creatura rinnega il Creatore.
Ma Dio и amore 284. L'abisso di malizia che il peccato comporta и stato colmato da una caritа infinita. Dio non abbandona gli uomini. Secondo i disegni divini, per riparare alle nostre mancanze, per ristabilire l'unitа spezzata, non bastavano i sacrifici dell'antica Legge: era necessario il sacrificio di un Uomo che fosse anche Dio. Possiamo immaginare – per avvicinarci in qualche modo a questo insondabile mistero – che la Trinitа, nella sua intima e ininterrotta relazione d'amore infinito, decida eternamente che il Figlio Unigenito di Dio Padre assuma la condizione umana, caricandosi delle nostre miserie e dei nostri dolori, per finire inchiodato a un legno.
Questo fuoco, l'ardente desiderio di compiere il decreto salvifico del Padre, informa tutta la vita di Cristo, fin dalla nascita a Betlemme. Nei tre anni che passano con Lui, i discepoli lo sentono ripetere instancabilmente che il suo cibo и fare la volontа di Colui che lo invia 285. Finchй, nel pomeriggio del primo Venerdм Santo, si concluse la sua immolazione: Chinato il capo, spirт 286. Cosм ci descrive Giovanni la morte di Cristo: Gesщ, sotto il peso della croce, addossandosi tutte le colpe degli uomini, muore per la violenza e l'abiezione dei nostri peccati. Meditiamo su questo Signore, coperto di ferite per amor nostro. Usando un'espressione che si avvicina alla realtа, anche se non arriva a dire tutto, potremmo ripetere con un autore antico: « Il corpo di Gesщ и un grande quadro di dolori ». La scena che ci presenta questo Cristo ridotto a uno straccio, un corpo martoriato e inerte deposto dalla croce e affidato a sua Madre, и come il ritratto di una disfatta. Dove sono le folle che lo seguivano? Dov'и il Regno di cui annunciava l'avvento? Ma non и una sconfitta; и una vittoria: ora Egli и piщ che mai vicino al momento della Risurrezione, della manifestazione della gloria che ha conquistato con la sua obbedienza.

Morte di Cristo e vocazione cristiana

96 Abbiamo appena rivissuto il dramma del Calvario, quella che io chiamerei la Messa prima e originaria celebrata da Gesщ stesso. Dio Padre consegna suo Figlio alla morte. Gesщ, il Figlio Unigenito, abbraccia lo strumento con cui lo debbono "giustiziare"; il Padre accetta il suo Sacrificio: e come frutto della Croce si effonde sull'umanitа lo Spirito Santo 287.
Nella tragedia della Passione culminano la nostra vita e tutta la storia umana. La Settimana Santa non puт ridursi a una mera commemorazione: и la meditazione del mistero di Gesщ Cristo che continua nelle nostre anime. Il cristiano и chiamato ad essere alter Christus, ipse Christus. Noi tutti, con il Battesimo, siamo stati costituiti sacerdoti della nostra stessa esistenza per offrire vittime spirituali, ben accette a Dio per mezzo di Gesщ Cristo 288, per compiere ciascuna delle nostre azioni in spirito di obbedienza alla volontа di Dio, perpetuando cosм la Missione dell'Uomo-Dio.
Questa realtа, per contrasto, ci fa pensare alle nostre miserie, ai nostri errori personali. Ma questa considerazione non ci deve scoraggiare, nй indurre all'atteggiamento scettico di chi ha rinunciato ai grandi ideali. Il Signore ci vuole per se e, cosм come siamo, vuole renderci partecipi della sua vita, e ci chiede di lottare per essere santi. La santitа: quante volte pronunciamo questa parola come se fosse priva di senso! Molti la considerano addirittura come un traguardo irraggiungibile, un luogo comune della letteratura ascetica, non un fine concreto, una realtа viva. Non la pensavano cosм i primi cristiani, che usavano il nome di "santo" per chiamarsi fra loro, molto spesso e con la massima naturalezza: Vi salutano tutti i santi 289; Salutate tutti i santi in Cristo Gesщ 290. Ora, di fronte al Calvario, quando Gesщ и morto e non si и ancora manifestata la gloria del suo trionfo, и il momento di esaminare i nostri desideri di vita cristiana, di santitа; и il momento buono per riconoscere le nostre debolezze, e reagire con un atto di fede, confidando nel potere di Dio e facendo il proposito di vivificare con l'amore le cose della nostra giornata. L'esperienza del peccato ci deve condurre al dolore, a una decisione piщ matura, piщ profonda, di fedeltа, di vera identificazione con Cristo, di perseveranza ad ogni costo nella missione sacerdotale che Egli ha affidato a tutti i suoi discepoli senza eccezione, e che ci stimola a essere sale e luce del mondo 291.

97 Il meditare sulla morte di Cristo diventa allora un invito ad affrontare con assoluta sinceritа i nostri impegni quotidiani, un invito a prendere sul serio la fede che professiamo. Per cui la Settimana Santa non puт essere soltanto una parentesi sacra nel contesto di una vita guidata da interessi umani: и invece un'occasione per introdurci con maggiore profonditа nel mistero dell'Amore di Dio e poterlo poi mostrare agli uomini con la parola e con l'esempio.
Ma il Signore detta delle condizioni. C'и una sua dichiarazione riferita da san Luca dalla quale non si puт prescindere: Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non puт essere mio discepolo 292. Sono parole dure. Certo i termini "odiare" o "detestare" non rendono bene il pensiero originale di Gesщ; ma in ogni caso il Signore usт un'espressione forte, che non si puт ridurre all'"amare di meno" con cui a volte и stata interpretata, cercando di addolcirla. La tassativitа di questa frase и tremenda, non perchй implichi un atteggiamento negativo o spietato (il Gesщ che la pronuncia и lo stesso che ordina di amare gli altri come la propria anima e che offre la propria vita per gli uomini), ma perchй essa sta a indicare semplicemente che davanti a Dio non c'и compromesso che valga. Le parole di Gesщ si potrebbero tradurre con un "amare di piщ", "amare meglio"; non amare con un amore egoista e di breve respiro: dobbiamo amare con l'Amore di Dio.
Ecco il segreto, ribadito dall'ultima delle condizioni poste da Gesщ ai suoi discepoli: Et animam suam; la vita, l'anima stessa, ecco ciт che ci chiede il Signore. Se siamo fatui, se ci preoccupiamo solamente della nostra personale comoditа, se facciamo di noi stessi il centro dell'esistenza degli altri e del mondo, non abbiamo il diritto di chiamarci cristiani, discepoli di Cristo. Ci vuole una donazione che si dimostri con la veritа dei fatti, non soltanto a parole 293. L'amore di Dio ci invita a prendere con decisione la croce, sentendo anche su di noi il peso dell'umanitа tutta e realizzando, nelle circostanze proprie della condizione e del lavoro di ciascuno, i propositi chiari e amorosi della volontа del Padre. Infatti, nel passo che stiamo commentando, Gesщ dice ancora: Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non puт essere mio discepolo 294.
Accettiamo senza timore la volontа di Dio, decidiamoci senza esitazione a edificare la nostra vita secondo gli insegnamenti e le esigenze della fede. Andremo sicuramente incontro a difficoltа, sofferenze, dolori; ma se veramente possediamo la fede non ci considereremo mai degli infelici: anche tra le pene e le calunnie saremo felici, di una felicitа che ci spingerа ad amare gli altri per renderli partecipi della nostra gioia soprannaturale.

Il cristiano di fronte alla storia

98 Essere cristiani non costituisce un titolo di mera soddisfazione personale: и un titolo – una sostanza – di missione. Giа prima ricordavamo che il Signore invita tutti i cristiani a essere il sale e la luce del mondo. Facendo eco al suo invito e citando alcuni testi del Vecchio Testamento, san Pietro inquadra con molta chiarezza questo compito: Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si и acquistato perchй proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce 295.
L'essere cristiani non и una circostanza accidentale: и una realtа divina che si innesta nel piщ profondo della nostra vita dandoci una visione chiara e una volontа decisa, per poter agire secondo il volere di Dio. Si impara cosм che il pellegrinaggio del cristiano nel mondo deve trasformarsi in un servizio continuo, un servizio con modalitа che variano secondo le circostanze personali, ma che deve essere sempre improntato all'amore di Dio e del prossimo. Essere cristiani и agire senza pensare ai traguardi meschini del prestigio o dell'ambizione o ad altre finalitа che possono sembrare piщ nobili, come la filantropia e la compassione davanti alle disgrazie altrui: и passare attraverso tutto questo, mirando al termine ultimo e radicale dell'amore che Cristo ha rivelato morendo per noi.
Si osservano a volte degli atteggiamenti che derivano dall'incapacitа di penetrare in questo mistero di Gesщ. Per esempio, la mentalitа di chi vede nel cristianesimo soltanto un insieme di pratiche e atti di pietа, senza coglierne il nesso con le situazioni della vita ordinaria, con l'urgenza di far fronte alle necessitа degli altri e di sforzarsi per eliminare le ingiustizie.
Direi che chi ha questa mentalitа non ha ancora compreso che cosa significa che il Figlio di Dio si sia incarnato, abbia preso corpo, anima e voce umana, abbia condiviso il nostro destino, fino a sperimentare la suprema dilacerazione della morte. Magari senza volere, alcune persone considerano Cristo come estraneo all'ambiente degli uomini.
Altri, invece, tendono a immaginare che per poter essere umani bisogna mettere in sordina alcuni aspetti centrali del dogma cristiano, e agiscono come se la vita di preghiera, il colloquio continuo con Dio, costituissero un'evasione dalle proprie responsabilitа e un abbandono del mondo. Dimenticano che fu proprio Gesщ a rivelarci fino a quali estremi debbono essere spinti l'amore e il servizio. Soltanto se cerchiamo di capire il mistero dell'amore di Dio, il mistero dell'amore che arriva fino alla morte, saremo capaci di darci totalmente agli altri senza lasciarci sopraffare dalle difficoltа o dall'indifferenza.

99 И la fede in Cristo morto e risorto, presente in tutti i momenti della vita, che illumina le nostre coscienze stimolandoci a partecipare con tutte le forze alle vicissitudini e ai problemi della storia umana. In questa storia, che iniziт con la creazione del mondo e terminerа alla fine dei secoli, il cristiano non и un apolide. И un cittadino della cittа degli uomini, che ha l'anima piena del desiderio di Dio e che giа in questa tappa del tempo comincia a intravedere il suo amore, riconoscendo in esso il fine a cui sono chiamati tutti coloro che vivono sulla terra. Se la mia testimonianza personale puт avere qualche interesse, posso dire che ho concepito il mio lavoro di sacerdote e di pastore di anime come un compito volto a porre ciascuno di fronte a tutte le esigenze della sua vita, aiutandolo a scoprire ciт che in concreto Dio gli chiede, senza porre alcun limite a quella santa indipendenza e a quella benedetta responsabilitа personale che sono le caratteristiche proprie della coscienza cristiana. Questo spirito e questo modo di agire si basano sul rispetto per la trascendenza della veritа rivelata e sull'amore per la libertа della creatura umana. Potrei aggiungere che si basano anche sulla certezza della indeterminazione della storia, aperta a molteplici possibilitа che Dio non ha voluto precludere.
Seguire Cristo non vuol dire rifugiarsi nel tempio, scrollando le spalle davanti allo sviluppo della societа, alle conquiste o agli errori degli uomini e dei popoli. La fede cristiana, al contrario, ci porta a vedere il mondo come creazione del Signore, apprezzando tutto ciт che и giusto e bello, riconoscendo la dignitа di ogni persona, fatta a immagine di Dio, ammirando il dono specialissimo della libertа, grazie al quale siamo padroni dei nostri atti e, con l'aiuto divino, possiamo costruire il nostro destino eterno.
Impoverisce la fede chi la riduce a un'ideologia terrena, inalberando una bandiera politico-religiosa per condannare, in virtщ di non si sa quale investitura divina, tutti quelli che non la pensano come lui su problemi che, per la loro stessa natura, ammettono le soluzioni piщ diverse.

Il significato della morte di Cristo

100 Questa digressione ha il solo scopo di porre in evidenza una veritа centrale: che la vita cristiana trova il proprio senso in Dio. Gli uomini non sono stati creati soltanto per edificare un mondo che sia il piщ giusto possibile; oltre a questo noi siamo sulla terra per entrare in comunione con Dio stesso. Gesщ non ci ha promesso nй la comoditа temporale nй la gloria terrena, ma la casa di Dio Padre che ci aspetta alla fine del nostro cammino 296
La liturgia del Venerdм Santo contiene un inno meraviglioso: il Crux fidelis. Esso ci invita a cantare il glorioso combattimento del Signore, il trofeo della Croce, lo splendido trionfo di Cristo: il redentore dell'universo, nell'essere immolato, vince. Dio, padrone di tutto il creato, non afferma la propria presenza con la forza delle armi o con il potere temporale dei suoi, ma con la grandezza infinita del suo amore.
Il Signore non distrugge la libertа dell'uomo: fu proprio Lui a liberarci. Perciт non vuole risposte forzate; vuole decisioni che scaturiscano dall'intimitа del cuore. E chiede a noi cristiani di vivere in modo tale che chi ci avvicina, aldilа delle nostre miserie personali, dei nostri errori e delle nostre deficienze, avverta l'eco del dramma d'amore del Calvario. Tutto ciт che abbiamo ci viene da Dio perchй Egli ha voluto fare di noi il sale che dа sapore, la luce che porta agli uomini la lieta notizia che Dio и un padre e ama senza misura. Il cristiano и sale e luce del mondo non perchй vince e trionfa, ma in quanto dа testimonianza dell'amore di Dio; ma non sarа sale se non serve per salare; non sarа luce se non offre con il suo esempio e con la sua dottrina una testimonianza di Gesщ, se perde ciт che costituisce la ragion d'essere della sua vita.

101 Conviene che approfondiamo ciт che la morte di Cristo ci rivela, senza arrestarci alle forme esteriori o alle frasi stereotipate. И necessario prendere parte alle scene che riviviamo in questi giorni: il dolore di Gesщ, le lacrime di sua Madre, la fuga dei discepoli, la fortezza delle pie donne, l'audacia di Giuseppe e di Nicodemo che chiedono a Pilato il corpo del Signore.
Avviciniamoci, insomma, a Gesщ morto, alla croce che si staglia sulla cima del Golgota. Ma con sinceritа, sapendo trovare quel raccoglimento interiore che и segno di maturitа cristiana. Gli avvenimenti divini e umani della Passione entreranno cosм nell'anima, come parole rivolteci da Dio stesso per svelare i segreti del nostro cuore e rivelarci quello che si aspetta dalle nostre vite. Molti anni fa vidi un quadro che mi restт profondamente impresso. Rappresentava la croce di Cristo con accanto tre angeli: uno piangeva sconsolato; l'altro teneva un chiodo in mano, come per convincersi che era tutto vero; il terzo era raccolto in preghiera. Un programma sempre attuale per ognuno di noi: piangere, credere e pregare.
Davanti alla Croce, ci vuole dolore dei nostri peccati, dei peccati dell'umanitа che portarono Gesщ alla morte; fede, per addentrarci in questo mistero che supera ogni intelletto e per meravigliarci di fronte all'amore di Dio; preghiera, perchй la vita e la morte di Cristo siano il modello e lo stimolo della nostra vita e della nostra dedizione. Solo cosм potremo chiamarci vincitori: perchй Cristo risorto vincerа in noi e la morte si trasformerа in vita.

 «    Cristo presente nei cristiani    » 

Omelia pronunciata il 25 marzo 1967, Domenica di Risurrezione

102 Cristo vive. Questa и la grande veritа che riempie di contenuto la nostra fede. Gesщ, che morм sulla Croce, и risorto, ha trionfato sulla morte, sul potere delle tenebre, sul dolore, sull'angoscia. Non abbiate paura: con questa esortazione un angelo salutт le donne che andavano al sepolcro. Non abbiate paura! Voi cercate Gesщ Nazareno, il crocifisso: и risorto, non и qui 297. Haec est dies quam fecit Dominus, exultemus et laetemur in ea; questo и il giorno che fece il Signore, esultiamo 298.
Il tempo pasquale и tempo di gioia, di una gioia che non и limitata a quest'epoca dell'anno liturgico, ma и presente in ogni momento nell'animo del cristiano. Poichй Cristo vive: Cristo non и un uomo del passato, che visse un tempo e poi se ne andт lasciandoci un ricordo e un esempio meravigliosi. No: Cristo vive. Gesщ и l'Emmanuele, Dio con noi. La sua Risurrezione ci rivela che Dio non abbandona mai i suoi. Si dimentica forse una donna del suo bambino, cosм da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherт mai 299. Questa era la promessa e l'ha mantenuta. Dio si delizia ancora di stare tra degli uomini 300.
Cristo vive nella sua Chiesa: Ora io vi dico la veritа: и bene per voi che io me ne vada, perchй se non me ne vado, non verrа a voi il Consolatore; ma quando me ne sarт andato, ve lo manderт 301. Questo era il disegno di Dio: Gesщ, morendo sulla Croce, ci dava lo Spirito di Veritа e di Vita. Cristo resta nella sua Chiesa: nei suoi Sacramenti nella sua liturgia, nella sua predicazione, in tutta la sua attivitа.
In modo speciale Cristo continua a essere presente fra di noi nel dono quotidiano dell'Eucaristia. Per questo la Messa и centro e radice della vita cristiana. In ogni Messa c'и sempre il Cristo totale, Capo e Corpo. Per Ipsum, et cum Ipso, et in Ipso. Perchй Cristo и il Cammino, il Mediatore: in Lui troviamo tutto; fuori di Lui, la nostra vita resta vuota. In Gesщ Cristo, e istruiti da Lui, osiamo dire – audemus dicere – Pater Noster, Padre nostro. Osiamo chiamare Padre il Signore dei Cieli e della terra.
La presenza di Gesщ vivente nell'Ostia и la garanzia, la radice e il culmine della sua presenza nel mondo.

103 Cristo vive nel cristiano. La fede ci dice che l'uomo in stato di grazia, и divinizzato. Noi non siamo angeli; siamo uomini e donne, esseri di carne e ossa, con un cuore e delle passioni, con tristezze e gioie. Ma la divinizzazione trasforma tutto l'uomo, come un anticipo della risurrezione gloriosa: Cristo и davvero risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. Poichй se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrа anche la risurrezione dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, cosм tutti riceveranno la vita in Cristo 302.
La vita di Cristo и vita nostra, secondo quanto Egli promise ai suoi Apostoli il giorno dell'ultima cena: Se uno mi ama osserverа la mia parola, e il Padre mio lo amerа e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui 303. Perciт il cristiano deve vivere imitando la vita di Cristo, facendo propri i sentimenti di Cristo, in modo da poter esclamare con san Paolo: Non vivo ego, vivit vero in me Christus 304, non sono io che vivo, и Cristo che vive in me.

Gesщ fondamento della vita cristiana

104 Ho voluto ricordare, sia pur brevemente, alcuni aspetti della vita attuale di Cristo – Iesus Christus heri et hodie; ipse et in specula 305 – perchй costituiscono il fondamento di tutta la vita cristiana. Se ci guardiamo intorno e consideriamo la storia dell'umanitа possiamo costatare dei progressi. La scienza ha dato all'uomo una maggiore coscienza del suo potere. La tecnica domina la natura piщ che nelle epoche passate, e permette che l'umanitа aspiri a un piщ alto livello di cultura, di benessere, di unitа.
Alcuni riterranno di dover ridimensionare questo quadro, ricordando che gli uomini continuano a soffrire ingiustizie e guerre, addirittura peggiori di quelle del passato. Non hanno torto. Ma aldilа di queste considerazioni, preferisco ricordare che, nell'ordine religioso, l'uomo continua a essere uomo e Dio continua a essere Dio. In questo campo l'apice del progresso и stato giа raggiunto: и Cristo, alfa e omega, principio e fine 306.
Nella vita spirituale non c'и una nuova epoca da raggiungere. Tutto и giа dato in Cristo, che и morto ed и risorto, e vive e permane in eterno. Bisogna perт unirsi a Lui mediante la fede, lasciando che la sua vita si manifesti in noi a tal punto che di ogni cristiano si possa dire non solo che и alter Christus, un altro Cristo, ma ipse Christus, lo stesso Cristo.

105 Instaurare omnia in Christo, questo и il motto di san Paolo per i cristiani di Efeso 307; informare tutto il mondo con lo spirito di Gesщ, mettere Cristo nelle viscere di ogni realtа: Si exaltatus fuero a terra, omnia traham ad meipsum 308, quando sarт innalzato da terra, attirerт tutto a me. Cristo, mediante la sua Incarnazione, la sua vita di lavoro a Nazaret, la sua predicazione e i suoi miracoli nelle contrade della Giudea e della Galilea, la sua morte in Croce, la sua Risurrezione, и il centro della creazione, и il Primogenito e il Signore di ogni creatura.
La nostra missione di cristiani и di proclamare la regalitа di Cristo, annunciandola con le nostre parole e le nostre opere. Il Signore vuole che i suoi fedeli raggiungano ogni angolo della terra. Ne chiama alcuni nel deserto, lontano dalle preoccupazioni della societа umana, per ricordare agli altri, con la loro testimonianza, che Dio esiste. Ad altri affida il ministero sacerdotale. Ma i piщ li vuole in mezzo al mondo, nelle occupazioni terrene. Pertanto, questi cristiani devono portare Cristo in tutti gli ambienti in cui gli uomini agiscono: nelle fabbriche, nei laboratori, nei campi, nelle botteghe degli artigiani, nelle strade delle grandi cittа e nei sentieri di montagna.
Mi piace ricordare a questo proposito la scena della conversazione di Cristo coi discepoli di Emmaus. Gesщ cammina insieme a due uomini che hanno perso quasi ogni speranza, tanto che la vita comincia a sembrar loro priva di significato. Ne comprende il dolore, entra nel loro cuore, comunica loro qualcosa della vita che palpita in Lui. Quando arrivano al villaggio e Gesщ fa mostra di proseguire, quei due discepoli lo trattengono e quasi lo costringono a restare con loro. Lo riconoscono piщ tardi, quando spezza il pane: « Il Signore – eclamano – и stato con noi ». Ed essi si dissero l'un l'altro: « Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture? » 309. Ogni cristiano deve rendere presente Cristo fra gli uomini; deve agire in modo tale che quelli che lo avvicinano riconoscano il bonus odor Christi 310, il profumo di Cristo; deve comportarsi in modo che nelle azioni del discepolo si scorga il volto del maestro.

106 Il cristiano sa di essere inserito in Cristo mediante il Battesimo; reso idoneo a lottare per Cristo mediante la Cresima; chiamato a operare nel mondo mediante la partecipazione alla funzione regale, profetica e sacerdotale di Cristo; reso una cosa sola con Cristo mediante l'Eucaristia, sacramento dell'unitа e dell'amore. Per questo, come Cristo, il cristiano deve vivere per gli altri uomini, guardando con amore ciascuno di coloro che lo circondano e l'umanitа tutta.
La fede ci porta a riconoscere Cristo come Dio, a vederlo come nostro Salvatore, a identificarci con Lui operando come Egli operт. Il Risorto, dopo aver sciolto tutti i dubbi dell'apostolo Tommaso mostrandogli le proprie piaghe, esclama: Beati quelli che pur non avendo visto, crederanno 311. Qui – commenta san Gregorio Magno – si parla in modo particolare di noi che possediamo spiritualmente Colui che non abbiamo visto corporalmente. Si parla di noi, ma a condizione che le nostre azioni siano conformi alla nostra fede. Crede veramente solo colui che, nelle sue azioni, mette in pratica ciт che crede. Per questo, a proposito di coloro che della fede possiedono solo le parole, san Paolo dice: « Dicono di conoscere Dio, ma lo negano con le opere » 312.
Non и possibile separare in Cristo il suo essere Dio-Uomo e la sua funzione di Redentore. Il Verbo si fece carne e venne sulla terra ut omnes homines salvi fiant 313, per salvare tutti gli uomini. Nonostante le nostre miserie e le nostre limitazioni, ciascuno di noi и un altro Cristo, lo stesso Cristo, anche noi chiamati a servire tutti gli uomini.
И necessario far risuonare ancora una volta quel comandamento che resterа in vigore nei secoli: Carissimi – dice san Giovanni – non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un comandamento antico, che avete ricevuto fin da principio. Il comandamento antico и la parola che avete udito. E tuttavia и un comandamento nuovo quello di cui vi scrivo, il che и vero in lui e in voi, perchй le tenebre stanno diradandosi e la vera luce giа risplende. Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, и ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello, dimora nella luce e non v'и in lui occasione di inciampo 314.
Nostro Signore и venuto a portare la pace, la buona novella, la vita a tutti gli uomini. Non ai ricchi soltanto, e nemmeno soltanto ai poveri. Non solo ai sapienti, nй solo agli ingenui. A tutti. Ai fratelli, perchй siamo tutti fratelli, figli di uno stesso Padre, Dio. Per cui non c'и che una razza: la razza dei figli di Dio. Non c'и che un colore: il colore dei figli di Dio. E non c'и che una lingua: quella che parla al cuore e alla mente e, senza suono di parole, ci fa conoscere Dio, e fa sм che ci amiamo scambievolmente.

Contemplazione della vita di Cristo

107 И questo l'amore di Cristo, che ciascuno di noi deve sforzarsi di realizzare nella propria vita. Ma per essere ipse Christus bisogna rispecchiarsi in Lui. Non и sufficiente avere un'idea generica dello spirito di Gesщ; bisogna imparare da Lui dettagli e atteggiamenti. E, soprattutto, bisogna contemplare il suo passaggio sulla terra, le sue orme, per trarne forza, luce, serenitа, pace.
Quando si ama una persona si desidera sapere anche i minimi particolari della sua esistenza, del suo carattere, per avvicinarsi il piщ possibile a lei. Per questo dobbiamo meditare la storia di Cristo, dalla nascita nel presepio fino alla morte e alla risurrezione. Nei primi anni del mio lavoro sacerdotale, regalavo spesso il Vangelo o libri in cui si narrava la vita di Gesщ: perchй и necessario conoscerla bene, averla ben presente nella mente e nel cuore, in modo che, in ogni momento, senza piщ bisogno di libri, chiudendo gli occhi, possiamo contemplarla come in un film e, quando dobbiamo decidere come comportarci, possiamo richiamare alla mente le parole e i gesti del Signore.
Allora ci sentiremo innestati nella sua vita. Non si tratta solo di pensare a Gesщ, di rappresentarci quelle scene: dobbiamo prendervi parte, esserne attori, seguire Cristo standogli accanto come la Madonna, come i primi dodici, come le sante donne, come le moltitudini che si affollavano intorno a Lui. Se ci comportiamo cosм, se non frapponiamo ostacoli, le parole di Cristo penetreranno nel fondo della nostra anima e ci trasformeranno. Perchй la parola di Dio и viva, efficace, и piщ tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore 315.
Se vogliamo condurre al Signore altri uomini, и necessario ricorrere al Vangelo e contemplare l'amore di Cristo. Potremmo fermarci alle scene culminanti della Passione, perchй, come Egli stesso disse, nessuno ha un amore piщ grande di questo: dare la vita per i propri amici 316. Ma possiamo considerare anche il resto della sua vita, il suo modo abituale di trattare coloro che incontrava.
Cristo, perfetto Dio e perfetto Uomo, per far arrivare agli uomini la sua dottrina di salvezza e per manifestare loro l'amore di Dio, procedette in modo umano e divino. Dio scende al nostro livello, assume senza riserve la nostra natura, fatta eccezione per il peccato.
Mi riempie di gioia considerare che Cristo ha voluto essere pienamente uomo, di carne come noi. Mi commuove contemplare il fatto meraviglioso di un Dio che ama con un cuore umano.

108 Fra tutte le scene ricordate dagli evangelisti, fermiamoci a meditarne alcune, cominciando dagli episodi della vita di Gesщ con i dodici. L'apostolo Giovanni, che profonde nel suo Vangelo l'esperienza di tutta una vita, racconta la sua prima conversazione con Gesщ con il tono di chi narra vicende che non si dimenticano piщ. Maestro dove abiti? Disse loro: « Venite e vedrete ». Andarono dunque e videro dove abitava, e quel giorno si fermarono presso di lui 317. Dialogo divino e umano, che trasformт la vita di Giovanni e di Andrea, di Pietro, di Giacomo e di tanti altri; che preparт i loro cuori ad accogliere le parole imperiose che Gesщ avrebbe loro rivolto presso il mare di Galilea. Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poichй erano pescatori. E disse loro: « Seguitemi, vi farт pescatori d'uomini ». Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono 318.
Nei tre anni successivi, Gesщ vive con i suoi discepoli, li conosce, risponde alle loro domande, risolve i loro dubbi. И il Rabbi, il Maestro che parla con autoritа, il Messia inviato da Dio; ma и anche tanto accessibile, tanto vicino. Un giorno Gesщ si ritira in orazione; i discepoli erano vicini a lui, forse lo osservavano e cercavano di indovinare le sue parole. Quando Gesщ ritorna, uno di loro chiede: Domine, doce nos orare, sicut docuit et Ioannes discipulos suos; insegnaci a pregare, come Giovanni fece coi suoi discepoli. E Gesщ rispose: « Quando pregate dite: Padre, sia santificato il tuo nome... » 319.
Con autoritа divina e con affetto umano il Signore accoglie gli Apostoli che, meravigliati dai frutti della prima missione, commentano i primi eventi del loro apostolato: Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un poco 320.
Una scena analoga si ripete verso la fine della permanenza di Gesщ sulla terra, poco prima dell'Ascensione. Quando giа era l'alba Gesщ si presentт sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesщ. Gesщ disse loro: « Figlioli, non avete nulla da mangiare? ». E dopo questa richiesta cosм umana, un comando divino: « Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete ». La gettarono e non potevano piщ tirarla su per la grande quantitа di pesci. Allora quel discepolo che Gesщ amava disse a Pietro: « И il Signore! ». E Dio li aspetta sulla riva. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesщ: « Portate un po' del pesce che avete preso or ora ». Allora Simon Pietro salм sulla barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatrй grossi pesci. E benchй fossero tanti, la rete non si spezzт. Gesщ disse loro: « Venite a mangiare ». E nessuno dei discepoli osava domandargli: « Chi sei? », poichй sapevano bene che era il Signore. Allora Gesщ si avvicinт, prese il pane e lo diede loro, e cosм pure il pesce 321.
Gesщ manifesta questa delicatezza e questo affetto non solo a un piccolo gruppo di discepoli, ma a tutti: alle sante donne; a un rappresentante del Sinedrio come Nicodemo e a un pubblicano come Zaccheo; a malati e sani; a dottori della legge e a pagani; ai singoli e alle folle.
I Vangeli ci dicono che Gesщ non aveva dove posare il capo, ma ci dicono anche che aveva degli amici che amava e stimava, amici desiderosi di accoglierlo a casa loro. I Vangeli ci parlano ancora della sua compassione verso gli infermi, del suo dolore per coloro che ignorano ed errano, della sua protesta di fronte all'ipocrisia. Gesщ piange per la morte di Lazzaro, si adira con i mercanti che profanano il tempio, si intenerisce davanti al dolore della vedova di Nain.

109 Ognuno di questi gesti umani и un gesto divino. In Cristo abita corporalmente tutta la pienezza della divinitа 322. Cristo и Dio fatto uomo, uomo perfetto, uomo completo. E, nella sua umanitа, ci fa conoscere la divinitа.
Ricordando la delicatezza umana di Cristo, che spende la sua vita al servizio degli altri, facciamo molto di piщ che scoprire un possibile modo di comportarci. Stiamo scoprendo Dio. Ogni azione di Cristo ha un valore trascendente: ci fa conoscere il modo di essere di Dio, ci invita a credere nell'amore di Dio, che ci ha creati e vuole portarci nella sua intimitа. Nella sua preghiera al Padre, Gesщ esclama: Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te 323. Il modo di trattare di Gesщ non si limita a qualche parola o a dei gesti esteriori; Gesщ prende sul serio l'uomo e vuole fargli conoscere il senso divino della sua vita. Gesщ sa essere esigente, sa mettere ciascuno di fronte ai propri doveri, sa scuotere i suoi ascoltatori dalla comoditа e dal conformismo, per condurli alla conoscenza del Dio tre volte santo. Gesщ si commuove alla vista della fame e del dolore, ma soprattutto si commuove alla vista dell'ignoranza: Gesщ vide molta folla e si commosse per loro, perchй erano come pecore senza pastore e si mise a insegnare loro molte cose 324.

Applicazione alla vita ordinaria

110 Abbiamo scorso alcune pagine dei Vangeli per contemplare il rapporto di Gesщ con gli uomini e imparare anche noi a condurre a Cristo i nostri fratelli, essendo noi stessi Cristo. Applichiamo questa lezione alla vita quotidiana, alla nostra vita. Perchй la vita ordinaria, quella che noi viviamo in mezzo agli altri concittadini, uguali a noi, non и mai banale e irrilevante. И proprio questa la condizione nella quale il Signore vuole che si santifichi l'immensa maggioranza dei suoi figli.
И necessario ripetere continuamente che Gesщ non si rivolse a un gruppo di privilegiati, ma venne a rivelare l'amore universale di Dio. Tutti gli uomini sono amati da Dio; da tutti Dio aspetta amore. Da tutti, qualunque sia la condizione personale, la posizione sociale, la professione o il mestiere. La vita ordinaria non и cosa di poco conto; tutti i cammini della terra possono essere occasione di incontro con Cristo, che ci chiama a identificarci con Lui, per realizzare – nel posto in cui ci troviamo – la sua missione divina.
Dio ci chiama attraverso i fatti della vita di ogni giorno, le sofferenze e le gioie delle persone con cui viviamo, le preoccupazioni umane dei nostri compagni, le cose spicciole della vita di famiglia. E Dio ci chiama anche per mezzo dei grandi problemi, dei conflitti e dei compiti che caratterizzano ogni epoca storica e suscitano gli sforzi e gli entusiasmi di gran parte dell'umanitа.

111 Si comprendono benissimo l'impazienza, l'ansia, i desideri inquieti di coloro che, con un'anima naturalmente cristiana 325, non si rassegnano di fronte all'ingiustizia personale e sociale che il cuore umano и capace di creare. Sono tanti i secoli della convivenza degli uomini, e tanto и ancora l'odio, tante le distruzioni, tanto il fanatismo accumulato in occhi che non vogliono vedere e in cuori che non vogliono amare.
Vediamo i beni della terra divisi tra pochi e i beni della cultura chiusi in cenacoli ristretti. Fuori, c'и fame di pane e di dottrina; e le vite umane, che sono sante perchй vengono da Dio, sono trattate come cose, come numeri statistici. Comprendo e condivido questa impazienza: essa mi spinge a guardare a Cristo che continua a invitarci a mettere in pratica il comandamento nuovo dell'amore.
Tutte le situazioni in cui veniamo a trovarci nella vita ci portano un messaggio divino, chiedono una risposta d'amore, di donazione agli altri: Quando il Figlio dell'uomo verrа nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederа sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerа gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrа le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirа a quelli che stanno alla sua destra: « Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in ereditа il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perchй io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi ». Allora i giusti gli risponderanno: « Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? ». Rispondendo, il re dirа loro: « In veritа vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli piщ piccoli, l'avete fatto a me » 326. Occorre riconoscere Cristo che ci viene incontro negli uomini, nostri fratelli. Nessuna vita umana и isolata; ogni vita si intreccia con altre vite. Nessuna persona и un verso a sй: tutti facciamo parte dello stesso poema divino che Dio scrive con il concorso della nostra libertа.

112 Non c'и nulla che sia estraneo alle attenzioni di Cristo. Parlando con rigore teologico, senza limitarci a una classificazione funzionale, non si puт dire che ci siano realtа – buone, nobili, e anche indifferenti – esclusivamente profane: perchй il Verbo di Dio ha stabilito la sua dimora in mezzo ai figli degli uomini, ha avuto fame e sete, ha lavorato con le sue mani, ha conosciuto l'amicizia e l'obbedienza, ha sperimentato il dolore e la morte. Perchй piacque a Dio di fare abitare in Cristo ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sй tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli 327.
Dobbiamo amare il mondo, il lavoro, le realtа umane. Perchй il mondo и buono: il peccato di Adamo ruppe la divina armonia del creato, ma Dio ha inviato suo Figlio unigenito a ristabilire la pace. E cosм noi, divenuti figli di adozione, possiamo liberare la creazione dal disordine e riconciliare tutte le cose con Dio.
Ogni situazione umana и irripetibile, и il risultato di una vocazione unica che si deve vivere intensamente, realizzando in essa lo spirito di Cristo. E quando si vive cristianamente fra i propri simili, in maniera non appariscente ma coerente con la fede, ciascuno di noi и Cristo presente fra gli uomini.

Una fede manifestata dalle opere

113 La considerazione della dignitа della missione cui Dio ci chiama, puт far sorgere nell'animo umano la presunzione, la superbia. Ci puт accecare una falsa coscienza della vocazione cristiana, che ci fa dimenticare che siamo di fango, che siamo polvere e miseria; ci fa dimenticare che il male non и solo nel mondo, intorno a noi, ma anche dentro di noi e si annida nel nostro stesso cuore, rendendoci capaci di ogni bassezza ed egoismo. Solo la grazia di Dio и roccia ben ferma; noi siamo sabbia, e sabbia mobile.
Se diamo uno sguardo alla storia degli uomini o alla situazione attuale del mondo, ci addolora vedere che, dopo venti secoli, sono cosм pochi gli uomini che si chiamano cristiani; e quelli che si onorano di questo nome sono spesso infedeli alla loro vocazione.
Dinanzi a questo spettacolo non mancano coloro che annunciano il fallimento di Cristo. Ma Cristo non ha fallito: la sua parola e la sua vita fecondano continuamente il mondo. L'opera di Cristo, il compito che il Padre gli ha affidato, si stanno realizzando, la sua forza passa attraverso la storia portando la vera vita e quando tutto gli sarа stato sottomesso, anche lui, il Figlio, sarа sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perchй Dio sia tutto in tutti 328.
In questo lavoro che sta realizzando nel mondo, Dio ha voluto che fossimo suoi cooperatori, ha voluto correre il rischio della nostra libertа. La contemplazione della figura di Gesщ nel presepio di Betlemme mi commuove nel profondo dell'anima: и un bambino indifeso, inerme, incapace di offrire resistenza. Dio si consegna nelle mani degli uomini, si avvicina e si abbassa fino a noi.
Gesщ Cristo, pur essendo di natura divina non considerт un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliт se stesso, assumendo la condizione di servo 329. Dio si affida alla nostra libertа, alla nostra imperfezione, alle nostre miserie. Permette che i tesori divini siano portati in vasi di argilla, e che li facciamo conoscere mescolando le nostre debolezze umane alla sua forza divina.

114 Ma l'esperienza del peccato non ci deve far dubitare della nostra missione. Certamente, i nostri peccati possono rendere difficile agli altri riconoscere Cristo in noi; dobbiamo quindi affrontare coraggiosamente le nostre miserie personali, cercare di purificarci, sapendo che Dio non ci ha promesso la vittoria assoluta sul male in questa vita, ma ci chiede lotta. Sufficit tibi gratia mea 330, ti basta la mia grazia, rispose Dio a Paolo che gli chiedeva di essere liberato dalla prova che lo umiliava.
Il potere di Dio si manifesta nella nostra debolezza, e ci spinge a lottare, a combattere contro i nostri difetti, pur sapendo che non otterremo mai del tutto la vittoria durante la vita terrena. La vita cristiana и un continuo cominciare e ricominciare, un rinnovarsi di ogni giorno.
Cristo risuscita in noi se diveniamo compartecipi della sua Croce e della sua Morte. Dobbiamo amare la Croce, la donazione, la mortificazione. L'ottimismo cristiano non и un ottimismo dolciastro e neppure la mera fiducia umana che tutto andrа bene. Affonda le proprie radici nella coscienza della libertа e nella fede nella grazia; и un ottimismo che ci porta a essere esigenti con noi stessi, cioи a sforzarci per corrispondere alla chiamata di Dio.
In questo modo, malgrado le nostre miserie, anzi, attraverso le nostre miserie, attraverso la nostra vita di uomini fatti di carne e di terra, Cristo si manifesta: nel nostro sforzo di essere migliori, di realizzare un amore che aspira a essere puro, di dominare l'egoismo, di donarci pienamente agli altri, facendo della nostra esistenza un costante servizio.

115 Non voglio concludere senza un'ultima riflessione. Il cristiano, nel far presente Cristo in mezzo agli uomini essendo Cristo egli stesso, non cerca solo di vivere un atteggiamento d'amore, ma anche di far conoscere l'amore di Dio attraverso il suo amore umano.
Gesщ ha concepito tutta la sua vita come una rivelazione di questo amore: Filippo – rispose a uno dei suoi discepoli – chi vede me vede il Padre 331. Seguendo quest'insegnamento, l'apostolo Giovanni invita i cristiani a manifestare con le loro opere l'amore di Dio che hanno conosciuto: Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perchй l'amore и da Dio: chiunque ama и generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perchй Dio и amore. In questo si и manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo figlio unigenito nel mondo, perchй noi avessimo la vita per lui. In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma и lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri 332.

116 И necessario quindi che la nostra fede sia viva, che ci porti realmente a credere in Dio e a mantenere un costante dialogo con Lui. La vita cristiana deve essere vita di preghiera incessante, sforzandoci di stare alla presenza di Dio dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina. Il cristiano non и mai un solitario, perchй vive in una continua intimitа con Dio, che и vicino a noi e nei Cieli.
Sine intermissione orate, prescrive l'Apostolo: pregate senza interruzione 333. E, ricordando questo precetto apostolico, Clemente Alessandrino scrive: Ci viene comandato di lodare e onorare il Verbo che conosciamo come salvatore e re; e per Lui il Padre, non in giorni scelti, come fanno altri, ma costantemente durante tutta la vita, e in tutti i modi possibili 334.
In mezzo alle occupazioni della giornata, quando bisogna vincere la tendenza all'egoismo, quando sentiamo la gioia dell'amicizia con gli altri uomini, in ogni momento il cristiano deve rinnovare il suo incontro con Dio. Per Cristo e nello Spirito Santo il cristiano ha accesso all'intimitа di Dio Padre, e percorre la strada che conduce al regno che non и di questo mondo, ma che in questo mondo si inizia e si prepara.
Bisogna entrare in intimitа con Cristo nella Parola e nel Pane, nell'Eucaristia e nella preghiera. Bisogna trattarlo come si tratta un amico, un essere reale e vivo, perchй Cristo и risorto e dunque vive. Cristo, leggiamo nella lettera agli Ebrei, poichй resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta. Perciт puт salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore 335. Cristo, il Cristo risorto, и il compagno, l'Amico. Un compagno che si lascia soltanto intravvedere, ma la cui realtа riempie tutta la nostra vita, e ci fa desiderare la sua compagnia definitiva. Lo Spirito e la sposa dicono: « Vieni! ». E chi ascolta ripete: « Vieni! ». Chi ha sete venga; chi vuole attinga gratuitamente l'acqua della vita... Colui che attesta queste cose dice: « Sм, verrт presto! ». Amen. Vieni, Signore Gesщ 336.

 «    L'Ascensione del Signore in cielo    » 

Omelia pronunciata il 19 maggio 1966, festa dell'Ascensione

117 La liturgia ci fa rivivere, ancora una volta, l'ultimo dei misteri della vita di Gesщ tra gli uomini, la sua Ascensione al cielo. Molte cose sono accadute dalla sua nascita a Betlemme: lo abbiamo trovato in una culla, adorato da pastori e da re; lo abbiamo contemplato nei lunghi anni di lavoro silenzioso a Nazaret; lo abbiamo accompagnato per le strade della Palestina, quando predicava agli uomini il Regno di Dio e tutti beneficava. E piщ tardi, nei giorni della sua Passione, abbiamo sofferto nel vedere le accuse che gli rivolgevano, con che accanimento lo maltrattavano, con quanto odio lo crocifiggevano.
Al dolore ha fatto seguito la gioia luminosa della Risurrezione. Quale fondamento chiaro e incommovibile per la nostra fede! Non dovremmo mai piщ dubitare. Ma forse, come gli Apostoli, siamo ancora deboli e in questo giorno dell'Ascensione domandiamo al Signore: И questo il tempo in cui ricostruirai il regno di Israele? 337, si dissiperanno finalmente e per sempre le nostre perplessitа e le nostre miserie?
Il Signore ci risponde ascendendo al cielo. E noi, come gli Apostoli, restiamo ammirati ma anche un po' tristi costatando che ci lascia. Certo, non и facile abituarsi all'assenza fisica di Gesщ. Ed ecco, mi commuovo pensando che, in una finezza d'amore, se ne и andato ed и rimasto; se ne и andato in Cielo e si dona a noi come alimento nell'Ostia santa. Sentiamo tuttavia la mancanza della sua parola umana, del suo modo di agire, del suo sguardo, del suo sorriso, del suo operare il bene. Vorremmo tornare a osservarlo da vicino, mentre si siede accanto al pozzo, provato dal cammino 338, quando piange per Lazzaro 339, quando prega lungamente 340, quando ha compassione della folla 341.
Mi и parso sempre logico e mi ha sempre riempito di gioia il fatto che la Santissima Umanitа di Gesщ sia ascesa alla gloria del Padre; ma penso anche che questa tristezza, peculiare del giorno dell'Ascensione, sia una manifestazione dell'amore che nutriamo per Gesщ nostro Signore. Egli, perfetto Dio, si fece uomo – perfetto uomo – carne della nostra carne e sangue del nostro sangue. E si separa da noi per tornare al Cielo. Come non sentirne la mancanza?

Il dialogo con Gesщ nel Pane e nella Parola

118 Se sappiamo contemplare il Mistero di Cristo e cerchiamo di considerarlo con occhi limpidi, ci renderemo conto che anche ora и possibile avvicinare intimamente Gesщ, corpo e anima. Cristo ci ha indicato chiaramente il cammino che passa attraverso il Pane e la Parola: alimentiamoci quindi con l'Eucaristia, e conosciamo e pratichiamo ciт che Gesщ venne a insegnarci, conversando con Lui nell'orazione. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui 342, Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. E chi mi ama sarа amato dal Padre mio, e anch'io lo amerт e mi manifesterт a lui 343.
Non sono solo promesse. Sono la sostanza, la realtа intima di una vita autentica: la vita della grazia, che ci spinge a trattare Dio personalmente e direttamente. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore 344. Queste parole di Gesщ, nel discorso dell'ultima cena, sono la migliore introduzione al giorno dell'Ascensione. Cristo sa che и necessario che se ne vada; perchй, in un modo misterioso, per noi incomprensibile, dopo l'Ascensione sarebbe venuta – in una nuova effusione dell'Amore divino – la terza Persona della Trinitа Beatissima: Vi dico la veritа: и bene per voi che io me ne vada, perchй se non me ne vado, non verrа a voi il Consolatore; ma quando me ne sarт andato, ve lo manderт 345.
Se ne и andato e ci manda lo Spirito Santo che guida e santifica la nostra anima. L'opera del Paraclito in noi conferma ciт che Cristo annunciava: noi siamo figli di Dio, noi non abbiamo ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: « Abbа, Padre! » 346.
Vedete? И l'azione della Trinitа nelle nostre anime. Se ogni cristiano corrisponde alla grazia che ci porta all'unione con Cristo nel Pane e nella Parola, nell'Ostia santa e nell'orazione, и ammesso a ospitare Dio che inabita nel piщ intimo del suo essere. La Chiesa porta ogni giorno alla nostra considerazione la realtа del Pane vivo, a cui dedica due delle grandi feste dell'anno liturgico, il Giovedм Santo e il Corpus Domini. Oggi, nell'Ascensione, intratteniamoci con Gesщ, ascoltando attentamente la sua parola.

Vita di preghiera

119 Una preghiera al Dio della mia vita 347. Se per noi Dio и vita, non deve destare meraviglia che la nostra esistenza cristiana debba essere impregnata di orazione. Non dovete perт pensare che l'orazione sia come un atto isolato che si compie una volta e poi si abbandona. Il giusto si compiace della legge del Signore, la sua legge medita giorno e notte 348. La mattina il mio pensiero и per te 349 e la sera s'innalza la mia preghiera come incenso al tuo cospetto 350. Tutta la giornata puт essere tempo di orazione: dalla sera alla mattina, dalla mattina alla sera. E, piщ ancora, persino il sonno, ci ricorda la Sacra Scrittura, deve essere preghiera 351.
Ricordate che cosa narrano di Gesщ i Vangeli. Sovente trascorreva tutta la notte in colloquio intimo con il Padre. Quanto amore suscitт nei primi discepoli la figura di Cristo in orazione! Dopo aver contemplato la preghiera assidua del Maestro, gli domandano: Domine, doce nos orare 352, Signore insegnaci a pregare come tu fai.
San Paolo – che esorta i fedeli a essere orationi instantes, costanti nella preghiera 353 – propone ovunque l'esempio vivo di Gesщ. E Luca ritrae, in una pennellata, il comportamento dei primi fedeli: Animati da uno stesso spirito, erano tutti perseveranti nella preghiera 354.
La tempra del buon cristiano si forgia, con la forza della grazia, nell'orazione. L'alimento della preghiera – come la vita stessa
– si sviluppa per molteplici vie. Il cuore si esprimerа abitualmente con le parole in quelle orazioni vocali che ci hanno insegnato Dio stesso – il Padre nostro – o i suoi Angeli – l'Ave Maria –. Altre volte utilizzeremo orazioni affinate dal tempo, nelle quali и stata effusa la pietа di tante generazioni di fratelli nella fede: sono quelle della Liturgia – lex orandi – e quelle nate dall'ardore di cuori innamorati, come tante antifone mariane: Sub tuum praesidium..., Memorare..., Salve, Regina...
Altre volte ci basteranno due o tre parole, lanciate al Signore come iacula – frecce –: sono le giaculatorie. Le impariamo nella lettura attenta della storia di Cristo: Domine, si vis, potes me mandare 355, Signore, se vuoi, tu puoi mondarmi; Domine, tu omnia nosti, tu sciт quia amo te 356, Signore, tu sai tutto, tu sai che ti amo; Credo, Domine, sed adiuva incredulitatem meam 357, credo, Signore, ma aiuta la mia incredulitа, rafforza la mia fede; Domine, non sum dignus 358, Signore non sono degno! Dominus meus et Deus meus 359, Signore mio e Dio mio!... O sono altre frasi, brevi e affettuose che, motivate da circostanze concrete, scaturiscono dall'intimo fervore dell'anima.
La vita di orazione deve inoltre trovare appoggio su alcuni momenti quotidiani dedicati esclusivamente al rapporto con Dio; momenti di colloquio, senza rumore di parole, accanto al tabernacolo, ogni volta che sia possibile, come a dimostrare gratitudine al Signore – cosм solo! – per la sua attesa di venti secoli. L'orazione mentale и questo dialogo con Dio, cuore a cuore, in cui interviene tutta l'anima: l'intelligenza e l'immaginazione, la memoria e la volontа. И una meditazione che contribuisce a dar valore soprannaturale alla nostra povera vita umana, alla nostra comune vita quotidiana.
Grazie a questi momenti di meditazione, grazie alle orazioni vocali e alle giaculatorie, sapremo trasformare la nostra giornata, con spontaneitа e senza spettacolaritа, in una lode continua a Dio. Ci manterremo alla sua presenza, cosм come gli innamorati rivolgono continuamente il loro pensiero alla persona amata, e tutte le nostre azioni, anche le piщ piccole, si riempiranno di efficacia spirituale.
Pertanto, quando il cristiano intraprende il cammino del rapporto ininterrotto con il Signore – ed и un cammino per tutti, non una via per privilegiati – la vita interiore cresce sicura e salda; e si consolida nell'uomo quella lotta, amabile ed esigente ad un tempo, necessaria per realizzare fino in fondo la volontа di Dio.
Partendo dalla vita di orazione, possiamo comprendere l'altro tema che la festa di oggi ci propone: l'apostolato, rendere operanti le indicazioni che Gesщ comunica ai suoi poco prima di ascendere al cielo: Mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra 360.

Apostolato, corredenzione

120 Con la meravigliosa semplicitа delle cose divine, l'anima contemplativa trabocca in sollecitudine apostolica: Ardeva il mio cuore dentro di me; il fuoco divampa nella mia meditazione 361. Quale altro fuoco, se non lo stesso fuoco di cui parla Cristo? Sono venuto a portare il fuoco sulla terra, e che cosa posso desiderare se non che arda? 362. Fuoco d'apostolato che si alimenta nell'orazione. Per condurre ovunque sulla terra la battaglia di pace cui ogni cristiano и chiamato a partecipare, non c'и mezzo migliore che questo: compiere quel che rimane a Cristo da patire 363.
Gesщ и salito al Cielo, dicevamo. Ma il cristiano puт, nell'orazione e nell'Eucaristia, trattarlo come lo trattarono i primi dodici e infiammarsi del suo zelo apostolico per compiere con Lui un servizio di corredenzione, che и una semina di pace e di gioia. Servire, dunque, perchй l'apostolato non и che questo. Se facciamo affidamento soltanto sulle nostre forze, non otterremo alcun frutto soprannaturale; ma facendoci strumenti di Dio, otterremo tutto: Tutto posso in colui che mi dа la forza 364. Dio, nella sua infinita bontа, ha stabilito di utilizzare degli strumenti inetti. E l'apostolo non ha altra scelta che lasciare agire il Signore, offrendosi, interamente disponibile, affinchй Dio realizzi – servendosi delle sue creature, dell'anima prescelta – la sua opera salvifica.
И apostolo il cristiano che si sente innestato in Cristo, identificato con Cristo a motivo del suo Battesimo; reso idoneo a lottare per Cristo grazie alla Confermazione; chiamato a servire Dio attraverso il proprio agire nel mondo in virtщ del sacerdozio comune dei fedeli, che conferisce una certa partecipazione al sacerdozio di Cristo, la quale, pur essendo essenzialmente diversa da quella del sacerdozio ministeriale, rende idonei a prendere parte al culto della Chiesa e ad aiutare gli uomini nel loro cammino verso Dio, con la testimonianza della parola e dell'esempio, con l'orazione e l'espiazione.
Ciascuno di noi dov'essere ipse Christus. Egli и l'unico mediatore tra Dio e gli uomini 365; e noi ci uniamo a Lui per offrire, con Lui, tutte le cose al Padre. La nostra vocazione di figli di Dio, in mezzo al mondo, esige da noi non solo la ricerca della santitа personale, ma ci spinge anche a percorrere tutti i cammini della terra per trasformarli in varchi, aperti in mezzo agli ostacoli, che conducono le anime al Signore; ci spinge a prendere parte, come cittadini, a tutte le attivitа temporali, per essere lievito 366 che fa fermentare tutta la massa 367.
Cristo и asceso al Cielo, ma ha concesso a tutte le realtа umane oneste la possibilitа concreta di essere redente.
San Gregorio Magno raccoglie questo grande tema cristiano con parole incisive: Gesщ, dunque, partiva per il luogo dal quale proveniva, e ritornava dal luogo in cui continuava a dimorare. E infatti, nel momento in cui saliva al cielo, univa con la sua divinitа il cielo e la terra. Nella festa odierna conviene risaltare solennemente il fatto che и stato soppresso il decreto che ci condannava, il giudizio che ci assoggettava alla corruzione. La natura cui si dirigevano le parole "tu sei polvere e in polvere ritornerai" (Gn 3, 19), questa stessa natura и ascesa oggi al cielo con Cristo 368.
Non mi stancherт pertanto di ripetere che il mondo puт essere santificato e che a noi cristiani tocca in modo particolare questo compito: purificare il mondo dalle occasioni di peccato con cui gli uomini lo imbrattano, e offrirlo al Signore come ostia spirituale, presentata e dignificata dalla grazia di Dio e dal nostro impegno. A rigore, non si dаnno realtа nobili che siano tali in senso esclusivamente profano, dal momento che il Verbo si и degnato di assumere integralmente la natura umana e di consacrare la terra con la sua presenza e con il lavoro delle sue mani. La grande missione che riceviamo nel Battesimo и la corredenzione. La caritа di Cristo ci spinge 369 a caricare su di noi parte del compito divino di riscattare le anime.

121 Guardate: la Redenzione, compiuta da Gesщ morto nella vergogna e nella gloria della Croce, scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani 370, per volontа di Dio continuerа a realizzarsi fino a che giunga l'ora del Signore. Non si puт vivere secondo il Cuore di Gesщ senza sentirsi inviati, come Lui, peccatores salvos facere 371, per salvare tutti i peccatori, convinti che noi stessi dobbiamo confidare, ogni giorno di piщ, nella misericordia di Dio. Nasce cosм il desiderio ardente di sentirci corredentori con Cristo, di salvare con Lui tutte le anime, perchй siamo, vogliamo essere, ipse Christus, lo stesso Cristo, ed Egli ha dato se stesso in riscatto per tutti 372.
Ci attende un grande compito. Non и possibile un contegno passivo, perchй il Signore ha dichiarato espressamente: Negoziate, finchй io torni 373. Mentre attendiamo il ritorno del Signore che verrа a prendere pieno possesso del suo Regno, non possiamo restare con le braccia conserte. L'espansione del Regno di Dio non и soltanto compito ufficiale di quei membri della Chiesa che rappresentano Cristo perchй hanno ricevuto da Lui i poteri sacri. Vos autem estis corpus Christi 374, anche voi siete corpo di Cristo, ci ammonisce l'Apostolo, e avete ricevuto il mandato preciso di "negoziare" fino alla fine.
Rimane tanto da fare. Forse che in venti secoli non si и fatto nulla? In venti secoli si и lavorato molto. Non mi sembra nй oggettiva nй onesta la smania di taluni di denigrare il lavoro di quelli che ci hanno preceduto. In venti secoli и stato fatto molto lavoro, e spesso si и lavorato molto bene. Non sono mancati errori e cedimenti; ma anche ora vi sono situazioni di regresso, paure, incertezze, pur non mancando, al tempo stesso, coraggio e generositа. Ma la famiglia umana si rinnova continuamente; a ogni generazione и necessario consolidare l'impegno di aiutare l'uomo a scoprire la grandezza della sua vocazione di figlio di Dio, и necessario comunicare il precetto dell'amore a Dio creatore e al prossimo.

122 Cristo ci ha insegnato in modo definitivo il cammino dell'amore a Dio: l'apostolato и amor di Dio che trabocca nel dono di se stessi agli altri. La vita interiore porta a crescere nell'unione con Cristo per mezzo del Pane e della Parola; e la sollecitudine apostolica и la manifestazione esatta, adeguata, necessaria, della vita interiore. Quando si assapora l'amore di Dio, si sente il peso delle anime. Non и possibile scindere vita interiore e apostolato, come non и possibile scindere in Cristo la sua condizione di Dio-Uomo e la sua missione di Redentore. Il Verbo volle incarnarsi per salvare gli uomini, per farli una cosa sola con Lui. La ragione della sua venuta nel mondo, come recitiamo nel Credo, sta qui: Per noi e per la nostra salvezza discese dal cielo.
Per il cristiano, l'apostolato и un fatto connaturale alla sua condizione; non и qualcosa di aggiunto, di sovrapposto, di estrinseco alla sua attivitа quotidiana, al suo lavoro professionale. L'ho ripetuto incessantemente, da quando il Signore volle che nascesse l'Opus Dei: bisogna santificare il lavoro ordinario, santificarsi in esso e santificare gli altri attraverso l'esercizio della propria professione, vivendo ciascuno nel proprio stato.
L'apostolato и come il respiro del cristiano; un figlio di Dio non puт vivere senza questo palpito spirituale. La festa odierna ci ricorda che lo zelo per le anime и un comandamento dell'amore del Signore che, nell'ascendere alla gloria, ci invia come suoi testimoni al mondo intero. E grande la nostra responsabilitа, perchй essere testimoni di Cristo presuppone innanzitutto un comportamento degno della sua dottrina e quindi anche la lotta necessaria affinchй la nostra condotta ricordi Gesщ, evocando la sua figura amabilissima. La nostra condotta deve essere tale che gli altri possano dire, vedendoci: ecco un cristiano, perchй non odia, perchй sa comprendere, perchй non и animato da zelo fanatico, perchй domina i suoi istinti, perchй si sacrifica, perchй manifesta sentimenti di pace, perchй ama.

Il frumento e la zizzania

123 Vi ho tracciato con la dottrina di Cristo, non con le mie idee, un cammino cristiano ideale; si tratta senza dubbio di un cammino elevato, sublime, attraente. E forse qualcuno si domanda: и possibile viverlo nella societа di oggi? E vero: il Signore ci ha chiamati in un momento in cui si parla molto di pace e non c'и pace, nй nelle anime, nй nelle istituzioni, nй nella vita sociale, nй tra i popoli. Si parla continuamente di uguaglianza e di democrazia e abbondano le caste, chiuse, impenetrabili. Ci ha chiamati in un tempo in cui si reclama la comprensione! e la comprensione brilla per la sua assenza, persino tra persone che agiscono in buona fede e vogliono praticare la caritа, perchй
– non dimenticatelo – la caritа, piщ che nel dare, consiste nel comprendere.
Viviamo in un'epoca nella quale i fanatici e gli intransigenti – incapaci di ammettere le ragioni altrui – mettono le mani avanti e tacciano di violente e aggressive le loro vittime. Ci ha chiamati infine quando si blatera molto di unitа, ed и forse difficile immaginare maggior disunione, non solo tra gli uomini in genere, ma anche tra gli stessi cattolici.
Non faccio mai considerazioni politiche, perchй non и mio compito. D'altronde, per descrivere dalla mia prospettiva di sacerdote la situazione del mondo attuale, mi basta ripensare a una parabola del Signore, quella del frumento e della zizzania. Il Regno dei cieli si puт paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminт zizzania in mezzo al grano e se ne andт 375. Il senso и chiaro: il campo и fertile e il seme и buono; il Signore del campo ha seminato a piene mani al momento opportuno, con consumata esperienza; ha stabilito inoltre un servizio di vigilanza per proteggere la semina recente. Se poi compare la zizzania и perchй non c'и stata corrispondenza, perchй gli uomini – i cristiani, in particolare – si sono addormentati e hanno acconsentito che il nemico si avvicinasse.
Quando i servi irresponsabili domandano al Signore come mai и cresciuta la zizzania nel suo campo, la spiegazione и lampante: Inimicus homo hoc fecit 376, и stato il nemico. Noi cristiani, che dovevamo essere vigilanti affinchй le cose buone poste nel mondo dal Creatore crescessero al servizio della veritа e del bene, ci siamo addormentati – triste pigrizia questo sonno! – mentre il nemico e tutti coloro che lo servono si davano da fare senza riposo. Ormai vedete come и cresciuta la zizzania, e che semina abbondante ed estesa!
Non ho la vocazione di profeta di sventure. Non desidero con le mie parole presentarvi un panorama desolato, senza speranze. Non intendo lamentarmi del tempo in cui viviamo per provvidenza del Signore. Dobbiamo amare questa nostra epoca, perchй и l'аmbito in cui dobbiamo raggiungere la nostra santitа personale. Non accettiamo nostalgie ingenue e sterili: il mondo non и mai stato migliore. Da sempre, fin dalla nascita della Chiesa, quando ancora echeggiava la predicazione dei primi dodici, sorsero violente le persecuzioni, iniziarono le eresie, venne propalata la menzogna e si scatenт l'odio.
Ma neppure sarebbe logico, d'altro canto, negare che il male и cresciuto. In tutto questo campo di Dio che и la terra – ereditа ricevuta da Cristo – и germogliata la zizzania; e che abbondanza di zizzania! Non possiamo lasciarci ingannare dal mito del progresso perenne e irreversibile. Il progresso rettamente ordinato и buono, e Dio lo vuole. Ma si и piщ sensibili all'altro progresso, quello falso, che acceca tanti uomini che sovente non si accorgono che l'umanitа, sotto alcuni aspetti, retrocede e perde il frutto delle sue conquiste.
Il Signore, ripeto, ci ha dato il mondo in ereditа. E noi dobbiamo avere anima e intelligenza vigili; dobbiamo essere realisti, pur senza cadere nel disfattismo. Solo una coscienza incallita, o l'insensibilitа dell'abitudinarismo, o lo stordimento frivolo, possono permettere che si guardi il mondo senza vedere il male, l'offesa a Dio, il danno a volte irreparabile arrecato alle anime. Dobbiamo essere ottimisti, ma di un ottimismo che nasce dalla fede nel potere di Dio – e Dio non perde battaglie – un ottimismo che non si fonda sulla sufficienza umana, su di un senso di soddisfazione sciocco e presuntuoso.

Semina di pace e di gioia

124 Che fare dunque? Vi dicevo che il mio intento non era di descrivere crisi sociali o politiche, franamenti e malattie culturali. Considerando le cose alla luce della fede cristiana, mi riferisco al male nel senso esatto di offesa a Dio. L'apostolato cristiano non и un programma politico o un'alternativa culturale: esso implica la diffusione del bene, il contagio del desiderio di amare, una semina effettiva di pace e di gioia. Non v'и dubbio che da tale apostolato deriveranno benefici spirituali per tutti: piщ giustizia, piщ comprensione, piщ rispetto dell'uomo per l'uomo.
Vi sono tante anime attorno a noi, e non abbiamo il diritto di essere di ostacolo alla loro salvezza eterna. Siamo pertanto obbligati a essere pienamente cristiani, a essere santi, a non defraudare Dio e tante persone che attendono dal cristiano esempio e dottrina.
Il nostro apostolato deve basarsi sulla comprensione. Ripeto ancora una volta: la caritа, piщ che nel dare, consiste nel comprendere. Non vi nascondo che ho imparato nella mia stessa carne quanto costa l'incomprensione. Io ho cercato sempre di farmi comprendere, ma non sono mancate persone che hanno fatto di tutto per non capire. И questo un altro motivo, pratico e vivo, perchй io desideri capire tutti. Ma non deve essere soltanto un impulso occasionale a spingerci ad avere un cuore aperto, universale, cattolico. Lo spirito di comprensione и manifestazione della caritа cristiana di un buon figlio di Dio, giacchй il Signore ci vuole su tutti i retti cammini della terra per diffondere il seme della fraternitа – non quello della zizzania – della comprensione, del perdono, della caritа, della pace. Non sentitevi mai nemici di nessuno.
Il cristiano deve mostrarsi sempre disposto a convivere con tutti, a dare a tutti – con la sua amicizia – la possibilitа di avvicinarsi a Cristo Gesщ. Deve sacrificarsi lietamente per tutti, senza far distinzioni, senza dividere le anime come in compartimenti stagni, senza apporre etichette, come se si trattasse di merci o di insetti disseccati. Il cristiano non puт separarsi dagli altri, perchй altrimenti la sua vita sarebbe miserabile ed egoista; deve farsi tutto a tutti, per salvare tutti 377.
Sapessimo vivere cosм! Sapessimo impregnare la nostra condotta con questa semina di generositа, con questo desiderio di convivenza, di pace! E cosм che si favorisce la legittima indipendenza personale, affinchй ciascuno sappia assumersi la propria responsabilitа riguardo ai doveri che gli competono nelle attivitа temporali. Il cristiano saprebbe allora difendere anzitutto la libertа altrui, per poter difendere poi la propria. Avrebbe la caritа di accettare gli altri come sono – perchй ognuno, senza eccezioni, si porta dietro le sue miserie e commette degli errori – offrendo a tutti l'aiuto della grazia di Dio e del garbo umano per vincere il male, per sradicare la zizzania, perchй tutti possano sorreggersi vicendevolmente e portare con dignitа la condizione di uomini e di cristiani.

La vita futura

125 Il compito apostolico che Cristo ha affidato a tutti i suoi discepoli ha dunque un riflesso concreto nell'ambito sociale. И inammissibile pensare che per poter essere cristiani sia necessario voltare le spalle al mondo, guardare con pessimismo la natura umana. Tutto ciт che и onesto, fino al piщ piccolo avvenimento, racchiude in se un significato umano e divino. Cristo, perfetto uomo, non и venuto a distruggere ciт che и proprio della condizione umana; ma assumendo la nostra natura – tranne il peccato – и venuto a nobilitarla, и venuto a condividere tutte le ansie dell'uomo, tranne la triste avventura del male.
Il cristiano deve essere sempre pronto a santificare la societа dal di dentro, collocandosi pienamente nel mondo, ma senza essere del mondo in tutto quello che esso contiene – non per sua intrinseca proprietа, ma per difetto volontario, per il peccato – di negazione di Dio, di opposizione alla sua amabile volontа salvifica.

126 La festa dell'Ascensione del Signore ci suggerisce anche un'altra realtа: quel Cristo che ci incoraggia a lavorare nel mondo, ci attende nel Cielo. In altre parole: la vita sulla terra, che pure amiamo, non rappresenta il compimento, perchй non abbiamo quaggiщ una cittа stabile, ma andiamo in cerca di quella futura 378, la cittа eterna.
Cerchiamo tuttavia di non restringere la parola di Dio entro orizzonti angusti. Il Signore non ci vuole infelici nel cammino, come se la consolazione ci attendesse soltanto nell'aldilа. Dio ci vuole felici anche qui, ma anelando il definitivo compimento di quell'altra felicitа, che solo Lui puт colmare totalmente.
Su questa terra, la contemplazione delle realtа soprannaturali, l'azione della grazia nelle nostre anime, l'amore al prossimo come frutto saporito dell'amore a Dio, comportano giа un anticipo del Cielo, un inizio destinato a crescere giorno per giorno. Noi cristiani non conduciamo una doppia vita; manteniamo un'unitа di vita coerente, semplice e forte, nella quale si fondono e si compenetrano tutte le nostre azioni.
Cristo ci attende. Viviamo giа come cittadini del cielo 379, pur essendo cittadini della terra, tra difficoltа, ingiustizie, incomprensioni, ma anche nella gioia e nella serenitа di saperci figli diletti di Dio. Perseveriamo nel servizio del nostro Dio, e vedremo come cresce in numero e in santitа questo esercito cristiano di pace, questo popolo di corredenzione. Cerchiamo di essere anime contemplative, vivendo un dialogo continuo con il Signore, trattandolo a tutte le ore: dal primo pensiero del giorno all'ultimo della notte, ponendo costantemente il nostro cuore in Gesщ nostro Signore, giungendo a Lui attraverso la Madonna, nostra Madre, e, per Lui, giungendo al Padre e allo Spirito Santo.
Se, malgrado tutto, l'ascesa di Gesщ in Cielo ci lascia nell'anima un residuo amaro di tristezza, rivolgiamoci a sua Madre, come giа gli Apostoli: Allora ritornarono a Gerusalemme... e perseveravano unanimi nella preghiera con Maria, la Madre di Gesщ 380.

 «    Lo Spirito Santo, il grande sconosciuto    » 

Omelia pronunciata il 25 maggio 1969, solennitа di Pentecoste

127 Gli Atti degli Apostoli, narrando gli avvenimenti di quel giorno di Pentecoste in cui lo Spirito Santo discese sotto forma di lingue di fuoco sui discepoli di Cristo, ci fanno assistere alla grande manifestazione della potenza di Dio con cui la Chiesa iniziт il suo cammino in mezzo alle nazioni. La vittoria sulla morte e sul peccato, ottenuta da Cristo con la sua obbedienza, con la sua immolazione sulla Croce e con la sua Risurrezione, si rivelт quel giorno in tutto il suo divino splendore.
I discepoli, che giа erano testimoni della gloria del Risorto, sperimentarono in sй la forza dello Spirito Santo: la loro intelligenza e il loro cuore si aprirono a una nuova luce. Avevano seguito Cristo e avevano accolto con fede i suoi insegnamenti, ma non sempre erano riusciti a penetrarne pienamente il senso: era necessario che giungesse lo Spirito di veritа a far loro comprendere tutte le cose 381. Sapevano che soltanto in Gesщ potevano trovare parole di vita eterna, ed erano disposti a seguirlo e a dare per Lui la loro vita; ma erano deboli, e quando era venuta l'ora della prova erano fuggiti e lo avevano lasciato solo. Nella Pentecoste, perт, – tutto questo и finito: lo Spirito Santo, che и spirito di fortezza, li ha resi saldi, sicuri, audaci. La parola degli Apostoli risuona ora alta e vibrante per le strade e le piazze di Gerusalemme.
Gli uomini e le donne che erano convenuti in quei giorni dalle piщ diverse regioni e affollavano la cittа, ascoltano pieni di meraviglia. Parti, Medi, ed Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadocia, del Ponto e dell'Asia, abitanti della Frigia, della Panfilia e dell'Egitto, gente della Libia e della regione confinante con Cirene, gente venuta da Roma, sia giudei che proseliti, Cretesi e Arabi: tutti noi sentiamo proclamare nelle nostre lingue le meraviglie di Dio 382. Questi prodigi che si realizzano davanti ai loro occhi li inducono ad ascoltare con attenzione la predicazione apostolica. Lo stesso Spirito Santo che agiva sui discepoli del Signore tocca anche il loro cuore e li porta alla fede.
Narra san Luca che, dopo il discorso in cui san Pietro aveva proclamato la Risurrezione di Cristo, molti dei circostanti gli si accostarono domandando: Che cosa dobbiamo fare, fratelli? L'Apostolo rispose: Fate penitenza, e ognuno di voi sia battezzato nel nome di Gesщ Cristo perchй vi siano rimessi i vostri peccati, e allora riceverete il dono dello Spirito Santo. E in quel giorno si unirono alla Chiesa – conclude il testo sacro – tremila persone circa 383.
La discesa solenne dello Spirito il giorno di Pentecoste non fu un evento isolato. Quasi non c'и pagina degli Atti degli Apostoli in cui non si parli di Lui e dell'azione con cui Egli informa, dirige e vivifica la vita e le opere della comunitа cristiana primitiva. И Lui che ispira la predicazione di san Pietro 384, che conferma nella fede tutti i discepoli 385, che sigilla con la sua presenza la vocazione dei gentili 386, e che manda Saulo e Barnaba in terre lontane per aprire strade nuove all'insegnamento di Gesщ 387. La sua presenza e il suo intervento, insomma, presiedono ogni cosa.

Attualitа della Pentecoste

128 La realtа profonda che il testo della Sacra Scrittura ci fa conoscere non и un ricordo del passato, un'etа dell'oro della Chiesa che si perde nella lontananza dei tempi. И invece, al di sopra delle miserie e dei peccati di ciascuno di noi, anche la realtа della Chiesa di oggi e della Chiesa di tutti i tempi. Io pregherт il Padre – aveva annunciato il Signore ai suoi discepoli – ed egli vi darа un altro Consolatore perchй rimanga con voi per sempre 388. Gesщ ha compiuto le sue promesse: и risorto, и salito in Cielo, e in unitа con l'Eterno Padre ci manda lo Spirito Santo per santificarci e darci la vita.
La forza e il potere di Dio illuminano la faccia della terra. Lo Spirito Santo continua ad assistere la Chiesa di Cristo in modo che sia sempre e in ogni cosa un segno innalzato in mezzo a tutte le nazioni, per annunciare all'umanitа la benevolenza e l'amore di Dio 389. Per quanto grandi possano essere i nostri limiti, noi uomini possiamo guardare con fiducia al Cielo e sentirci colmi di gioia: Dio ci ama e ci libera dai nostri peccati. La presenza e l'azione dello Spirito Santo nella Chiesa sono pegno e anticipo della felicitа eterna, della gioia e della pace che Dio ha in serbo per noi.
Anche noi, come quei primi che si avvicinarono a san Pietro il giorno di Pentecoste, siamo stati battezzati. Con il Battesimo, Dio nostro Padre ha preso possesso della nostra vita, ci ha incorporati alla vita di Cristo e ci ha mandato lo Spirito Santo. Il Signore – dice la Scrittura – ci ha salvati mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo, effuso da lui su di noi abbondantemente per mezzo di Gesщ Cristo, Salvatore nostro, perchй giustificati dalla sua grazia diventassimo eredi, secondo la speranza, della vita eterna 390.
L'esperienza della nostra debolezza e delle nostre cadute, lo scandalo che puт produrre la vista penosa della pochezza o addirittura della meschinitа di taluni che si chiamano cristiani, l'apparente insuccesso e lo sbandamento di talune iniziative apostoliche, tutte queste cose – che rappresentano una verifica della realtа del peccato e dei limiti umani – possono perт mettere a dura prova la nostra fede, tanto che possono insinuarsi la tentazione e il dubbio: dove sono la forza e il potere di Dio? И il momento di reagire, di esercitare in modo piщ puro e piщ energico la nostra speranza, e quindi di rendere piщ solida la nostra fedeltа.

129 Consentitemi di raccontare un episodio accadutomi parecchi anni or sono. Un amico di buon cuore, ma privo di fede, mi disse un giorno indicando il mappamondo: « Guardi, dal nord al sud e da oriente a occidente ». « Che cosa vuole che guardi? », gli chiesi. Ed egli: « Il fallimento di Cristo! Tanti secoli per cercare di introdurre la sua dottrina nella vita degli uomini... ed ecco il risultato ». Sulle prime fui colto da una profonda tristezza, perchй causa un gran dolore vedere che sono molti quelli che non conoscono ancora Cristo, e molti, fra coloro che lo conoscono, quelli che vivono come se non lo conoscessero.
Ma questa sensazione durт solo un attimo: subito mi sentii pieno di amore e di riconoscenza, perchй il Signore ha voluto fare di ogni uomo un libero cooperatore della sua opera di redenzione. Cristo non и fallito: la sua dottrina e la sua vita stanno fecondando il mondo incessantemente. La redenzione che Egli ha effettuato и sufficiente e sovrabbondante.
Dio non vuole degli schiavi, ma dei figli, e quindi rispetta la nostra libertа. La salvezza и ancora in atto, e noi partecipiamo ad essa: la volontа di Cristo и che noi portiamo a compimento nella nostra carne, nella nostra vita – come dice con un'incisiva espressione san Paolo – ciт che manca alla sua passione, pro corpore eius quod est Ecclesia, per il bene del suo corpo, che и la Chiesa 391.
Vale la pena di giocarsi la vita, di darsi del tutto per rispondere all'amore e alla fiducia che Dio ha riposto in noi. Vale la pena, in primo luogo, di decidersi a prendere sul serio la nostra fede cristiana. Quando recitiamo il Credo, noi professiamo di credere in Dio Padre onnipotente, nel suo Figlio Gesщ Cristo che morм e risuscitт, nello Spirito Santo, che и Signore e dа la vita. Proclamiamo che la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica, и il Corpo di Cristo, animato dallo Spirito Santo. Ci rallegriamo della remissione dei peccati e della speranza della futura risurrezione. Queste veritа, perт, penetrano davvero in fondo al cuore, oppure restano sulle labbra? Il messaggio divino di vittoria, di gioia e di pace della Pentecoste deve essere il fondamento incrollabile del modo con cui ogni cristiano pensa, sceglie e vive.

Forza di Dio e debolezza umana

130 Non est abbreviata manus Domini: la mano di Dio non si и accorciata 392: oggi Dio non и meno potente che in altri tempi, nй il suo amore per gli uomini и oggi meno vero. La nostra fede ci insegna che tutta la creazione, il movimento della terra e degli astri, le azioni rette delle creature e ciт che esiste di positivo nel corso della storia, tutto insomma viene da Dio e a Dio и ordinato.
L'azione dello Spirito Santo puт passare inosservata ai nostri occhi, dato che Dio non ci mette al corrente dei suoi piani, e dato anche che il peccato di noi uomini intorbida e offusca i doni divini. Ma la fede ci ricorda che Dio agisce incessantemente: и Lui che ci ha creati e ci mantiene nell'essere; и Lui che con la sua grazia conduce la creazione tutta verso la libertа della gloria dei figli di Dio 393.
Giustamente la tradizione cristiana ha perciт riassunto in una sola idea l'atteggiamento che dobbiamo avere nei confronti dello Spirito Santo: docilitа. Docilitа significa essere sensibili a ciт che lo Spirito divino suscita intorno a noi e in noi: sensibili ai carismi che distribuisce, ai movimenti e alle istituzioni che promuove, agli affetti e alle decisioni che fa nascere nel nostro cuore. Lo Spirito Santo realizza nel mondo le opere di Dio; Egli и, come dice l'inno liturgico, datore dei doni, luce dei cuori, ospite dell'anima, riposo nella fatica, conforto nel pianto. Senza il suo soccorso nulla vi и nell'uomo che sia innocente e valido, perchй и Lui che purifica ciт che и contaminato, sana ciт che и malato, accende ciт che и gelido, riconduce sulla retta via chi si и smarrito e avvia tutti gli uomini verso il porto della salvezza e della gioia eterna 394.
Ma questa nostra fede nello Spirito Santo deve essere piena e completa: non basta una vaga credenza nella sua presenza nel mondo, и necessaria una riconoscente accettazione dei segni e delle realtа alle quali in modo particolare ha voluto legare la sua forza. Quando verrа lo Spirito di veritа – ha annunciato Gesщ – mi glorificherа, perchй prenderа del mio e ve l'annunzierа 395. Lo Spirito Santo и lo Spirito inviato da Cristo per operare in noi la santificazione che Egli ci ha meritato sulla terra. Pertanto non ci puт essere fede nello Spirito Santo se non c'и fede in Cristo, nella dottrina di Cristo, nei sacramenti di Cristo, nella Chiesa di Cristo. Non и coerente con la fede cristiana e non crede veramente nello Spirito Santo chi non ama la Chiesa, chi non ha fiducia in essa, chi si compiace solo di denunciare i difetti e i limiti di coloro che la rappresentano, chi la giudica dall'esterno ed и incapace di sentirsi suo figlio. Pensate un momento a tutta la grandezza meravigliosa e sovrabbondante dell'opera del divino Paraclito quando il sacerdote, celebrando sull'altare la Santa Messa, rinnova il sacrificio del Calvario.

131 Ma noi cristiani portiamo i grandi tesori della grazia in vasi di argilla 396. Dio ha affidato i suoi doni alla fragile e debole libertа umana, e benchй la sua forza certamente ci assista, la nostra concupiscenza, la nostra comoditа e il nostro orgoglio spesso la respingono e ci inducono a incorrere nel peccato. Parecchie volte, da oltre venticinque anni a questa parte, quando recito il Credo e affermo la mia fede nella divinitа della Chiesa una, santa cattolica e apostolica, aggiungo: malgrado tutto... E se qualcuno, quando parlo di questa mia abitudine, mi domanda a che cosa intendo alludere, rispondo: Ai tuoi peccati e ai miei.
Tutto ciт и vero, ma non per questo siamo autorizzati a giudicare la Chiesa con criteri umani, senza fede teologale, fondandoci solamente sulle qualitа piщ o meno esemplari di taluni ecclesiastici e di taluni cristiani. Chi fa cosм rimane alla superficie. La cosa piщ importante da scorgere nella Chiesa non и il modo con cui rispondono gli uomini, ma l'azione di Dio. La Chiesa и questo: Cristo presente in mezzo a noi, Dio che viene incontro all'umanitа per salvarla, chiamandoci con la sua rivelazione, santificandoci con la sua grazia, sostenendoci con il suo costante aiuto nelle piccole e grandi battaglie della vita quotidiana
Possiamo anche arrivare a non avere fiducia negli uomini; anzi, ciascuno di noi и tenuto a non fidarsi di se stesso, e a concludere le sue giornate con un mea culpa, con un atto di contrizione profondo e sincero. Ma non abbiamo il diritto di non fidarci di Dio. E non aver fiducia nella Chiesa, nella sua origine divina, nell'efficacia salvifica della sua predicazione e dei suoi sacramenti, и come non aver fiducia in Dio stesso e non credere pienamente alla realtа della discesa dello Spirito Santo.
Prima che Cristo fosse crocifisso – scrive san Giovanni Crisostomo – non vi era riconciliazione. E fin tanto che non c'era riconciliazione, non fu inviato lo Spirito Santo... La mancanza dello Spirito Santo era il segno dell'ira divina. Ora che lo vedi inviato con tanta pienezza, non dubitare della riconciliazione. E se domandano: dov'и ora lo Spirito Santo? Si poteva parlare della sua presenza quando avvenivano i miracoli, quando venivano risuscitati i morti e mondati i lebbrosi; come facciamo a sapere ora che и davvero presente? – Non vi preoccupate. Io vi dimostrerт che lo Spirito Santo и ancora adesso in mezzo a noi (...) Se non esistesse lo Spirito Santo, non potremmo dire "Signore Gesщ", poichй nessuno puт invocare Gesщ come Signore se non nello Spirito Santo (1 Cor 12, 13). Se non esistesse lo Spirito Santo, non potremmo pregare con fiducia; infatti, quando preghiamo diciamo: « Padre nostro che sei nei cieli » (Mt 6, 9). Se non esistesse lo Spirito Santo non potremmo chiamare Dio Padre nostro. Come lo sappiamo? Perchй l'Apostolo ci dice: « E siccome siamo figli, Dio mandт nei nostri cuori lo Spirito del suo figlio che grida: Abbа, Padre » (Gal 4, 6). Perciт quando invochi Dio Padre ricordati che и stato lo Spirito che, muovendo la tua anima, ti ha dato questa preghiera. Se non esistesse lo Spirito Santo, non ci sarebbe nella Chiesa nessuna parola di sapienza o di scienza perchй и scritto: « La tua parola di sapienza и data dallo Spirito » (1 Cor 12, 8). Se lo Spirito Santo non fosse presente, la Chiesa non esisterebbe. Ma dato che la Chiesa esiste, и cosa certa che lo Spirito Santo non viene meno 397.
Al di sopra delle manchevolezze e dei limiti umani, ripeto, la Chiesa и questo: il segno e in certo modo – non nel senso stretto con cui и stata definita dogmaticamente l'essenza dei sette sacramenti della Nuova Alleanza – il sacramento universale della presenza di Dio nel mondo. Essere cristiani significa esser stati rigenerati da Dio e inviati agli uomini per annunciar loro la salvezza. Se avessimo una fede energica e vissuta, e facessimo conoscere Cristo con franchezza, vedremmo realizzarsi davanti ai nostri occhi gli stessi miracoli che si realizzavano ai tempi degli Apostoli.
E infatti anche adesso viene ridata la vista ai ciechi, a persone che avevano perso la capacitа di guardare il cielo e di contemplare le meraviglie di Dio; si dа la libertа agli zoppi e agli storpi che si trovavano paralizzati dalle proprie passioni, con un cuore che non sapeva piщ amare; si ridа l'udito ai sordi che non volevano piщ saperne di Dio; si riesce a far parlare i muti, che avevano la lingua impedita perchй non volevano confessare le proprie sconfitte; e si risuscitano i morti, coloro nei quali il peccato aveva spento la vita. Verifichiamo ancora una volta che la parola di Dio и viva, efficace e piщ tagliente di ogni spada a doppio taglio 398; e, come i primi fedeli cristiani, ci rallegriamo scorgendo la forza dello Spirito Santo e il suo intervento nell'intelligenza e nella volontа delle sue creature.

Far conoscere Cristo

132 Vedo tutti gli avvenimenti della vita – quelli di ogni esistenza individuale, e in certo modo quelli delle grandi svolte della storia – come altrettanti appelli che Dio rivolge agli uomini perchй affrontino la veritа: e anche come occasioni offerte a noi cristiani per annunciare con le nostre opere e le nostre parole, aiutati dalla grazia, lo Spirito al quale apparteniamo 399.
Ogni generazione di cristiani deve redimere e santificare il suo tempo, e per riuscirci deve comprendere e condividere le ansie degli altri uomini, a loro uguali, per far loro conoscere, con il dono delle lingue, come devono corrispondere all'azione dello Spirito Santo, all'effusione permanente delle ricchezze del Cuore divino. Tocca a noi cristiani del nostro tempo annunciare oggi, a questo mondo al quale apparteniamo e nel quale viviamo, il messaggio antico e nuovo del Vangelo.
Non и vero che tutto il mondo attuale – globalmente considerato – sia chiuso o indifferente a ciт che insegna la fede cristiana circa il destino e l'essere dell'uomo; non и vero che gli uomini di oggi si occupino soltanto delle cose della terra e non si curino piщ di guardare il cielo.
Certo, non mancano ideologie chiuse – e persone che le appoggiano ostinatamente –; ma nella nostra epoca ci sono molte cose: alti ideali e atteggiamenti meschini, eroismo e codardia, progetti ambiziosi e delusioni; c'и gente che sogna un mondo nuovo, piщ giusto e piщ umano, e gente che invece, magari delusa dal crollo degli ideali in cui credeva, si rifugia nell'atteggiamento egoista di chi non cerca altro che la propria tranquillitа, o permane immerso nell'errore.
A tutti costoro, uomini e donne, dovunque si trovino, nei momenti di entusiasmo e nei momenti di crisi o di fallimento, noi dobbiamo far giungere l'annuncio solenne e categorico che san Pietro fece nei giorni che seguirono la Pentecoste: Gesщ и la pietra d'angolo, il Redentore, il tutto della nostra vita, perchй al di fuori di lui non vi и altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati 400.

133 Direi che fra i doni dello Spirito Santo ce n'и uno di cui tutti i cristiani hanno particolare bisogno: il dono di sapienza, che ci fa conoscere e gustare Iddio, rendendoci capaci di valutare rettamente le situazioni e le cose di questa vita. Se fossimo coerenti con la nostra fede, guardandoci attorno e contemplando lo spettacolo della storia e del mondo, ci sentiremmo nel cuore gli stessi sentimenti che animavano il cuore di Gesщ, il quale, vedendo le folle ne sentм compassione, perchй erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore 401.
Certamente il cristiano sa anche riconoscere quanto c'и di buono nell'uomo, apprezza le vere gioie della vita, e partecipa alle lotte e agli ideali terreni. Anzi, sente tutte queste cose nell'intimo dell'anima, le condivide e le vive con impegno tutto speciale, proprio perchй egli conosce come nessun altro le profonditа dello spirito umano.
La fede cristiana non rende quindi pusillanimi nй frena gli aneliti migliori dell'anima, ma anzi li dilata e li potenzia rivelandone il senso autentico: non siamo infatti destinati a una felicitа qualunque, perchй siamo stati chiamati a penetrare nell'intimitа divina, a conoscere e ad amare Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo e, nella Trinitа e Unitа di Dio, tutti gli angeli e tutti gli uomini.
Questo и il grande ardimento della fede cristiana: proclamare il valore e la dignitа della natura umana e affermare che, mediante la grazia che ci eleva all'ordine soprannaturale, siamo stati creati per conseguire la dignitа di figli di Dio. Tanta audacia sarebbe davvero impossibile se non si basasse sul decreto di salvezza di Dio Padre e non fosse stata confermata dal sangue di Cristo, e riaffermata e resa possibile dall'azione incessante dello Spirito Santo.
Dobbiamo vivere di fede, crescere nella fede, tanto che si possa dire di ognuno di noi, di ogni cristiano, quello che scriveva molti secoli or sono uno dei grandi scrittori della Chiesa d'Oriente: Allo stesso modo in cui i corpi trasparenti e nitidi quando ricevono i raggi di luce diventano splendenti e irradiano luminositа, cosм le anime che sono guidate e illuminate dallo Spirito Santo diventano anch'esse spirituali e recano agli altri la luce della grazia. Dallo Spirito Santo proviene la conoscenza delle cose future, l'intelligenza dei misteri, la comprensione delle veritа occulte, la distribuzione dei doni, la cittadinanza celeste, la conversazione con gli angeli. Da lui viene la gioia imperitura, la perseveranza in Dio, la somiglianza con Dio e la cosa piщ sublime che puт essere concepita, cioи immedesimarsi con Dio 402.
La coscienza della grandezza della dignitа umana – particolarmente eminente e ineffabile, per il fatto di essere stati fatti, per la grazia, figli di Dio – forma, assieme all'umiltа, una cosa sola nel cristiano, dato che non sono le nostre forze a salvarci e a darci la vita, bensм il favore divino. Questa и una veritа da non dimenticare mai, perchй altrimenti la divinizzazione scadrebbe in presunzione vana, in superbia e, prima o poi, in un completo crollo spirituale causato dall'esperienza della propria debolezza e della propria miseria.
Sant'Agostino si chiedeva: Potrт mai osare dire che sono santo? Se dicessi di essere santo in quanto santificatore e in quanto non bisognoso di nessuno che mi santificasse, sarei superbo e bugiardo. Ma se per santo intendo dire santificato (d'accordo con quanto si legge nel Levitico: siate santi perchй io, Iddio, sono santo), allora anche il corpo di Cristo fino all'ultimo uomo che si trova ai confini della terra, potrа dire audacemente, unito al suo Capo e subordinato a Lui: io sono santo 403.
Amate la Terza Persona della Trinitа Beatissima: ascoltate nell'intimitа del vostro essere le mozioni divine – incoraggiamenti, rimproveri
–; camminate sulla terra guidati dalla luce che ha inondato la vostra anima: e il Dio della speranza ci colmerа di ogni sorta di pace, in modo che questa speranza cresca in noi sempre di piщ, in virtщ dello Spirito Santo 404.

Intimitа con lo Spirito Santo

134 Vivere secondo lo Spirito Santo и vivere di fede, di speranza, di caritа: permettere che Dio prenda possesso di noi e cambi il nostro cuore alla radice, portandolo alla Sua misura. Una vita cristiana matura, profonda ed energica non и cosa che si possa improvvisare, ma и il risultato dello sviluppo della grazia di Dio in noi. Negli Atti degli Apostoli la situazione della comunitа cristiana primitiva viene descritta con una frase breve ma carica di significato: Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli Apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere 405.
Cosм vissero i primi cristiani, e cosм dobbiamo vivere tutti noi: la meditazione della dottrina della fede, fino ad assimilarla pienamente, l'incontro con Cristo nell'Eucaristia, il dialogo personale – la preghiera senza anonimato – a tu per tu con Dio, devono arrivare a essere come la sostanza della nostra condotta. Se dovessero mancare, ci potrebbero pur essere la riflessione erudita, l'attivitа piщ o meno intensa, le devozioni e le pratiche di pietа. Ma non ci sarebbe autentica esistenza cristiana, perchй mancherebbe la compenetrazione con Cristo, la partecipazione reale e vissuta all'opera della salvezza.
И una dottrina che si applica a tutti i cristiani, perchй tutti sono ugualmente chiamati alla santitа. Non ci sono cristiani di seconda classe, tenuti a praticare soltanto una versione ridotta del Vangelo: tutti abbiamo ricevuto un medesimo Battesimo, e pur nella grande diversitа di carismi e di situazioni umane, uno solo и lo Spirito che elargisce i doni divini, una sola и la fede, una sola la speranza, una sola la caritа 406.
Possiamo quindi considerare come rivolta a noi la domanda dell'Apostolo: Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? 407, e possiamo prenderla come un invito a un rapporto piщ personale e diretto con Dio. Purtroppo il Paraclito,per taluni cristiani, и il Grande Sconosciuto: и un nome che si pronuncia, ma non и un Qualcuno – una delle tre Persone dell'unico Dio – con cui parlare e di cui vivere.
E invece bisogna rivolgersi a Lui con familiaritа e con fiducia, come la Chiesa ci insegna mediante la Liturgia. Allora conosceremo meglio Nostro Signore e allo stesso tempo ci renderemo conto molto di piщ che chiamarsi cristiani и veramente un dono immenso: scopriremo tutta la grandezza e tutta la veritа di quella divinizzazione, di quella partecipazione alla vita divina di cui prima parlavo.
Infatti, lo Spirito Santo non и un artista che raffiguri in noi la sostanza di Dio, come se Egli le fosse estraneo: non и cosм che ci porta alla somiglianza con Dio; ma Egli stesso, che и Dio e da Dio procede, si imprime nei cuori che lo ricevono come il sigillo sulla cera; e in questo modo, mediante la comunicazione di sй e la somiglianza, ristabilisce la natura nella bellezza del modello divino, e restituisce all'uomo l'immagine di Dio 408.

135 Se ora vogliamo determinare – sia pure in linee generali – quale sia lo stile di vita che porti ad avere un rapporto di amicizia e di familiaritа con lo Spirito Santo – e, assieme a Lui, con il Padre e il Figlio – dobbiamo considerare tre realtа fondamentali: la docilitа, la vita di preghiera, l'unione alla Croce.
In primo luogo la docilitа, perchй и lo Spirito Santo che con le sue ispirazioni dа tono soprannaturale ai nostri pensieri, ai nostri desideri e alle nostre opere. И Lui che ci spinge ad aderire alla dottrina di Cristo e ad assimilarla in tutta la sua profonditа; и Lui che ci illumina per farci prendere coscienza della nostra vocazione personale e ci sostiene per farci realizzare tutto ciт che Dio si attende da noi. Se siamo docili allo Spirito Santo, l'immagine di Cristo verrа a formarsi sempre piщ nitidamente in noi, e in questo modo saremo sempre piщ vicini a Dio Padre. Sono infatti coloro che sono guidati dallo Spirito di Dio, i veri figli di Dio 409. Se ci lasciamo guidare da questo principio di vita presente in noi, la nostra vitalitа spirituale si svilupperа sempre piщ, e noi ci abbandoneremo nelle mani di Dio nostro Padre con la stessa spontaneitа e con la stessa fiducia con cui il bambino si getta nelle braccia del padre. Se non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli, ha detto il Signore 410. Questo antico e sempre attuale itinerario interiore di infanzia, non и fragile sentimentalismo nй carenza di maturitа umana, bensм la vera maturitа soprannaturale, che ci porta a scoprire sempre meglio le meraviglie dell'amore divino, a riconoscere la nostra piccolezza e a identificare del tutto la nostra volontа con la volontа di Dio.

136 Poi, la vita di preghiera: perchй la dedizione, l'obbedienza, la mansuetudine del cristiano nascono dall'amore e all'amore tendono. E l'amore porta al rapporto, al colloquio, all'amicizia. La vita cristiana richiede un dialogo costante con Dio uno e trino, e proprio a questa intimitа ci spinge lo Spirito Santo. Chi conosce i segreti dell'uomo se non lo spirito dell'uomo che и in lui? Cosм i segreti di Dio nessuno li ha potuti conoscere se non lo Spirito di Dio 411. Se avremo un rapporto continuo con lo Spirito Santo, diventeremo spirituali, ci sentiremo fratelli di Cristo e figli di Dio, e non esiteremo a invocare Iddio come vero Padre di ciascuno di noi 412.
Bisogna che ci abituiamo a frequentare lo Spirito Santo che ci deve santificare, ad avere fiducia in Lui, a invocare il suo aiuto, a sentirlo vicino a noi. Cosм il nostro povero cuore si dilaterа sempre di piщ, e avremo un anelito sempre piщ ardente d'amore verso Dio e, per Lui, d'amore per tutte le creature. E si riprodurrа nella nostra vita la visione finale dell'Apocalisse: lo spirito e la sposa, lo Spirito Santo e la Chiesa – e con essi ogni cristiano – si rivolgono a Gesщ, a Cristo, e gli chiedono di venire, di rimanere con noi per sempre 413.

137 E infine l'unione con la Croce: perchй nella vita di Cristo il Calvario ha preceduto la Risurrezione e la Pentecoste, e questo medesimo processo deve riprodursi nella vita di ogni cristiano: Noi siamo coeredi di Cristo – dice san Paolo – se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria 414. Lo Spirito Santo и il frutto della Croce, della dedizione totale a Dio, della ricerca esclusiva della sua gloria e della totale rinuncia a noi stessi.
Quando l'uomo, fedele alla grazia, si decide a collocare la Croce nel centro della sua anima, rinnegando se stesso per amor di Dio, distaccandosi veramente dall'egoismo e da ogni falsa sicurezza umana; quando cioи l'uomo vive veramente di fede, allora e solo allora riceve con pienezza il grande fuoco, la grande luce, la grande consolazione dello Spirito Santo.
Ed и allora che vengono date all'anima anche la pace e la libertа che Cristo ci ha conquistato 415 e che otteniamo mediante la grazia dello Spirito Santo. Il frutto dello Spirito и amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontа, fedeltа, mitezza, dominio di se 416; e dove c'и lo Spirito del Signore c'и libertа 417.

138 In mezzo ai limiti che sono inscindibilmente connessi con la nostra situazione presente, perchй il peccato abita ancora in noi in qualche modo, il cristiano avverte con nuova luce tutta la ricchezza della sua filiazione divina quando si riconosce pienamente libero perchй lavora nelle cose del Padre suo, quando la sua gioia diventa costante perchй nulla riesce a far crollare la sua speranza.
Oltretutto, и proprio allora che egli puт ammirare ogni bellezza e ogni meraviglia della terra, puт apprezzare ogni ricchezza e ogni bontа, e puт amare con tutta l'integritа e tutta la purezza per le quali и stato fatto il cuore dell'uomo. Ed и allora che il dolore per il peccato non degenera in atteggiamenti d'amarezza, di disperazione o di alterigia, perchй la contrizione e la consapevolezza della miseria umana lo conducono a identificarsi di nuovo con l'impegno di redenzione di Cristo e a sentire piщ intimamente la solidarietа con tutti gli uomini. И allora, infine, che il cristiano avverte in se con certezza la forza dello Spirito Santo, tanto che le sue cadute non lo prostrano piщ: sono piuttosto un invito a ricominciare, per continuare a essere, in tutte le strade della terra, un fedele testimone di Cristo, nonostante tutte le miserie personali, che poi in questi casi sono quasi sempre delle mancanze lievi che appena offuscano l'anima; e, anche se fossero gravi, ricorrendo con compunzione al sacramento della Penitenza, il cristiano ritorna alla pace di Dio e ridiventa un buon testimone delle sue misericordie.
И questa, in una rapida sintesi che a mala pena riesce a tradurre nelle povere parole umane la ricchezza della fede, la vita del cristiano che si lascia guidare dallo Spirito Santo. E quindi, per concludere, non trovo di meglio che far mia la supplica di uno degli inni liturgici della festa di Pentecoste, che и come l'eco della ininterrotta preghiera di tutta la Chiesa: Vieni, Spirito creatore, visita la mente dei tuoi, ricolma di grazia celeste i cuori che tu hai creato. Fa' che per tua grazia conosciamo il Padre, dacci a conoscere anche il Figlio, e facci credere sempre in te, Spirito che procedi da entrambi 418.

 «    A Gesщ per Maria    » 

Omelia pronunciata il 4 maggio 1957

139 Uno sguardo sul mondo, sul popolo di Dio 419, in questo mese di maggio, ci fa contemplare lo spettacolo della devozione mariana che si manifesta in tante consuetudini antiche e nuove, ma tutte vissute in un unico spirito d'amore. Dа gioia costatare che la devozione alla Vergine и sempre viva e che suscita nelle anime cristiane l'impulso soprannaturale a operare come domestici Dei, come membri della famiglia di Dio 420.
Certamente anche voi, vedendo che in questi giorni tanti fedeli esprimono in mille maniere il loro amore alla Vergine Maria, vi sentirete piщ inseriti nella Chiesa, piщ fratelli dei vostri fratelli.
Accade come in una riunione di famiglia, quando i figli piщ grandi, che la vita ha separato, si ritrovano accanto alla madre in occasione di qualche festa. E se anche hanno avuto delle divergenze o si sono trattati male tra di loro, quel giorno no: quel giorno si sentono uniti e si ritrovano vincolati in un comune affetto.
Maria edifica continuamente la Chiesa, la aduna, la mantiene unita. И difficile avere un'autentica devozione alla Madonna e non sentirsi piщ che mai legati alle altre membra del Corpo Mistico, piщ che mai uniti al suo Capo visibile, il Papa.
Mi piace ripetere: Omnes cum Petro ad Iesum per Mariam, tutti con Pietro a Gesщ per Maria. E allora noi che ci riconosciamo parte della Chiesa e invitati a sentirci fratelli nella fede, scopriamo con nuova profonditа la fraternitа che ci lega a tutta l'umanitа: perchй la Chiesa и stata inviata da Cristo a tutte le genti, a tutti i popoli 421.
Tutti noi abbiamo sperimentato queste cose, dal momento che non ci sono mancate le occasioni per costatare gli effetti soprannaturali di una sincera devozione alla Vergine. Ognuno di voi potrebbe ricordare molte esperienze, come anch'io ne ricordo. Quella che ora mi viene alla memoria и la visita che feci nel 1933 a Sonsoles, un santuario mariano in terra di Castiglia.
Non era un pellegrinaggio come comunemente lo si intende. Non c'erano nй rumore nй folla: eravamo in tre. Rispetto e amo le manifestazioni pubbliche di pietа, ma personalmente preferisco offrire a Maria lo stesso affetto e lo stesso entusiasmo con visite private o in piccoli gruppi che abbiano il sapore dell'intimitа.
In quella visita a Sonsoles conobbi l'origine di questo nome. И un particolare di poca importanza, ma esprime lo spirito filiale della gente di quella terra. L'immagine della Madonna che vi si venera fu nascosta per qualche tempo a motivo delle lotte tra cristiani e musulmani. Dopo alcuni anni – narra la tradizione – la statua fu ritrovata da alcuni pastori che commentarono ammirati: « Che begli occhi; son soles!, splendono come il sole; sono due soli! ».

Madre di Cristo, Madre dei cristiani

140 Da quel 1933, in numerose e abituali visite ai santuari della Madonna, ho avuto occasione di riflettere e di meditare sull'affetto che tanti cristiani nutrono verso la Madre di Gesщ. E ogni volta ho concluso che questo affetto и una corrispondenza d'amore, una prova di riconoscenza filiale. Maria, infatti, и strettamente unita alla suprema manifestazione dell'amore di Dio, l'incarnazione del Verbo che, fattosi uomo come noi, prese su di se le nostre miserie e i nostri peccati. Maria, fedele alla missione divina per la quale и stata creata, si prodiga continuamente al servizio degli uomini, chiamati tutti a essere fratelli di suo Figlio, Gesщ. Cosм la Madre di Dio и veramente anche Madre degli uomini.
Cosм и, perchй lo volle il Signore. Lo Spirito Santo dispose che rimanesse scritto, affinchй fosse noto a tutte le generazioni: Stavano presso la croce di Gesщ sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala. Gesщ allora, vedendo la madre e li accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: « Donna, ecco il tuo figlio! ». Poi disse al discepolo: « Ecco la tua madre! ». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa 422.
Giovanni, il discepolo che Gesщ amava, accoglie Maria presso di sй, nella sua casa, nella sua vita. Gli autori spirituali hanno visto in queste parole del santo Vangelo un invito, rivolto a tutti i cristiani, ad accogliere Maria nella loro vita. Il chiarimento и quasi superfluo, perchй Maria certamente desidera che la invochiamo, che ci rivolgiamo a Lei con fiducia, che supplichiamo la sua maternitа chiedendole monstra te esse matrem, manifestati nostra Madre 423.
In realtа, Maria и una Madre che addirittura previene le nostre suppliche, perchй conosce le nostre necessitа e viene sollecitamente in nostro aiuto, dimostrando con i fatti che non dimentica mai i suoi figli. Ognuno di noi, ripensando alla propria vita e vedendo come in essa si manifesta la misericordia di Dio, puт scoprire mille motivi per sentirsi in modo tutto personale figlio di Maria.

141 I brani della Sacra Scrittura che parlano della Vergine dimostrano chiaramente che la Madre di Gesщ accompagna assiduamente suo figlio, si associa alla sua missione redentrice, gioisce e soffre con Lui, ama quelli che Gesщ ama, dedica la sua sollecitudine materna a quanti lo seguono.
Pensiamo, per esempio, al racconto delle nozze di Cana. Dei tanti invitati a quelle vivaci nozze paesane, soltanto Maria si avvede che manca il vino 424. Se ne accorge lei sola, e tempestivamente. Come ci risultano famigliari le scene della vita di Cristo! In esse la grandezza di Dio si intreccia con la vita piщ comune e quotidiana. И tipico della donna di casa avveduta e prudente notare una manchevolezza, badare ai piccoli dettagli che rendono amabile la vita: tale и il comportamento di Maria.
Notate anche che и Giovanni a raccontare l'episodio di Cana: и l'unico evangelista a consegnare questo dato di sollecitudine materna. San Giovanni ci vuoi ricordare che Maria era presente all'inizio della vita pubblica del Signore. Al tempo stesso, ci fa capire di aver saputo approfondire l'importanza della presenza della Madonna. E Gesщ sapeva bene a chi affidava sua Madre: a un discepolo che l'aveva amata, che aveva imparato ad amarla come madre ed era in grado di capire.
Pensiamo ora ai giorni che seguirono l'Ascensione, all'attesa della Pentecoste. I discepoli, pieni di fede per il trionfo di Cristo risorto, e anelanti lo Spirito Santo promesso, vogliono sentirsi uniti: li troviamo cum Maria matre Iesu, con Maria, la Madre di Gesщ 425. La preghiera dei discepoli accompagna la preghiera di Maria: и la preghiera di una famiglia unita.
Chi ci informa questa volta и san Luca, l'evangelista che ha narrato con maggior ampiezza l'infanzia di Gesщ. Sembra quasi volerci far capire che Maria, cosм come ebbe un ruolo di primo piano nell'Incarnazione del Verbo, in modo analogo fu presente alle origini della Chiesa, che и il Corpo di Cristo.
Dal primo momento della vita della Chiesa tutti i cristiani che hanno cercato l'amore di Dio – quell'amore che si rivela e si fa carne in Gesщ Cristo – hanno incontrato la Madonna e hanno sperimentato in tanti modi la sua materna sollecitudine.
La Madonna puт essere chiamata veramente Madre di tutti i cristiani. Sant'Agostino lo afferma chiaramente: Cooperт con la sua caritа a generare alla Chiesa i fedeli, che sono membra di quel Capo di cui Ella fu effettivamente Madre secondo il corpo 426.
Non deve quindi meravigliare che una delle piщ antiche testimonianze della devozione a Maria sia proprio un'orazione piena di fiducia. Si tratta di un'antifona, composta molti secoli fa, che ripetiamo ancora oggi: Ci rifugiamo sotto la tua protezione, santa Madre di Dio. Non disprezzare le suppliche che ti rivolgiamo nelle nostre necessitа, ma liberaci sempre da tutti i pericoli, Vergine gloriosa e benedetta 427.

Intimitа con Maria

142 Il desiderio di intimitа con la Madre di Dio e Madre nostra, sorge in noi spontaneamente. Vogliamo esserle vicini come lo si puт essere con una persona viva: su di Lei, infatti, la morte non ha trionfato, ed Ella sta in corpo e anima accanto a Dio Padre, a suo Figlio e allo Spirito Santo.
Per capire il ruolo di Maria nella vita cristiana, per sentirci attratti verso di Lei, per cercare con affetto filiale la sua amorevole compagnia, non occorrono lunghe disquisizioni, anche se il mistero della maternitа divina ha una ricchezza di contenuto su cui non si rifletterа mai abbastanza.
La fede cattolica ha saputo riconoscere in Maria un segno privilegiato dell'amor di Dio: Dio ci chiama fin da ora suoi amici; la sua grazia opera in noi, ci rigenera dal peccato, ci dа la forza affinchй, pur nella debolezza di chi и sempre polvere miserabile, possiamo riflettere in qualche modo il volto di Cristo. Non siamo dei naufraghi cui Dio ha promesso la salvezza: la salvezza opera giа in noi. Di fronte a Dio non siamo come ciechi che aspirano alla luce e tuttavia gemono fra le angustie dell'oscuritа: siamo figli che sanno di essere amati dal loro Padre.
Maria stessa ci comunica questa sicurezza, questo calore, questa fiducia. Ecco perchй il suo nome tocca diritto il cuore. Il rapporto di ciascuno di noi con la propria madre puт servire come modello e guida per il nostro rapporto con Maria, la Signora dal dolce nome. Dobbiamo amare Dio con lo stesso cuore col quale amiamo i nostri genitori, i nostri fratelli, le altre persone della nostra famiglia, i nostri amici: abbiamo un cuore solo. Con questo solo cuore dobbiamo rivolgerci a Maria.
Come si comporta un figlio con sua madre? In tanti modi diversi, ma sempre con affetto e fiducia. Con un affetto che si manifesterа di volta in volta secondo le occasioni tracciate dalla vita stessa. Lungi da ogni freddezza, si creano casi tenere e intime consuetudini domestiche fatte di piccole attenzioni quotidiane che il figlio sente il bisogno di rivolgere alla madre e di cui la madre sente la mancanza se il figlio le dimentica: un bacio, una carezza uscendo o entrando in casa, un piccolo regalo, qualche parola intensa ed espressiva.
Anche i nostri rapporti con la Madre del Cielo richiedono norme di pietа filiale che guidino il nostro comportamento verso di Lei. Molti cristiani adottano l'antica consuetudine dello scapolare, o usano salutare – non c'и bisogno di parole, basta un pensiero – le immagini di Maria che si trovano in ogni casa cristiana o che adornano le strade in tante cittа. Altri vivono quella preghiera meravigliosa che и il santo Rosario, nel quale l'anima non si stanca di ripetere le stesse cose, come non se ne stancano gli innamorati che si amano veramente, e in cui si impara a rivivere i momenti centrali della vita del Signore. Altri ancora si sono abituati a dedicare alla Madonna un giorno della settimana – proprio il giorno in cui siamo oggi riuniti, il sabato – come un'occasione per offrirle qualche piccola attenzione e per meditare piщ intensamente sulla sua maternitа.
Ci sono molte altre devozioni mariane che non и necessario ricordare in questo momento. Certamente non si tratta di praticarle tutte insieme – crescere nella vita soprannaturale и cosa ben diversa dal fare accumulo di devozioni –: devo perт dire che non possiede la pienezza della fede chi non ne vive nessuna, chi non manifesta in qualche modo il suo amore a Maria.
Coloro che considerano superate le devozioni alla Madonna, dimostrano di essersi lasciati sfuggire il profondo senso cristiano che esse racchiudono e di aver dimenticato la fonte da cui provengono: la fede nella volontа salvifica di Dio Padre, l'amore per Dio Figlio che si fece realmente uomo e nacque da una donna, la fiducia in Dio Spirito Santo che ci santifica con la sua grazia. И Dio che ci ha dato Maria e non abbiamo il diritto di rifiutarla, anzi, dobbiamo rivolgerci a Lei con amore e gioia di figli.

Farsi bambini nell'amare Dio

143 Consideriamo attentamente questo punto perchй ci aiuta a capire cose molto importanti, giacchй il mistero di Maria ci dimostra che, per avvicinarci a Dio, bisogna farsi piccoli. In veritа vi dico – esclama il Signore rivolgendosi ai suoi discepoli – che se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli 428.
Farsi bambini significa rinunciare alla superbia, alla sufficienza, riconoscere che, per imparare a camminare e perseverare nel cammino, da soli non possiamo nulla, ma abbiamo bisogno della grazia, del potere di Dio nostro Padre. Essere piccoli significa abbandonarsi come sanno abbandonarsi i bambini, credere come credono i bambini, pregare come pregano i bambini.
E tutte queste cose le impariamo nell'intimitа con Maria. La devozione alla Vergine non и qualcosa di dolciastro, di poco virile: и consolazione e gioia che riempiono l'anima proprio in quanto presuppongono un esercizio profondo e pieno della fede, tale da farci uscire da noi stessi e riporre la speranza nel Signore. Il Signore – canta un salmo – и il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome. Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perchй tu sei con me 429.
Poichй Maria и Madre, la sua devozione ci insegna a essere figli: ad amare sul serio, senza misura; a essere semplici, senza tutte le complicazioni che nascono dall'egoismo di pensare solamente a se stessi; a essere allegri, sapendo che nulla puт distruggere la nostra speranza. L'inizio del cammino che ha per termine l'amore folle per Gesщ, и un fiducioso amore alla Madonna. Ho giа scritto queste parole, molti anni fa, nel prologo di un commento del santo Rosario, e da allora ho costatato molte volte quanto sono vere. Non mi dilungherт su questo concetto; vi invito piuttosto a farne esperienza, a scoprirlo personalmente mediante il colloquio amoroso con Maria, aprendole il vostro cuore, confidandole le vostre gioie e le vostre pene, chiedendole di aiutarvi a conoscere e a seguire Gesщ.

144 Se cercate Maria, troverete Gesщ. E imparerete a capire un po' che cosa c'и nel cuore di un Dio che si annulla, che rinuncia a manifestare il suo potere e la sua maestа per presentarsi in forma di Schiavo 430. Parlando umanamente, potremmo dire che Dio esagera, perchй non si limita a ciт che sarebbe essenziale, imprescindibile per salvarci, ma va ben oltre. L'unica norma o misura che ci permette di capire il modo di operare di Dio, и di renderci conto che non ha misura, che nasce da una pazzia d'amore che lo porta ad assumere la nostra carne e a prendere su di sй il peso dei nostri peccati.
Com'и possibile renderci conto di ciт, capire che Dio ci ama, e non divenire a nostra volta pazzi d'amore? И necessario far sм che queste veritа della nostra fede penetrino nella nostra anima fino a cambiare tutta la nostra vita. Dio ci ama! Sм, l'Onnipotente, Colui che puт tutto, Colui che ha fatto il cielo e la terra.
Dio si prende cura anche delle piccole cose delle sue creature: le piccole cose vostre e mie; e ci chiama per nome, uno per uno 431. Questa certezza, che scaturisce dalla fede, fa si che vediamo tutto ciт che ci circonda sotto una luce nuova e che, pur restando ogni cosa uguale, ci rendiamo conto che tutto и diverso, perchй tutto и espressione dell'amore di Dio.
La nostra vita si trasforma allora in continua preghiera, si riempie di buon umore e di pace inesauribili, diventa un atto di ringraziamento rinnovato in ogni istante. L'anima mia magnifica il Signore – canta la Vergine Maria – e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perchй ha guardato l'umiltа della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo и il suo nome 432.
Uniamo la nostra preghiera a quella di Maria. Come Lei, sentiremo il desiderio di cantare, di proclamare le meraviglie di Dio, affinchй l'umanitа intera e tutti gli esseri partecipino della nostra felicitа.

Maria ci fa sentire fratelli

145 Non possiamo trattare Maria da figli e pensare poi solo a noi stessi, alle nostre preoccupazioni personali. Non possiamo stare vicino alla Vergine e al tempo stesso mantenere i nostri egoistici problemi. Maria ci conduce a Gesщ, e Gesщ и primogenitus in multis fratribus, il primogenito fra molti fratelli 433. Conoscere Gesщ, pertanto, significa renderci conto che la nostra vita non puт avere altro senso che quello di darci al servizio degli altri. Un cristiano non puт fermarsi ai suoi problemi personali, perchй deve vivere al cospetto della Chiesa universale, pensando alla salvezza di tutte le anime.
In tal modo, anche ciт che si potrebbe considerare piщ privato e intimo – la preoccupazione per il proprio progresso interiore – non и, in realtа, personale: la santificazione, infatti, fa un tutt'uno con l'apostolato. Ci dobbiamo dunque impegnare generosamente nella cura della vita interiore e nello sviluppo delle virtщ cristiane, pensando al bene di tutta la Chiesa, giacchй non potremmo fare il bene e far conoscere Cristo se noi stessi non ci impegnassimo sinceramente a tradurre in pratica vissuta gli insegnamenti del Vangelo.
Impregnate di questo spirito, le nostre orazioni, anche se iniziano con temi e con propositi apparentemente personali, finiscono sempre sulla via del servizio agli altri. E se procediamo nel cammino tenendo per mano la Santissima Vergine, Ella farа sм che ci sentiamo fratelli di tutti gli uomini: perchй tutti sono figli di quel Dio di cui Ella и Figlia e Sposa e Madre.
I problemi del nostro prossimo devono essere i nostri problemi. La fraternitа cristiana deve essere profondamente radicata nella nostra anima, in modo che nessuno ci sia indifferente. Maria, la Madre di Gesщ, colei che lo allevт, lo educт e lo accompagnт nella vita terrena, e che ora и vicina a Lui in Cielo, ci aiuterа a riconoscere Gesщ che passa accanto a noi, che si fa presente nei bisogni degli uomini, nostri fratelli.

146 Durante quell'itinerario mariano di cui vi parlavo, mentre ci avvicinavamo a Sonsoles, passammo vicino a un campo di grano. Le messi brillavano al sole, cullate dal vento. Mi vennero allora alla memoria quelle parole del Signore: Non dite voi: « Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura »? Ecco, io vi dico: levate i vostri occhi e guardate i campi che giа biondeggiano per la mietitura 434. Pensai allora, una volta di piщ, che il Signore voleva mettere nel nostro cuore la stessa ansia, lo stesso fuoco che ardeva nel suo. E, ai bordi della strada, raccolsi qualche spiga, perchй mi servisse di ricordo.
Dobbiamo aprire gli occhi, dobbiamo guardare attorno a noi e riconoscere gli appelli che Dio ci rivolge attraverso il nostro prossimo. Non possiamo volgere le spalle alla gente e rinchiuderci nel nostro piccolo mondo. Ben altro и lo stile di vita di Gesщ. I Vangeli ci parlano insistentemente della sua misericordia, della sua partecipazione al dolore e alle necessitа degli altri: ha pietа della vedova di Nain 435, piange per la morte di Lazzaro 436, si preoccupa delle folle che lo seguono e non hanno da mangiare 437; si commuove soprattutto per i peccatori, per coloro che camminano nel mondo senza conoscere la luce della veritа: Sbarcando, Gesщ vide molta folla e si commosse per loro, perchй erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose 438.
Se veramente siamo figli di Maria, riusciremo a comprendere il comportamento del Signore, il nostro cuore si dilaterа e avremo viscere di misericordia. Ci dorranno allora le sofferenze, le miserie, gli errori, la solitudine, l'angoscia, le pene degli uomini nostri fratelli. E sentiremo l'urgenza di aiutarli nei loro bisogni e di parlare loro di Dio, perchй imparino a trattarlo da figli e possano conoscere la delicatezza materna di Maria.

Essere apostolo di apostoli

147 Riempire di luce il mondo, essere il sale della terra 439: cosм il Signore descrive la missione dei suoi discepoli. Portare fino agli estremi confini della terra la buona novella dell'amore di Dio: ecco il compito a cui tutti noi cristiani dobbiamo, in un modo o nell'altro, dedicare la nostra vita.
Dirт di piщ. Dobbiamo sentire l'anelito di non rimanere soli, dobbiamo incoraggiare gli altri a collaborare alla missione divina di portare la gioia e la pace al cuore degli uomini. Mentre progredite – scrive san Gregorio Magno – dovete attirare gli altri a voi; dovete desiderare, nel vostro cammino verso il Signore, di avere dei compagni di viaggio 440.
Non dimenticate, perт, che, cum dormirent homines, mentre gli uomini dormivano, venne il seminatore della zizzania 441. Noi uomini corriamo il rischio di lasciarci vincere dal sonno dell'egoismo e della superficialitа, disperdendo il nostro cuore in mille esperienze passeggere ed evitando di approfondire il vero significato delle realtа terrene. Brutta cosa и questo sonno che soffoca la dignitа dell'uomo e lo rende schiavo della tristezza.
Vi и una realtа che deve dolerci piщ di ogni altra: и quella dei cristiani che potrebbero dare di piщ e non si decidono; che potrebbero donarsi completamente vivendo tutte le conseguenze della loro vocazione di figli di Dio, ma rifiutano di essere generosi. Dobbiamo dolercene, perchй la grazia della fede non ci и stata data perchй rimanga nascosta, ma affinchй brilli davanti agli uomini 442. Dobbiamo dolercene, inoltre, perchй и in gioco la felicitа temporale ed eterna di quanti operano cosм. La vita cristiana и una meraviglia divina che comporta il compimento immediato di promesse di gaudio e di serenitа, ma a condizione che sappiamo apprezzare il dono di Dio 443, essendo generosi senza riserve.
Bisogna quindi risvegliare quanti sono caduti nel cattivo sonno e ricordare loro che la vita non и un gioco, ma un tesoro divino che bisogna far fruttare. И necessario inoltre indicare la strada a quelli che hanno buona volontа e buoni desideri, ma non sanno come realizzarli. Cristo ci spinge. Ognuno di voi deve essere non solo apostolo, ma apostolo di apostoli, che trascini e spinga gli altri perchй anch'essi facciano conoscere Cristo.

148 Forse qualcuno si chiede in che modo и possibile far conoscere Cristo. Il modo и questo: con naturalezza e con semplicitа, vivendo come vivete in mezzo al mondo, dediti al vostro lavoro professionale e alla cura della vostra famiglia, partecipando alle nobili preoccupazioni degli uomini, rispettando la legittima libertа di ciascuno.
Da oltre trent'anni Dio ha messo nel mio cuore la preoccupazione di far comprendere a persone di ogni stato, condizione e mestiere questa dottrina: la vita comune di ogni giorno puт essere santa e piena di Dio e il Signore ci chiama a santificare il nostro compito quotidiano, perchй proprio in ciт consiste la perfezione del cristiano. Consideriamo ancora una volta queste cose contemplando la vita di Maria.
Non dimentichiamo che i giorni trascorsi dalla Madonna sulla terra furono quasi per intero molto simili a quelli di tanti milioni di donne occupate nella cura della famiglia, nell'educazione dei figli, nelle faccende domestiche. Maria santificava le cose piщ piccole, quelle che molti considerano erroneamente insignificanti, senza valore: il lavoro di ogni giorno, le attenzioni prodigate alle persone care, le conversazioni e le visite ai parenti e agli amici... Benedetta normalitа, cosм piena di amore di Dio!
Perchй и l'amore la chiave per intendere la vita di Maria. Un amore vissuto sino in fondo, sino alla dimenticanza completa di sй, nell'appagamento di essere lа, dove Dio vuole, a compiere con diligenza appassionata la sua volontа. И per questo che ogni gesto di Maria, anche il piщ piccolo, non и mai banale, ma pieno di significato. Maria, nostra Madre, и per noi esempio e cammino. Dobbiamo cercare di imitarla nelle circostanze concrete in cui Dio ci chiede di vivere.
Comportiamoci cosм, e offriremo a quanti ci sono vicini la testimonianza di una vita semplice e normale, che pur con i limiti e i difetti propri della nostra condizione umana, и tuttavia coerente. E vedendoci uguali a loro in tutto e per tutto, gli altri si sentiranno spinti a chiederci: come si spiega la vostra gioia? Dove trovate la forza per vincere l'egoismo e la comoditа? Chi vi insegna a vivere la comprensione, la convivenza leale, la dedizione al servizio degli altri?
И allora il momento di svelare loro il segreto divino della vita cristiana, di parlare di Dio, dello Spirito Santo, di Maria. И il momento di trasmettere, attraverso le nostre povere parole, quella pazzia dell'amore di Dio che la grazia ha riversato nei nostri cuori.

149 San Giovanni raccoglie nel suo Vangelo una frase meravigliosa della Vergine. Narrando le nozze di Cana, la scena che poco fa consideravamo, l'evangelista ci riferisce che Maria, rivolta agli inservienti, disse loro: Fate ciт che Lui vi dirа 444. Il segreto и tutto qui: condurre le anime a porsi davanti a Gesщ e a chiedergli: Domine, quid me vis facere?, Signore, che cosa vuoi che io faccia? 445.
L'apostolato cristiano – mi riferisco in concreto a quello di un comune cristiano, di un uomo o di una donna che vivono come uno dei tanti tra i loro simili – и una grande catechesi in cui, mediante il rapporto personale, l'amicizia leale e autentica, si risveglia negli altri la sete di Dio e li si aiuta a scoprire orizzonti nuovi: con naturalezza, con semplicitа – vi dicevo – con l'esempio di una fede ben vissuta, con la parola amabile, ma piena della forza della veritа divina.
Siate audaci. L'aiuto di Maria, Regina apostolorum, non vi mancherа. Perchй la Madonna, che pure и sempre Madre, sa mettere i suoi figli di fronte alle loro specifiche responsabilitа. A coloro che si avvicinano a Lei e ne contemplano la vita, Maria fa sempre l'immenso favore di portarli alla Croce, di porli di fronte all'esempio del Figlio di Dio. E in questo confronto in cui si decide la vita cristiana, Maria intercede perchй la nostra condotta culmini nella riconciliazione del fratello minore – tu e io – col Figlio primogenito del Padre.
Molte conversioni, molte decisioni di dedizione al servizio di Dio sono state precedute da un incontro con Maria. La Madonna ne ha alimentato il desiderio di ricerca, ha stimolato maternamente le inquietudini dell'anima, ha promosso il desiderio di un cambiamento, di una vita nuova. E cosм quel fate ciт che Lui vi dirа si и trasformato in opere di amorosa donazione, in vocazione cristiana che illuminerа, da quel momento in poi, tutta la vita.
Questi minuti di conversazione alla presenza del Signore, nei quali abbiamo meditato sulla devozione e sull'amore alla Madre di Gesщ e Madre nostra, devono concludersi in una crescita della nostra fede. И iniziato il mese di maggio, e il Signore ci chiede di non lasciarci sfuggire l'occasione di alimentare il nostro amore attraverso la devozione a Sua Madre. Procuriamo di offrirle ogni giorno quelle premure di figli – cose piccole, attenzioni delicate – che diventano poi opere grandi di santitа personale e di apostolato, lavoro perseverante per contribuire alla salvezza che Cristo и venuto a portare al mondo.
Sancta Maria, spes nostra, ancilla Domini, sedes Sapientiae, ora pro nobis; Santa Maria, speranza nostra, ancella del Signore, sede della Sapienza, prega per noi!

 «    Nella festa del Corpus Domini    » 

Omelia pronunciata il 28 maggio 1964, solennitа del Corpus Domini

150 Oggi, solennitа del Corpus Domini, mentre meditiamo insieme la profonditа dell'amore che ha spinto il Signore a restare con noi sotto le specie sacramentali, ci sembra di udire quasi fisicamente quel suo insegnamento alla folla: Ecco, il seminatore usci a seminare. E mentre seminava, una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono. Un'altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c'era molta terra; subito germogliт, perchй il terreno non era profondo. Ma, spuntato il sole, restт bruciata e non avendo radici si seccт. Un'altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono. Un'altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta 446.
La scena и di attualitа. Anche oggi, come allora, il seminatore divino sparge la sua semente. L'opera della salvezza continua a compiersi, e il Signore vuole servirsi di noi: desidera che i cristiani aprano al Suo amore tutti i sentieri della terra; ci invita a propagare il messaggio divino – con la dottrina e con l'esempio – fino agli ultimi confini del mondo. Ci chiede che, come cittadini della societа ecclesiale e di quella civile, svolgendo con fedeltа i nostri doveri, ciascuno di noi sappia essere un altro Cristo, santificando il lavoro professionale e i doveri del proprio stato.
Guardando attorno a noi questo mondo che amiamo, perchй opera divina, costatiamo che la parabola si fa realtа: la parola di Gesщ и feconda e suscita in molte anime desideri di dedizione e di fedeltа. La vita e le opere di coloro che si sono posti al servizio di Dio hanno cambiato il volto della storia, al punto che molti di coloro che non conoscono il Signore sono spinti – forse senza saperlo – da ideali suscitati dal cristianesimo.
Vediamo anche che parte della semente cade in terra sterile o tra le spine e i cardi: vi sono uomini che si chiudono alla luce della fede. Gli ideali di pace, di concordia, di fraternitа sono accolti e proclamati, ma spesso sono smentiti dai fatti. Taluni, poi, si affannano inutilmente a imprigionare la voce di Dio, impedendone la diffusione con la forza bruta o con un'arma meno rumorosa, ma forse piщ crudele, perchй rende insensibile lo spirito: l'indifferenza.

Il Pane di vita eterna

151 Vorrei che, vedendo tutto ciт, prendessimo coscienza della nostra missione di cristiani e volgessimo lo sguardo alla Sacra Eucaristia, a Gesщ che, presente in mezzo a noi, ci ha costituiti Sue membra: Vos estis corpus Christi et membra de membro 447, voi siete il corpo di Cristo e membra unite ad altre membra. Il nostro Dio ha deciso di rimanere nel tabernacolo per essere nostro alimento, per darci forza, per divinizzarci, per dare efficacia al nostro lavoro e al nostro sforzo. Gesщ и allo stesso tempo seminatore, seme e frutto della semina: и il Pane di vita eterna.
Il miracolo costantemente rinnovato della Sacra Eucaristia ha in sй tutte le caratteristiche proprie dell'agire di Gesщ. Perfetto Dio e perfetto Uomo, Signore del Cielo e della terra, Egli si dona a noi per essere nostro sostentamento nel modo piщ naturale e comune. Attende il nostro amore da quasi duemila anni. И tanto, ma и poco, perchй quando c'и amore il tempo vola.
Mi torna alla memoria uno dei cantici di Alfonso il Saggio in cui si narra la leggenda di un monaco che, nella sua semplicitа, aveva supplicato la Madonna di poter contemplare il Cielo, anche solo per un istante. La Vergine ne esaudi il desiderio e il buon monaco venne portato in Paradiso. Al ritorno, non riconosceva nessuno di quelli che dimoravano nel monastero. La sua contemplazione, che aveva creduto brevissima, era durata tre secoli. Tre secoli sono un nonnulla per un cuore innamorato. Io mi spiego allo stesso modo i duemila anni di attesa di Gesщ nell'Eucaristia. И l'attesa di Dio, che ci ama, ci cerca, ci accetta come siamo: con i nostri limiti, i nostri egoismi, la nostra incostanza; e tuttavia capaci di scoprire il suo amore infinito e di darci a Lui interamente.
Gesщ и venuto sulla terra ed и rimasto in mezzo a noi nell'Eucaristia per amore, e per insegnarci ad amare. Dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amт sino alla fine 448: sono le parole con cui l'evangelista Giovanni comincia a narrare gli avvenimenti di quella vigilia di Pasqua nella quale Gesщ – come ci riferisce san Paolo – prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzт e disse: « Questo и il mio corpo, che и per voi; fate questo in memoria di me ». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: « Questo calice и la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me » 449.

Una vita nuova

152 И il momento semplice e solenne dell'istituzione del Nuovo Testamento. Gesщ deroga all'antica economia della Legge e ci rivela che Lui stesso sarа il contenuto della nostra orazione e della nostra vita.
Guardate la gioia che trabocca dalla liturgia odierna: Sia piena la lode, sia sonora, sia gioconda 450. И l'esultanza cristiana che canta la venuta di una nuova иra: La Pasqua nuova della nuova legge mette fine all'antica. Il nuovo rito sostituisce il vecchio, la veritа disperde l'ombra, la luce fuga le tenebre 451.
Miracolo d'amore. Ecco veramente il pane dei figli 452: Gesщ, il Primogenito dell'Eterno Padre. И Lui che si offre a noi come alimento. Lui stesso, che quaggiщ ci nutre, ci attende in Cielo per farci suoi commensali, coeredi e soci nella cittа dei santi 453, perchй chi si nutre di Cristo morirа di morte terrena e temporale, ma vivrа eternamente, perchй Cristo и la vita imperitura 454.
Il cristiano, confortato dalla nuova e definitiva manna dell'Eucaristia, pregusta giа ora la felicitа eterna. Le cose vecchie sono passate: e per noi, abbandonato ciт che и caduco, tutto sia nuovo, il cuore, le parole, le opere 455. И questa la Buona Novella. И novitа, conoscenza nuova, perchй ci parla di una profonditа d'amore che prima non sospettavamo neppure. Ed и buona, perchй non c'и niente di meglio che unirci intimamente a Dio, Bene di tutti i beni. И Buona Novella, perchй in modo ineffabile ci preannuncia l'eternitа.

Frequentare Gesщ nella Parola e nel Pane

153 Gesщ si nasconde nel Santissimo Sacramento dell'altare per incoraggiarci a frequentarlo, per essere il nostro nutrimento, per fare di noi una sola cosa con Lui. Dicendo senza di me non potete far nulla 456, non ha condannato il cristiano all'inefficacia, nй lo ha obbligato a una ricerca penosa e ardua della sua Persona. И rimasto in mezzo a noi, completamente disponibile. Quando ci riuniamo davanti all'altare per il santo Sacrificio della Messa, quando contempliamo l'Ostia Sacra nell'ostensorio o l'adoriamo nascosta nel tabernacolo, dobbiamo ravvivare la nostra fede, pensare all'esistenza nuova che ci viene donata e commuoverci dinanzi all'amore e alla tenerezza di Dio.
Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli Apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere 457. Cosм ci viene narrata dalla Scrittura la condotta dei primi cristiani. Sono spinti dalla fede degli Apostoli alla perfetta unitа, all'Eucaristia, all'orazione unanime: Fede, Pane, Parola.
Nell'Eucaristia Gesщ ci dа la garanzia fedele della sua presenza nelle nostre anime, della sua potenza che sostiene il mondo, delle sue promesse di salvezza, grazie alle quali la famiglia umana, quando verrа la fine dei tempi, abiterа per sempre nella dimora del Cielo, in seno a Dio Padre, Dio Figlio, Dio Spirito Santo: Trinitа Santissima e Dio Unico. И tutta intera la nostra fede ad essere posta in atto quando crediamo in Gesщ e nella sua presenza reale sotto le specie del pane e del vino.

154 Non comprendo come si possa vivere cristianamente senza sentire il bisogno di un'amicizia costante con Gesщ nella Parola e nel Pane, nella preghiera e nell'Eucaristia. Comprendo bene, invece, i vari modi in cui, lungo i secoli, le successive generazioni di fedeli hanno concretato la pietа eucaristica: alcune volte con pratiche collettive che esprimevano pubblicamente la loro fede, altre con atteggiamenti nascosti e silenziosi nella pace sacra del tempio o nell'intimitа del cuore.
Dobbiamo, anzitutto, amare la Santa Messa, che deve essere il centro della nostra giornata. Se si vive bene la Messa, come и possibile poi, per tutto il resto del giorno, non avere il pensiero in Dio, non aver la voglia di restare alla sua presenza per lavorare come Egli lavorava e amare come Egli amava? Impariamo dunque a ringraziare il Signore di un'altra sua delicatezza d'amore: quella di non aver voluto limitare la sua presenza al momento del Sacrificio dell'altare, ma di aver deciso di restare nell'Ostia Santa che si conserva nel tabernacolo.
Vi dirт che per me il tabernacolo и come Betania: il luogo tranquillo di pace dove c'и Cristo, dove possiamo raccontargli le nostre preoccupazioni e le nostre pene, le nostre aspirazioni e le nostre gioie, con la stessa semplicitа, la stessa spontaneitа con cui gli parlavano i suoi amici Marta, Maria e Lazzaro. Ecco perchй mi rallegro percorrendo le strade di qualche cittа o paese, quando scopro, anche solo in lontananza, il profilo di una chiesa: и un altro tabernacolo, un'altra occasione perchй l'anima fugga, con il desiderio, accanto al Signore nel Sacramento.

Feconditа dell'Eucaristia

155 Era di notte quando il Signore, nell'Ultima Cena, istitui la Sacra Eucaristia: la circostanza – commenta san Giovanni Crisostomo – indicava che i tempi si erano compiuti 458. Scendeva la notte sul mondo perchй i vecchi riti, gli antichi segni della misericordia infinita di Dio verso l'umanitа stavano per realizzarsi pienamente, aprendo i! cammino a una vera aurora, la nuova Pasqua. L'Eucaristia fu istituita nella notte, in preparazione all'alba della Risurrezione.
Ed и proprio questo albore che dobbiamo preparare anche nella nostra vita. Dobbiamo rifiutare e allontanare da noi tutto quanto и caduco, dannoso o inutile: lo scoraggiamento, la sfiducia, la tristezza, la viltа. La Sacra Eucaristia comunica ai figli di Dio la novitа divina; e a noi tocca corrispondere in novitate sensu 459, rinnovando tutto il nostro sentire e il nostro operare. Ci и stato dato un principio nuovo di energia, una radice potente innestata al Signore. E noi, che possediamo ormai il Pane di oggi e di sempre, non possiamo tornare al lievito di una volta.

156 In questa festa, in tante cittа della terra, i fedeli in processione accompagnano il Signore: Egli, nascosto nell'Ostia, percorre vie e piazze – come giа nella sua vita terrena – mostrandosi a quelli che vogliono vederlo e facendosi incontro a quelli che non lo cercano. Cosм, ancora una volta, Gesщ viene in mezzo ai suoi. Come rispondiamo alla chiamata del Maestro? Le manifestazioni esterne dell'amore devono nascere dal cuore, e continuare in una testimonianza di vita cristiana. Il rinnovamento che si opera in noi, al ricevere il Corpo del Signore, deve essere manifestato nelle opere. Rendiamo dunque sinceri i nostri pensieri: che siano pensieri di pace, di donazione, di servizio. Rendiamo le nostre parole vere, chiare, opportune: che sappiano consolare e aiutare, che sappiano soprattutto portare agli altri la luce di Dio. Rendiamo le nostre azioni coerenti, efficaci, appropriate: abbiano il bonus odor Christi 460, il profumo di Cristo, che ce ne richiama il comportamento e la vita.
La processione del Corpus Domini manifesta la presenza di Dio per cittа e villaggi. Ma questa presenza, ripeto, non puт essere cosa di un giorno, un vociare confuso, udito e subito dimenticato. Il passaggio di Gesщ ci ricorda che dobbiamo scoprirlo anche nelle nostre attivitа quotidiane. Accanto alla processione solenne di questo giovedм, ci deve essere la processione silenziosa e umile della vita ordinaria di ogni cristiano, uomo tra gli uomini, ma con il privilegio di avere ricevuto la fede e la missione divina di comportarsi in modo tale da rinnovare sulla terra il messaggio del Signore. Non siamo immuni da errori, da miserie, da peccati. Ma Dio и con gli uomini, e dobbiamo far sм che si serva di noi perchй il suo passaggio tra le creature sia ininterrotto.
Chiediamo allora al Signore che ci conceda di essere anime di Eucaristia e che il nostro rapporto intimo con Lui si esprima in gioia, serenitа, in desiderio di giustizia. И cosм che agevoleremo agli altri il compito di riconoscere Cristo e che daremo il nostro contributo per collocarlo al vertice di tutte le attivitа umane. Avrа compimento la promessa di Gesщ: Io, quando sarт innalzato da terra, attirerт a me tutte le cose 461.

Il pane e la messe: comunione di tutti gli uomini

157 Gesщ, vi dicevo, и il seminatore e per mezzo dei cristiani continua la sua semina divina. Cristo stringe il frumento nelle sue mani piagate, lo imbeve del suo sangue, lo pulisce, lo purifica e lo getta nel solco del mondo. Getta i chicchi a uno a uno, perchй ogni cristiano dia testimonianza nel proprio ambiente della feconditа della Morte e Risurrezione del Signore.
Posti dunque nelle mani di Cristo, dobbiamo lasciarci impregnare dal suo Sangue redentore, lasciarci spargere nel solco, accettare la nostra vita come Dio vuole che sia. E convincerci che il seme, per dar frutto, deve sotterrarsi e morire 462. Si innalza allora lo stelo e nasce la spiga. Dalla spiga il pane, che Dio trasformerа nel Corpo di Cristo. In tal modo, torniamo a riunirci con Gesщ, che и stato il nostro seminatore. Poichй c'и un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane 463.
Cerchiamo di non dimenticare che non c'и frutto se prima non c'и la semina: и necessario, pertanto, diffondere generosamente la Parola di Dio e aiutare gli uomini a conoscere Cristo, perchй sentano fame di Lui. La festa del Corpus Domini – Corpo di Cristo, Pane di vita – и una buona occasione per considerare quanta fame si avverte oggi fra gli uomini: fame di veritа e di giustizia, di unitа e di pace. Dinanzi alla fame di pace, noi ripetiamo con san Paolo: Cristo и pax nostra, la nostra pace 464. Dinanzi all'anelito di veritа, dobbiamo ricordare che Cristo и la via, la veritа e la vita 465. Chi aspira all'unitа, deve porsi di fronte a Cristo che prega affinchй siamo consummati in unum, perfetti nell'unitа 466. La sete di giustizia deve guidarci alla sorgente da cui scaturisce la concordia fra gli uomini: l'essere e il sapersi figli del Padre, e quindi fratelli. Pace, veritа, unitа, giustizia. Come sembra difficile, a volte, la missione di superare le barriere che impediscono la convivenza umana; eppure noi cristiani siamo chiamati a operare il grande miracolo della fraternitа; a ottenere, con l'aiuto della grazia divina, che gli uomini si comportino cristianamente, portando gli uni i pesi degli altri 467, vivendo il comandamento dell'amore, che и vincolo di perfezione e riassume tutta la legge 468.

158 Sappiamo bene che c'и tanto da fare. Un giorno, forse contemplando l'ondeggiare delle spighe ormai mature, Gesщ disse ai suoi discepoli: La messe и molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe! 469. Anche oggi, come ieri, mancano i braccianti disposti a sopportare il peso della giornata e il caldo 470. Se poi noi, che giа lavoriamo, non siamo fedeli, accadrа quanto ha scritto il profeta Gioele: Devastata и la campagna, piange la terra, perchй il grano и devastato, и venuto a mancare il vino nuovo, и esaurito il succo dell'olivo. Affliggetevi, contadini, alzate lamenti, vignaiuoli, per il grano e per l'orzo, perchй il raccolto dei campi и perduto 471.
La messe si perde quando non si vuole accettare generosamente un lavoro intenso, a volte anche lungo e faticoso: preparare la terra, gettare la semente, avere cura dei campi, provvedere alla mietitura e alla trebbiatura... Il Regno di Dio si edifica nella storia, nel tempo. Il Signore ne ha affidato il compito a noi tutti, e nessuno puт sentirsene esentato. Oggi, mentre adoriamo e contempliamo Cristo nell'Eucaristia, ricordiamoci che non и ancora giunta l'ora del riposo: la giornata continua.
Nel Libro dei Proverbi leggiamo: Chi coltiva la sua terra si sazia di pane 472. Cerchiamo di applicare spiritualmente a noi stessi questo passo: chi non lavora il terreno di Dio e non и fedele alla missione divina di servizio agli altri, aiutandoli a conoscere Cristo, difficilmente riuscirа a capire che cos'и il Pane eucaristico. Non si apprezza ciт che non costa sforzo. Per stimare e amare la Sacra Eucaristia, и necessario percorrere lo stesso cammino di Gesщ: essere grano di frumento, morire a noi stessi, risorgere pieni di vigore e dare frutto abbondante: il cento per uno! 473.
Questo cammino si riassume in una sola parola: amare. Amare vuoi avere il cuore grande, sentire le preoccupazioni di quelli che ci circondano, saper perdonare e comprendere, sacrificarsi in unione a Gesщ Cristo per tutte le anime. Se impariamo ad amare con lo stesso cuore di Cristo, impareremo a servire, a difendere con generositа e chiarezza la veritа. Per amare in questo modo, и necessario estirpare dalla propria vita tutto quanto и di ostacolo alla vita di Cristo in noi: l'attaccamento alla comoditа, le suggestioni dell'egoismo, la tendenza alla vanagloria... Potremo trasmettere agli altri la vita di Cristo, solo a condizione di riprodurla in noi stessi; potremo lavorare nelle viscere del mondo, trasformandolo dal di dentro, renderlo fecondo, solo a condizione di sperimentare in noi stessi la morte del chicco di frumento.

L'ottimismo cristiano

159 Forse qualche volta ci viene la tentazione di pensare che tutto ciт и bello, ma и un sogno irrealizzabile. Vi ho giа detto di rinnovare la fede e la speranza: siate, dunque, perseveranti, e abbiate la sicurezza che le vostre aspirazioni saranno colmate dalle meraviglie di Dio. Ma и indispensabile che ci ancoriamo solidamente alla virtщ cristiana della speranza. Cerchiamo di non abituarci ai miracoli che si compiono dinanzi ai nostri occhi: a questo mirabile prodigio del Signore che scende ogni giorno nelle mani del sacerdote. Gesщ ci vuole ben desti davanti alla grandezza del suo potere, davanti alle parole della sua promessa: Venite post me, et faciam vos fieri piscatores hominum 474, seguitemi, e vi farт pescatori d'uomini, sarete efficaci e porterete le anime a Dio. Dobbiamo dunque aver fiducia nelle parole del Signore; dobbiamo salire sulla barca, mettere mano ai remi, issare le vele e lanciarci nel mare del mondo che Cristo ci affida come sua ereditа. Duc in altum et lavate retia vestra in capturam 475, spingetevi al largo e gettate le reti per la pesca!
Lo zelo apostolico che Cristo ha posto nel nostro cuore non deve estinguersi per falsa umiltа. Se и pur vero che trasciniamo le nostre miserie, и altrettanto vero che il Signore fa leva anche sui nostri errori. Al suo sguardo misericordioso non sfugge che gli uomini sono creature limitate, deboli, imperfette, inclini al peccato. E tuttavia ci comanda di lottare, di riconoscere i nostri difetti non per disperare, ma per pentirci e maturare l'impegno di migliorare.
Dobbiamo inoltre ricordare sempre che siamo soltanto strumenti: Ma che cosa и mai Apollo? Cosa и Paolo? Ministri attraverso i quali siete venuti alla fede e ciascuno secondo che il Signore gli ha concesso. Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma и Dio che ha fatto crescere 476. La dottrina che portiamo, il messaggio che dobbiamo diffondere, hanno una feconditа propria e infinita, che non ci appartiene, perchй и di Cristo. И Dio stesso che si и assunto l'impegno di compiere l'opera salvifica, di redimere il mondo.

160 И dunque necessaria una fede grande, che vinca sia lo scoraggiamento, sia la tentazione di calcoli puramente umani. Per superare gli ostacoli, и necessario mettere mano al lavoro, impadronirci del compito che ci tocca, affinchй lo stesso sforzo ci apra nuovi sentieri. La panacea per ogni difficoltа и una sola: santitа personale, dedizione al Signore.
Essere santi vuol dire, nй piщ nй meno, vivere come ha stabilito il Padre nostro che и nei Cieli. Mi direte che и difficile. E lo и; l'ideale и ben alto. Ma al tempo stesso и facile, perchй и a portata di mano. Quando qualcuno cade ammalato, gli puт capitare di non trovare la medicina adatta. Sul piano soprannaturale questo non avviene. La medicina и sempre vicina: и Cristo Gesщ, presente nella Sacra Eucaristia, che ci dа la sua grazia anche attraverso gli altri sacramenti che ha voluto istituire.
Ripetiamo, dunque, con le parole e con le opere: Signore, confido in te; mi basta la tua provvidenza ordinaria, il tuo aiuto d'ogni giorno. Non dobbiamo chiedere al Signore grandi miracoli. Dobbiamo piuttosto supplicarlo di aumentare la nostra fede, di illuminare la nostra intelligenza, di fortificare la nostra volontа. Gesщ resta sempre vicino a noi e si comporta sempre per quello che и.
Fin dall'inizio della mia predicazione vi ho messo in guardia contro una falsa deificazione. Non turbarti quindi nel riconoscerti come sei: una creatura di fango. Non preoccuparti. Perchй tu e io siamo figli di Dio – ecco la vera deificazione – scelti per chiamata divina fin dall'eternitа: Ci ha scelti, il Padre, in Gesщ Cristo, prima della fondazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto 477. Noi, che apparteniamo a Dio in modo peculiare e che, nonostante la nostra miseria, siamo strumenti suoi, saremo efficaci nella misura in cui non perderemo la cognizione della nostra debolezza. Le tentazioni ci segnalano le dimensioni della nostra miseria.
Se provate tristezza costatando con evidenza la meschinitа della vostra condizione, vuoi dire che и giunto il momento dell'abbandono completo e docile nelle mani di Dio. Narrano di un mendicante che un giorno si fece incontro ad Alessandro Magno chiedendo l'elemosina. Alessandro si fermт e diede ordine che lo facessero signore di cinque cittа. Il poveretto, sconcertato, esclamт: « Io non chiedevo tanto! ». E Alessandro, di rimando: « Tu hai chiesto da quel che sei; io ti ho dato da quel che sono ». E noi, dunque, anche nei momenti in cui piщ brutalmente costatiamo i nostri limiti, possiamo e dobbiamo rivolgerci a Dio Padre, a Dio Figlio e a Dio Spirito Santo, consapevoli di partecipare alla vita divina. Non esistono ragioni sufficienti a farci volgere indietro lo sguardo 478; il Signore и con noi. Dobbiamo affrontare i nostri doveri fedelmente e lealmente, cercando in Gesщ l'amore e lo stimolo per comprendere gli errori altrui e superare i nostri. E cosм la nostra miseria, la tua, la mia e quella di tutti gli uomini, servirа di sostegno al regno di Cristo.
Riconosciamo le nostre infermitа, ma confessiamo la potenza di Dio. La vita cristiana deve essere informata dall'ottimismo, dalla gioia, dalla certezza che il Signore vuole servirsi di noi. Consapevoli di essere parte della Chiesa santa, di essere saldamente ancorati alla roccia di Pietro e sostenuti dall'azione dello Spirito Santo, ci decideremo a compiere il piccolo dovere di ogni istante: seminare ogni giorno un po'. Il raccolto traboccherа dai granai.

161 Concludiamo questa meditazione. Assaporando nel vostro intimo l'infinita bontа di Dio, pensate che Cristo, alle parole della Consacrazione, si fa realmente presente nell'Ostia, in Corpo, Sangue, Anima e Divinitа. Adoratelo con riverenza e devozione; rinnovate in sua presenza l'offerta sincera del vostro amore; ditegli senza timore che lo amate, rendetegli grazie per questa prova quotidiana della sua amabile misericordia, e crescete nel desiderio di avvicinarvi con fiducia alla Comunione. Io mi commuovo dinanzi a questo mistero d'Amore: il Signore cerca il mio povero cuore per farne il suo trono, per non abbandonarmi, a condizione che io non mi allontani da Lui.
Ricreаti dalla presenza di Cristo, rifocillati dal suo Corpo, sapremo essere fedeli in questa vita terrena per chiamarci poi vincitori nel Cielo, accanto a Gesщ e a Maria sua Madre. Dov'и, o morte, la tua vittoria? Dov'и, o morte, il tuo pungiglione? Siano rese grazie a Dio che ci dа la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesщ Cristo 479.

 «    Il cuore di Gesщ, pace dei cristiani    » 

Omelia pronunciata il 17 giugno 1966, festa del Sacro Cuore

162 Dio Padre si и degnato di concederci, nel cuore di suo Figlio, infinitos dilectionis thesauros 480, tesori inesauribili di amore, di misericordia, di tenerezza. Per convincerci dell'evidenza dell'amor di Dio – che non solo ascolta le nostre preghiere, ma le previene – basta seguire il ragionamento di san Paolo: Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerа ogni cosa insieme con Lui? 481.
La grazia rinnova l'uomo dall'interno e lo converte, da peccatore e ribelle, in servo buono e fedele 482. E fonte di ogni grazia и l'amore che Dio nutre per noi e che Egli stesso ci ha rivelato, non soltanto con le parole, ma con i fatti. L'amore divino fa sм che la seconda persona della Santissima Trinitа, il Verbo Figlio di Dio Padre, prenda la nostra carne, e cioи la nostra condizione umana, eccetto il peccato. E il Verbo, Parola di Dio, и Verbum spirans amorem, la parola dalla quale procede l'Amore 483.
L'amore ci si rivela nell'Incarnazione, nel cammino redentore di Gesщ Cristo sulla nostra terra, fino al sacrificio supremo della Croce. E, sulla Croce, si manifesta con un nuovo segno: Uno dei soldati gli colpм il costato con la lancia e subito ne uscм sangue e acqua 484. Acqua e sangue di Gesщ che ci parlano di una donazione realizzata sino in fondo, sino al consummatum est 485: tutto и compiuto, per amore.
Nella festa di oggi, considerando ancora una volta i misteri centrali della nostra fede, ci meravigliamo del modo in cui le realtа piщ profonde – l'amore di Dio Padre che dona il Figlio, e l'amore del Figlio che cammina sereno verso il Calvario – si traducano in gesti cosм alla portata degli uomini. Dio non si rivolge a noi in atteggiamento di potenza e di dominio; viene a noi assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini 486.
Gesщ non si mostra mai lontano o altezzoso anche se nei suoi anni di predicazione lo vediamo a volte indignato e addolorato per la malvagitа degli uomini. Ma, se facciamo attenzione, vediamo subito che il suo sdegno e la sua ira nascono dall'amore: sono un ulteriore invito a uscire dall'infedeltа e dal peccato. Forse che io ho piacere della morte del malvagio – dice il Signore Dio – o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva? 487.
Queste parole ci spiegano tutta la vita di Cristo e ci fanno comprendere perchй si и presentato a noi con un cuore di carne, con un cuore come il nostro, sicura prova di amore e testimonianza costante del mistero inenarrabile della caritа divina.

Conoscere il cuore di Cristo

163 Non posso fare a meno di confidarvi una cosa che mi fa soffrire e mi spinge ad agire: pensare agli uomini che ancora non conoscono Cristo, che non riescono ancora a intuire la profonditа del tesoro che ci attende nel Cielo, e che camminano sulla terra come ciechi, inseguendo una gioia della quale ignorano il vero volto o perdendosi per strade che li allontanano dall'autentica felicitа. Capisco bene ciт che l'apostolo Paolo dovette provare quella notte nella cittа di Troade, quando in sogno ebbe una visione: Gli stava davanti un Macedone e lo supplicava: « Passa in Macedonia e aiutaci! ». Dopo che ebbe avuto questa visione, subito cercammo – Paolo e Timoteo – di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio ci aveva chiamati ad annunciarvi la parola del Signore 488.
Non sentite anche voi che Dio ci chiama, che ci urge, per mezzo di tutto ciт che accade attorno a noi, a proclamare la buona novella della venuta di Gesщ? Ma, a volte, noi cristiani rimpiccioliamo la nostra vocazione, cadiamo nella superficialitа, perdiamo il tempo in dispute e contese. O, peggio ancora, non manca chi si scandalizza falsamente per il modo in cui alcuni vivono certi aspetti della fede o determinate devozioni e, invece di aprir nuove strade sforzandosi essi stessi di viverle nella maniera che ritengono retta, si dedicano a criticare e a distruggere. Certamente possono verificarsi, e di fatto si verificano, delle manchevolezze nella vita dei cristiani. Ma ciт che importa non siamo noi con le nostre miserie: l'unica cosa che conta и Lui, Gesщ. И di Cristo che dobbiamo parlare, non di noi stessi.
Queste riflessioni mi vengono suggerite da alcune voci intorno a una supposta "crisi" della devozione al Sacro Cuore di Gesщ. Tale crisi non esiste; la vera devozione и stata ed и tuttora un atteggiamento vivo, pieno di senso umano e di senso soprannaturale. I suoi frutti sono, ieri come oggi, frutti saporosi di conversione e di donazione, di compimento della volontа di Dio, di penetrazione amorosa dei misteri della Redenzione.
Cosa ben diversa sono invece le manifestazioni di certo sentimentalismo inefficace, carente di dottrina e impastato di pietismo. Nemmeno a me piacciono quelle immagini leccate, quelle figure del Sacro Cuore che non possono ispirare alcuna devozione a persone dotate di buon senso umano e soprannaturale. Ma non si dа prova di correttezza logica quando si trasformano certi abusi pratici, destinati a estinguersi da soli, in problemi dottrinali e teologici.
Se crisi c'и, и quella del cuore degli uomini, che non riescono – per miopia, per egoismo, per ristrettezza di orizzonti – a intravvedere l'insondabile amore di Cristo nostro Signore. La liturgia con cui la Santa Chiesa celebra, fin dalla sua istituzione, la festa del Sacro Cuore, ha sempre offerto l'alimento della vera pietа raccogliendo come lettura della Messa un testo di san Paolo che ci propone tutto un programma di vita contemplativa – conoscenza e amore, orazione e vita – che si fonda proprio sulla devozione al Cuore di Gesщ. Dio stesso, per bocca dell'Apostolo, ci invita a percorrere questo cammino: Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e cosм, radicati e fondati nella caritа, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profonditа, e conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perchй siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio 489.
La pienezza di Dio ci viene rivelata e ci viene data in Cristo, nell'amore di Cristo, nel Cuore di Cristo. Perchй и il cuore di Colui nel quale abita corporalmente tutta la pienezza della divinitа 490. Ma quando si perde di vista questo grande disegno divino – la corrente d'amore instaurata nel mondo con l'Incarnazione, la Redenzione e la Pentecoste – non si potrа mai comprendere tutta la ricchezza del Cuore del Signore.

La vera devozione al Sacro Cuore

164 Prestiamo attenzione al significato profondo racchiuso in queste parole: Sacro Cuore di Gesщ. Quando parliamo del cuore umano non ci riferiamo solo ai sentimenti, ma alludiamo a tutta la persona che vuol bene, che ama e frequenta gli altri. Nel modo umano di esprimerci, il modo raccolto dalle Sacre Scritture perchй potessimo intendere le cose divine, il cuore и considerato come il compendio e la fonte, l'espressione e la radice ultima dei pensieri, delle parole e delle azioni. Un uomo, per dirla nel nostro linguaggio, vale ciт che vale il suo cuore.
Al cuore appartengono: la gioia – gioisca il mio cuore nella tua salvezza 491; il pentimento – il mio cuore и come cera, si fonde in mezzo alle mie viscere 492, la lode a Dio – effonde il mio cuore liete parole 493; la decisione di ascoltare il Signore – saldo и il mio cuore 494; la veglia amorosa – io dormo, ma il mio cuore veglia 495; e anche il dubbio e il timore – non sia turbato il vostro cuore, abbiate fede in me 496.
Il cuore non si limita a sentire: sa e capisce. La legge di Dio si riceve nel cuore 497 e in esso rimane scritta 498. La Scrittura aggiunge ancora: La bocca parla dalla pienezza del cuore 499. Il Signore apostrofa gli scribi: Perchй mai pensate cose malvagie nei vostri cuori? 500 E, come sintesi dei peccati che l'uomo puт commettere, Gesщ dice: Dal cuore provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultиri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie 501.
Quando la Sacra Scrittura parla del cuore, non intende un sentimento passeggero che porta all'emozione o alle lacrime. Parla del cuore – come testimonia lo stesso Gesщ – per riferirsi alla persona che si rivolge tutta, anima e corpo, a ciт che considera il suo bene: Perchй lа dov'и il tuo tesoro, sarа anche il tuo cuore 502.
Ecco pertanto che, considerando il Cuore di Gesщ, scopriamo la certezza dell'amore di Dio e la veritа del suo donarsi a noi. Nel raccomandare la devozione al Sacro Cuore, non facciamo che raccomandare di orientare integralmente noi stessi, con tutto il nostro essere – la nostra anima, i nostri sentimenti, i nostri pensieri, le nostre parole e le nostre azioni, le nostre fatiche e le nostre gioie – a Gesщ tutto intero.
La vera devozione al Cuore di Gesщ consiste in questo: conoscere Dio e conoscere noi stessi, guardare a Gesщ e ricorrere a Lui che ci esorta, ci istruisce, ci guida. In questa devozione non si dа altra superficialitа che quella dell'uomo che, non essendo interamente umano, non riesce a cogliere la realtа del Dio incarnato.

165 Gesщ crocifisso, con il cuore trafitto dall'amore per gli uomini, и una risposta eloquente – le parole sono superflue – alla domanda sul valore delle cose e delle persone. Gli uomini, la loro vita e la loro felicitа, valgono tanto che lo stesso Figlio di Dio si dona loro per redimerli, purificarli, elevarli. Chi non amerа quel Cuore cosм ferito? si domandava un'anima contemplativa, davanti a questo spettacolo. E continuava: Chi non ricambierа amore per amore? Chi non abbraccerа un Cuore cosм puro? Noi, che siamo di carne, pagheremo amore con amore, abbracceremo il nostro ferito, al quale gli empi hanno trapassato mani e piedi, il costato e il Cuore. Chiediamogli che si degni di legare il nostro cuore con il vincolo del suo amore e di ferirlo con la lancia, perchй и ancora duro e impenitente 503.
Sono pensieri, affetti, espressioni che da sempre le anime innamorate hanno rivolto a Gesщ. Ma per intendere questo linguaggio, per capire veramente il cuore umano, il Cuore di Cristo e l'amore di Dio, occorrono fede e umiltа. Frutto di fede e di umiltа sono le parole universalmente famose che Sant'Agostino ci ha lasciato: Ci hai creato, Signore, per te, e il nostro cuore и inquieto finchй non riposa in te 504.
Quando si trascura l'umiltа, l'uomo pretende di appropriarsi di Dio, e non nella maniera divina che Cristo ha reso possibile dicendo: Prendete e mangiate, questo и il mio corpo 505; bensм cercando di ridurre la grandezza divina ai limiti umani. La ragione umana, la ragione fredda e cieca che non и l'intelligenza che procede dalla fede, e nemmeno la retta intelligenza di chi sa gustare e amare le cose, si trasforma nell'insensatezza di chi sottomette ogni cosa alle sue povere esperienze banali, quelle che rimpiccioliscono la veritа sovrumana e ricoprono il cuore di una crosta insensibile alle mozioni dello Spirito Santo. La nostra povera intelligenza si smarrirebbe se non ci venisse incontro il potere misericordioso di Dio che rompe le frontiere della nostra miseria: Vi darт un cuore nuovo, metterт dentro di voi uno spirito nuovo; toglierт da voi il cuore di pietra e vi darт un cuore di carne 506. E l'anima ritrova la luce, si riempie di gioia, davanti alle promesse della Sacra Scrittura.
Io ho progetti di pace e non di sventura 507, dice il Signore per bocca del profeta Geremia. La liturgia applica queste parole a Gesщ, perchй in Lui si manifesta pienamente in che modo Dio ci ama. Non viene a condannarci, a rinfacciarci la nostra indigenza, la nostra meschinitа: viene a salvarci, a perdonarci, a scusare le nostre colpe, a portarci la pace e la gioia. Se riconosciamo il rapporto meraviglioso del Signore con i suoi figli, i nostri cuori cambieranno, e ci renderemo conto che davanti ai nostri occhi si apre un panorama del tutto nuovo, ricco di rilievo, di profonditа, di luce.

Portare agli altri l'amore di Cristo

166 Badate perт che Dio non dice: al posto del cuore vi darт la volontа di un puro spirito. No: ci dа un cuore, un cuore di carne come quello di Cristo. Io non ho un cuore per amare Dio, e un altro per amare le persone della terra. Con il cuore con cui ho amato i miei genitori e amo i miei amici, con questo stesso cuore amo Cristo e il Padre e lo Spirito Santo e Maria Santissima. Non mi stancherт di ripetere che dobbiamo essere molto umani; perchй altrimenti non potremmo neppure essere divini.
L'amore umano, l'amore di quaggiщ, quando и vero, ci aiuta ad assaporare l'amore divino. Pregustiamo in tal modo l'amore con cui godremo Dio e quello che intercorrerа fra di noi in Cielo, quando il Signore sarа tutto in tutti 508. Questo incominciare a intendere l'amore divino, ci spingerа a essere piщ comprensivi, piщ generosi, piщ donati.
Dobbiamo dare quello che riceviamo, insegnare ciт che impariamo, partecipare agli altri – senza montare in cattedra, con semplicitа – la nostra conoscenza dell'amore di Cristo. Ciascuno di noi, nel realizzare il proprio lavoro, nell'esercitare la propria professione nella societа, puт e deve convertire la sua occupazione in un compito di servizio. Il lavoro ben fatto, che progredisce e fa progredire, che tiene conto dello sviluppo della cultura e della tecnica, svolge una grande funzione, sempre utile a tutta l'umanitа, se a muoverci и la generositа e non l'egoismo, il desiderio del bene comune e non il proprio tornaconto: se и pieno del senso cristiano della vita.
Quel lavoro и l'occasione per manifestare, nella stessa trama delle relazioni umane, la caritа di Cristo e i suoi frutti concreti di amicizia, di comprensione, di calore umano, di pace. Come Cristo passт facendo il bene 509 lungo le vie della Palestina, cosм anche voi, negli itinerari umani della famiglia, della societа civile, delle relazioni professionali quotidiane, della cultura e del riposo, dovete compiere una grande semina di pace. Sarа questa la prova migliore che il regno di Dio и giunto al vostro cuore: Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita – scrive l'apostolo Giovanni – perchй amiamo i nostri fratelli 510.
Questo amore perт lo si vive solo se ci si forma alla scuola del Cuore di Gesщ. И necessario guardare e contemplare il Cuore di Cristo, perchй il nostro cuore si liberi dall'odio e dall'indifferenza; solo allora sapremo reagire in modo cristiano davanti alle sofferenze altrui, davanti al dolore.
Pensate alla scena narrata da san Luca, quando Gesщ giunge presso la cittа di Nain 511. Gesщ vede il dolore di quelle persone con cui si imbatte per caso. Poteva passare al largo, o aspettare che lo pregassero. Invece non se ne va nй attende una richiesta. Prende l'iniziativa, mosso dall'afflizione di una vedova che aveva perduto tutto ciт che le restava, suo figlio.
L'evangelista precisa che Gesщ provт compassione: forse si sarа commosso anche esteriormente, come per la morte di Lazzaro. Gesщ Cristo non era, non и, insensibile alla sofferenza che nasce dall'amore, nй gode di separare i figli dai genitori: vince la morte per dare la vita, affinchй coloro che si amano siano vicini, pur esigendo anzitutto e sempre la preminenza dell'Amore divino che deve informare ogni esistenza autenticamente cristiana.
Gesщ sa di essere circondato da una folla che rimarrа stupefatta davanti al miracolo e che ne proclamerа la notizia per tutta la regione. Ma il Signore non compie un gesto studiato: si sente davvero toccato dalla sofferenza di quella donna, e non puт fare a meno di consolarla. Infatti le si avvicina e le dice: Non piangere! 512. Come per farle capire: non voglio vederti in lacrime, perchй io sono venuto a portare sulla terra la gioia e la pace. Ed ecco il miracolo, manifestazione della potenza di Cristo Dio. Ma prima venne la commozione della sua anima, manifestazione evidente della tenerezza del cuore di Cristo Uomo.

167 Se non impariamo da Gesщ, non sapremo mai amare. Se pensassimo, come alcuni, che conservare un cuore pulito, degno di Dio, significa non immischiarlo, non contaminarlo con affetti umani, la conseguenza logica sarebbe quella di renderci insensibili al dolore degli altri. Saremmo allora capaci soltanto di una caritа ufficiale, arida, senz'anima, ma non della vera caritа di Cristo, che и affetto e calore umano. Con questo, non intendo avallare false teorie, tristi scuse per sviare i cuori, allontanandoli da Dio, e indurli in occasioni di perdizione.
Nella festa odierna dobbiamo chiedere al Signore di concederci un cuore buono, capace di commuoversi per il dolore delle creature, capace di comprendere che, per lenire le pene che accompagnano e non poche volte angustiano gli animi su questa terra, il vero balsamo и l'amore, la caritа: ogni altra consolazione serve al piщ per distrarre un momento, lasciando dietro a sй amarezza e sconforto.
Per aiutare veramente gli altri, dobbiamo amarli di un amore di comprensione e di donazione, pieno di affetto e di consapevole umiltа. Il Signore, infatti, volle riassumere tutta la Legge in quel duplice comandamento che in realtа и unico: amare Dio e amare il prossimo, con tutto il nostro cuore 513.
Forse ora pensate che a volte i cristiani – tu e io, non gli altri – dimenticano le applicazioni piщ elementari di questo dovere. Forse pensate al permanere di tante ingiustizie, agli abusi non aboliti, alle discriminazioni trasmesse da una generazione all'altra, sempre in attesa che si operi una soluzione radicale.
Non devo, non и mio compito, proporvi le soluzioni pratiche di questi problemi. Perт, come sacerdote di Cristo, и mio dovere ricordarvi ciт che dice la Sacra Scrittura. Meditate la scena del giudizio come Gesщ stesso la descrive: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perchй ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito; malato e in carcere e non mi avete visitato 514.
Un uomo o una societа che non reagiscano davanti alle tribolazioni e alle ingiustizie, e che non cerchino di alleviarle, non sono un uomo o una societа all'altezza dell'amore del Cuore di Cristo. I cristiani – pur conservando sempre la piщ ampia libertа di studiare e di mettere in pratica soluzioni diverse, e godendo pertanto di un logico pluralismo – devono coincidere nel comune desiderio di servire l'umanitа. Altrimenti il loro cristianesimo non sarа la Parola e la Vita di Gesщ; sarа un travestimento, un inganno, di fronte a Dio e di fronte agli uomini.

La pace di Cristo

168 Devo proporvi ancora una considerazione: dobbiamo lottare senza cedimenti per operare il bene, proprio perchй sappiamo che и difficile che noi uomini ci decidiamo seriamente a esercitare la giustizia, e perchй siamo lontani da una convivenza umana ispirata dall'amore e non dall'odio o dall'indifferenza. Non ignoriamo neppure che, quand'anche si riuscisse a ottenere una ragionevole distribuzione dei beni e un'armonica organizzazione della societа, non sparirebbe il dolore della malattia, dell'incomprensione e della solitudine, dell'esperienza dei propri limiti, della morte delle persone care.
Davanti a queste amarezze, solamente il cristiano possiede una risposta autentica, una risposta definitiva, ed и questa: Cristo crocifisso, Dio che soffre e muore, Dio che dona il suo Cuore aperto da una lancia come pegno d'amore per tutti. Nostro Signore detesta le ingiustizie, e condanna chi le commette; ma rispetta la libertа di ogni individuo e permette, pertanto, che ve ne siano. Dio nostro Signore non causa il dolore delle creature, ma lo tollera perchй, dal peccato originale in poi, il dolore и parte della condizione umana. Tuttavia, il suo Cuore, pieno d'Amore per gli uomini, lo ha portato a prendere su di sй, con la Croce, tutte le pene umane: la nostra sofferenza, la nostra tristezza, la nostra angoscia, la fame e la sete di giustizia.
L'insegnamento cristiano sul dolore non propone un programma di facili consolazioni. И, in primo luogo, una dottrina di accettazione della sofferenza, la quale di fatto и inseparabile dalla vita di ogni uomo. Non vi nascondo – e lo dico con gioia, perchй ho sempre predicato, e cercato di vivere, che dove c'и la Croce, c'и Cristo, c'и l'Amore – che il dolore si и affacciato frequentemente nella mia vita, e piщ di una volta ho avuto voglia di piangere. Altre volte ho sentito acuirsi la pena di fronte all'ingiustizia e al male. E ho assaporato l'amarezza dell'impotenza quando – nonostante i miei desideri e i miei sforzi – non riuscivo a migliorare situazioni inique.
Quando parlo del dolore, non ne parlo soltanto in teoria. E non mi limito a raccogliere le esperienze altrui quando insisto che, se talvolta di fronte alla realtа della sofferenza sentite la vostra anima vacillare, il rimedio и guardare Cristo. La scena del Calvario proclama a tutti che le tribolazioni vanno santificate vivendo uniti alla Croce.
Le nostre afflizioni, infatti, vissute cristianamente, si trasformano in riparazione e in suffragio, in partecipazione al destino e alla vita di Gesщ che, volontariamente, per amore degli uomini, ha sperimentato tutta la gamma del dolore, ha conosciuto ogni sofferenza. Nacque, visse, morм in povertа; fu combattuto, insultato, diffamato, calunniato e condannato ingiustamente; conobbe il tradimento e l'abbandono dei discepoli; assaporт la solitudine e le amarezze del supplizio e della morte. Ora lo stesso Cristo continua a soffrire nelle sue membra, nell'umanitа tutta che popola la terra, e della quale egli и il Capo, il Primogenito, il Redentore.
Il dolore fa parte dei piani di Dio: la realtа и questa, benchй ci costi capirla. Anche per Gesщ, come uomo, fu costoso sopportarla: Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontа 515. In questa tensione tra la ripugnanza per il supplizio e l'accettazione della volontа del Padre, Gesщ va incontro alla morte serenamente, perdonando coloro che lo crocifiggono.
Questa accettazione soprannaturale del dolore и, al tempo stesso, la massima conquista. Gesщ, morendo sulla Croce, ha vinto la morte: Dio suscita dalla morte la vita. Il contegno di un figlio di Dio non и quello di chi si rassegna a una tragica sventura, quanto piuttosto di chi si rallegra pregustando la vittoria. In nome dell'amore vittorioso di Cristo, noi cristiani dobbiamo percorrere tutti i cammini della terra per essere, con le parole e le opere, seminatori di pace e di gioia. Dobbiamo lottare in questa guerra di pace contro il male, l'ingiustizia, il peccato, proclamando che l'attuale condizione umana non и quella definitiva e che l'amore di Dio manifestato nel Cuore di Cristo otterrа il glorioso trionfo spirituale degli uomini.

169 Ricordavamo prima gli avvenimenti di Nain. Ora potremmo citarne altri, perchй i Vangeli sono pieni di episodi analoghi. Quelle narrazioni hanno commosso e commuovono sempre il cuore delle creature, perchй non propongono soltanto il gesto sincero di un uomo che ha pietа dei suoi simili, ma rivelano anzitutto la caritа immensa del Signore. Il Cuore di Gesщ и il Cuore del Dio incarnato, dell'Emmanuele, Dio con noi.
La Chiesa, unita a Cristo, nasce da un cuore ferito 516. Quel Cuore, aperto sulla croce, ci trasmette la vita. Come non ricordare allora, anche solo per un momento, i Sacramenti, attraverso i quali Dio opera in noi e ci fa partecipi della forza redentrice di Cristo? Come non ricordare con particolare gratitudine il sacramento dell'Eucaristia, la nostra Messa, che rinnova in modo incruento il santo Sacrificio del Calvario? Gesщ ci si dona come alimento: Gesщ, venendo a noi, trasforma tutto e nel nostro essere si manifestano forze – l'aiuto dello Spirito Santo – che riempiono l'anima e informano le nostre azioni, il nostro modo di pensare e di sentire. Il Cuore di Cristo и la pace dei cristiani.
Il fondamento della donazione che il Signore ci chiede non consiste soltanto nei nostri slanci e nelle nostre forze, cosм spesso deboli o impotenti: consiste innanzitutto nelle grazie che l'amore del Cuore di Dio fatto uomo ci ha ottenute. Pertanto possiamo e dobbiamo perseverare nella nostra vita interiore di figli del Padre nostro che и nei Cieli, senza dar adito alla stanchezza e allo scoraggiamento. Mi piace far considerare che il cristiano и chiamato a esercitare la fede, la speranza e la caritа nella sua comune esistenza quotidiana, nelle occasioni piщ semplici, nelle circostanze abituali della sua giornata; perchй и qui che si rivela la condotta di un'anima che riposa in Dio, ed и qui che l'esercizio delle virtщ teologali porta la gioia, la forza e la serenitа.
Questi sono i frutti della pace di Cristo, la pace che il suo Cuore Sacratissimo ci porta. Perchй, ricordiamolo ancora una volta, l'amore di Gesщ per gli uomini и un aspetto insondabile del mistero divino, dell'amore del Figlio per il Padre e lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo, il vincolo d'amore tra il Padre e il Figlio, trova nel Verbo un cuore umano.
Non и possibile parlare di queste realtа centrali della nostra fede senza avvertire i limiti della nostra intelligenza e la grandezza della Rivelazione. Ma pur non potendo abbracciare queste veritа, pur avvertendo che la nostra ragione resta sbalordita davanti ad esse, umilmente e fermamente le crediamo: fondandoci sulla testimonianza di Cristo, sappiamo che и cosм; sappiamo che l'Amore, dal seno della Trinitа, si effonde su tutti gli uomini per mezzo dell'Amore del Cuore di Gesщ.

170 Quando viviamo nel Cuore di Gesщ e ci uniamo strettamente a Lui, ci trasformiamo in dimora di Dio. Chi mi ama – dice il Signore – sarа amato dal Padre 517. E allora Cristo e il Padre, nello Spirito Santo, vengono nell'anima e vi stabiliscono la loro dimora 518.
Quando comprendiamo – anche solo un po' – queste cose, il nostro modo di essere cambia. Abbiamo allora sete di Dio e facciamo nostre le parole del salmo: Mio Dio, all'aurora ti cerco, di te ha sete l'anima mia, a te anela la mia carne, come terra deserta, arida, senz'acqua 519. E Gesщ, che ha acceso i nostri desideri, ci viene incontro e ci dice: Chi ha sete, venga a me e beva 520. Ci offre il suo Cuore, perchй sia il nostro riposo e la nostra fortezza. Quando ci decideremo ad accettare la sua chiamata, sperimenteremo che le sue parole sono vere: la nostra fame e la nostra sete aumenteranno fino a desiderare che Dio stabilisca nel nostro cuore il luogo del suo riposo, e che non allontani mai piщ da noi il suo calore e la sua luce.
Ignem veni mittere in terram, et quid volo nisi ut accendatur? Sono venuto a portare il fuoco sulla terra, e che cosa voglio se non che arda? 521 Ci siamo avvicinati un po' al fuoco dell'Amore di Dio; lasciamo che la sua forza muova le nostre vite e alimentiamo il desiderio di portare il fuoco divino da un estremo all'altro della terra, facendolo conoscere a chi ci circonda: affinchй tutti possano giungere alla pace di Cristo e trovino in essa la felicitа. Un cristiano che vive unito al Cuore di Gesщ non puт avere che questa meta: la pace nella societа, la pace nella Chiesa, la pace nella propria anima, la pace di Dio che sarа perfetta quando verrа a noi il suo Regno.
Maria, Regina pacis, regina della pace, tu che avesti fede e credesti che si sarebbe compiuto l'annuncio dell'Angelo, aiutaci a crescere nella fede, a essere saldi nella speranza, profondi nell'Amore. Perchй questo vuole da noi tuo Figlio, mostrandoci oggi il suo Sacratissimo Cuore.

 «    La Vergine Santa, causa della nostra letizia    » 

Omelia pronunciata il 15 agosto 1961, solennitа della Assunzione della Madonna

171 Assumpta est Maria in coelum, gaudent angeli 522, Maria и stata assunta da Dio, in corpo e anima, nei Cieli. Ne gioiscono gli angeli e gli uomini. Perchй ci pervade oggi questa letizia intima, perchй sentiamo il cuore traboccante e l'anima inondata di pace? Perchй celebriamo la glorificazione di nostra Madre, ed и naturale che i suoi figli, costatando l'onore tributatole dalla Trinitа Beatissima, sentano una grande allegrezza.
Cristo, suo Santissimo Figlio, nostro fratello, ce la diede come Madre sul Calvario quando disse all'Apostolo Giovanni: Ecco tua madre 523. Noi tutti l'abbiamo ricevuta, assieme al discepolo amato, in quel momento di immensa afflizione. Maria Santissima ci ha accolti nel dolore mentre si compiva l'antica profezia: Una spada ti trafiggerа l'anima 524. Tutti siamo suoi figli; Ella и Madre dell'umanitа intera. E oggi l'umanitа commemora la sua ineffabile Assunzione: Maria и accolta in Cielo, figlia di Dio Padre, madre di Dio Figlio, sposa di Dio Spirito Santo. Piщ di Lei, soltanto Dio.

Mistero d'amore

Stiamo contemplando un mistero d'amore. La ragione umana non riesce a comprendere. Solo la fede puт spiegare come una creatura umana sia stata elevata a una dignitа cosм grande da essere il centro d'amore su cui convergono le compiacenze della Trinitа divina. Ma, trattandosi di nostra Madre, ci sentiamo capaci, per cosм dire, di capire di piщ di quanto non ci sia concesso in altre veritа di fede.
Come ci saremmo comportati se avessimo potuto sceglierci la madre? Credo che avremmo scelto quella che abbiamo, ma l'avremmo colmata d'ogni grazia. Cosм fece Gesщ. Essendo onnipotente, sapientissimo e l'Amore stesso 525, il suo potere compм per intero tutto il suo volere.
E un ragionamento che i fedeli hanno scoperto da tempo: Era conveniente – scrive san Giovanni Damasceno – che colei che nel parto aveva conservato integra la sua verginitа conservasse integro da corruzione il suo corpo dopo la morte. Era conveniente che colei che aveva portato nel seno il Creatore fatto bambino abitasse nella dimora divina. Era conveniente che la Sposa di Dio entrasse nella casa celeste. Era conveniente che colei che aveva visto il proprio figlio sulla Croce, ricevendo nel corpo il dolore che le era stato risparmiato nel parto, lo contemplasse seduto alla destra del Padre. Era conveniente che la Madre di Dio possedesse ciт che le era dovuto a motivo di suo figlio e che fosse onorata da tutte le creature quale Madre e schiava di Dio 526.
I teologi, perchй si potesse comprendere in qualche modo il senso di tutta l'abbondanza di grazie di cui Maria и rivestita e che culmina nell'Assunzione in Cielo, si sono espressi sovente con ragionamenti simili. Essi dicono: Era conveniente, Dio poteva farlo, quindi lo fece 527. И la spiegazione piщ chiara del perchй il Signore concesse a sua Madre, fin dal primo istante della sua concezione immacolata, tutti i privilegi. Fu immune dal potere di Satana ed и tutta bella – tota pulchra! –, senza macchia e purissima nell'anima e nel corpo.

Il mistero del sacrificio silenzioso

172 Guardate, perт, che se Dio ha voluto innalzare in tal modo sua Madre, non le ha risparmiato, durante la sua vita terrena, nй l'esperienza del dolore, nй la stanchezza del lavoro, nй il chiaroscuro della fede. A quella donna che un giorno proruppe in lodi a Gesщ esclamando: Beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte, il Signore risponde: Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano 528. Era l'elogio di sua Madre, del suo fiat 529, sincero, pieno di dedizione, portato a compimento fino alle ultime conseguenze, che non si sarebbe manifestato in gesti spettacolari, ma nel sacrificio nascosto e silenzioso di ogni giorno.
Quando meditiamo queste veritа, comprendiamo un po' di piщ la logica di Dio; ci rendiamo conto che il valore soprannaturale della nostra vita non dipende dalla realizzazione delle grandi imprese che a volte ci figuriamo con l'immaginazione, ma dall'accettazione fedele della volontа di Dio, dalla disposizione generosa a far fronte al piccolo sacrificio quotidiano.
Per giungere a essere divini, per divinizzarci, и necessario imparare a essere molto umani, vivendo al cospetto di Dio la nostra condizione di uomini comuni e santificando questa apparente piccolezza. Cosм visse Maria. Colei che и piena di grazia, colei che и oggetto della compiacenza divina ed и al di sopra degli angeli e dei santi, condusse un'esistenza comune. Maria и una creatura come noi, ha un cuore come il nostro, capace di provare la consolazione e la gioia, la sofferenza e le lacrime. Prima che l'Arcangelo le comunicasse la volontа di Dio, la Madonna ignorava di essere stata prescelta fin dall'eternitа per essere la Madre del Messia. Si considerava creatura infima 530 e perciт riconosce, con profonda umiltа, che in Lei ha fatto grandi cose l'Onnipotente 531.
La purezza, l'umiltа e la generositа di Maria contrastano con la nostra miseria e il nostro egoismo. Ce ne accorgiamo, ed и logico che ci sentiamo spinti a imitarla; siamo come Lei creature di Dio e, se ci sforziamo di essere fedeli, il Signore opera anche in noi grandi cose. La nostra pochezza non sarа di ostacolo: Dio sceglie infatti ciт che non ha valore perchй risplenda di piщ la potenza del suo amore 532.

Imitare Maria

173 Maria, nostra Madre, и un modello di corrispondenza alla grazia; se noi contempliamo la sua vita, riceveremo dal Signore la luce necessaria per divinizzare la nostra esistenza quotidiana. Noi cristiani pensiamo molte volte alla Madonna nel corso dell'anno, quando celebriamo le festivitа mariane, e anche in diversi momenti di ogni giornata. Se approfittiamo di queste occasioni cercando di figurarci come si comporterebbe nostra Madre nei compiti che dobbiamo svolgere, un poco alla volta finiremo per imparare: e finiremo per assomigliarle, come i figli assomigliano alla madre.
Si tratta di imitare innanzitutto il suo amore. La caritа non si ferma ai buoni sentimenti: deve essere nelle parole, ma soprattutto nelle opere. La Vergine non si limitт a dire fiat, ma realizzт in ogni istante la sua decisione, stabile e irrevocabile. Cosм noi: quando ci muove l'amore di Dio e conosciamo la sua volontа, dobbiamo impegnarci a essere fedeli, leali, e a esserlo veramente. Perchй non chiunque mi dice: « Signore, Signore! », entrerа nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontа del Padre mio che и nei cieli 533.
Dobbiamo imitare, poi, la sua naturale e soprannaturale eleganza. Maria и una creatura privilegiata nella storia della salvezza: in Lei il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi 534. Eppure fu una testimone discreta, che seppe rimanere nascosta; non amт ricevere lodi, perchй non ambiva la propria gloria. Maria partecipa ai misteri dell'infanzia di suo Figlio, misteri rivestiti di apparenze consuete; ma quando giunge il momento dei grandi miracoli e dell'osanna delle folle, Ella si nasconde. Quando Gesщ, che cavalca un asinello, и acclamato a Gerusalemme come Re, Maria non c'и. Ma riappare accanto alla Croce, quando tutti fuggono. Questo contegno ha il sapore – non studiato – della grandezza, della profonditа, della santitа della sua anima.
Seguendo il suo esempio nell'obbedire al Signore, cerchiamo ora di capire l'insegnamento che ci viene dalla delicata combinazione di sottomissione e autoritа che osserviamo in Maria. In Lei non c'и ombra del contegno delle vergini stolte, che obbediscono, ma senza criterio. La Madonna ascolta con attenzione quello che il Signore le chiede, riflette su quanto non comprende, domanda quello che non sa. Poi, si dа totalmente al compimento della volontа divina: Ecco la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto 535. Non и meraviglioso? Maria Santissima, maestra di tutto il nostro agire, ci insegna cosм che l'obbedienza a Dio non и servilismo, non soggioga la coscienza: ci muove nel nostro intimo a scoprire la libertа dei figli di Dio 536.

Scuola di preghiera

174 Il Signore vi avrа concesso di scoprire tanti altri lineamenti della corrispondenza fedele della Santissima Vergine alla volontа di Dio, tutti di tale forza da indurci a considerarli come esemplari: la purezza, l'umiltа, la fortezza, la generositа, la fedeltа... Io vorrei parlare di uno che li avvolge tutti, perchй и il clima del progresso spirituale: la vita di preghiera.
Per trarre profitto dalla grazia che in questo giorno la Madre nostra ci offre e per assecondare in ogni altro momento le ispirazioni dello Spirito Santo, pastore delle nostre anime, dobbiamo impegnarci seriamente in un attivo rapporto con Dio. Non possiamo rifugiarci nell'anonimato; la vita interiore и un incontro personale con Dio, altrimenti non esiste. La superficialitа non и cristiana. Accettare la banalitа nella nostra condotta ascetica и come sottoscrivere il certificato di morte dell'anima contemplativa. Dio ci cerca uno per uno. Noi dobbiamo rispondergli, uno per uno: Eccomi, Signore, perchй mi hai chiamato 537.
La preghiera, lo sappiamo bene, и un parlare con Dio. Qualcuno forse domanderа: parlare di che? Di che vogliamo parlare se non delle cose di Dio e di quelle che riempiono la nostra giornata? Parleremo della nascita di Gesщ, della sua vita in questo mondo, del suo nascondimento e della sua predicazione, dei suoi miracoli, della sua Passione redentrice, della sua Croce e della sua Risurrezione. E alla presenza di Dio Uno e Trino, invocando la mediazione di Maria Santissima e l'intercessione di san Giuseppe nostro Padre e Signore – per il quale nutro tanto amore e tanta venerazione – parleremo del nostro lavoro quotidiano, della famiglia, delle amicizie, dei grandi progetti e delle cose piccole e forse anche meschine.
Il tema della mia orazione и la mia stessa vita: tale и il mio modo di pregare. Considerando la mia situazione concreta, sorge naturale il proposito, preciso e risoluto, di cambiare, di migliorare, di essere piщ docile all'amore di Dio. Un proposito sincero, concreto. Nй puт mancare la supplica insistente e al tempo stesso fiduciosa allo Spirito Santo, perchй non ci abbandoni, perchй Tu sei il Dio della mia difesa 538.
Siamo dei comuni cristiani; lavoriamo in svariate professioni; tutta la nostra attivitа scorre lungo binari ordinari; tutto si svolge secondo un ritmo abituale, senza sorprese. I giorni sembrano tutti uguali tra di loro, perfino monotoni... Ebbene, questo schema di vita, in apparenza cosм consueto, ha un valore divino; и qualcosa che riguarda Dio stesso, perchй Cristo vuole incarnarsi nelle nostre occupazioni e animare dal di dentro anche le azioni piщ umili.
Questo concetto и una veritа soprannaturale precisa, sicura; non и una considerazione per consolare, per confortare quanti tra noi non riusciranno a iscrivere il proprio nome nel libro d'oro della storia. Cristo stesso и interessato a quel lavoro che dobbiamo portare a termine – mille e una volta – nell'esercizio della nostra professione manuale o intellettuale, in ufficio, in fabbrica, in laboratorio, a scuola, nei campi: и interessato anche al sacrificio nascosto che si offre per non riversare sugli altri l'amarezza del proprio malumore.
Tornate su questi argomenti nella vostra orazione, prendete spunto proprio da essi per dire a Gesщ che lo adorate, e vi ritroverete contemplativi in mezzo al mondo, nel rumore della strada: ovunque. И questa la prima lezione nella scuola in cui si impara a trattare Gesщ. In questa scuola Maria и la migliore maestra, perchй conservт sempre un atteggiamento di fede, di visione soprannaturale, dinanzi a tutto ciт che accadeva nella sua vita: Custodiva tutte queste cose nel suo cuore e le meditava 539.
Supplichiamo in questo giorno la Madonna perchй ci faccia contemplativi, perchй ci insegni a comprendere gli appelli costanti che il Signore rivolge alla porta del nostro cuore. Preghiamola: Madre nostra, tu hai portato sulla terra Gesщ che ci rivela l'amore di Dio nostro Padre; aiutaci a incontrarlo e a riconoscerlo in mezzo agli affanni di ogni giorno; muovi la nostra intelligenza e la nostra volontа perchй sappiamo ascoltare la voce di Dio e seguire l'impulso della grazia.

Maestra di apostoli

175 Non pensate perт soltanto a voi stessi: dilatate il vostro cuore fino ad abbracciare tutta l'umanitа. Pensate, prima di tutto, a coloro che vi circondano – parenti, amici, colleghi – e cercate di vedere come far maturare in loro un senso piщ profondo di amicizia con Nostro Signore. Se sono persone rette e leali, capaci di vivere piщ vicine a Dio in modo abituale, affidatele in modo particolare alla Madonna. E pregate per tante anime che non conoscete, perchй tutti gli uomini sono imbarcati sulla stessa barca.
Siate leali, generosi. Facciamo parte di un solo corpo, il Corpo Mistico di Cristo, la santa Chiesa, a cui sono chiamati molti che cercano con schiettezza la veritа. И nostro preciso dovere, pertanto, manifestare agli altri lo splendore e la profonditа dell'amore di Cristo. Il cristiano non puт essere un egoista; se lo fosse, tradirebbe la sua vocazione. Non si ispira a Cristo il comportamento di coloro che si accontentano di conservare l'anima in pace – falsa pace – trascurando il bene degli altri. Dal momento che abbiamo accettato il significato autentico della vita umana, rivelatoci dalla fede, non possiamo restarcene tranquilli e come persuasi che ci stiamo comportando bene, quando in realtа non cerchiamo in modo concreto e pratico che gli altri si avvicinino a Dio.
C'и un grosso ostacolo per l'apostolato: il falso rispetto, il timore di affrontare argomenti spirituali con l'idea che tali discorsi non saranno accettati in determinati ambienti e che si corre il pericolo di ferire talune suscettibilitа. Quante volte questo modo di ragionare non и che la maschera dell'egoismo! Non si tratta di ferire nessuno, anzi, al contrario, di servire. Benchй personalmente indegni, la grazia di Dio ci trasforma in strumenti a vantaggio degli altri, consentendoci di partecipare loro la buona novella: Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della veritа 540.
Ma и lecito entrare in tal modo nella vita degli altri? И necessario. Cristo и entrato nella nostra vita senza chiederci il permesso. Allo stesso modo aveva agito con i primi discepoli: Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesщ disse loro: « Seguitemi, vi farт diventare pescatori di uomini » 541. Ognuno conserva la libertа – falsa libertа – di rispondere al Signore di no, come fece quel giovane carico di ricchezze di cui ci parla san Luca 542. Ma noi stessi, assieme al Signore – se vogliamo essere obbedienti alla sua parola: Andate e insegnate 543 – abbiamo il diritto e il dovere di parlare di Dio, di trattare questo grande tema umano, perchй il desiderio di Dio и quanto di piщ profondo sgorga dal cuore dell'uomo.
Maria Santissima, Regina Apostolorum, Regina di tutti coloro che anelano di far conoscere l'amore del tuo Figlio: tu che tanto comprendi la nostra miseria, chiedi tu perdono per noi, per la nostra vita: per tutto quello che in noi sarebbe potuto essere fuoco ed и stato cenere; per la luce che non ha illuminato, per il sale divenuto insipido. Madre di Dio, onnipotenza supplice, ottienici assieme al perdono la forza di vivere veramente di fede e d'amore, per essere in grado di portare agli altri la fede di Cristo.

Una sola via: la santitа personale

176 La via migliore per non perdere mai l'audacia apostolica, lo slancio ardente ed efficace di servire tutti gli uomini, altro non и che la pienezza della vita di fede, di speranza, d'amore; in una parola, la santitа. Non trovo altra ricetta che questa: santitа personale.
In unione con tutta la Chiesa, celebriamo oggi il trionfo di colei che и Madre, Figlia, Sposa di Dio. Allo stesso modo che esultavamo, nel tempo di Pasqua, per la Risurrezione del Signore tre giorni dopo la sua morte, ci rallegriamo oggi perchй Maria, dopo aver accompagnato Gesщ da Betlemme alla Croce, sta accanto a Lui in corpo e anima, glorificata per tutta l'eternitа. La misteriosa economia divina consiste in questo: la Madonna, resa pienamente partecipe dell'opera della nostra salvezza, doveva seguire da presso il cammino di suo Figlio condividendone la povertа a Betlemme, la vita nascosta di umile lavoro a Nazaret, la manifestazione della divinitа a Cana di Galilea, l'obbrobrio nella Passione, il sacrificio divino nella Croce, la beatitudine eterna nel Paradiso.
Tutto questo ci riguarda direttamente, perchй questo itinerario soprannaturale deve essere anche il nostro. Maria ci dimostra che tale via puт essere percorsa, e che и la via sicura. Ella ci ha preceduti nel cammino dell'imitazione di Cristo, e la glorificazione di nostra Madre и pegno di ferma speranza della nostra salvezza; perciт la chiamiamo spes nostra, causa nostrae laetitiae, nostra speranza e motivo della nostra felicitа.
Non possiamo mai perdere la fiducia di giungere alla santitа, di rispondere agli inviti divini, di perseverare fino alla fine. Il Signore, che ha iniziato in noi l'opera della santificazione, la porterа a compimento 544. Infatti, se Dio и per noi, chi sarа contro di noi? Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerа ogni cosa insieme con Lui? 545.
In questa festa, tutto и un invito alla gioia. La ferma speranza della nostra santificazione personale и un dono di Dio; ma la creatura umana non puт rimanere passiva. Ricordate le parole di Gesщ: Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua 546. Vedete? La croce ogni giorno. Nulla dies sine cruce!, non un giorno senza croce; non un giorno in cui non portiamo la croce del Signore, in cui non accettiamo il suo giogo. Proprio per questo, a suo tempo non ho mancato di ricordarvi che la gioia della Risurrezione и la conseguenza del dolore della Croce.
Tuttavia non abbiate timore, perchй и lo stesso Gesщ che ci dice: Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerт. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti и dolce e il mio carico leggero 547. San Giovanni Crisostomo commenta: Venite a me, non perchй voglia chiedervi conto delle vostre colpe, ma per liberarvi dai vostri peccati; venite a me, non perchй io abbia bisogno della gloria che potete procurarmi, ma perchй ho bisogno della vostra salvezza... Non abbiate timore se sentite parlare di giogo, perchй esso и soave; non abbiate timore se vi parlo di peso, perchй esso и leggero 548.
Il cammino della nostra santificazione personale passa quotidianamente per la Croce: non и un cammino di infelicitа, perchй Cristo stesso ci aiuta, e lм dove и Lui non c'и posto per la tristezza. Mi piace ripetere: In laetitia, nulla dies sine cruce! Con l'anima penetrata di gioia, non un giorno senza croce.

La gioia cristiana

177 Riprendiamo il tema che la Chiesa ci propone: Maria и salita al Cielo in corpo e anima, gli angeli esultano. Penso anche alla gioia di san Giuseppe, suo sposo castissimo, che l'attendeva in paradiso. Ma torniamo sulla terra. La fede ci conferma che quaggiщ, nella vita presente, siamo in cammino, come dei viandanti; e non mancano i sacrifici, il dolore, le privazioni. Tuttavia la gioia deve essere sempre come il contrappunto del cammino.
Servite il Signore in letizia 549, perchй non c'и altro modo di servirlo. Dio ama chi dona con gioia 550, ama cioи colui che dа tutto se stesso in sacrificio lieto, perchй non c'и nulla che possa giustificare l'afflizione.
Forse vi sembrerа eccessivo questo ottimismo, dal momento che non c'и uomo che non conosca i propri limiti e i propri insuccessi, e non abbia fatto esperienza della sofferenza, della stanchezza, dell'ingratitudine e forse dell'odio. Noi cristiani, in tutto uguali agli altri, come possiamo essere esenti da queste costanti della condizione umana?
Sarebbe ingenuo negare l'insistente presenza del dolore e dello sconforto, della tristezza e della solitudine nel nostro pellegrinaggio terreno. Dalla fede abbiamo appreso con certezza che tutto ciт non и frutto del caso e che il destino delle creature non consiste nel progressivo annientamento dei loro desideri di felicitа. La fede ci insegna che ogni cosa ha un senso divino, perchй fa parte dell'essenza stessa della vocazione che ci conduce alla casa del Padre.
Tuttavia. questa comprensione soprannaturale dell'esistenza cristiana non semplifica la complessitа umana; ma dа all'uomo la sicurezza che tale complessitа puт essere attraversata dal nerbo dell'amor di Dio, dal forte e indistruttibile cavo che lega la vita di quaggiщ con la vita definitiva nella Patria.
La festa dell'Assunzione della Madonna ci porta a considerare la realtа di questa speranza gioiosa. Siamo ancora pellegrini, ma Lei, nostra Madre, ci ha preceduti e ci indica giа il termine del cammino: ci ripete che и possibile arrivare e che, se saremo fedeli, arriveremo. Perchй la Santissima Vergine non solo и nostro esempio: и auxilium christianorum, aiuto dei cristiani. E dinanzi alla nostra supplica – monstra te esse Matrem 551 – non puт nй vuole rifiutare ai suoi figli le sue cure sollecite e materne.

178 La gioia и un bene cristiano. Si eclissa soltanto con l'offesa a Dio, perchй il peccato nasce dall'egoismo, e l'egoismo и la causa della tristezza. Ma anche allora la gioia и lа, nascosta sotto le ceneri dell'anima, perchй il Signore e sua Madre non dimenticano mai gli uomini. Quando ci pentiamo, quando sgorga dal nostro cuore un atto di dolore, quando ci purifichiamo nel santo sacramento della penitenza, Dio ci viene incontro e ci perdona; e la tristezza se ne va: Bisognava far festa e rallegrarsi, perchй questo tuo fratello era morto ed и tornato in vita, era perduto ed и stato ritrovato 552.
Queste parole sono la conclusione meravigliosa della parabola del figliuol prodigo che non ci stancheremo mai di meditare: Ecco, il Padre ti viene incontro; si piegherа sul tuo collo, ti darа un bacio che и pegno di tenerezza e d'amore; darа ordine che ti portino una veste, un anello, dei calzari. Mentre tu temi ancora un rimprovero, egli ti restituisce la tua dignitа; temi il castigo, ed egli ti bacia; temi la parola adirata, ed egli prepara per te un banchetto 553.
L'amore di Dio и insondabile. Se tale и il suo modo di agire verso chi l'ha offeso, che mai farа per rendere onore a sua Madre, l'Immacolata, Virgo fidelis, la Vergine Santissima sempre fedele?
Se l'amore di Dio si manifesta con tanta grandezza lа ove la capacitа del cuore umano – cosм spesso traditore – и cosм piccola, che sarа di quell'amore nel cuore di Maria, la creatura che mai pose il piщ piccolo ostacolo alla Volontа di Dio?
Osservate come la liturgia della festa si fa eco dell'impossibilitа di capire con ragionamenti umani la misericordia infinita del Signore. Piщ che spiegare, canta; colpisce l'immaginazione, affinchй ognuno porti nella lode il proprio entusiasmo e supplisca all'insufficienza delle parole: Nel cielo apparve un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle 554. Al re piacerа la tua bellezza. La figlia del re и tutta splendore, gemme e tessuto d'oro и il suo vestito 555.
La liturgia si concluderа con quelle parole di Maria nelle quali la piщ grande umiltа si unisce alla gloria piщ alta: Tutte le generazioni mi chiameranno beata perchй grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente 556.
Cor Marine dulcissimum, iter para tutum; Cuore dolcissimo di Maria, dа forza e sicurezza al nostro cammino sulla terra: sii tu stessa il nostro cammino, perchй tu conosci il sentiero piщ diretto e sicuro che conduce, per amor tuo, all'amore di Gesщ Cristo.

 «    Cristo Re    » 

Omelia pronunciata il 22 novembre 1970, festa di Cristo Re

179 Si conclude l'anno liturgico e nel Santo Sacrificio dell'altare rinnoviamo l'offerta, al Padre, della Vittima, Cristo, Re di santitа e di grazia, Re di giustizia, d'amore e di pace, come leggeremo fra poco nel prefazio 557. Voi tutti, nel considerare la santa Umanitа di nostro Signore, sentite nelle vostre anime una gioia immensa: un Re dal cuore di carne, come il nostro, che pur essendo l'autore dell'universo e di ogni singola creatura, non impone il suo dominio con prepotenza, ma viene come un poverello a chiedere un po' d'amore, mostrandoci, in silenzio, le sue mani piagate.
Perchй allora tanti lo ignorano? Perchй si sente ancora la protesta crudele: Nolumus hunc regnare super nos 558, non vogliamo che regni su di noi? Vi sono milioni di uomini che si oppongono a Gesщ Cristo, o piuttosto alla sua ombra, perchй non lo conoscono, non hanno visto la bellezza del suo volto, ignorano le meraviglie della sua dottrina. Dinanzi a questo triste spettacolo mi sento spinto alla riparazione; dinanzi al clamore incessante, fatto di opere ignobili piщ che di parole, sento il bisogno di gridare: Oportet illum regnare 559, egli deve regnare.

L'opposizione a Cristo

Molti non tollerano che Cristo regni e gli resistono in mille maniere: negli orientamenti di fondo della vita e della convivenza umana, nei costumi, nella scienza, nell'arte. Persino nella vita stessa della Chiesa! Non mi riferisco – scrive sant'Agostino – ai malvagi che bestemmiano Cristo. Sono rari, infatti, quelli che lo bestemmiano con la lingua, ma sono molti quelli che lo bestemmiamo con la propria condotta 560.
Taluni, per una superficiale questione di parole, si sentono infastiditi anche solo dall'espressione Cristo Re, come se il regno di Cristo potesse essere preso per una formula politica, o piuttosto perchй la confessione della regalitа di Cristo li condurrebbe anche ad ammettere una legge. E infatti non tollerano la legge, nemmeno quella del precetto amabilissimo della caritа, perchй non vogliono avvicinarsi all'amore di Dio e preferiscono servire soltanto il proprio egoismo.
Da tanto tempo il Signore mi spinge a ripetere un grido silenzioso: Serviam, servirт. Chiediamogli di accrescere in noi il desiderio di donazione, di fedeltа alla sua chiamata divina, in semplicitа, senza spettacolo, senza rumore, in mezzo alle attivitа quotidiane. Rendiamogli grazie dal profondo del cuore e rivolgiamogli la nostra preghiera di sudditi – di figli! – e la nostra bocca si riempirа di latte e di miele e sarа dolce per noi parlare del Regno di Dio, che и Regno di libertа: la libertа che Egli stesso ci ha conquistato 561.

Cristo Signore del mondo

180 Vorrei che considerassimo in che modo il Cristo che abbiamo visto, Bambino adorabile, nascere a Betlemme, и il Signore dell'universo. Da Lui sono stati creati tutti gli esseri del Cielo e della terra; Egli ha riconciliato al Padre tutte le cose, ha ristabilito la pace tra il Cielo e la terra per mezzo del sangue sparso sulla croce 562. Oggi Cristo regna alla destra del Padre: lo dicono i due angeli in bianche vesti ai discepoli che, attoniti, guardano le nubi, dopo l'Ascensione del Signore: Uomini di Galilea, perchй state a guardare il cielo? Questo Gesщ che и stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerа un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo 563.
Grazie a Lui regnano i re 564: ma mentre le autoritа umane passano, il regno di Cristo durerа per l'eternitа 565, il suo regno и un regno eterno e il suo dominio perdura di generazione in generazione 566. Il regno di Cristo non и un modo
di dire o una figura retorica. Cristo vive, anche come uomo, con lo stesso corpo che, assunto nell,Incarnazione, risuscitт dopo la morte di croce e, unito alla sua anima umana, sussiste glorioso nella persona del Verbo. Cristo, vero Dio e vero Uomo, vive e regna ed и Signore dell'universo. Soltanto per Lui permane in vita tutto ciт che vive.
Perchй, allora, non si manifesta a noi in tutta la sua gloria? Perchй il suo regno, che pure и nel mondo, non и di questo mondo 567. Gesщ aveva infatti risposto a Pilato: Io sono re; per questo sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla veritа. Chiunque и dalla veritа, ascolta la mia voce 568. Sbagliavano coloro che si attendevano dal Messia la manifestazione di un potere temporale e visibile, perchй il Regno di Dio non и questione di cibo o di bevanda, ma и giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo 569.
Veritа e giustizia; pace e gioia nello Spirito Santo. Questo и il regno di Cristo, и l'azione divina che salva gli uomini e che avrа compimento quando la storia terminerа e il Signore, seduto sul suo trono eccelso, verrа a giudicare definitivamente gli uomini.
Quando Gesщ intraprende la sua predicazione sulla terra, non offre un programma politico, ma dice: Convertitevi, perchй il Regno dei cieli и vicino 570; affida ai suoi discepoli la missione di dare l'annuncio della buona novella 571, e insegna loro a pregare per l'avvento del Regno 572. Ecco il Regno di Dio e la sua giustizia, una vita santa: ciт che dobbiamo cercare prima di ogni altra cosa 573 e la sola cosa veramente necessaria 574.
La salvezza che Gesщ Cristo nostro Signore predicava и un invito rivolto a tutti: Il Regno dei cieli и simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandт i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze 575. Ecco perchй il Signore rivela: Il Regno di Dio и in mezzo a voi 576. Nessuno и escluso dalla salvezza, purchй si arrenda liberamente alle esigenze d'amore di Cristo: nascere di nuovo 577, farsi come i bambini nella semplicitа dello spirito 578, allontanare il cuore da tutto ciт che separa da Dio 579. Gesщ chiede opere, e non soltanto parole 580. Chiede uno sforzo tenace, perchй soltanto chi lotta meriterа l'ereditа eterna 581. La pienezza del regno – il giudizio definitivo di salvezza o di condanna – non и data quaggiщ, sulla terra. Ora il regno и come una semina 582, come la crescita del granello di senape 583; alla fine sarа come la rete del pescatore dalla quale, trascinata a riva, saranno estratti e separati, per una sorte diversa, gli operatori di giustizia e quelli di iniquitа 584. Intanto, finchй siamo quaggiщ, il regno и simile al lievito che una donna prese e mescolт con tre misure di farina, finchй tutta la massa ne fu fermentata 585.
Chi comprende il regno che Cristo propone, sente che vale la pena dare tutto per ottenerlo: и la perla che il mercante acquista vendendo tutto ciт che possiede; и il tesoro trovato nel campo 586. Il regno dei Cieli и una conquista difficile, e nessuno и sicuro di raggiungerlo 587; ma la supplica umile di un uomo pentito spalanca le sue porte. Uno dei ladroni crocifissi assieme a Gesщ gli rivolge la preghiera: Signore, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno. E Gesщ gli rispose: « In veritа ti dico, oggi sarai con me in paradiso » 588.

Il regno nell'anima

181 Quanto sei grande, Signore e Dio nostro! Tu dai alla nostra vita il senso soprannaturale e l'efficacia divina. Tu ci fai ripetere, per l'amore a tuo Figlio, con tutte le forze del nostro essere, anima e corpo: Oportet illum regnare!, anche se intanto risuona il motivo della nostra fragilitа, perchй, lo sai bene, siamo creature – povere creature! – fatte di fango, non solo ai piedi 589, ma nel cuore e nella mente. Forti perт della tua divina efficacia, vibreremo soltanto per te.
Cristo deve regnare innanzitutto nella nostra anima. Ma come risponderemmo se ci domandasse: tu, mi lasci regnare dentro di te? Io gli risponderei che per farlo regnare in me ho un grande bisogno della sua grazia: soltanto cosм anche il palpito piщ nascosto, il sospiro impercettibile, lo sguardo piщ insignificante e la parola piщ banale, perfino la sensazione piщ elementare, tutto potrа tradursi in un osanna a Cristo, il mio Re.
Se vogliamo che Cristo regni, dobbiamo essere coerenti: donargli per prima cosa il cuore. Altrimenti, parlare del regno di Cristo sarebbe suono vano, senza sostanza cristiana, manifestazione esteriore di una fede inesistente, utilizzazione fraudolenta del nome di Dio per accomodamenti umani.
Se Gesщ, per regnare nella mia, nella tua anima, ponesse come condizione di trovare in noi un luogo perfetto, avremmo buon motivo per disperarci. E invece, non temere, figlia di Sion! Ecco, il tuo Re viene, seduto sopra un puledro d'asina 590. Vedete? Gesщ accetta di avere per trono un povero animale. Non so se capita anche a voi, ma io non mi sento umiliato nel riconoscermi dinanzi al Signore come un somarello: Sono come un somarello di fronte a te, ma sono sempre con te, perchй tu mi hai preso con la tua destra 591, tu mi conduci per la cavezza.
Pensate un po, alle caratteristiche di un somaro, ora che ne restano cosм pochi. Non pensate all'animale vecchio e cocciuto, che sfoga i suoi rancori tirando calci a tradimento, ma all'asinello giovane, dalle orecchie tese come antenne, austero nel cibo, tenace nel lavoro, che trotta lieto e sicuro. Vi sono centinaia di animali piщ belli, piщ abili, piщ crudeli. Ma Cristo, per presentarsi come re al popolo che lo acclamava, ha scelto lui. Perchй Gesщ non sa che farsene dell'astuzia calcolatrice, della crudeltа dei cuori aridi, della bellezza appariscente ma vuota. Il Signore apprezza la gioia di un cuore giovane, il passo semplice, la voce non manierata, gli occhi limpidi, l'orecchio attento alla sua parola d'amore. Cosм regna nell'anima.

Regnare servendo

182 Se lasciamo che Cristo regni nella nostra anima, non saremo mai dei dominatori, ma servitori di tutti gli uomini. Servizio: come mi piace questa parola! Servire il mio Re e, per Lui, tutti coloro che sono stati redenti dal suo sangue. Se noi cristiani sapessimo servire! Andiamo dal Signore e confidiamogli la nostra decisione di voler imparare a servire, perchй soltanto cosм potremo non solo conoscere e amare Cristo, ma farlo conoscere e farlo amare dagli altri.
Come lo faremo conoscere alle anime? Con l'esempio, come suoi testimoni, offrendoci a Lui in volontaria servitщ in tutte le nostre opere, perchй Egli и il Signore di tutta la nostra vita, perchй и l'unica e definitiva ragione della nostra esistenza. Poi, dopo aver offerto la testimonianza dell'esempio, saremo idonei a istruire con la parola, con la dottrina. Gesщ fece cosм: Coepit facere et docere 592, prima insegnт con le opere, poi con la sua predicazione divina.
Per servire gli altri nel nome di Cristo, и necessario essere molto umani. Se la nostra vita fosse disumana, Dio non vi edificherebbe nulla, perchй di solito non costruisce sul disordine, sull'egoismo, sulla prepotenza. И necessario comprendere tutti, convivere con tutti, scusare tutti, perdonare tutti. Non si tratta di dire che и giusto ciт che non lo и, o che l'offesa a Dio non и offesa a Dio, o che il male и bene. Perт, non risponderemo al male con il male, ma con dottrina chiara e buone opere, affogando il male nell'abbondanza di bene 593. Cristo allora regnerа nella nostra anima e in quelle di coloro che ci sono vicini.
C'и chi cerca di costruire la pace nel mondo senza mettere nel suo cuore l'amore di Dio, senza servire le creature per amore di Dio. Come и possibile realizzare una simile missione di pace? La pace di Cristo и quella del suo regno; e il regno di nostro Signore si fonda sul desiderio di santitа, sull'umile disponibilitа a ricevere la grazia, su una vigorosa opera di giustizia, su una divina effusione d'amore.

Cristo al vertice delle attivitа umane

183 Tutto ciт non и un sogno inutile, e puт diventare realtа. Se noi uomini ci decidessimo a ospitare nel nostro cuore l'amore di Dio! Cristo, nostro Signore, fu crocifisso, e dall'alto della croce ha redento il mondo, ristabilendo la pace tra Dio e gli uomini. Gesщ stesso ricorda a tutti: Et ego si exaltatus fuero a terra omnia traham ad meipsum 594, quando mi collocherete al vertice di tutte le attivitа della terra, compiendo il dovere di ogni momento ed essendo miei testimoni nelle cose grandi e piccole, allora omnia traham ad meipsum, attrarrт tutto a me, e il mio regno in mezzo a voi sarа una realtа. Cristo, nostro Signore, continua a operare la sua semina per la salvezza degli uomini e di tutto il creato: del mondo, dunque, che и buono, perchй и uscito buono dalle mani di Dio. Fu la caduta di Adamo, il peccato della superbia umana, a rompere l'armonia divina della creazione.
Ma Dio Padre, quando giunse la pienezza dei tempi, mandт il suo Figlio Unigenito, che si incarnт per opera dello Spirito Santo nel seno di Maria sempre Vergine, per ristabilire la pace, e perchй noi, redenti dal peccato, adoptionem filiorum reciperemus 595, fossimo costituiti figli di Dio e capaci di partecipare all'intimitа divina, affinchй all'uomo nuovo, alla nuova stirpe dei figli di Dio 596, fosse concesso di liberare tutto l'universo dal disordine, restaurando tutte le cose in Cristo 597, in colui che le ha riconciliate con Dio 598.
A tutto ciт siamo stati chiamati noi cristiani, questo и il nostro compito apostolico e l'ansia che deve consumarci interiormente: far sм che il regno di Cristo divenga realtа, che non ci sia piщ odio nй crudeltа, e che si estenda per tutta la terra il balsamo forte e pacifico dell'amore. Chiediamo in questo giorno al nostro Re che faccia di noi degli umili e ferventi collaboratori al disegno divino di unire ciт che и spezzato, di salvare ciт che и perduto, di riordinare quello che l'uomo ha sconvolto, di condurre alla meta ciт che devia, di ricostruire l'armonia di tutto il creato.
Abbracciare la fede cristiana significa impegnarsi a proseguire in mezzo alle creature la missione di Gesщ. Ognuno di noi dev'essere alter Christus, ipse Christus, un altro Cristo, lo stesso Cristo. Allora potremo intraprendere l'impresa grande, immensa, illimitata, di santificare dal di dentro tutte le strutture temporali portando in esse il fermento della Redenzione.
Io non parlo mai di politica. Quando penso al compito dei cristiani sulla terra non lo vedo come lo scaturire di un movimento politico-religioso: considero questa pretesa una pazzia, anche quando la si rivesta del buon proposito di infondere lo spirito di Cristo in tutte le attivitа umane. Si tratta piuttosto di aiutare ciascuno, chiunque esso sia, a mettere il proprio cuore in Dio. Cerchiamo dunque di parlare a ogni singolo cristiano, affinchй lа dove si trova – nelle circostanze che non dipendono soltanto dalla sua posizione nella Chiesa o nella vita civile, ma anche dalle mutevoli situazioni storiche – sappia dare testimonianza, con l'esempio e la parola, della fede che professa.
Come uomo, il cristiano ha pieno diritto di cittadinanza nel mondo. Se poi accetta che Cristo viva e regni nel suo cuore, l'efficacia salvifica del Signore si manifesterа in tutte le sue opere: poco importa che esse siano rilevanti o modeste, perchй agli occhi di Dio una vetta umana puт essere bassezza, e quel che chiamiamo umile o modesto puт essere un vertice cristiano di santitа e di servizio.

La libertа personale

184 Quando il cristiano, com'и suo dovere, lavora, non deve sfuggire le esigenze proprie della natura. Se con la frase benedire le attivitа umane si volesse eludere la loro dinamica propria, mi rifiuterei di usare l'espressione. A me personalmente non convince per niente il fatto che le comuni attivitа degli uomini portino come etichetta inautentica una qualifica confessionale. Mi sembra infatti – ma rispetto l'opinione contraria – che si corra il pericolo di nominare invano il nome santo della nostra fede; per di piщ, non sono mancate occasioni in cui l'etichetta cattolica и stata utilizzata per coprire atteggiamenti e operazioni non del tutto onesti.
Dal momento che, eccettuando il peccato, il mondo e quanto vi и in esso и buono, perchй и opera di Dio nostro Signore, il cristiano, conducendo costantemente una lotta positiva d'amore per non offendere Dio, deve impegnarsi in tutte le attivitа terrene, gomito a gomito con i suoi simili, e deve difendere tutti i beni che la dignitа della persona porta con sй. Ne esiste uno che bisogna sempre ricercare in modo particolare: la libertа personale. Solo quando si difende la libertа individuale degli altri, pur esigendo la corrispondente responsabilitа personale, и possibile difendere onestamente e cristianamente la propria libertа. Torno a ripetere, e ripeterт sempre, che il Signore, che ci ha fatto gratuitamente un grande dono soprannaturale – la grazia divina – ci ha dato anche un gran bene naturale: la libertа personale, che per non corrompersi e diventare libertinaggio, ci richiede integritа, impegno efficace di comportarci secondo la legge divina, perchй dove c'и lo Spirito del Signore c'и libertа 599.
Il Regno di Cristo и regno di libertа: in esso non vi sono altri servi all'infuori di coloro che liberamente si incatenano per Amore a Dio. Benedetta schiavitщ d'amore che ci fa liberi! Senza libertа и impossibile corrispondere alla grazia, ed и quindi impossibile darci liberamente al Signore per il piщ soprannaturale dei motivi: perchй ne abbiamo voglia.
Quanti di voi mi conoscono da piщ anni, possono essermi testimoni che ho sempre predicato il criterio della libertа personale e della corrispondente responsabilitа. Ho cercato e cerco la libertа, per tutta la terra, come Diogene cercava l'uomo. L'amo ogni giorno di piщ, l'amo al di sopra di tutte le cose terrene: и un tesoro che non apprezzeremo mai abbastanza.
Per me, parlare di libertа personale non и un pretesto per trattare altre questioni, forse molto legittime, ma che non appartengono al mio compito di sacerdote. So che non tocca a me trattare i temi secolari e contingenti, propri della sfera temporale e civile, che il Signore ha affidato alla libera e serena discussione degli uomini. So anche che le labbra del sacerdote, evitando ogni partigianeria umana, devono aprirsi soltanto per condurre le anime a Dio, alla sua dottrina spirituale di salvezza, ai Sacramenti che Gesщ ha istituito, alla vita interiore che ci avvicina al Signore nella consapevolezza di essere suoi figli e quindi fratelli di tutti gli uomini, senza eccezione alcuna.
Celebriamo oggi la festa di Cristo Re e senza sconfinare dal mio ambito di sacerdote vi dico che se qualcuno intendesse il regno di Cristo come un programma politico non avrebbe approfondito la finalitа soprannaturale della fede e non sarebbe lontano dal gravare le coscienze con oneri che non sono quelli di Gesщ, perchй il suo giogo и dolce e il suo carico leggero 600. Amiamo veramente tutti gli uomini. E amiamo soprattutto Cristo. Allora non potremo far altro che amare la legittima libertа degli altri, in una pacifica e rispettosa convivenza.

La serenitа dei figli di Dio

185 Forse mi direte: Ma questo и un discorso che pochi vogliono ascoltare e meno ancora mettere in pratica. Lo so: la libertа и una pianta forte e sana, che mal si adatta a crescere tra le pietre, tra le spine, o nelle strade calpestate dalla gente 601. Tutto ciт era stato annunciato prima ancora che Cristo venisse sulla terra.
Ricordate il salmo secondo? Perchй le genti congiurano, perchй invano cospirano i popoli? Insorgono i re della terra e i principi congiurano insieme contro il Signore e contro il suo Messia 602. Vedete? Nulla di nuovo, dunque. Cristo non era ancora nato e giа gli si opponevano. Quando poi i suoi piedi pacifici percorrevano le strade della Palestina, lo contrastarono acerbamente. Infine lo perseguitarono, come lo perseguitano ora, quando attaccano i membri del suo Corpo mistico e reale. Perchй tanto odio, perchй tanto accanimento contro la semplicitа inerme, tanto disprezzo per la libertа di ogni coscienza?
Spezziamo le loro catene, gettiamo via i loro legami 603. Vogliono rompere il giogo soave, allontanare da sй il peso, il meraviglioso peso di santitа e di giustizia, di grazia, d'amore e di pace. Si irritano dinanzi all'amore e deridono la bontа inerme di un Dio che rinuncia a servirsi delle legioni di angeli per difendersi 604. Se il Signore fosse propenso al compromesso, se sacrificasse pochi innocenti per soddisfare una maggioranza di colpevoli, forse cercherebbero anche un'intesa con Lui. Ma non и questa la logica di Dio. Il Padre и veramente padre ed и pronto a perdonare migliaia di operatori d'iniquitа purchй vi siano anche solo dieci giusti 605. Chi и mosso dall'odio non puт capire questa misericordia, anzi, si sente incoraggiato, nella sua apparente impunitа, ad alimentarsi dell'ingiustizia.
Se ne ride chi abita i cieli, li schernisce dall'alto il Signore. Egli parla loro con ira, li spaventa nel suo sdegno 606. И legittima l'ira di Dio e giusta la sua indignazione; ma anche la sua clemenza и grande: Io l'ho costituito mio sovrano sul Sion, mio santo monte. Annuncerт il decreto del Signore. Egli mi ha detto: « Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato » 607. La misericordia di Dio Padre ci ha dato come Re suo Figlio. Nella minaccia si intenerisce; annuncia la sua ira e ci dona il suo amore: Tu sei mio figlio; si rivolge a Cristo... e si rivolge a te e a me, se decidiamo di essere alter Christus, ipse Christus.
Le parole non possono tener dietro al cuore che si commuove dinanzi alla bontа di Dio che ci dice: Tu sei mio figlio. Non un estraneo, non un servo trattato con benevolenza, non un amico, che giа sarebbe molto: figlio. Ci concede di nutrire verso di Lui una pietа da figlio e anche, oserei dire, la sfacciataggine del figlio che sa di avere un Padre che non gli rifiuterа nulla.

186 Molti si ostinano a comportarsi ingiustamente, и vero, ma il Signore incalza: Chiedi a me, ti darт in possesso le genti e in dominio i confini della terra. Le spezzerai con scettro di ferro, come vasi di argilla le frantumerai 608. Sono promesse gravi, ma sono di Dio; non possiamo addolcirle. Non invano Cristo и Redentore del mondo e regna sovrano alla destra del Padre. И l'annuncio terribile di ciт che aspetta ciascuno quando la vita passa – perchй passerа – e di quello che attende tutti quando terminerа la storia, se il cuore si indurisce nel male, lontano dalla speranza.
Dio, perт, che pure puт vincere, preferisce convincere: E ora, sovrani, siate saggi, istruitevi, giudici della terra; servite Dio con timore e con tremore esultate; che non si sdegni e voi perdiate la via. Improvvisa divampa la sua ira 609.
Cristo и il Signore, il Re: E noi vi annunciamo la buona novella che la promessa fatta ai padri si и compiuta, poichй Dio l'ha attuata per noi, loro figli, risuscitando Gesщ, come anche sta scritto nel salmo secondo: « Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato ». ...Vi sia dunque noto, fratelli, che per opera di Lui vi viene annunciata la remissione dei peccati e che per Lui chiunque crede riceve giustificazione da tutto ciт da cui non vi fu possibile essere giustificati mediante la legge di Mosи. Guardate dunque che non avvenga su di voi ciт che и detto nei Profeti: « Mirate, beffardi, stupite e nascondetevi, poichй un'opera io compio ai vostri giorni, un'opera che non credereste, se vi fosse raccontata! » 610.
И l'opera della salvezza, del regno di Cristo nelle anime, della manifestazione della misericordia di Dio. Beato chi in Lui si rifugia! 611. Pur abbondando l'ingiustizia e benchй siano molti coloro che non desiderano il suo regno d'amore, noi cristiani abbiamo il diritto di esaltare la regalitа di Cristo, consapevoli che и proprio nella storia umana, nello scenario del male, che si intesse l'opera della salvezza eterna.

Angeli di Dio

187 Ego cogito cogitationes pacis et non afflictionis – i miei pensieri sono pensieri di pace e non di tristezza, dice il Signore 612. Siamo dunque uomini di pace, uomini di giustizia, operatori di bene, e il Signore non sarа per noi giudice, ma amico, fratello, Amore. Ci accompagnino, in questo camminare – lieto! – nella terra, gli angeli di Dio. Prima della nascita del nostro Redentore – scrive san Gregorio Magno – noi avevamo perduto l'amicizia degli angeli. La colpa originale e i nostri peccati quotidiani ci avevano allontanato dalla loro luminosa purezza... Ma dal momento in cui noi abbiamo riconosciuto il nostro Re, gli angeli ci hanno riconosciuti come loro concittadini. E dal momento che il Re del cielo ha preso la nostra carne terrena, gli angeli non si allontanano piщ dalla nostra miseria. Non osano stimare inferiore alla loro questa natura che adorano vedendola esaltata al di sopra di loro nella persona del re del cielo; e non disdegnano di considerare l'uomo come compagno 613. Maria, la Madre santa del nostro Re, la Regina dei nostri cuori, ha cura di noi come lei sola puт avere. Madre di compassione e trono della grazia, ti chiediamo di insegnarci a comporre, nella nostra vita e nella vita di coloro che ci circondano, verso per verso, la poesia semplice della caritа, quasi fluvius pacis – come fiume di pace 614.
Tutti i fiumi vanno al mare, eppure il mare non и mai pieno 615, perchй tu sei mare di inesauribile misericordia.


1 Sal 24, 4.
2 Cfr Mt 22, 37; Mc 12, 30; Lc 10, 27.
3 Ef 1, 4.
4 Mt 13, 36.
5 Cfr Mt 16, 6-7.
6 Cfr Lc 22, 24-27.
7 Cfr Mt 14, 31; 16, 8; 17, 20; 21, 21.
8 Mt 16, 16.
9 Mt 16, 23.
10 San Giovanni Crisostomo, In Matthaeum homiliae, 54, 4 (PG 58, 537).
11 Gv 11, 16.
12 Cfr Ct 8, 6.
13 Cfr Gal 2, 9.
14 Cfr Mt 4, 19.
15 1 Cor 15, 8-9.
16 Rm 13, 11-12
17 1 Gv 2, 16.
18 Mt 5, 8.
19 Cfr Dn 2, 33.
20 Rm 7, 21-24.
21 Rm 7, 25.
22 Gn 3, 5.
23 Pro 11, 2.
24 Sal 24, 1-2.
25 Tt 3, 4-5.
26 Sal 32, 5.
27 Sir 18, 22.
28 Sal 32, 5.
29 Sal 58, 11.
30 Sal 35, 8.
31 Sal 116, 2.
32 Sal 24, 7
33 Sal 108, 21.
34 Sir 35, 24.
35 Mt 5, 7.
36 Lc 6, 36.
37 Cfr Gv 8, 1-11; Lc 15, 11-32; Lc 15, 1-7; Mt 18, 21-35; Lc 7, 11-17.
38 Es 22, 26.
39 Eb 4, 16.
40 Sant'Ambrogio, Expositio Evangelii secundum Lucam, 7 (Pl 15, 1540).
41 CLEMENTE ALESSANDRINO, Paedagogus, 3, 1, 1, 5 (PG 8, 556).
42 Ap 3, 20.
43 Cfr Sal 126, 1.
44 2 Cor 4, 10.
45 Gaudium cum pace, emendationem vitae, spatium verae poenitentiae, gratiam et consolationem Sancti Spiritus, perseverantiam in bonis operibus, tribuat nos omnipotens et misericors Dominus. Amen (Breviario Romano, orazione preparatoria alla Santa Messa).
46 1 Cor 9, 22.
47 Cfr Gv 1, 26.
48 Gv 14, 6.
49 Mt 5, 16.
50 Lc 21, 28.
51 Is 9, 2; introito della seconda Messa di Natale.
52 Simbolo Quicumque.
53 At 2, 11.
54 Lc 2, 14.
55 SAN GIOVANNI CRISOSTOMO, In Matthaeum homiliae, 4, 3 (PG 57, 43).
56 Mt 13, 55.
57 Mc 6, 3.
58 Gv 12, 32.
59 Mt 20, 22.
60 Mt 20, 22.
61 SAN BERNARDO, Sermo in die nativitatis 1, 1-2 (PL 183, 115).
62 SAN BERNARDO, Sermo in die nativitatis 1, 1.
63 At 10, 38.
64 Mc 7, 37.
65 Cfr Gv 15, 5.
66 Lc 2, 31.
67 Rm 6, 22-23.
68 Cfr Mt 11, 29.
69 Lc 2, 7.
70 Fil 2, 8.
71 SANT AGOSTINO, Enarrationes in psalmos, 31, 2, 26 (PL 36, 274).
72 Cfr Gv 13, 34-35.
73 At 1,1.
74 Fil 2, 8.
75 Lc 24, 34.
76 Cfr Gal 4, 4.
77 Lc 2, 14.
78 Col 3, 15.
79 Cfr Ef 5, 32.
80 SAN CIRILLO D'ALESSANDRIA, In Ioannem commentarius, 2, 1 (PG 73 223).
81 Mt 10, 39.
82 Cfr Ct 8, 6.
83 Cfr S. th. I-II, q 31 e 141.
84 Tb 6, 16-17
85 TERTULLIANO, Ad uxorem, 1, 2, 9 (PL 1, 1302).
86 Col 3, 12.
87 Cfr At 10, 24-48.
88 Cfr At 18, 1-26.
89 Cfr At 9, 36.
90 Mt 2, 2.
91 Lc 2, 12.
92 Fil 2, 7.
93 Mt 2, 2.
94 Is 43, 1.
95 SAN GIOVANNI CRISOSTOMO. In Matthaeum homiliae, 6, 5 (PG 57, 78).
96 Mt 2, 2-3.
97 Mt 5, 48.
98 Cfr Lc 2, 9.
99 Mt 2, 4.
100 Mt 2, 5.
101 Cfr 2 Cr 19, 7; Rm 2, 11; Ef 6, 9; Col 3, 25; ecc.
102 Mt 2, 9.
103 Cfr Sal 78, 8.
104 Cfr Gv 10, 1-21.
105 SANT AGOSTINO, In Ioannis Evangelium tractatus, 46, 8 (PL 35, 1732).
106 Mt 2, 10.
107 Mt 28, 20.
108 Mt 2, 11.
109 Mt 25, 23.
110 Mt 2, 11.
111 Gc 1, 17.
112 Gv 4, 10.
113 Cfr Mt 6, 32-33.
114 1 Cor 7, 7.
115 Cfr Mt 18, 25.
116 Eb 10, 8.
117 Pro 23, 26.
118 Mt 6, 21.
119 2 Cor 2, 15.
120 TERTULLIANO, Apologeticum, 39 (PL 1, 471).
121 Cfr Mc 15, 23.
122 Cfr Gv 19, 39.
123 Gal 3, 28.
124 Mt 8, 11.
125 Cfr Gv 12, 32.
126 Gn 41, 55.
127 Dall'orazione a san Giuseppe, preparatoria alla santa Messa: O felicem virum, beatum Ioseph, cui datum est Deum, quem multi reges voluerunt videre et non viderunt, audire et non audierunt; non solum videre et audire, sed portare, deosculari, vestire et custodire!
128 Cfr SAN GIUSTINO. Dialogus cum Tryphone, 88, 2, 8 (PG 6, 687).
129 Cfr Lc 1, 48-49.
130 Cfr Mt 1, 19.
131 Cfr Gv 7, 1; 18, 23-32; Ez 18, 5 ss; Pro 12, 10.
132 Cfr Tb 7, 6; 9, 6.
133 Ab 2, 4.
134 Cfr Mt 2, 13.
135 SAN GIOVANNI CRISOSTOMO In Matthaeum homiliae, 8, 3 (PG 57 85).
136 Mt 2, 22.
137 Pro 8, 31.
138 Mt 4, 19.
139 Gv 8,12.
140 Gv 6, 69-70.
141 Gn 1, 28.
142 1 Cor 10,31.
143 Ef 4, 28.
144 Vangelo dell'infanzia, falsamente attribuito all'apostolo Tommaso, n. 13.
145 Is 59, 1.
146 Cfr 1 Gv 4, 20.
147 Lc 2, 33.
148 Lc 2, 48.
149 SANT'AGOSTINO, Sermo 51, 20 (PL 38, 351).
150 Cfr Mc 6, 3; Mt 13, 55.
151 Lc 2, 52.
152 Gn 41, 55.
153 Sal 90, 15 (introito della Messa).
154 Sal 50, 19.
155 Sal 90, 15 (introito della Messa).
156 Sal 90, 1.
157 Gv 3, 30.
158 Gal 2, 20.
159 SANT'AGOSTINO, Sermo 169, 15 (PL 38, 926).
160 Lc 9, 23.
161 SAN GEROLAMO, Ep 121, 3 (PL 22, 1013).
162 Ef 5, 8-10.
163 2 Cor 6, 1 (epistola della Messa).
164 Gal 6, 7.
165 2 Cor 6, 2 (epistola della Messa).
166 Is 43, 1.
167 2 Cor 6, 2 (epistola della Messa).
168 1 Sam 3, 5.
169 Mt 22, 37.
170 SANT'AGOSTINO, Sermo 34, 4, 7 (PL 38, 212).
171 2 Cor 6, 4 (epistola della Messa).
172 2 Cor 6, 4-7.
173 Cfr Mt 4, 1-11.
174 CFR Eb 4, 15.
175 Cfr Gv 2, 1-11.
176 Cfr Mc 6, 33-46.
177 Cfr Mt 27, 55.
178 Cfr Gv 4, 4 ss.
179 Cfr Lc 8, 23.
180 Mt 4, 10.
181 Cfr Fil 2, 6-7.
182 Sal 2, 7-8.
183 Sal 90, 14 (tratto della Messa).
184 Mt 4, 11.
185 SANT'AMBROGIO, Expositio Ev. sec. Lucam 1, 4, 20 (PL 15, 1525).
186 Cfr Sal 90, 11 (tratto della Messa).
187 Sal 90, 12 (tratto ella Messa).
188 Da una preghiera a San Michele, nelle sue feste liturgiche.
189 Cfr Lc 15, 11 ss.
190 Lc 15, 20.
191 Rm 8, 15.
192 Preconio pasquale.
193 Gal 4, 5.
194 Cfr Rm 6, 4-5.
195 Cfr Ef 1, 5-10.
196 Cfr Col 1, 20.
197 Cfr Gal 4, 6.
198 Ef 5, 1.
199 1 Gv 3, 1.
200 Gv 1, 4.
201 SANT'IGNAZIO DI ANTIOCHIA, Epistola ad Romanos, 7, 2 (PG 5, 694).
202 Gv 9, 1.
203 Gv 9, 2.
204 Mt 11, 18-19.
205 Cfr Mt 10, 25.
206 Mt 5, 22.
207 SAN GREGORIO MAGNO, Moralia, 6, 22 (PL 75, 750).
208 SANT'AGOSTINO, Enarrationes in Psalmos, 30, 2, 7 (PL 36, 243).
209 1 Cor 4, 3.
210 Dn 13, 22.
211 Dn 13, 23.
212 Gv 9, 8.
213 Gv 9, 15.
214 Gv 9, 19.
215 Gv 9, 20.
216 Gv 9, 24.
217 Gv 9, 27.
218 Cfr Gv 9, 34-41.
219 Lc 18, 11.
220 Gv 9, 34.
221 1 Cor 13, 4-7.
222 At 3, 6.
223 SANTO TOMMASO D'AQUINO, S. Th., II-II, q. 103, a. 2-3.
224 SANTO TOMMASO D'AQUINO, S. Th., II-II, q. 103, a. 2-3.
225 Mt 26, 63.
226 Mt 5, 16.
227 Gn 8, 10 — 11.
228 Ef 2, 14.
229 Antifona alla distribuzione delle palme
230 Lc 19, 36-38.
231 SANT'AGOSTINO, In Ioannis Evangelium tractatus, 51, 2 (PL 35, 1764).
232 Cfr Gv 14, 6.
233 Mt 15, 19.
234 1 Cor 9, 26.
235 2 Tm 2, 3.
236 2 Cor 10, 3-4.
237 Lc 16, 10.
238 Catechismo romano del Concilio di Trento, II, cap. I, 3.
239 Ez 33, 11.
240 Cfr Ef 5, 32.
241 Cfr CONCILIO DI TRENTO, Sessione XXIII, c. 4; CONCILIO VATICANO II, Decr. Presbyterorum ordinis, 2.
242 Cfr CONCILIO VATICANO II, Cost. Lumen Gentium, 10.
243 Eb 5, 1.
244 Sal 42, 2.
245 Ez 34, 2-4.
246 Ap 3, 1-3.
247 Antifona alla distribuzione delle palme.
248 Mt 11, 12.
249 Ez 34, 15-16 e 27.
250 Gv 13, 1.
251 Lc 22, 15.
252 Gv 6, 68.
253 Gv 6, 70.
254 Cfr Gv 13, 25.
255 Inno Pange Lingua.
256 Cfr Adoro te devote, inno di san Tommaso d'Aquino.
257 Cfr inno Ave verum.
258 Inno O sacrum convivium.
259 Gn 1, 26.
260 Gv 14, 23.
261 SAN GIOVANNI DAMASCENO. De fide orthodoxa, 13 (PG 94, 1139).
262 Messale Romano, Offertorio, Invocazione allo Spirito Santo.
263 Messale Romano, Orazione preparatoria alla Comunione.
264 Messale Romano, Offertorio, Offerta alla Santissima Trinitа.
265 Messale Romano, Orazione che precede la benedizione finale.
266 Ml 1, 11.
267 Cfr SAN TOMMASO D'AQUINO, S. th., III, q. 65, a. 3.
268 SAN CIRILLO DI GERUSALEMME, Catecheses, 22, 3.
269 Gv 17, 23.
270 SANT'AGOSTINO, In Ioannis Evangelium Tractatus, 26, 13, (PL 35, 1613).
271 SAN CIPRIANO, De dominica oratione, 23 (PL 4, 553).
272 Cfr Ap 5, 9.
273 Adoro te devote.
274 Mt 20, 28.
275 Mt 7, 21.
276 Mt 8, 2.
277 Gv 7, 37.
278 Gv 15, 15.
279 Gv 15, 13.
280 Cfr Gv 11, 43; Lc 5, 24.
281 Gv 13, 15.
282 Cfr 1 Cor 15, 14.
283 Cfr Rm 8, 17.
284 1 Gv 4, 8.
285 Cfr Gv 4, 34.
286 Gv 19, 30.
287 Cfr Rm 3, 24 ss.; Eb 10, 5 ss.; Gv 7, 39.
288 1 Pt 2, 5.
289 Rm 16, 15.
290 Fil 14, 21.
291 Cfr Mt 5, 13-14.
292 Lc 14, 26.
293 Cfr 1 Gv 3, 18.
294 Lc 14, 27.
295 1 Pt 2, 9.
296 Cfr Gv 14, 2.
297 Mc 16, 6 (Vangelo della Messa della Domenica di Risurrezione).
298 Sal 117, 24.
299 Is 49, 14-15.
300 Cfr Pro 8, 31.
301 Gv 16, 7.
302 1 Cor 15, 20-22.
303 Gv 14, 23.
304 Gal 2, 20.
305 Eb 13, 8.
306 Cfr Ap 21, 6.
307 Ef 1, 10.
308 Gv 12, 32.
309 Lc 24, 32.
310 Cfr 2 Cor 2, 15.
311 Gv 20, 29.
312 SAN GREGORIO MAGNO, In Evangelia homiliae, 26, 9 (PL 76, 1202).
313 Cfr 1 Tm 2, 4.
314 1 Gv 2, 7-10.
315 Eb 4, 12.
316 Gv 15, 13.
317 Gv 1, 38-39.
318 Mt 4, 18-20.
319 Lc 11, 1-2.
320 Mc 6, 31.
321 Gv 21, 4-13.
322 Col 2, 9.
323 Gv 17, 6-7.
324 Mc 6, 34.
325 Cfr TERTULLIANO, Apologeticum, 17 (PL 1, 375).
326 Mt 25, 31-40.
327 Col 1, 19-20.
328 1 Cor 15, 28.
329 Fil 2, 6-7.
330 2 Cor 12, 9.
331 Gv 14, 9.
332 1 Gv 4, 7-11.
333 1 Ts 5, 17.
334 CLEMENTE ALESSANDRINO, Stromata, 7, 7, 35 (PG 9, 450).
335 Eb 7, 24-25.
336 Ap 22, 17 e 20.
337 At 1, 6.
338 Cfr Gv 4, 6.
339 Cfr Gv 11, 35.
340 Cfr Lc 6, 12.
341 Cfr Mt 15, 32; Mc 8, 2.
342 Gv 6, 56.
343 Gv 14, 21.
344 Gv 15, 10.
345 Gv 16, 7.
346 Rm 8, 15.
347 Sal 41, 9.
348 Sal 1, 2.
349 Cfr Sal 62, 7.
350 Cfr Sal 140, 2.
351 Cfr Dt 6, 6-7.
352 Lc 11, 1.
353 Rm 12, 12.
354 At 1, 14.
355 Mt 8, 2.
356 Gv 21, 17.
357 Mc 9, 23.
358 Mt 8, 8.
359 Gv 20, 28.
360 At 1, 8.
361 Sal 38, 4.
362 Cfr Lc 12, 49.
363 Cfr Col 1, 24.
364 Fil 4, 13.
365 Cfr 1 Tm 2, 5.
366 Cfr Mt 13, 33.
367 Cfr 1 Cor 5, 6.
368 SAN GREGORIO MAGNO, In Evangelia homiliae, 29, 10 (PL 76, 1218).
369 Cfr 2 Cor 5, 14.
370 1 Cor 1, 23.
371 1 Tm 1, 15.
372 1 Tm 2, 6.
373 Lc 19, 13.
374 1 Cor 12, 27.
375 Mt 13, 24-25.
376 Mt 13, 28.
377 1 Cor 9, 22.
378 Eb 13, 14.
379 Fil 3, 20.
380 At 1, 12-14.
381 Cfr Gv 16, 12 — 13.
382 At 2, 9-11.
383 Cfr At 2, 37-40.
384 Cfr At 4, 8.
385 Cfr At 4, 8.
386 Cfr At 10, 44-47.
387 Cfr At 13, 2-4.
388 Gv 14, 16.
389 Cfr Is 11, 12.
390 Tt 3, 5-7.
391 Cfr Col, 1, 24.
392 Cfr Is 59, 1.
393 Cfr Rm 8, 21.
394 Dalla sequenza Veni Sancte Spiritus, della Messa di Pentecoste.
395 Gv 16, 14.
396 Cfr 2 Cor 4, 7.
397 SAN GIOVANNI CRISOSTOMO, Sermones Panegyrici in solemnitates D. N. Iesu Christi, hom. 1, De Sancta Pentecoste, n. 3-4 (PG 50, 457).
398 Eb 4, 12.
399 Cfr Lc 9, 55.
400 At 4, 12.
401 Mt 9, 36.
402 SAN BASILIO, De Spiritu Sancto, 9, 23 (PG 32, 110).
403 SANT'AGOSTINO, Enarrationes in psalmos, 85, 4 (PL 37, 1084).
404 Cfr Rm 15, 13.
405 At 2, 42.
406 Cfr 1 Cor 12, 4-6; 13, 1-13.
407 1 Cor 3, 16.
408 SAN CIRILLO D'ALESSANDRIA, Thesaurus de sancta et consubstantiali Trinitate, 34 (PG 75, 609).
409 Rm 8, 14.
410 Mt 18, 3.
411 1 Cor 2, 11.
412 Cfr Gal 4, 6; Rm 8, 15.
413 Cfr Ap 22, 17.
414 Rm 8, 17.
415 Cfr Gal 4, 31.
416 Gal 5, 22-23.
417 2 Cor 3, 17.
418 Dall'inno Veni, Creator Spiritus, dell'ufficio di Pentecoste.
419 Cfr 1 Pt 2, 10.
420 Ef 2, 19.
421 Cfr Mt 28, 19.
422 Gv 19, 25-27.
423 Inno Ave maris stella.
424 Cfr Gv 2, 3.
425 At 1, 14.
426 SANT'AGOSTINO, De sancta virginitate, 6 (PL 40, 399).
427 Sub tuum praesidium confugimus sancta Dei Genitrix: nostras deprecationes ne despicias in necessitatibus, sed a periculis cunctis libera nos semper, Virgo gloriosa et benedicta.
428 Mt 18, 3.
429 Sal 22, 1-4.
430 Cfr Fil 2, 6-7.
431 Cfr Is 43, 1.
432 Lc 1, 46-49.
433 Rm 8, 29.
434 Gv 4, 35.
435 Cfr Lc 7, 11-17.
436 Cfr Gv 11, 33.
437 Cfr Mt 15, 32.
438 Mc 6, 34.
439 Cfr Mt 5, 13-14.
440 SAN GREGORIO MAGNO, In Evangelia homiliae, 6, 6 (PL 76, 1098).
441 Cfr Mt 13, 25.
442 Cfr Mt 5, 15-16.
443 Cfr Gv 4, 10.
444 Gv 2, 5.
445 At 9, 6.
446 Mt 13, 3-8.
447 1 Cor 12, 27.
448 Gv 13, 1.
449 1 Cor 11, 23-25.
450 Sequenza Lauda Sion.
451 Sequenza Lauda Sion.
452 Sequenza Lauda Sion.
453 Sequenza Lauda Sion.
454 SANT'AGOSTINO, In Ioannis Evangelium tractatus, 26, 20 (PL 35, 1616).
455 Inno Sacris solemnis.
456 Cfr Gv 15, 5.
457 At 2, 42.
458 SAN GIOVANNI CRISOSTOMO, In Matthaeum homiliae, 82, 1 (PG 58, 700).
459 Rm 12, 2.
460 2 Cor 2, 15.
461 Cfr Gv 12, 32.
462 Cfr Gv 12, 24.
463 1 Cor 10, 17.
464 Ef 2, 14.
465 Cfr Gv 14, 6.
466 Gv 17, 23.
467 Gal 6, 2.
468 Cfr Col 3, 14 e Rm 13, 10.
469 Mt 9, 37-38.
470 Mt 20, 12.
471 Gl 1, 10-11.
472 Pro 12, 11.
473 Cfr Mc 4, 8.
474 Mc 1, 17.
475 Lc 5, 4.
476 1 Cor 3, 5-6.
477 Cfr Ef 1, 4.
478 Cfr Lc 9, 62.
479 1 Cor 15, 55 e 57.
480 Orazione, della Messa del Sacro Cuore.
481 Rm 8, 32.
482 Cfr Mt 25, 21.
483 SAN TOMMASO D'AQUINO, S. Th., I, q. 43, a. 5 (citando SANT'AGOSTINO, De Trinitate, 9, 10).
484 Gv 19, 34.
485 Gv 19, 30.
486 Fil 2, 7.
487 Ez 18, 23.
488 At 16, 9-10.
489 Ef 3, 17-19.
490 Col 2, 9.
491 Sal 12, 6.
492 Sal 21, 15.
493 Sal 44, 2.
494 Sal 56, 8.
495 Ct 5, 2.
496 Gv 14, 1.
497 Cfr Sal 39, 9.
498 Cfr Pro 7, 3.
499 Mt 12, 34.
500 Mt 9, 4.
501 Mt 15, 19.
502 Mt 6, 21.
503 SAN BONAVENTURA, Vitis mystica, 3, 11 (PL 184, 643).
504 SANT'AGOSTINO, Confessiones, 1, 1, 1 (PL 32, 661).
505 Cfr 1 Cor 11, 24.
506 Ez 36, 26.
507 Ger 29, 11.
508 1 Cor 15, 28.
509 Cfr At 10, 38.
510 1 Gv 3, 14.
511 Cfr Lc 7, 11-17.
512 Lc 7, 13.
513 Cfr Mt 22, 40.
514 Mt 25, 41-43.
515 Lc 22, 42.
516 Inno dei Vespri della festa del Sacro Cuore.
517 Gv 14, 21.
518 Cfr Gv 14, 23.
519 Sal 62, 2 (raccolto nelle Lodi della festa del Sacro Cuore).
520 Gv 7, 37.
521 Lc 12, 49 (nell'antifona al Magnificat dei primi Vespri).
522 Antifona dei Vespri della festa dell'Assunzione.
523 Gv 19, 27.
524 Lc 2, 35.
525 Deus caritas est, Dio и amore (1 Gv 4, 8).
526 SAN GIOVANNI DAMASCENO, Homilia II in dormitionem B.V. Mariae, 14 (PG 96, 742).
527 GIOVANNI DUNS SCOTTO, In III Sententiarum, dist. III, q. 1.
528 Lc 11, 27-28.
529 Lc 1, 38.
530 Cfr Lc 1, 48.
531 Lc 1, 49.
532 Cfr 1 Cor 1, 27-29.
533 Mt 7, 21.
534 Gv 1, 14.
535 Lc 1, 38.
536 Cfr Rm 8, 21.
537 Cfr 1 Sam 3, 5.
538 Sal 42, 2.
539 Lc 2, 51.
540 1 Tm 2, 4.
541 Mc 1, 16-17.
542 Cfr Lc 18, 23.
543 Cfr Mc 16, 15.
544 Cfr Fil 1, 6.
545 Rm 8, 31-32.
546 Lc 9, 23.
547 Mt 11, 28-30.
548 SAN GIOVANNI CRISOSTOMO, In Matthaeum homiliae, 37, 2 (PG 57, 414).
549 Sal 99, 2.
550 2 Cor 9, 7.
551 Inno Ave maris stella.
552 Lc 15, 32.
553 SANT'AMBROGIO, Expositio Evangelii secundum Lucam, 7 (PL 15, 1540).
554 Ap 2, 1.
555 Sal 44, 12; 14.
556 Lc 1, 48-49.
557 ... Regnum sanctitatis et gratiae, regnum iustitae, amoris et pacis (prefazio della solennitа di Cristo Re).
558 Lc 19, 14.
559 1 Cor 15, 25.
560 SANT'AGOSTINO, In Ioannis Evangelium tractatus, 27, 11 (PL 35, 1621).
561 Cfr Gal 4, 31.
562 Cfr Col 1, 16-20.
563 At 1, 11.
564 Cfr Pro 8, 15.
565 Ef 15, 18.
566 Dn 3, 100.
567 Gv 18, 36.
568 Gv 18, 37.
569 Rm 14, 17.
570 Mt 3, 2; 4, 17.
571 Cfr Lc 10, 9.
572 Cfr Mt 6, 10.
573 Cfr Mt 6, 33.
574 Cfr Lc 10, 42.
575 Mt 22, 2-3.
576 Lc 17, 21.
577 Cfr Gv 3,5.
578 Cfr Mc 10, 15; Mt 18, 3; 5, 3.
579 In veritа vi dico: difficilmente un ricco entrerа nel regno dei cieli (Mt 19, 23).
580 Cfr Mt 7, 21.
581 Il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono (Mt 11, 12.
582 Cfr Mt 13, 24.
583 Cfr Mt 13, 31-32.
584 Cfr Mt 13, 47-48.
585 Cfr Mt 13, 33.
586 Cfr Mt 13, 44-46.
587 Cfr Mt 21, 43; 8, 12.
588 Lc 23, 42-43.
589 Cfr Dn 2, 33.
590 Gv 12, 15.
591 Cfr Sal 72, 22-23.
592 At 1, 1.
593 Cfr Rm 12, 21.
594 Gv 12, 32.
595 Gal 4, 5.
596 Cfr Rm 6, 4-5.
597 Cfr Ef 1, 9-10.
598 Cfr Col 1, 20.
599 2 Cor 3, 17.
600 Mt 11, 30.
601 Cfr Lc 8, 5-7.
602 Sal 2, 1-2.
603 Sal 2, 3.
604 Cfr Gv 18, 36; Mt 26, 52-54.
605 Cfr Gn 18, 32.
606 Sal 2, 4-5.
607 Sal 2, 6-7.
608 Sal 2, 8-9.
609 Sal 2, 10-12.
610 At 13, 32-33 e 38-41.
611 Sal 2, 12.
612 Ger 29, 11.
613 SAN GREGORIO MAGNO, In Evangelia homiliae, 8, 2 (PL 76, 1104).
614 Is 66, 12.
615 Qo 1, 7.